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IL CAPOLUOGO TORINO

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1979 (pagine 34-37)

TUTTO SUL COMPRENSORIO DI TORINO Vittorio Zignoli

IL CAPOLUOGO TORINO

La Tavola A raccoglie tutti i dati fon-damentali dei 206 comuni del Compren-sorio di Torino.

I vari comuni sono ordinati in fasce di reddito pro-capite per seguire il siste-ma adottato dalla Unioncamere del Pie-monte nei due quaderni nei quali sono raccolti i dati relativi alla popolazione residente e al reddito unitario, comune per comune negli anni 1965 e 1974. La Tabella 11 raccoglie invece in rias-sunto i dati relativi alle varie fasce. Si nota subito che molti comuni mon-tani e collinari hanno denunciato perdite di residenti, sono infatti 88 quelli che sui 206 del Comprensorio hanno subito spopolamento. Ve ne sono però alcuni che hanno realizzato notevoli aumenti, con una percentuale di aumento che in alcuni casi arriva al 3 0 0 % e più. Per quanto riguarda il reddito, le perdite sono minori: soltanto 40 su 206 denun-ziano diminuzioni.

In complesso però l'aumento della popo-lazione supera la diminuzione. Dal 1951 al 1974 l'aumento è stato del 75% circa, dal 1965 al 1974 l'aumento è stato di circa il 2 4 % . Analogamente il reddito intercomunale dal 1965 al 1974 ha su-bito in Lire 1974 un aumento del 3 4 % . Scorrendo i dati si ha l'impressione che per certe ricerche la suddivisione in fa-sce di reddito, mentre è molto utile per il controllo dei comuni che godono di un certo reddito medio, non sia del tutto indicativa per l'influenza dell'altitudine, della occupazione dominante, e del tu-rismo; è sembrato perciò conveniente raccogliere nella Tavola B una diversa suddivisione dei comuni, anzitutto in base all'altitudine e poi secondo l'occu-pazione dominante.

IL CAPOLUOGO TORINO

Come confermano i dati delle fasce di reddito, e come del resto è logico, lo sviluppo economico industriale di un de-terminato centro produttivo richiama i disoccupati e sottoccupati e quindi qua-si sempre l'aumento del reddito produce un aumento di residenti. Si osserva per-ciò che i residenti in comuni siti a quo-te elevaquo-te, ove l'accesso è diffìcile e il terreno non si presta ad ubicarvi fabbri-cati molto estesi, tendono a scendere verso le fasce di reddito più elevato che per lo più si trovano in zone pianeg-gianti ben servite dai mezzi di comuni-cazione.

Questo avviene in modo molto evidente nella zona metropolitana di Torino e specialmente nel Capoluogo.

Per l'intero Comprensorio il reddito me-dio pro-capite risulta di 2,191 milioni,

cade cosi nella penultima fascia. Se però Torino conta soltanto come comune, il reddito medio unitario per comune, scende a 1,538 e cade nella 6a fascia. Se poi si calcola la mediana, cioè si cer-ca il comune per il quale nella distinta dei redditi crescenti comunali si trova un egual numero di comuni prima e dopo di esso, si cade fra Lombriasco e Fiano cioè a circa 1,530 milioni, valore molto vicino a quello medio di 1,538. È evidente che data la sua estensione, che comporta un grande peso demogra-fico e un grande valore economico, i dati del Capoluogo comportino una notevole influenza sui risultati totali del Compren-sorio.

Malgrado questo peso, va osservato che il comune di Torino, col suo reddito medio pro-capite di 2,445 milioni non raggiunge il reddito unitario più alto del Piemonte; redditi maggiori secondo il Quaderno 1976 dell'Unioncamere del Piemonte spetterebbe a Campiglia Cervo (Biella) con 2,508 milioni, subito seguito da Pertengo con 2,449 milioni in quel di Vercelli.

Comunque, sempre per la grande esten-sione e il grande reddito unitario medio, i vari quartieri di Torino corrispondono da soli all'estensione e al reddito di grossi comuni, è perciò logico che fra

Francesco Casorati Profilo di Panarofo litografia. Eros Sogno Il Castello di Bardassano litografia

di essi vi siano differenze di estensione e di reddito.

Risulterebbe che il reddito più alto spetti alla Crocetta con 3,45 milioni pro-capite, seguita dalla Borgata Po e Cavo-retto, zone pre-collinari e collinari do-tate di ville e residenze moderne lussuo-se. Il centro, nel quale la Via Roma è occupata soprattutto da uffici e costeg-giata da vecchi edifici in parte fatiscenti, avrebbe un reddito unitario medio di 2,81 milioni. I valori minimi spettano a zone periferiche piane, il minimo cade sulle Vallette, con 1,37 milioni, zona molto periferica e ancora in sistema-zione. (Vedi Tabella 12).

Economia e pendolarità in Torino

La popolazione residente a Torino nel 1971 risultava di circa 1.202.900 citta-dini. Essa era grosso modo cosi costi-tuita: circa 470.000 residenti in condi-zione professionale nei settori tradizio-nali, 732.900 residenti non attivi in quei settori, che comprendono casalinghe, pensionati, studenti, bambini, lavorato-ri in proplavorato-rio, disoccupati (Tabella 13). Gli occupati nei settori tradizionali sono il 3 9 % dei residenti, fra loro vi sono an-che i sottoccupati e comunque non tutti i posti di lavoro disponibili sono occu-pati dai residenti, si conta che circa 122.000 lavoratori entrino ogni mattina lavorativa in Torino. Per contro, un cer-to numero di lavoracer-tori residenti a Tori-no (circa 50.000) escoTori-no verso i comuni della cintura e più oltre ove hanno tro-vato lavoro. Si crea cosi un flusso che impegna i mezzi di trasporto per pendo-lari in due direzioni opposte; nel 1971 il flusso verso Torino era 2,5 volte quel-, lo verso l'esterno.

Riccardo Taliano La tranvia di Superga serigrafia

Economia e pendolarità

dei lavoratori del Comprensorio e di Torino

La Tabella 14 enumera le provenienze principali dei pendolari giornalieri che arrivano dall'esterno a Torino. Questi lavoratori per entrare in Torino utiliz-zano i vari mezzi di trasporto all'incirca nelle seguenti proporzioni: auto private 3 5 % , mezzi pubblici stradali 3 2 % , a

piedi 27,2% (vari comuni esterni si con-giungono, per quanto riguarda le case d'abitazione, col comune di Torino) in I ferrovia 3 , 7 % , in autobus privati 2 %

(Tabella 14).

; Come si vede gli occupati della città j non sono sufficienti a coprire il

fabbi-sogno di specializzati, tenuto conto di quelli che per il trasloco o l'installazio-; ne di industrie fuori Torino, giornalmen-te ne escono. La sola Fiat deve ricorrere

i per l'I 1,3% all'esterno per coprire il suo

fabbisogno di operai e di impiegati. Per quanto attiene ai lavoratori che esco-no giornalmente da Toriesco-no (circa 50 mila), il 75% di essi si ripartisce sui 16 comuni adiacenti al capoluogo, tutti compresi nella prima cintura (Tabella

15).

Grosso modo i due flussi di verso con-trario si possono ritenere costituiti da 65.000 diretti alla città e 50.000 che ne escono. I flussi non sono equilibrati, ma si avvicinano ad esserlo il che migliore-rà le condizioni dei trasporti pubblici specie se sarà possibile un'intesa sugli orari dei pendolari.

È chiaro che i dati forniti dalle tabelle generiche sull'occupazione riguardano lavoratori occupati in sede e pendolari. Nei grandi centri talvolta i lavoratori ivi insediati non sono sufficienti e i posti liberi vengono occupati da pendolari che vengono dall'esterno, però quasi sempre si ha un doppio flusso di lavora-tori che affluiscono al polo di lavoro e di pendolari che ne escono per lavorare in zone più o meno vicine.

Nei piccoli comuni gli addetti locali al-l'industria e ai servizi sono per lo più dei pendolari che praticano spesso il part-time farming e che si spargono at-torno, a distanze tanto maggiori quanto più i mezzi di trasporto sono comodi e rapidi.

Un'idea più precisa della pendolarità del Comprensorio può dare la Tabella 16 che si riferisce a tutti i pendolari, stu-denti compresi. Si può considerare che essi in media entrino nel conto per il 13-15%.

Si può osservare che alcuni grossi cen-tri induscen-triali della cintura hanno già il bilancio dei posti di lavoro in pareggio col numero di lavoratori locali, alcuni debbono ricorrere all'esterno per

copri-re il proprio fabbisogno. Tra essi si no-tano Settimo, Borgaro, Robassomero, Buttigliera Alta, Grugliasco, Rivalta, Bei-nasco, Airasca, Villastellone.

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1979 (pagine 34-37)

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