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Opportunità e criticità legate all’utilizzazione dei pascoli Lo sfruttamento dei pascoli in quota non solo caratterizza l’intero sistema

PRATI E DEI PASCOLI IN VALLE D’AOSTA

3.6 Opportunità e criticità legate all’utilizzazione dei pascoli Lo sfruttamento dei pascoli in quota non solo caratterizza l’intero sistema

zootecnico valdostano ma ne costituisce la base e l’elemento fondante: è proprio la massiccia presenza di pascoli d’alpe che ha permesso, in passato come oggi, lo sviluppo dell’allevamento bovino in tutta la regione33.

Come si è avuto modo di ricordare nei capitoli introduttivi, la secolare pra- tica dell’alpeggio estivo consente alle aziende zootecniche di beneficiare delle ri- sorse foraggere dei pascoli montani, favorendo, al contempo, la corretta gestione delle superfici di fondovalle e di mayen, dove, nel periodo estivo e in assenza del bestiame, si svolgono tutte le operazioni colturali volte al mantenimento e al ripri- stino della coltivabilità.

In questo contesto è quindi fondamentale riconoscere e valorizzare la cen- tralità del ruolo delle aziende d’alpeggio e, di conseguenza, dell’approccio colletti- vo che ne sta alla base. Alla luce dei dati relativi alla consistenza di queste aziende in Valle d’Aosta, che mostrano la tendenza a una graduale diminuzione in termini di numerosità e di superficie utilizzata, si impone un esame delle dinamiche e del- le problematiche legate all’uso tradizionale dei pascoli.

Come anticipato, buona parte delle criticità rilevate dagli allevatori possono essere ricondotte alla crescente separazione tra proprietà dei fondi e conduzione dell’attività e al perdurare di una forte parcellizzazione fondiaria (fig. 3.2), seppur in presenza di un aumento delle superfici medie aziendali. In particolare, si è visto come gli intervistati denuncino l’appesantimento amministrativo dovuto alla ne- cessità di formalizzazione dei numerosi contratti d’affitto. L’elemento chiave che caratterizza il sistema pascolivo valdostano è il paesaggio verso cui l’agricoltore/ allevatore ha un ruolo cruciale per favorire il presidio ambientale del territorio e garantire la corretta gestione del medesimo. Tramite le interviste è stato possibile individuare alcuni dei fattori che influiscono positivamente o negativamente sulla corretta gestione dei pascoli.

33 Si consideri che dagli archivi amministrativi della RAVA risulta che oltre il 75% delle superfici forag- gere in uso sono pascoli d’alpeggio.

Fig. 3.2 Opportunità e criticità legate all'utilizzazione dei pascoli

Effetti positivi Effetti negativi

OPPORTUNITA Presidio del territorio Massiccia presenza di pascoli d'alpeggio: - Beneficiare delle risorse foraggere d'alpeggio; -Permettere la corretta gestione delle superfici foraggere di fondovalle e mayen

Separazione tra fondi e conduzione dell'attività (frammentazione): -Perdita del legame agricoltore-territorio -Variabilità nella gestione delle diverse superfici Gestione del paesaggio Conoscenza del territorio t CRITICITA Riduzione numero di aziende e ampliamento dimensioni: -"Nuova" gestione del

territorio

-Perdita qualità lavoro svolto

Fonte: nostre elaborazioni

La locazione dei fondi avveniva, fino a un recente passato, per lo più tramite accordi verbali e spesso, in considerazione delle esigue dimensioni degli appez- zamenti, si procedeva a un pagamento in natura (un chilogrammo di burro, una forma di Fontina, ecc.). Il passaggio alla forma scritta obbligatoria costituisce per- tanto un aggravio burocratico rilevante al quale si accompagna un aumento dei costi amministrativi. La complessità dovuta alla frammentazione delle proprietà si riflette infine nella gestione di altrettante domande di aiuto per l’accesso alle misure agro-ambientali e compensative degli svantaggi naturali.

La crescente separazione tra la proprietà e l’utilizzo della terra non è priva di conseguenze negative anche sulla pianificazione del lavoro e sulle scelte im- prenditoriali. Per gli agricoltori il cui titolo di possesso dei terreni è prevalente- mente legato a contratti d’affitto la programmazione del lavoro sul lungo termine risulta più difficoltosa, variando in funzione della fluttuazione dei canoni di affitto e della disponibilità stessa delle superfici. Gli intervistati hanno sottolineato la ne- cessità di passare da una gestione in affitto dei fondi alla proprietà al fine di favo- rire la programmazione dell’attività agricola e snellire le procedure burocratiche e sollecitano l’Amministrazione regionale a interessarsene.

Un’azione interessante da parte dell’Assessorato sarebbe quella di favorire l’acquisto di terreni per poter creare un’azienda più grande e fidelizzare l’agricol- tore alla sua proprietà. Avere la proprietà dell’azienda è molto diverso da tenerla in affitto perché vuol dire lavorare con un certo rigore e con una certa program- mazione. Pur essendoci oggi molte proprietà che sono messe sul mercato, spes- so l’agricoltore non riesce ad arrivarci finanziariamente, ci vorrebbe pertanto un aiuto importante da parte dell’amministrazione pubblica, onde evitare che queste proprietà vadano a finire nelle mani di altri imprenditori che a loro volta affittano ad agricoltori. Dare all’agricoltore la possibilità di avere l’azienda in proprietà è fondamentale in prospettiva futura tenendo conto della crisi che c’è evitando agli allevatori di pagare affitti altissimi e senza la garanzia che i proprietari mantenga- no la parola data. (Intervista 4)

La progressiva perdita di “fidelizzazione” dell’agricoltore al territorio - ter- ritorio sul quale lavora ma del quale non ha la proprietà - è individuata come una delle principali cause dell’incuria nella gestione di superfici e fabbricati. Questo aspetto è particolarmente evidente nelle aziende d’alpeggio che, in considera- zione delle difficili condizioni climatiche di alta quota, delle caratteristiche strut- turali dei fabbricati e delle difficoltà di accesso necessitano di costanti interventi manutentivi che rischiano di passare in secondo piano se, a causa di continui cambi di gestione, non si crea tra l’agricoltore e la proprietà un rapporto stabile e duraturo.

… i proprietari di alpeggio fanno ben attenzione a chi danno in affitto le loro proprietà e nel momento in cui non dovesse più venire l’attuale affittuario sarà difficile reperirne uno altrettanto affidabile. Spesso infatti si trovano persone che si sono date all’agricoltura senza averne un’idea e rischiano di fare solo danni. […] Il vantaggio principale a dare in affitto a persone che sanno fare il loro mestiere con serietà, non è tanto il canone di affitto in sé, quanto il mantenimento della campa- gna e delle strutture. (Intervista 7)

Il venir meno della stabilità nella conduzione degli alpeggi, per i quali si as- siste a un frequente susseguirsi di gestioni diverse, e l’accresciuta mobilità delle mandrie, per effetto dell’introduzione del trasporto con camion, porta a una pro- gressiva perdita del legame agricoltore-territorio che, in passato, in un contesto di maggiore stabilità nella conduzione degli alpeggi, si creava non solo nel fondovalle ma anche alle quote d’alpe. Questo comporta, oltre alla citata crescente derespon- sabilizzazione dell’agricoltore, un rischio di progressiva perdita di conoscenza del territorio da parte dell’allevatore che vi opera con delle ovvie conseguenze negati- ve in termini di custodia del territorio.

Un affievolimento della funzione di presidio territoriale da parte dell’agri- coltore discende anche dalla progressiva riduzione del numero di aziende con il contestuale aumento delle dimensioni medie delle stesse, una tendenza questa che ha dei risvolti diretti sulla gestione delle superfici adibite a pascolo e/o alla produzione di fieno. I dati sull’utilizzo delle superfici agricole, per effetto di tale compensazione, non rilevano per il momento importanti inflessioni; d’altra parte essi non riescono a mettere in luce la diversa pressione esercitata sul territorio.

Il rischio è quello della sottoutilizzazione delle superfici più disagevoli con tutte le ricadute negative già dette [variazione della composizione floristica e ten- denza all’abbandono]. A differenza di quanto avveniva in passato quando c’erano molte più aziende, anche più piccole, ma omogeneamente distribuite su tutto il territorio, oggi che ci sono solo più poche grandi aziende con i capi concentrati in piccole zone, la pressione sul territorio non è più la stessa. Questo vale anche per le zone di alpeggio. (Intervista 5)

Tanto nelle aziende di fondovalle che in alpeggio si determina un diverso utilizzo delle superfici a seconda della loro accessibilità, della pendenza e della conseguente possibilità di meccanizzazione del lavoro. Con particolare riferimento ai pascoli d’alpe, la costruzione di impianti di fertirrigazione in prossimità dei fab- bricati determina uno sfruttamento più intensivo nelle zone adiacenti alle stalle; a fondovalle, nelle superfici riservate alla produzione di foraggio per l’inverno, irri- gazione, concimazione e sfalci sono concentrati maggiormente negli appezzamen- ti più facilmente “lavorabili”, per accesso, pendenza, dimensioni.

Le diverse scelte nella gestione di prati e pascoli comportano delle ricadute su composizione floristica e biodiversità che attualmente gli agricoltori sembrano non tenere in alcun conto; in Francia, per ovviare a tali inconvenienti, ha riscosso particolare successo un intervento - denominato prairies fleuries - finalizzato alla salvaguardia della ricchezza floristica dei prati naturali e della biodiversità34.

Infatti i prati più estensivi tendono ad avere un numero di specie maggiore, però dal punto di vista degli indici di biodiversità e dal punto di vista della sostenibi- lità del sistema, tendono ad essere superfici che vanno verso l’abbandono perché magari più difficili da irrigare o più lontane dalla sede aziendale. Si tende, in defini- tiva, ad abbandonare queste aree e a determinate quote l’abbandono comporta nel

34 Si tratta della misura inserita nel PSR 2007-2013 con il titolo di “impegno unitario Herbe_07”: l’a- gricoltore si impegna a mantenere la ricchezza floristica nelle parcelle sottoposte a contratto per una durata di 5 anni durante i quali percepisce un contributo di 89 euro per ettaro ogni anno (Curtaz e Talichet, 2011).

giro di poco tempo la trasformazione in arbusteto con relativa perdita in interesse floristico a favore di specie arbustive; …più interessante un approccio che abbiamo valutato nel progetto “NAPEA”, diffuso in Francia e relativo alle misure “prairies fleuries” che loro hanno incominciato ad adottare da tempo”. (Intervista 5)

La presenza in un dato territorio di un numero inferiore di aziende che as- sicurano lo sfalcio e il pascolamento comporta, anche a parità di superficie uti- lizzata, una perdita nella qualità del lavoro svolto. Si consideri infatti che, in un contesto montano, l’eccessiva frammentazione dei fondi, unita alle caratteristiche morfologiche del territorio (forte pendenza, difficoltà d’accesso) rende partico- larmente disagevole la meccanizzazione del lavoro. La produzione del foraggio necessita quindi, ancora oggi, di un forte ricorso alla manodopera. Rispetto al passato, la manodopera disponibile è fortemente diminuita: in un contesto di aziende a conduzione familiare che raramente ricorrono - almeno per la parte di fondovalle - all’assunzione di personale, il lavoro è svolto da poche persone che si concentrano prevalentemente sugli appezzamenti nei quali è possibile la meccanizzazione.

Trovo che costi troppo caro fare i fieni qui rispetto al valore che poi ha il pro- dotto, l’anno scorso ho fatto 350 rotoballe e ho speso circa 3.000 euro tra gasolio e il resto, in più lavorando un mese e mezzo per avere alla fine ben poco in mano. (Intervista 11)

Parallelamente, la diminuzione della manodopera impiegata sul territorio rende più difficoltosa anche l’organizzazione dei lavori di interesse comune, quali ripristino di muretti a secco, manutenzione di sentieri di accesso ai fondi, pulitura dei rus (il tradizionale sistema di canalizzazione delle acque per l’irrigazione agri- cola), un tempo supportati dalle periodiche corvée. Queste attività - e, ancor più, la mancata realizzazione di queste attività - hanno ricadute sul piano della fruibilità del territorio da parte dei turisti e dei residenti, nonché sui pericoli di dissesto idrogeologico e di incendio boschivo.

Direi di sì, anche perché c’è la consapevolezza che se gli agricoltori gesti- scono il territorio in una certa maniera le ricadute positive ci sono per tutti e si hanno sui turisti. (Intervista 6)

Dall’analisi dell’approccio collettivo alla gestione dei pascoli emerge che numerose sono le opportunità, ma anche gli aspetti problematici qualora lo scopo sia quello di preservare il tradizionale sistema di utilizzazione delle foraggere e di allevamento del bestiame. La tabella 3.2 schematizza quanto raccolto attraverso le interviste: per ogni aspetto individuato quale “elemento chiave” sono state indi- cate, dunque, le opportunità e le criticità.

Tab. 3.2 Opportunità e criticità dell’approccio collettivo alla gestione dei prati e dei pascoli

Fattore chiave Opportunità Criticità

Accessibilità in molti casi è possibile procedere alle operazioni colturali con mezzi meccanici

Talora le pendenze non permettono l'accesso dei mezzi meccanici ai pascoli con conseguenti difficoltà di gestione del territorio Gestione delle

superfici foraggere

Mantenere una corretta gestione dei pascoli ha effetti positivi su ambiente, aspetti idrogeologici, paesaggio ed economia

La tendenza a coltivare solo alcune zone e quindi favorire la diffusione di aree incolte, aumentare i rischi di dissesto idrogeologico e di incendi boschivi, ridurre la fertilità del suolo, nonché avere effetti sulla fruibilità turistica Paesaggio Alcuni parchi promuovono il pascolo

nelle loro aree; il legame con le razze autoctone e con l'alpeggio caratterizzano il territorio (specificità dell'agricoltura valdostana)

La mancata o scorretta utilizzazione dei prati e dei pascoli non contribuisce alla prevenzione degli incendi e delle valanghe e agisce negativamente sull'assetto idrogeologico Turismo La corretta gestione dei pascoli alpini

è fonte di attrattività per il turismo estivo

Le società di gestione degli impianti di risalita invernale mantengono più a lungo la neve sulle piste (a volte innevate artificialmente) ritardando la vegetazione

Miglioramento fondiario

Necessario per ridurre la parcellizzazione fondiaria; numerosi gli interventi legati all'installazione di impianti di irrigazione

il sistema agricolo valdostano è caratterizzato da una elevata frammentazione fondiaria

Burocrazia Da semplificare onerosa la stipula di molteplici contratti d'affitto e la gestione delle pratiche per beneficiare del sostegno pubblico Parcellizzazione

fondiaria

Diffusi gli scambi di appezzamenti confinanti fra agricoltori al fine di ottimizzare la gestione delle superfici foraggere e dei capi di bestiame

Numerosi i contratti d'affitto da stipulare per usufruire di superfici idonee all'allevamento; i canoni di affitto sono elevati e il prezzo non scaturisce dalle caratteristiche qualitative dei prati e dei pascoli essendo bensì legato alla presenza e allo stato degli edifici annessi ovvero all'entità dei contributi pubblici percepiti dai conduttori

Manodopera Per risolvere il problema della scarsità di lavoratori ci si avvale soprattutto di manodopera straniera (extracomunitari e neocomunitari)

Difficile da reperire e soprattutto è scarsa la disponibilità a lavorare in alpeggio e non sempre adeguate sono le competenze Filiera opportunità di integrazione totale della

filiera con i soggetti a valle (ristoratori, albergatori) per la promozione dei prodotti agroalimentari locali

Mancanza di una filiera completa; scarsa sensibilità da parte degli operatori del terziario circa la necessità di valorizzare le produzioni agroalimentari tipiche

Qualità dei prodotti Va promossa; bisogna lavorare non soltanto sulla quantità ma occorre puntare anche e soprattutto sulla qualità dei prodotti

L’abuso dei concentrati nell’alimentazione del bestiame e il mancato rispetto della corretta epoca di sfalcio del cotico erboso può inficiare la qualità delle produzioni zootecniche Apprendimento Attraverso la formazione professionale

è possibile ottenere dagli agricoltori il rispetto delle corrette agrotecniche

Spesso l’apprendimento è legato

esclusivamente alla tradizione familiare o allo scambio di pratiche all'interno della comunità Fonte: nostre elaborazioni