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I caratteri distintivi del sistema agro-zootecnico valdostano In Valle d’Aosta l’agricoltura è fortemente condizionata dal particolare svi-

COLTIVAzIONI fORAggERE E BENI PUBBLIC

2.1 I caratteri distintivi del sistema agro-zootecnico valdostano In Valle d’Aosta l’agricoltura è fortemente condizionata dal particolare svi-

luppo orografico poiché il territorio è interamente montuoso - l’altitudine media si aggira intorno ai 2100 m s.l.m. - e i versanti sono piuttosto scoscesi, con scar- sità di zone pianeggianti o a lieve pendenza mentre il clima è caratterizzato da inverni rigidi e da estati fresche, con precipitazioni annue scarse ed escursione termica piuttosto forte. Perciò l’esercizio delle pratiche agricole risulta oneroso e la scelta dei processi produttivi è fortemente limitata: al Censimento dell’agri- coltura 2010 le foraggere permanenti (circa 54.000 ettari) rappresentano la quasi totalità della SAU (tab. 2.1); ad esse si aggiungono circa 750 ettari a vigneto e meleto e poco più di 200 ettari a seminativi, di cui la metà viene però identificata come terreni a riposo.

Nel corso dell’ultimo decennio si è avuta una notevole riduzione delle su- perfici coltivate, particolarmente evidente nel caso di alcune coltivazioni un tempo assai diffuse in Valle d’Aosta come il melo (-57,5%) e la patata (-68,4%) ma anche le colture foraggere (segnatamente, i pascoli) sono andate incontro a una sensibile contrazione, passando da circa 69.000 a 54.000 ettari (-22,2%).

Va detto che la riduzione dei coltivi è comunque meno evidente rispetto alla contrazione delle aziende agricole, il cui numero è passato da quasi 6.000 nell’an- no 2000 a meno di 3.500 (-42%) nel 2010; pertanto, nel corso del decennio la SAU aziendale è in media passata da circa 12 a 16 ettari. Prosegue, dunque, il processo avviatosi ormai da decenni di concentrazione delle superfici (e, come si evince dal- la tab. 2.2, anche dei capi allevati) nelle imprese agricole di più rilevanti dimensioni fisiche ed economiche, con scomparsa delle aziende extra-marginali e di quelle le cui produzioni sono destinate esclusivamente all’autoconsumo familiare.

L’attività agricola di gran lunga prevalente in Valle d’Aosta è quella zootec- nica, le cui principali produzioni - carne e latte - rappresentano all’incirca il 62% del valore della produzione della branca agricoltura (tab. 2.3). Particolare rilevanza

assume la produzione di latte vaccino e ovi-caprino (tab. 2.4), pressoché integral- mente destinato alla trasformazione in Fontina e Fromadzo DOP, nonché in nu- merosi pregiati prodotti agroalimentari tradizionali9, la cui qualità è strettamente

legata al territorio di produzione.

Tab. 2.1 Valle d’Aosta: aziende agricole e usi del suolo

Aziende Var.

assolute Var.

%

Superficie investita Var.

assolute Var. % 2010 2000 2010 2000 Seminativi 556 2.308 -1.752 -75,9 212,35 228,88 -16,53 -7,2 di cui: Patata 351 2.182 -1.831 -83,9 38,30 121,13 -82,83 -68,4 Foraggere avvicendate 9 41 -32 -78,1 5,10 12,43 -7,33 -59,0 Terreni a riposo 103 44 59 134,1 101,15 7,43 93,72 1.261,4

ColtivazionilegnoSeagrarie 1.877 3.507 -1.630 -46,5 760,64 1.245,48 -484,84 -38,9

di cui:

Vite 1.362 2.399 -1.037 -43,2 431,55 517,09 -85,54 -16,5 Fruttiferi 1.095 2.192 -1.097 -50,1 308,48 725,22 -416,74 -57,5 orti familiari 2.189 2.979 -790 -26,5 101,08 81,26 19,82 24,4

PratiPermanentiePaSColi 3.033 5.503 -2.470 -44,9 54.118,44 69.564,70 -15.446,26 -22,2

di cui:

Prati permanenti e

pascoli non utilizzati 85 - 85 100,0 191,38 - 191,38 100,0

SuPerfiCie agriCola

utilizzata 3.464 5.969 -2.505 -42,0 55.383,89 71.120,32 -15.736,43 -22,1

Arboricoltura da legno

annessa a az. agricole 4 46 -42 -91,3 2,89 25,16 -22,27 -88,5 Boschi annessi

a aziende agricole 2.641 4.687 -2.046 -43,7 11.555,67 24.983,09 -13.427,42 -53,8 Superficie Agraria non

Utilizzata 2.148 3.894 -1.746 -44,8 49.395,01 55.958,33 -6.563,32 -11,7 Altra superficie 3.393 4.443 -1.050 -23,6 2.802,25 6.162,98 -3.360,73 -54,5

SuPerfiCie totale 3.517 5.970 -2.453 -41,1 119.139,71 158.249,88 -39.110,17 -24,7

Fonte: ISTAT, Censimento Generale dell’agricoltura 2010

9 Toma di Gressoney, salignoùn, reblec, séras, formaggi di pecora e di capra a pasta molle e a pasta pressata, brossa, burro.

Tab. 2.2 Valle d’Aosta: aziende con allevamento bovino e ovi-caprino e relativi capi Aziende Var. assolute Var. % Capi Var. assolute Var. % 2010 2000 2010 2000 Allevamenti bovini 1.176 1.586 -410 -25,9 32.953 38.888 -5.935 -15,3 Allevamenti di vacche da latte 1.095 1.414 -319 -22,6 17.269 19.707 -2.438 -12,4 Allevamenti ovini 129 169 -40 -23,7 2.256 2216 40 1,8 Allevamenti caprini 224 282 -58 -20,6 3.528 3399 129 3,8 Fonte: ISTAT, Censimento Generale dell’agricoltura 2010

Tab. 2.3 Valle d’Aosta: produzione dell’agricoltura ai prezzi di base, per gruppi di prodotti

2010 2011 Var. % 2011/10

000 € % sul

totale 000 € totale% sul valore quantità (1) prezzo

ColtivazioniagriCole 8.751 11,0 8.783 10,3 0,4 8,4 -7,4 di cui: Coltivazioni erbacee 1.760 2,2 1.832 2,2 4,1 0,2 3,9 Coltivazioni foraggere 4.129 5,2 4.079 4,8 -1,2 18,9 -16,9 ColtivazionilegnoSe 2.862 3,6 2.872 3,4 0,3 -1,6 2,0 di cui: Prodotti vitivinicoli 1.420 1,8 1.653 1,9 16,4 -0,6 17,2 Frutta 1.419 1,8 1.197 1,4 -15,7 -2,5 -13,5 Altre legnose 23 0,0 22 0,0 -4,1 -2,3 -1,8 allevamentizooteCniCi 47.840 60,0 52.053 61,1 8,8 0,2 8,6 di cui: Carni 26.661 33,4 28.563 33,5 7,1 1,7 5,3 Latte 20.072 25,2 22.360 26,3 11,4 -1,9 13,5

Attività di supporto all'agricoltura (2) 11.020 13,8 11.570 13,6 5,0 3,9 1,0 Produzione di beni e servizi

dell'agricoltura 67.611 84,8 72.406 85,0 7,1 1,8 5,1

(+) Attività secondarie (3) 12.785 16,0 13.423 15,8 5,0 2,9 2,0 (-) Attività secondarie (3) 634 0,8 676 0,8 6,6 0,2 6,4 Produzione della branca agricoltura 79.762 100,0 85.153 100,0 6,8 2,0 4,6 (1) Le variazioni di quantità sono calcolate con valori concatenati con anno base 2000

(2) Con l’adozione dell’ Ateco 2007 derivata dalla Nace Rev.2, la dizione delle Attività dei servizi connessi prende la denominazione di Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta

(3) Per attività secondaria va intesa sia quella effettuata nell’ambito della branca di attività agricola e quindi non separabile, vale a dire agriturismo, trasformazione del latte, frutta e carne, evidenziata con il segno (+), sia quella esercitata da altre branche d’attività economica nell’ambito delle coltivazioni e degli allevamenti (per esempio da imprese commerciali), evidenziata con il segno (-)

Tab. 2.4 Valle d’Aosta: produzione ai prezzi di base dei principali prodotti degli allevamenti bovini e ovi-caprini

2010 2011 quantità 000 tonnellate valore 000 euro quantità 000 tonnellate valore 000 euro Bovini (1) 9,1 21.210 9,2 22.601 ovini e caprini (1) 0,1 314 0,1 317

Latte di vacca e di bufala (000 hl) 526,0 19.988 516,0 22.274

Latte di pecora e di capra (000 hl) 1,0 84 1,0 85

(1) Per i prodotti degli allevamenti i dati in quantità si riferiscono alle macellazioni avvenute nell’anno, l’incremento ponderale annuo del patrimonio nazionale e quello derivante da ristallo in Italia di bestiame importato

Fonte: Annuario INEA dell’Agricoltura italiana, vol. LXV, 2011

La trasformazione del latte in Fontina, in particolare, è fortemente influen- zata dalle condizioni ambientali: si tratta, infatti, di un formaggio prodotto con il latte crudo, non scremato e proveniente da una sola mungitura, il che condiziona grandemente sia l’organizzazione degli allevamenti, sia quella dell’industria di tra- sformazione, rendendo necessaria la presenza di numerosi stabilimenti di dimen- sioni contenute, distribuiti su tutto il territorio regionale e caratterizzati, a volte, dalla stagionalità dell’attività di lavorazione del latte.

Il latte destinato alla produzione della Fontina DOP, inoltre, deve proveni- re da bovine di razza Valdostana (Pezzata Rossa, Pezzata Nera e Castana) per la cui alimentazione, a norma del disciplinare di produzione, si debbono impiegare esclusivamente foraggi (fieno ed erba verde) di produzione locale. Di qui la capi- tale importanza rivestita dalle superfici foraggere, di fondovalle e in quota, e la necessità di una loro corretta utilizzazione, sia attraverso gli sfalci e l’essiccazione in campo — al fine di costituire le scorte di foraggio destinato al bestiame durante l’inverno — sia attraverso il pascolamento. A tale proposito, bisogna notare che la razza bovina Valdostana è estremamente rustica e molto ben adattata all’ambiente alpino e la sua produttività, pur inferiore rispetto ad altre razze bovine alloctone, rimane una delle migliori possibili in rapporto all’ambiente montano10.

Le informazioni di fonte AGEA rese disponibili dall’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici (Pieri, 2011) attestano una produzione di latte in Valle d’A-

10 La produzione media di latte per capo si attesta, attualmente, intorno ai 37 quintali per lattazione. Oltre a quelli di razza valdostana, risulta la presenza in regione di un numero assolutamente esiguo di capi di razza Montbeliarde e Pezzata Rossa.

osta di poco inferiore a 45.000 tonnellate nella campagna 2009-10 e pari a 45.800 tonnellate (+2,6%) in quella 2010-11 (tab. 2.5). Le cosiddette “consegne” rappre- sentano la quota più consistente del latte vaccino commercializzato; nell’ultima campagna si tratta di 33.200 tonnellate, cui si aggiungono 12.600 tonnellate di latte qualificabili come “vendite dirette”11.

Degna di essere sottolineata è la diminuzione delle aziende produttrici — essenzialmente, quelle con “consegne” — che tra il 2009 e il 2011 si riducono di ben 55 unità (-5,5%); tuttavia, nello stesso periodo la produzione media commer- cializzata dalle aziende zootecniche aumenta in misura significativa (+8,6%) pas- sando da 44,8 a 48,6 tonnellate.

Da notare che, a differenza di quanto avviene in quasi tutti gli altri com- prensori italiani, l’incidenza delle “vendite dirette” rispetto al totale del latte com- mercializzato è piuttosto elevato in Valle d’Aosta. Infatti, nella campagna 2010-11 esse rappresentano circa il 27,5% del totale, mentre la media nazionale è pari ad appena il 3,3%; ciò perché nella regione alpina rientrano in questa categoria, tra l’altro, le produzioni di latte ottenute durante la stagione estiva presso gli alpeggi, produzioni che vengono per lo più trasformate direttamente in loco.

Tab. 2.5 Valle d’Aosta: allevamenti di lattifere e produzione commercializzata di latte vaccino nel 2009/10 e nel 2010/11

Campagna di commercializzazione del latte

Numero di imprese (1) Quantità

con consegne con vendite dirette in produzione con consegne totali (.000 t) vendite dirette totali (.000 t) prod. comm. (.000 t) prod. comm. media per impresa (t) a b c d e f = d + e g = (f/c)*1000 2009-10 821 264 998 32,8 11,9 44,7 44,8 2010-11 770 263 943 33,2 12,6 45,8 48,6 Var. % 2009-10/2010-11 -6,2 -0,4 -5,5 1,4 6,2 2,6 8,6

(1) In alcuni casi la somma del numero delle imprese con “consegne” con quello delle imprese con “vendite dirette” è superiore a quello delle imprese che commercializzano latte, dato che alcune aziende agricole commercializzano il latte prodotto in parte come “consegne” e in parte come “vendite dirette”

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Latte su dati AGEA

11 Le “consegne” si riferiscono ai quantitativi di latte riportati nei modelli L1 con cui le imprese di tra- sformazione, che operano come “primo acquirente”, comunicano ad AGEA (attraverso la Fédéra- tion des Coopératives Valdotaines o le organizzazioni di categoria) la posizione di ciascuna azienda agricola presso la quale si approvvigionano di latte; le “vendite dirette” sono, invece, i quantitativi di latte risultanti dalle dichiarazioni prodotte dai singoli allevatori.

Sono relativamente assai numerosi in Valle d’Aosta gli allevamenti bovini di piccole e piccolissime dimensioni (tab. 2.6). Infatti, nella campagna 2010-11 poco più di un terzo degli allevamenti risulta produrre una quantità di latte in- feriore alle 20 tonnellate, pur contribuendo solamente nella misura del 7% alla produzione complessiva di latte vaccino commercializzato nella regione. Tuttavia, sono proprio gli allevamenti di minori dimensioni quelli che sono andati incontro a una riduzione più accentuata: nel periodo 2009-2011, infatti, quelli che producono meno di 10 tonnellate di latte all’anno si sono ridotti del 15%, mentre quelli che commercializzano un quantitativo di latte da 10,1 a 20 tonnellate sono diminuiti all’incirca del 13%.

Tab. 2.6 Valle d’Aosta: distribuzione del numero di allevamenti con vacche da latte e delle quantità commercializzate di latte per classe di dimensione nel 2010-11

Campagna 2010-11 Dimensione aziendale (t/anno) Totale

0,1-10 10,1-20 20,1-50 50,1-100 100,1-200 200,1-500 oltre 500 Allevamenti (n.) 172 158 271 227 96 19 - 943 Latte commercializzato (t/anno) 1,0 2,3 9,3 15,6 12,7 5,0 - 45,8 Var. % n. allevamenti 2010-11/2009-10 -15,3 -13,2 -6,9 5,6 4,3 26,7 - -5,5

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Latte su dati AGEA

Una peculiarità dell’allevamento bovino in Valle d’Aosta, in grado di con- dizionare il sistema di trasformazione del latte, è la stagionalità dei parti delle bovine, generalmente concentrati verso la fine dell’autunno, dopo la discesa delle mandrie dagli alpeggi (desarpa).

La necessità di concentrare le nascite tra i mesi di novembre e gennaio- marzo scaturisce dall’esigenza di monticare durante la stagione dell’alpeggio vac- che le cui esigenze alimentari siano contenute e, di conseguenza, pure contenuta è la produzione di latte ottenuta in alpeggio12. Inoltre, far partorire le bovine quando

sono ricoverate in stalla, anziché essere portate al pascolo, consente all’allevatore la possibilità di assicurare maggior cura alle medesime e ai redi (Dupont, 2000). Il picco di produzione di latte si registra, dunque, nei mesi iniziali dell’anno, ciò

12 Questo anche perché, nella maggioranza dei casi, durante l’estate il bestiame bovino non è sfrut- tato direttamente dai proprietari, bensì è dato in fida ad altri allevatori, specializzati nella gestione dell’alpeggio (arpian).

che influenza l’organizzazione dell’industria di trasformazione del latte, che at- tualmente consta di 34 caseifici, di cui 17 strutture cooperative che trasformano all’incirca i due terzi del latte destinato alla produzione di Fontina.

Nel recente passato si è rilevata la tendenza da parte di aziende zootec- niche anche di dimensioni medio-grandi a scaglionare i parti su 7-10 mesi per ottenere una produzione di latte relativamente costante durante l’anno, allo scopo di soddisfare le esigenze dell’industria trasformatrice che necessita di utilizzare in modo continuo gli impianti e la manodopera. Si tratta, in alcuni casi, di aziende che dispongono di estese superfici foraggere a fondovalle, sfalciate oppure sfalciate e pascolate, che consentono loro di raggiungere l’autonomia foraggera e che per- mettono di mantenere le lattifere a fondovalle tutto l’anno, escludendo il trasferi- mento in alpeggio delle vacche durante l’estate (Curtaz e Talichet, 2011).

La tradizionale organizzazione dell’azienda agro-zootecnica valdostana prevede la presenza di più corpi fondiari distribuiti nell’azienda di fondovalle, nel mayen13 e nell’alpeggio14, ciò che implica lo spostamento dei capi (transumanza)

e nasce dalla possibilità di sfruttare durante il periodo estivo le risorse foraggere presenti alle quote più elevate, consentendo nel contempo di affienare i prati di fondovalle al fine di costituire la riserva di foraggio per l’inverno.

Il mayen nasce come azienda autonoma con dimora permanente situata a 1000-1700 m s.l.m. ma successivamente, con lo spopolamento della montagna si trasforma in zona sfruttata in modo temporaneo, generalmente nel periodo tardo primaverile e in autunno. In seguito il mayen ha perso i connotati di tappa inter- media prima della salita all’alpeggio delle mandrie, per divenire piuttosto ogget- to di sfruttamento per la fienagione oppure per essere utilizzato come un vero e proprio alpeggio, grazie all’affitto da parte di un unico proprietario di più mayen (Brédy, 1998).

L’azienda di alpeggio è localizzata a una quota variabile tra 1400 e 2800 m s.l.m. ed è costituita da estese superfici a pascolo e da incolti produttivi15 che vengo-

no sfruttati dalle mandrie approssimativamente nel periodo compreso tra il 10-15

13 Si definisce mayen l'insieme dei fabbricati e delle superfici sfalciate e pascolate site in zona di me- dia montagna, che garantiscano il mantenimento del bestiame per un periodo medio di 50 giorni. Il mayen, gestito direttamente dal conduttore aziendale di fondovalle, è costituito da stalla, annessi rurali e dormitorio di conduzione; la gestione del medesimo prevede la monticazione nel periodo primaverile ed autunnale dei capi stabulati in una singola azienda di fondovalle.

14 Si definisce alpeggio l'insieme dei fabbricati e delle superfici prevalentemente sfruttate a pascolo siti in zona di montagna, che garantiscano il mantenimento del bestiame per un periodo medio di 100 giorni.

giugno e la fine di settembre, per un periodo medio di 100 giorni, a seconda della di- sponibilità foraggera e delle condizioni climatiche. La malga dispone generalmente di adeguati fabbricati destinati ad accogliere il bestiame e le strutture destinate alla trasformazione del latte (casera d’alpeggio) e all’immagazzinamento del formaggio oltre che, naturalmente, a fungere da ricovero per il conduttore e la manodopera stagionale ivi impiegata. I fabbricati sono in genere situati nelle parti più elevate dei pascoli, in modo tale da consentirne la fertirrigazione attraverso una rete di cana- lette sulle superfici pascolive adiacenti e sottostanti alla malga.

L’alpeggio, inoltre, è costituito da un numero variabile di tramuti, situati a differenti quote, intendendosi per tramuto l’insieme dei fabbricati per la stabula- zione del bestiame, dei locali per la lavorazione del prodotto e annessi di condu- zione. L’alpeggio tipo è costituito dal tramuto “piede d’alpe”, più tramuti intermedi e il tramuto tsa (posto alla quota più elevata), gestito da un conduttore che montica capi provenienti in genere da varie aziende di fondovalle.

Gli alpeggi attualmente attivi in Valle d’Aosta sono circa 300 e ciascuno con- sta, in media, di poco meno di 3 tramuti; circa l’80% degli alpeggi accoglie vacche da latte mentre i restanti sono utilizzati con bestiame improduttivo (cfr. paragrafo seguente).