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LE CAMERE DI COMMERCIO ITALIANE E SPAGNOLE

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1979 (pagine 93-97)

ACONFRONTO

IL CONVEGNO DI SIVIGLIA

Nell'autunno 1978 le Camere di com-mercio spagnole ed italiane si sono riu-nite in assemblea plenaria a Siviglia. Scopo della riunione è stata la messa a punto di strumenti conoscitivi delle ri-spettive realtà nazionali, nonché l'esa-me dei problemi concernenti la piccola e media impresa nei due Paesi.

Le conclusioni, basate sull'analisi delle numerose relazioni presentate, si posso-no cosi riassumere:

1) riconoscimento del ruolo e della fun-zione insostituibile della piccola e me-dia impresa, non soltanto nell'economia

e nei sistemi sociali spagnoli ed italia-ni ma anche nella prospettiva dell'am-pliamento dell'area comunitaria; 2) comune, sentita esigenza che i rispet-tivi governi sostengano le piccole e me-die imprese ponendo in essere, o po-tenziando, ogni strumento idoneo allo sviluppo delle stesse con particolare ri-ferimento alla soluzione dei problemi del credito, dell'export, dell'assistenza tecnica e dell'informazione e, conse-guentemente, dell'intero sistema degli incentivi che concernono il tipo conside-rato di azienda;

3) presa di coscienza della funzione del-le Camere di commercio per lo sviluppo di questa politica grazie alla esperienza

acquisita, la capacità tecnica articolata, l'idoneità a interpretare le variabili della tipologia aziendale in argomento nelle varie diversificazioni settoriali;

4) proposito di continuare e approfon-dire gli studi sulla problematica della piccola e media industria ed impegno di realizzare un interscambio analitico di informazioni operative ed un'assistenza reciproca lungo le direttrici di iniziative di supporto ad azioni promozionali. Tra i temi specifici di quest'ultimo pun-to è stapun-to, in particolare, pospun-to l'accen-to su:

a) incentivi creditizi nell'ottica

preferen-ziale delle società di garanzia fidi; b) forme associative e consorzi fra im-prese per l'incremento delle esporta-zioni;

c) servizi e borse di subfornitura, non-ché gruppi d'acquisto per l'acquisizio-ne ed utilizzaziol'acquisizio-ne di materie prime anche sotto l'aspetto del loro eventuale riciclaggio industriale;

d) elementi e caratteristiche della

loca-lizzazione industriale, finalizzata a con-sentire un insediamento ottimale della piccola e media industria, sotto il pro-filo produttivistico, organizzativo e fun-zionale;

e) assistenza tecnica, con attenzione

spe-cifica ai problemi della divulgazione as-sidua e capillare delle note d'interesse delle principali aree geografiche, del-l'analisi ed interpretazione dei tratti ba-silari relativi all'assetto degli scambi, de-gli strumenti e delle competenze relativi a questi;

/) formazione professionale, con l'ob-biettivo di dare agli imprenditori ed ai quadri delle aziende una rigorosa pro-fessionalità sulle articolazioni più signi-ficative della tecnica degli scambi in tema doganale: (normative, strutture e competenze — spedizioni temporanee — magazzini generali — aspetti procedu-rali); dei trasporti: (sistemi — imballag-gi — assicurazioni — economicità), di valuta, di assicurazioni e finanziamento crediti export (polizze e loro rischi po-litico-commerciali, finanziamenti a bre-ve e medio termine), di contrattualistica internazionale (contratti di fornitura, di

licenza e know-how, di agenzia e rap-presentanza, condizioni di vendita, re-sponsabilità delle parti, contenzioso e arbitrato, problemi fiscali).

LA CONFERENZA ITALO-SPAGNOLA

Costituita nel 1953, la Conferenza Per-manente delle Camere di commercio ita-lo-spagnole, fin dall'inizio della sua atti-vità, ha inteso promuovere, a tutti i li-velli, un'ampia e valida rete di relazioni commerciali, economiche e tecniche fra i due Paesi, contribuendo non poco ad incrementarne l'interscambio. Non è in-fatti senza significato che l'Italia è ora il quinto fornitore spagnolo ed il sesto acquirente e che la modestia del valore globale delle transazioni si vada atte-nuando.

La rappresentanza italiana a Siviglia comprendeva le Camere di commercio di Roma, Milano, Torino, Genova, Vene-zia, Lucca, Carrara e Imperia, quella spagnola gli Enti camerali di Madrid, Siviglia, Barcellona, Albacete, Murcia, Saragozza e Valencia.

Le relazioni italiane hanno analizzato principalmente: la diffusione delle nuo-ve tecnologie e la formazione professio-nale in favore della piccola e media im-presa in Italia (Milano); il problema dei collegamenti tra i due Paesi a livello di situazione attuale e prospettive di svi-luppo con il conforto di proposte opera-tive (Genova); le agevolazioni in tema di commercio estero al settore azienda-le considerato, priviazienda-legiando azienda-le quattro componenti classiche: informazione, for-mazione, assistenza, promozione (Tori-no); l'esame comparato della situazione generale della produzione e della com-mercializzazione dell'olio di oliva nei due Paesi, con particolare riferimento al problema della esportazione nei Paesi terzi (Imperia).

Su quest'ultimo tema, che costituisce no-toriamente uno dei nodi non marginali nel processo d'integrazione della Spa-gna nella CEE, si è incentrata una rela-zione della Camera di commercio di Si-viglia. Altri interventi di rilievo da parte spagnola hanno riguardato il quadro de-gli strumenti di finanziamento alle

pic-cole e medie imprese nei Paesi CEE, nonché il ruolo della piccola e media industria in Spagna (Madrid); gli ele-menti di assistenza tecnica ed i supporti di formazione professionale, unitamente ai programmi di incentivazione crediti-zia (Barcellona); i sistemi di sostegno per gli scambi con l'estero (Murcia, Valen-cia e Saragozza).

DETTAGLI DELL'INTERSCAMBIO

Per quanto attiene alla importanza rela-tiva nell'ambito dei rispettivi traffici in-ternazionali, si può rilevare che nell'ul-timo decennio la Spagna si colloca come discreto partner italiano, occupando me-diamente un posto tra l'8° e l ' l l ° nella lista dei clienti italiani e tra il 21° ed il 25° in quella dei fornitori del nostro Paese. In termini percentuali l'Italia esporta in Spagna per un valore com-preso tra l'I,8 ed il 2,7% del totale esportato mentre importa per un valore

tra lo 0,75 e l'I,08% delle importazioni globali.

Sotto l'angolazione spagnola, l'incidenza della vendita italiana alla Spagna oscilla tra il 4,7 e il 6,6% delle importazioni spagnole collocando il nostro Paese, co-me già accennato, tra il quarto ed il quinto posto nella graduatoria dei for-nitori. A livello export, la Spagna ven-de all'Italia una quota compresa tra il 2,8 ed il 6,8% del totale cosicché l'Ita-lia si attesta fra i 7 migliori acquirenti della produzione iberica.

Il quadro complessivo dell'interscambio ispano-italiano, pur acquistando un'into-nazione positiva in via di ulteriore evo-luzione, non appare ancora adeguato alla potenzialità dei mercati interessati, per cui occorrerà sottolineare e stimola-re accuratamente ogni risvolto suscetti-bile di sviluppo. Circa la proiezione CEE, esiste attualmente il noto accordo preferenziale CEE-Spagna e, a breve, ormai l'ambito di coagulo dei problemi dell'integrazione comunitaria di Spagna, Grecia e Portogallo assumerà contorni meglio delineati.

Dopo l'esperienza di Siviglia, che fun-geva sotto certi aspetti da seguito ed approfondimento di temi già tenuti a Madrid, a Roma si è avuto in dicembre un'altra occasione di incontro a livello internazionale fra Camere di commercio e sono emersi numerosi contributi di chiarificazione alla complessità tecnica ed organizzativa del prossimo amplia-mento della Comunità.

PROSPETTIVA ALL'ARGOMENTO CEE

La laboriosità dell'iter è nota e, se per la Grecia si è ormai siglato l'accordo, per Spagna e Portogallo la metodolo-gia è sviluppata solo per quanto attie-ne alla documentazioattie-ne di base da uti-lizzare come supporto di negoziati. In termini di politica comunitaria, sia l'on. Natali vice presidente della Com-missione CEE che l'on. Colombo pre-sidente del Parlamento europeo han-no illustrato il ruolo dei tre Paesi

Tabella 1. Spagna e Italia a c o n f r o n t o1 Tabella 2. C o m m e r c i o e s t e r o spagnolo e italiano 1973-1978 ( m i l i o n i di d o l l a r i )

Connotati Spagna Italia SPAGNA ITALIA

Superficie km2 Popolazione (000) Popolazione attiva (000) — Agricoltura % — Industria % — Terziario % Distribuzione settoriale del PNL — Agricoltura % — Industria % — Terziario % Reddito prò capite (dollari 1976) Cambio del dollaro

(12-9-78)

Riserva in valuta straniera marzo '78

(milioni di dollari) Alcuni indicatori

del livello di vita — Autov. per 1000 ab. — Telefoni — Tv — Consumo di acciaio prò capite kg 504.750 35.970 13.267 21,5 37,1 41,4 8,9 38,1 53,0 2.660 374,9 7.306 149 220 174 343 301.226 56.157 19.500 15,5 43,5 41,5 41,2 50,0 3.026 841 10.571 257 259 213 427 Anni

Import CIF Export FOB Coeff. Cop eximport Import CIF Export FOB Coeff. Cop eximport

1973 9.611 5.202 54,5 27.797 22.258 80,1

1974 15.335 7.079 46,3 40.924 30.469 74,5

1975 16.234 7.669 47,8 38.366 34.830 90,8

1976 17.463 8.727 50,0 43.428 36.969 85,1

1977 17.848 10.230 57,3 47.560 45.051 94,7

1 Da Sintesis de las relaciones Comerciales

Hispano-Italianas - Camera di commercio di Ma-drid - Settembre 1978.

Tabella 3. Scambi ispano-italiani 1973/1978 ( m i l i o n i di pesetas)

Anni Import, da Italia Export in Italia Coeff. Cop

1973 33.832 15.088 47,6 1974 47.205 22.530 17,7 1975 47.717 15.063 31,6 1976 54.038 24.440 45,2 1977 68.171 39.369 57,7 1» genn. 1977 32.233 17.877 55,4 1° genn. 1978 36.328 24.412 67,1

nella prospettiva di un riequilibrio me-ridionale dell'asse economico comunita-rio. Nel loro continuo sforzo diretto alla razionalizzazione ed all'armonizza-zione di interventi e sostegni al mondo imprenditoriale, rafforzando e dilatando i compiti di osservatori delle varie real-tà economiche, le Camere di commercio possono condizionare positivamente an-che le decisioni comunitarie.

Certamente i prospettati slittamenti a mezzogiorno potrebbero incidere su ta-luni fattori merceologici dell'interno del-la Comunità, specie con riferimento a talune produzioni industriali ed a quelle agricolo-alimentari.

Infatti, sulla base di analisi dettagliate di produzioni e consumi delle aree con-siderate, derivano non trascurabili per-plessità in ordine, soprattutto, alle ecce-denze e, rispettivamente, ai deficit di of-ferta attuali. Sono noti da un lato i toni dimessi del settore siderurgico in Italia, Francia (Lorena, Nord del Paese) e Ger-mania (Ruhr), dall'altro i delicati temi specifici connessi alla frutticoltura, alla produzione vinicola e dell'olio d'oliva, cerealicola, delle carni e lattiero-casearia. Si pensi, nel contesto considerato, a ta-lune distorsioni derivanti dai meccani-smi dei prelievi, dei calcoli dei prezzi di soglia (o di ritiro), dei versamenti al FEOGA per finanziare gli stoccaggi di lat-te, burro, uova e carne. Si tratta indub-biamente di interdipendenze di ardua ma non impossibile armonizzazione, in cui la coerenza, gli obiettivi e gli indi-rizzi della politica comunitaria subiran-no una approfondita ma sofferta verifica. Il sistema di economia aperta vigente sa-rà poi ulteriormente stimolato dalla ade-sione italiana al regime di cambio ope-rante nell'ambito del sistema monetario europeo e da quanto si prospetterà, in materia di logica comunitaria, ai nuovi aderenti sudeuropei. Vi sono infatti strozzature da superare, vincoli da at-tenuare, incertezze da eliminare, rap-porti con Paesi terzi da puntualizzare-. Anche l'inserimento italiano nello SME non è certo esente da timori e cautele, collegati all'impatto con una disciplina che può vincolare rigidamente i fattori ed i ritmi di crescita economica del no-stro Paese attraverso i meccanismi di collegamento delle valute, e relativo cal-colo del margine di fluttuazione, di

con-centrazione delle riserve ufficiali e tra-sferimenti di risorse.

Problemi ed ostacoli di forte rilievo, in verità. Tuttavia il respiro europeo cui' si richiamano le Camere di commercio e la larga, affermata disponibilità alla cooperazione ed alla programmazione si-stematica sono elementi da tenere pre-senti e da valorizzare. La flessibilità del-le loro strutture, il fatto che questi orga-nismi rifiutino lo schema della settoria-lità degli equilibri territoriali, ma valu-tino con attenzione l'intersettorialità del-la politica regionale al di là di formule e pregiudiziali cristallizzate, appaiono elementi di buon auspicio per il progre-dire del discorso di integrazione, sulla base di confronti adeguati e della mes-sa a punto di una strategia comune dei Paesi gravitanti sul Mediterraneo.

A PROPOSITO DEI PREZZI

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1979 (pagine 93-97)

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