2.3 Il sacrificio di Noé
8. CUPOLA DI ABRAMO
8.6 La circoncisione di tutti gli uomin
L’iscrizione musiva si trova nella decorazione parietale del complesso decorativo dell’atrio, nel lato ovest, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia: in particolare, nella Cupola di Abramo. Il mosaico è opera del Primo Laboratorio dell’Atrio e si data fra il terzo e quarto decennio del XIII secolo258 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico; subì diversi restauri nel corso del XIX e XX secolo, in particolare nel 1880 ad opera del Proto Saccardo e nel 1907-1911 per mano del Proto Marangoni259.
L’epigrafe giace in situ, all’interno della basilica di San Marco, a Venezia.
La tipologia del manufatto ha funzione didascalica, ed esso è costituito da tessere musive. Lo stato di conservazione risulta essere integro e completo.
Per quanto concerne l’impaginazione del testo, l’iscrizione figura in campo aperto, su sfondo dorato, disposta su due righe, che risultano complete; non sono visibili linee guida. Il tipo di superficie iscritto è a calotta e il livello di stesura del testo figura alla medesima quota.
Lo spazio fra le parole è molto ristretto e il testo risulta in scriptio continua.
L’apparato iconografico di corredo rappresenta le storie di Abramo, in particolare la circoncisione di tutti gli uomini.
La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica con intrusione di caratteri onciali: si notano le apicature e l’effetto chiaroscurale; la misura delle lettere non è rilevabile.
L’impaginazione della scrittura è curvilinea destrorsa, e l’iscrizione si dispone in tre righe, che risultano integre e complete.
Sono presenti le seguenti abbreviazioni per troncamento: dixit, vocabitur, nomen, tuum, sed, Abram,
Abraam, nuovamente dixit, internum, Abraam, vobis, masculinum, carnem, infans, dierum, circuncidetur, in e infine vobis.
Troviamo le seguenti abbreviazioni per contrazione: Dominus (alla prima e seconda riga),
circumcidite, omne, masculinum, circumcidetis, carnem, prepunci, vestri, infans e circumcidetur.
Le abbreviazioni vengono sempre segnalate da segno di compendio e la congiunzione et viene rappresentata da accorgimento tachigrafico all’inizio della terza riga.
All’interno dell’iscrizione si riscontrano numerosi nessi: in nec, in cui N ed E condividono un’asta; in ultra, in cui la traversa di U funge da asta per L; in vocabitur, dove la traversa di A funge da sta per B; in nomen, in cui la curvatura di O funge da asta per M; in tuum, dove l’asta di T viene utilizzata come traversa da U; in Abram e nel successivo Abraam (due volte, prima e seconda riga), in cui la traversa di A viene utilizzata come asta da B; in circumcidite, in cui T ed E condividono un’asta; in masculinum, in cui C e U sono in nesso, e così N e U; in carnem, in cui N ed E condividono un’asta (ma in realtà quest’ultima lettera viene raffigurata priva del tratto poggiante sul rigo di base); in prepuci, in cui P e U sono in nesso. Compare inoltre un legamento in omne, fra le lettere O, M ed N.
L’iscrizione si apre con un signum crucis, mentre sono presenti segni interpuntivi in forma di punto e virgola dopo sed e alla fine della prima riga, e in chiusura del testo epigrafico.
Dal punto di vista paleografico, si riscontra la presenza di tre elementi che rimandano al fenomeno di scrittura alla greca: la morfologia di M con innesto dei tratti obliqui al di sotto delle estremità delle aste, nonché un maggiore ispessimento di queste ultime rispetto alle traverse, in nomen , omne e masculinum; la seconda evidenza riguarda C, che ricorda la morfologia del sigma lunato: esso compare in vocabitur, nelle prime due C in circumcidite, masculinum, nelle prime due C di
circumcidetis, in octo e nelle prime due C di circumcidetur; la terza evidenza di scrittura alla greca
viene rappresentata da N con la traversa a inclinazione ridotta e innestata verso il centro delle aste, che, seppure in una forma poco appariscente, compare nec e masculinum.
Infine, è interessante rilevare in vobis la presenza di B con congiungimento degli occhielli ad altezza mediana dell’asta in posizione separata gli uni dagli altri, che ricorda la morfologia di una beta. Rispetto alle altre sezioni di testo epigrafico presenti nella Cupola di Abramo, la lettera E con morfologia simile a epsilon non compare, forse confermandone l’utilizzo per ragioni di chiarezza a livello grafico: in questo caso, infatti, non compaiono lettere E in successione ravvicinata. Inoltre si può ipotizzare che l’utilizzo della lettera C in forma quadrata sia a sua volta determinato da una scelta grafica ben precisa: comparendo sistematicamente nelle prime due C di circumcidite,
circumcidetis e circumcidetur, crea un maggiore contrasto sul piano grafico con la C che segue, di
tipo capitale in forma rotonda; è altresì evidente il legame semantico fra i tre termini.
La tessitura testuale risulta fitta, ponendosi come ulteriore elemento da ricollegare alle scritture bizantine. Il modulo delle lettere non sempre è regolare, essendo presenti talvolta lettere di grandezza leggermente minore: in dixit (seconda riga) la seconda I risulta di modulo minore: in
circumcidite la prima I risulta di dimensioni minori e sopra il rigo di base mentre la seconda risulta
dimensioni minori sopra il rigo di base; in prepuci, la I p inclusa in C; in dierum, la lettera I è inclusa in D; infine, in circumcidite, la seconda I risulta inclusa in C.
L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in DA VILLA URBANI, 1991, p. 158.
Lo stato di conservazione del testo risulta buono e privo di lacune epigrafiche
1 ((Crux)) Dix(it) D(ominu)s nec ult(r)a vocabit(ur) nom(en) tuu(m) Abra(m) s(ed) Abraa(m) dix(it) inter(um) D(ominu)s Abraa(m) ci(r)cumcid(i)te (e)x vob(is) om(n)e ma(s)culinu(m)
(et) ci(r)cumcid(e)tis ca(r)ne(m) p(re)puci v(est)ri i(n)fa(ns) octo dier(um) ci(r)cu(n)cid(e)t(ur) i(n) vob(is)
9.1 Profeta Isaia
L’iscrizione musiva si trova nel complesso decorativo dell’Atrio ovest, nei pennacchi della Cupola di Abramo, a sud-ovest. Il mosaico risale al quarto decennio del XIII secolo260 e si può supporre che la relativa iscrizione sia databile allo stesso arco cronologico; nel 1909-1911 l’area fu soggetta a dei
restauri ad opera del Proto Manfredi e Marangoni, e nel 1919 nuovamente ad opera del Proto Marangoni261.
La tipologia del manufatto ha una funzione didascalica e si trova in uno stato di conservazione integro e completo; esso giace in situ e non sembra aver subito spostamenti o danneggiamenti. Per quanto concerne l’impaginazione, l’epigrafe si pone all’interno di uno specchio di corredo, rappresentato da una pergamena di colore bianco, retta dalla raffigurazione del profeta Isaia che funge da corredo iconografico; la disposizione del testo è orizzontale, e si distribuisce in due righe. Le linee di guida appaiono lievemente visibili, mentre lo spazio interlineare è ampio e omogeneo, così come lo spazio fra le lettere; l’iscrizione è in scriptio continua.
La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con intrusione di elementi onciali: presente il contrasto fra pieni e filetti e l’effetto chiaroscurale. La misura delle lettere non è rilevabile.
Il tipo di superficie dell’area iscritta è a calotta e il livello di stesura del testo è alla medesima quota. L’impaginazione della scrittura è curvilinea destrorsa, mentre la tecnica di esecuzione prevede l’applicazione di tessere musive.
Sono presenti abbreviazioni per troncamento in autem, e per contrazione in ipsi e spreverunt; tutte le lettere mancanti sono segnalate da segno di compendio, mentre la congiunzione et viene rappresentata da un segno tachigrafico.
Si riscontra la presenza di un nesso verso la fine dell’iscrizione, in spreverunt: la traversa di U funge da asta per T.
I legamenti sono del tutto assenti, e così anche i simboli, i segni interpuntivi e le apicature.
Dal punto di vista paleografico assume interesse la presenza della lettera E con forma arrotondata, che richiama i modelli onciali o più verosimilmente la morfologia di epsilon, e che rientra dunque nel fenomeno di scrittura alla greca: essa compare solo nella seconda vocale di spreverunt, mentre nel resto del testo la lettera E figura di tipo capitale, con tratto mediano allineato.
Il modulo delle lettere appare regolare e la tessitura testuale non particolarmente fitta.
L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in DA VILLA URBANI, 1991, p. 159.
Lo stato di conservazione del testo appare integro e non sono presenti lacune epigrafiche.
1 Filios enutrivit (et) exa-
ltavit ip(si) aut(em) sp(r)everu(n)t me
Il testo epigrafico è tratto da Is. 3,26.