Tribuna del Patriarca
1. San Pietro consacra vescovo Ermagora
2.San Pietro
1. San Pietro consacra vescovo Ermagora
L’iscrizione musiva si trova nel complesso decorativo della Cappella di San Pietro, nella Cantoria di sinistra, nella parete nord; il mosaico risale alla prima metà del XII secolo e si suppone che sia stato effettuato un intervento di rifacimento già nel XIV secolo, e un secondo intervento risalirebbe al 1614, per opera di Luigi Gaetano115.
La tipologia del manufatto ha una funzione didascalica e si trova in uno stato di conservazione integro e completo; esso giace in situ e non sembra aver subito spostamenti o danneggiamenti. Per quanto concerne l’impaginazione, l’epigrafe si pone in campo aperto su sfondo dorato; la disposizione del testo è orizzontale, e si distribuisce in due righe.
Le linee di guida appaiono assenti, mentre lo spazio interlineare è ampio; lo spazio fra le lettere è disomogeneo, figurando piuttosto ravvicinato nella prima parte dell’iscrizione e più distanziato nella seconda; il testo è in scriptio continua.
La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con intrusione di elementi onciali: presente il contrasto fra pieni e filetti e l’effetto chiaroscurale. La misura delle lettere non è rilevabile.
Il tipo di superficie dell’area iscritta è piatto e il livello di stesura del testo è alla medesima quota. Nell’apparto figurativo di corredo è visibile San Pietro nell’atto di consacrare vescovo Sant’Ermagora.
L’impaginazione della scrittura è rettilinea destrorsa, mentre la tecnica di esecuzione prevede l’applicazione di tessere musive.
Le abbreviazioni sono presenti solo alla prima riga, nella ripetizione della parola sanctus: nel primo caso la lettera S figura sovrastata da segno di compendio.
Sono apprezzabili due nessi: il primo sul finire della parola Petrus, in cui la seconda traversa di U non compare, e la lettera si unisce sul rigo di base con la S che segue; il secondo è rilevabile all’inizio del nome Hermagora, in cui H ed E condividono un’asta.
I legamenti sono invece del tutto assenti, e così anche i simboli.
Tutte le lettere presentano un’apicatura, che si rende particolarmente evidente soprattutto nelle lettere S. Si nota anche la presenza di un segno interpuntivo sotto forma di trattino, ad altezza mediana delle lettere, con lo scopo di dividere i due nomi dei santi.
Dal punto di vista paleografico è interessante la presenza della lettera E con forma arrotondata, che richiama i modelli onciali o più verosimilmente la morfologia di epsilon, e che rientra nel fenomeno di scrittura alla greca: essa compare solo all’interno della parola Petrus, mentre la stessa lettera presente in Hermagora è di tipo capitale, con tratto mediano allineato.
Il fenomeno di scrittura alla greca figura anche nella morfologia di M, in Hermagora, dove i tratti obliqui si innestano al di sotto dell’estremità superiore delle aste e l’incrocio delle traverse si prolunga fino al rigo di base, e nella prima lettera A presente all’interno dello stesso nome, che mostra la traversa a forcella.
Il modulo delle lettere appare regolare e la tessitura testuale non particolarmente fitta.
L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 34. Lo stato di conservazione del testo appare integro e non sono presenti lacune epigrafiche.
1 S(anctus) Petrus. S(anctus) Herma- gora
2. San Pietro
L’iscrizione musiva si trova nella decorazione parietale che fa parte del complesso della Cappella di San Pietro, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia: in particolare, nel semicatino absidale. Il mosaico risale alla prima metà del XII secolo116 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.
La collocazione attuale risulta la stessa dell’origine, all’interno della basilica di San Marco, a Venezia. La tipologia del manufatto ha funzione didascalica, ed esso è costituito da tessere musive. Lo stato di conservazione risulta essere integro e completo. L’area interessata subì un restauro generico nel 1892-1895 ad opera di Saccardo e nel 1960-1961, ad opera di Forlati, in particolare a destra del semicatino e nel corridoio verso la sacrestia117; i restauri non sembrano aver compromesso l’iscrizione.
Per quanto concerne l’impaginazione del testo, l’iscrizione risulta in campo aperto, iscritta su di un’area che presenta una superficie a calotta; il livello di stesura del testo è alla medesima quota, le misure non sono rilevabili.
L’apparato iconografico di corredo presenta la raffigurazione di San Pietro, identificato dalla nostra epigrafe, il quale benedice e regge in una mano delle chiavi.
116 DA VILLA URBANI, 1991, p. 38. 117 DA VILLA URBANI, 1991, p. 38.
Il testo di dispone orizzontalmente e in un’unica riga, che risulta completa; non sono visibili linee di guida; le due parole che compongono l’iscrizione sono divise dal busto di San Pietro.
La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con intrusione di elementi onciali: sono ben visibili le apicature e il contrasto fra pieni e filetti mentre la misura delle lettere non è rilevabile. L’impaginazione della scrittura è rettilinea destrorsa e la tecnica di esecuzione prevede l’applicazione di tessere musive.
Si riscontra la presenza di un’abbreviazione in sanctus, con segno di compendio; non sono presenti nessi o legamenti, ma si può notare un segno interpuntivo sottoforma di punto, ad altezza mediana della lettera S, che chiude l’ultima parola dell’iscrizione. Per quanto riguarda i simboli, anche questi risultano assenti; si nota tuttavia che la punta dell’asta tenuta da San Pietro termina con una croce, la quale presenta la stessa varietà cromatica delle tessere musive che compongono l’iscrizione: il simbolo compare poco sopra l’epigrafe, e forse intende riferirsi ad essa.
Sotto l’aspetto paleografico, si può notare la lettera E con morfologia arrotondata, in Petrus, che ricorda i modelli onciali o più probabilmente alla lettera epsilon, riconducibile in quest’ultimo caso al fenomeno di scrittura alla greca; nell’iscrizione non sono presenti altre lettere E per un confronto. Infine, è interessante la presenza di un nodo con funzione decorativa nel segno di compendio, in luogo della parola sactus, chiaro rimando alla tradizione scrittoria bizantina.
Il modulo delle lettere è mediamente regolare e la tessitura testuale non particolarmente fitta.
L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 38. Lo stato di conservazione del testo è ottimo e non presenta alcuna lacuna epigrafica.
1 S(an)c(tu)s Petrus