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Incredulità di San Tommaso

Tribuna dei procurator

8. Sant’Omobono

9.2 Incredulità di San Tommaso

1. Fede

L’iscrizione musiva è presente nella decorazione parietale del complesso decorativo della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo134 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

Attualmente l’epigrafe giace in situ e in passato non è stata oggetto di spostamenti o alterazioni di alcun genere. La tipologia del manufatto ha una funzione didascalica e si trova in uno stato di conservazione integro e completo.

Per quanto riguarda l’impaginazione, l’iscrizione si pone all’interno di uno specchio di corredo su fondo bianco, delimitato da bordi sottili di colore nero che delineano una pergamena retta dalla personificazione della Fede, mentre l’area iscritta della superficie risulta piatta e il testo è scritto alla medesima quota.

La disposizione del testo è orizzontale e si distribuisce in otto righe, il cui numero è completo. Le linee guida risultano assenti e lo spazio interlineare appare molto ristretto e non del tutto regolare. Le lettere appaiono ben distanziate nella seconda riga, mentre nelle restanti si nota un lieve affollamento; l’iscrizione è in scriptio continua.

La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con intrusione di lettere onciali: il contrasto fra pieni e filetti non risulta particolarmente accentuato.

La misura delle lettere non è rilevabile, mentre l’impaginazione della scrittura è destrorsa. La tecnica di applicazione è ad applicazione di tessere musive.

Le abbreviazioni sono presenti alla terza riga nella parola nam, evidenziata dal segno di compendio sopra la lettera A, alla sesta riga nella parola operibus, in cui la terza e quarta lettera non compaiono, e infine nell’ultima riga, in cui verbo est appare privo delle ultime due lettere, ma sovrastato dal segno di compendio.

Per quanto concerne invece la presenza di nessi, alla prima riga ne rileviamo uno all’inizio della parola iustus, fra U ed S, e un altro nella penultima riga nella parola vacua, fra U e A. Figurano delle abbreviazioni tachigrafiche nella parola iustus, che termina con un’asta della T prolungata verso destra in forma concentrica, e nella parola operibus, che riassume a sua volta tachigraficamente le ultime tre lettere.

Le apicatura sono presenti nella prima riga, solo nelle lettere S e T della parola iustus.

Risultano perlopiù assenti i segni interpuntivi, ma all’ultima riga la parola est figura racchiusa fra due trattini. Non sono presenti simboli di alcun tipo.

Dal punto di vista paleografico, si può notare alla seconda riga, all’inizio della parola ex, una E che si ricollega al tipo onciale o più verosimilmente a una epsilon, riconducibile quindi al fenomeno di scrittura alla greca; ne restanti casi, la lettera E si presenta di tipo capitale, con tratto mediano allineato. Il modulo delle lettere appare regolare, con incongruenze soprattutto nella terza riga, nelle parole de e vivit, le cui lettere appaiono di dimensioni maggiori nella parte iniziale; si riscontra un affollamento nell’organizzazione dello spazio del testo nella parte centrale dell’iscrizione, in particolare nella quarta, quinta e sesta riga, le quali appaiono anche più ravvicinate rispetto allo spazio dell’interlinea. L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 53.

Lo stato di conservazione del testo appare integro e non sono presenti lacune epigrafiche.

1 Iûst(us) ex fi- de viv- it na(m) fi- 5 des sin- e op(er)i(bus) vacûa e(st)

La frase riportata nell’iscrizione è tratta da Rm. 1,17 e Gal. 3,11, mentre la seconda parte del testo è tratta da Gc. 2,17.

2. Giustizia

L’iscrizione musiva è presente nella decorazione parietale del complesso decorativo della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo135 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

Il reperto giace attualmente in situ.

La tipologia del manufatto ha funzione didascalica e si trova in uno stato di conservazione integro e completo.

La tecnica di esecuzione dell’epigrafe prevede l’applicazione di tessere musive, le quali compongono il testo all’interno di uno specchio di corredo, su fondo bianco, delimitato da bordi sottili di colore nero, che rappresentano verosimilmente una pergamena, retta dalla personificazione della Giustizia; l’area iscritta si trova all’interno di una superficie piatta. Il livello di stesura del testo è alla medesima quota.

La disposizione del testo è orizzontale, organizzata in sette righe che risultano complete; le linee di guida sono assenti, ma il testo si presenta allineato in modo regolare.

Lo spazio interlineare risulta omogeneo, e tuttavia leggermente più ampio fra la terza e quarta riga. La spaziatura fra lettere è anch’essa omogenea e regolare, così come la spaziatura fra parole, sebbene con un leggero affollamento sul finire del testo.

La tipologia scrittoria si rifà al sistema capitale, con intrusione di alcune lettere onciali, quali la D alla seconda riga, in Dominus, e alla quinta, in dilexit. Il tratto mediano della lettera E risulta allineato in dilexit, ma talvolta più corto nella prima E di equitatem, e più lungo nella seconda, all’interno della stessa parola; la lettera Q presenta la cauda rientrante e la lettera A mostra la traversa ascendente.

L’impaginazione della scrittura è rettilinea e destrorsa, mentre la tecnica di esecuzione prevede l’applicazione di tessere musive.

Si riscontrano due abbreviazioni per contrazione: nella seconda riga, in Dominus, e nelle ultime due righe, in equitatem; in quest’ultima parola, sopra la E finale, si nota un segno di compendio che indica l’abbreviazione per troncamento.

Nell’ultima riga è presente un nesso che unisce T ed E, mentre alla prima riga si trova iustus con le due ultime lettere riassunte da un segno tachigrafico, e alla terza riga la congiunzione et, anch’essa espressa con accorgimento tachigrafico. Alla quarta riga, la S finale di Iusticia presenta un modulo di dimensioni minori, in posizione rialzata rispetto alla A che precede.

Si notano poi delle lettere incluse, in particolare la I: in iusticias (dopo la lettera T), e all’inizio della sesta riga, in dilexit.

Tratti e asti libere non presentano apicatura e sono altresì assenti sistemi interpuntivi e simboli: il testo figura infatti in scriptio continua.

Dal punto di vita paleografico, il fenomeno della scrittura alla greca è rilevabile nella presenza della prima E, all’interno della parola equitatem: essa figura con morfologia arrotondata, riconducibile ai modelli onciali o più probabilmente alla epsilon greca.

L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 53.

L’epigrafe risulta integra, senza alcuna lacuna presente nel testo.

1 Iust(us) D(omi)n(u)s (et) ius- ticias 5 dilex- it eq(ui)t(a)- te(m)

La frase riprodotto nel testo epigrafico, in riferimento alla Giustizia, è tratta da Sal. 11,7.

3. Astinenza

L’iscrizione musiva è presente nella decorazione parietale del complesso decorativo della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo136 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

Il manufatto giace in situ, nella parete della Cupola dell’Ascensione, all’interno della chiesa di San Marco, a Venezia; la tipologia della sua funzione è didascalica. Esso è costituito da tessere musive,

le cui dimensioni non sono rilevabili. Lo stato di conservazione del manufatto è integro e completo, anche se il restauro presumibilmente compromisero le sitiunt, restituendo scisciunt.

L’iscrizione risulta distribuita all’interno di uno specchio di corredo, su fondo bianco, delimitato da bordi sottili di colore nero, che sembrano rappresentare una pergamena, la quale viene retta dalla personificazione dell’astinenza, che funge da corredo iconografico.

L’area iscritta si trova su di una superficie di tipo piano e il livello di stesura del testo è alla medesima quota.

La disposizione del testo è di tipo orizzontale ed esso si distribuisce in otto righe, complete e prive di linee di guida. Lo spazio interlineare risulta regolare e così anche lo spazio fra le lettere; Il testo è in scriptio continua.

La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con intrusione di elementi onciali.

Il modulo delle lettere risulta generalmente regolare ed omogeneo. Il contrasto fra pieni e filetti è presente, seppure non eccessivamente marcato (se si escludono le lettere di tipo onciale).

L’impaginazione della scrittura è rettilinea e destrorsa; sono presenti due abbreviazioni per contrazione, in quondam e saturabuntur, entrambi segnalati da segno di compendio; una terza abbreviazione si riscontra nella nasale all’interno di sisciunt, storpiatura del verbo sitiunt. Infine, la congiunzione et viene espressa con segno tachigrafico.

Si rilevano i seguenti nessi: in esuriunt, fra U ed R, e fra N e T; in sisciunt, fra U e T; in quoniam, fra Q ed M; infine, in saturabuntur, fra U ed R.

Si riscontra la presenza di un legamento in saturabuntur, fra le lettere A, T e U.

Non si notano apicature o simboli, mentre compare il sistema interpuntivo sottoforma di punto, che compare in apertura e in chiusura dell’iscrizione.

Per quanto concerne l’aspetto paleografico gli aspetti notevoli riguardano la presenza di C in forma quadrata, che ricorda la morfologia di sigma lunato e rientra dunque nel fenomeno di scrittura alla greca. Inoltre, la tessitura testuale è fitta, caratteristica che rimanda alle scritture di apparato bizantino. L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 55.

L’epigrafe si presenta in forma integra e completa, priva di lacune.

1 Be- ati qui esuriu- nt (et) si-

5 ˹t˺ iunt q(uonia)m

ipsi satu- rabu(n)t- ur

4.1 Pazienza

L’iscrizione musiva è presente nella decorazione parietale del complesso della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo137 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

L’iscrizione è giacente in situ, nella parete musiva della Cupola dell’Ascensione, all’interno della basilica di San Marco, a Venezia.

La tipologia del manufatto ha funzione didascalica, ed esso è costituito da tessere musive. Lo stato di conservazione risulta essere integro e completo.

Per quanto concerne l’impaginazione, l’iscrizione figura in campo aperto, mentre le misure non sono rilevabili; il tipo di superficie su cui è iscritta l’epigrafe è piatta e il testo è alla medesima quota.

L’apparato figurativo, che compare sul lato destro dell’epigrafe, raffigura la personificazione della Pazienza, mentre il testo si distribuisce verticalmente in cinque righe: solo la sesta riga ha disposizione orizzontale; assenti risultano le linee di guida.

Lo spazio interlineare è omogeneo, anche se lievemente più ampio nella distanza fra la penultima e ultima riga.

La tipologia di scrittura va ricondotta alla capitale romanica, e le lettere non presentano un

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contrasto fra pieni e filetti molto evidente né apicature nelle aste libere; si rileva l’intrusione di lettere onciali. Il modulo delle lettere risulta regolare, tranne per l’ultima I, che figura di dimensioni leggermente minori; la misura delle stesse non è tuttavia rilevabile.

La scrittura si presenta destrorsa, mentre la tecnica di esecuzione prevede l’applicazione di tessere musive. Sono assenti le abbreviazioni e i nessi, mentre si può notare un unico nesso, nell’ultima riga, fra le lettere N e T. Presente un solo segno interpuntivo in forma di punto, alla fine della parola

Patientia, a circa a metà della lettera, in corrispondenza del punto di incontro fra la traversa e l’asta.

Risulta assente ogni tipo di simbolo.

Dal punto di vista paleografico, si può riscontrare la presenza di E in forma arrotondata, che può richiamare il modello onciale ma che verosimilmente è più affine alla morfologia di epsilon, e dunque alla scrittura alla greca. Inoltre, l’occhiello della lettera P non si congiunge all’asta, ma lascia un piccolo spazio.

L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 55.

L’epigrafe si presenta in forma integra e completa, priva di lacune.

1 P|a|t|i|⁵ e- ntia

4.2 Pazienza

L’iscrizione musiva è presente nella decorazione parietale del complesso decorativo della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo138 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

Il manufatto giace in situ, nella parete della Cupola dell’Ascensione, all’interno della chiesa di San Marco, a Venezia; la tipologia della sua funzione è didascalica. Esso è costituito da tessere musive, le cui dimensioni non sono rilevabili. Lo stato di conservazione del manufatto è integro e completo. L’iscrizione risulta distribuita all’interno di uno specchio di corredo, su fondo bianco, delimitato da bordi sottili di colore nero, che sembrano rappresentare una pergamena.

L’area iscritta si trova su di una superficie di tipo piano e il livello di stesura del testo è alla medesima quota. L’apparato figurativo di corredo presenta la personificazione della Pazienza. La disposizione del testo è di tipo orizzontale ed esso si distribuisce in sette righe, complete e prive di linee di guida. Lo spazio interlineare risulta regolare e così anche lo spazio fra le lettere, se non per un lieve affollamento alla quarta riga, dove nella parola filii troviamo lettere di modulo leggermente minore e più ravvicinate. Il testo è in scriptio continua.

La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con intrusione di lettere onciali. Il modulo delle lettere risulta generalmente regolare ed omogeneo, fatta eccezione per la parola filii di cui si è già detto poche righe sopra, e per le I in fine di parola in beati e pacifici, che appaiono di dimensioni ridotte a causa dello scarso spazio disponibile. Il contrasto fra pieni e filetti è presente, seppure non eccessivamente marcato (se si escludono le lettere di tipo onciale).

L’impaginazione della scrittura è rettilinea e destrorsa; sono presenti due abbreviazioni per contrazione, la prima nella parola quondam, di cui vediamo solo la prima e ultima lettera sovrastate da segno di compendio, la seconda in Dei, a sua volta soprastata da segno di compendio.

Del tutto assenti risultano i legamenti, mentre compare un nesso alla penultima riga, che lega le lettere U ed N, all’interno della parola vocabuntur. Non si notano apicature e simboli, mentre compare un sistema interpuntivo sottoforma di punto all’ultima riga, che chiude in questo modo l’iscrizione.

Per quanto concerne l’aspetto paleografico, è interessante costatare come la lettera B presenti una morfologia particolarmente arrotondata, con gli occhielli che assumono forme notevolmente prominenti e arrotondate in relazione al punto di congiunzione con l’asta, soprattutto per quanto

riguarda l’occhiello superiore: questa morfologia sembra potersi definire affine a una beta greca, e pertanto non è forse scorretto ricondurla al fenomeno di scrittura alla greca. Si riscontra inoltre la presenza di E in forma rotonda, di derivazione onciale o più probabilmente prodotto dell’imitazione della lettera epsilon, ponendosi come altro elemento caratteristico delle scritture alla greca.

La tessitura testuale è mediamente fitta, caratteristica che rimanda alle scritture di apparato bizantino.

L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 55.

L’epigrafe risulta integra e completa, e il testo non ha subito alcun tipo di lacuna.

1 Beati Pacifi- Ci q(uoniam)m Filii d(e)i 5 Voca- Bun- Tur

La frase riportata nel testo epigrafico è tratta dalle Sacre Scritture: Mt. 5,9.

5.1 Modestia

L’iscrizione musiva si trova nella decorazione parietale del complesso decorativo della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo139 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

Il manufatto giace in situ, nella parete della Cupola dell’Ascensione, all’interno della chiesa di San Marco, a Venezia; la tipologia della sua funzione è didascalica. Esso è costituito da tessere musive, le cui dimensioni non sono rilevabili.

Lo stato di conservazione del manufatto è integro e completo; le tessere musive compongono il testo disposto in modo orizzontale e su tre righe, complete. Le dimensioni non sono rilevabili. Lo stato dell’oggetto è integro e completo.

L’area iscritta si distribuisce su di una superficie piatta, e il livello del testo figura essere alla medesima quota. L’apparato figurativo di corredo è rappresentato dalla personificazione della Modestia, che regge una pergamena e che viene identificata dalla nostra epigrafe.

Lo spazio interlineare si presenta in modo omogeneo, così come la spaziatura delle lettere, che compongono l’unica parola della nostra iscrizione.

La tipologia scrittoria aderisce alla capitale romanica, con intrusione di lettere onciali.

Il modulo delle lettere è regolare, così come la morfologia delle stesse; il contrasto fra pieni e filetti non è particolarmente accentuato. La misura delle lettere non è rilevabile.

Per quanto riguarda l’impaginazione del testo, l’iscrizione è rettilinea destrorsa e la tecnica di esecuzione prevede l’applicazione di tessere musive.

Risultano del tutto assenti le abbreviazioni, nessi, legamenti e simboli.

L’apicatura è presente solo nella lettera S, che fuoriesce leggermente dal binario.

Alla fine della parola Modestia notiamo la presenza di un segno interpuntivi sottoforma di punto, quasi a concludere il messaggio, in corrispondenza della S alla riga superiore, quasi a voler allungare la parola con un segno grafico, ristabilendo un’armonia metrica.

Sotto il profilo paleografico, si nota la lettera M con l’incrocio delle traverse che scende fino a congiungersi col rigo di base, le quali si agganciano ai vertici delle aste; l’aspetto più rilevante riguarda però la presenza di E con morfologia arrotondata, che può essere ricondotta alla scrittura onciale ma che presenta tuttavia più affinità con epsilon, ricollegandosi dunque al fenomeno di scrittura alla greca.

L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 56.

L’iscrizione si presenta in forma integra e non presenta alcuna lacuna epigrafica.

1 Mo- des- tia

5.2 Modestia

L’iscrizione musiva si trova nella decorazione parietale del complesso decorativo della Cupola dell’Ascensione, all’interno della Basilica di San Marco, a Venezia; il mosaico risale all’ultimo quarto del XII secolo140 e si può supporre che l’iscrizione sia ascrivibile allo stesso arco cronologico.

L’epigrafe è giacente in situ, ovvero nella parete musiva della Cupola dell’Ascensione, all’interno della basilica di San Marco, a Venezia.

La tipologia del manufatto ha funzione didascalica, ed esso è costituito da tessere musive. Lo stato di conservazione risulta essere integro e completo.

La tecnica di esecuzione dell’epigrafe prevede l’applicazione di tessere musive, che formano il testo che si dispone all’interno di uno specchio di corredo su fondo bianco, delimitato da un sottile bordo di colore nero, che sembra formare una pergamena srotolata dalla personificazione della Modestia, la quale funge da apparato iconografico alla nostra epigrafe. Le misure non sono rilevabili.

L’area iscritta presenta una superficie piatta e il livello di stesura del testo si pone alla medesima quota. Il testo di dispone in orizzontale, nel numero completo e complessivo di otto righe; sono assenti le linee guida.

Lo spazio interlineare risulta perlopiù omogeneo, anche se si ravvisa una distanza maggiore fra quarta e quinta riga, mentre a distanza molto ravvicinata si mostra la S finale con la penultima riga. Lo spazio fra le lettere è perfettamente regolare, mentre lo spazio fra parole è assente: il testo è infatti in scriptio continua.

La tipologia scrittoria afferisce alla capitale romanica, con inclusione di caratteri onciali: Il contrasto fra pieni e filetti non è particolarmente accentuato e così nemmeno le apicature.

Il modulo delle lettere risulta essere complessivamente regolare, tranne per la presenza di S nell’ultima riga, di dimensioni molto minori.

La misura delle lettere non è rilevabile.

L’impaginazione della scrittura è rettilinea destrorsa, mentre la tecnica di esecuzione è ad applicazione di tessere musive.

Risultano del tutto assenti abbreviazioni, legamenti e nessi; assenti anche sistemi interpuntivi e simboli.

Sotto l’aspetto paleografico, assume importanza ragguardevole la presenza di due E con morfologia arrotondata, che ricordano i modelli onciali o più probabilmente la forma di epsilon, ricollegandosi così al fenomeno di scrittura alla greca: essa si trova in Beati e in eritis; la E presente in oderint risulta invece di tipo capitale, con tratto mediano allineato.

L’iscrizione viene riportata senza commento, ma trascritta e fotografata in Da Villa Urbani (1991) p. 56.

Per quanto concerne lo stato di conservazione del testo, l’epigrafe si presenta integra e completa.