• Non ci sono risultati.

La gestione delle superfici foraggere e del bestiame

COLTIVAzIONI fORAggERE E BENI PUBBLIC

2.2 La gestione delle superfici foraggere e del bestiame

Come accennato poc’anzi, la complessa gestione delle superfici foraggere e degli animali in produzione zootecnica è funzionale al mantenimento del tra- dizionale sistema di allevamento bovino e ovi-caprino in Valle d’Aosta. Al fine di documentare l’attuale stato della foraggicoltura e della zootecnia regionale si è attinto ai dati contenuti nel Sistema Informativo Agricolo Regionale16 (SIAR) nel

quale confluisce la totalità delle informazioni a carattere amministrativo inerenti alle aziende agricole valdostane.

Come si evince dalla tabella 2.7 le superfici prative e pascolive assommano a circa 8.200 ettari nei fondovalle, 1.560 ettari nei mayen e all’incirca 40.000 ettari negli alpeggi. Le aziende agro-zootecniche poste nei fondovalle sono circa 1.150, ma solamente 200 dispongono di strutture nei mayen e, ancora, sono circa 370 (organizzate in oltre 1.000 tramuti) quelle localizzate negli alpeggi.

16 Di cui alla legge regionale n. 17 del 28/04/2003 “Istituzione e gestione del Sistema informativo agri- colo regionale (SIAR) e dell'Anagrafe regionale delle aziende agricole valdostane”; l’interrogazione del data base è stata predisposta da Valter Nicase e da Sabrina Benocci, di IN.VA. S.p.a.

Tab. 2.7 Valle d’Aosta: aziende e superfici foraggere di fondovalle, mayen e alpeg- gio (anni 2009-2011)

Media triennio 2009-2011

Fondovalle Mayen Alpeggio

SAU totale (ha) 8.226 1.561 40.142

Aziende (n°) 1.156 203 370

Tramuti (n°) - 258 1.020

Per superfici foraggere si intende l’insieme tutti i prati e i pascoli. Fonte: SIAR- Regione Autonoma Valle d’Aosta

La superficie interessata da prati e da pascoli in Valle d’Aosta è per la quasi totalità (91%) a disposizione di privati proprietari e solo 5.800 ettari sono di pro- prietà di Enti pubblici; si tratta essenzialmente di alpeggi di proprietà comunale che vengono resi disponibili agli allevatori sulla base di una pubblica offerta, con contratti di affitto di durata pluriennale. Pur sussistendo lievi differenze a secon- da della quota alla quale sono localizzate le superfici foraggere, dalla tabella 2.8 risulta chiaramente che quasi l’80% delle stesse (quasi 51.500 ettari) sono rese disponibili agli agricoltori attraverso contratti di affitto17.

Tab. 2.8 Valle d’Aosta: titolo di possesso delle superfici foraggere (anno 2011)

Alpeggio Mayen Fondovalle Totale

ha % ha % ha % ha %

SAU foraggera a disposizione di privati 43.203 89,0 3.313 97,6 12.002 97,0 58.705 91,0

di cui:

SAU foraggera di proprietà 3.535 7,3 699 20,60 2.968 23,98 7.231 11,2 SAU foraggera in affitto 39.668 81,7 2.614 76,98 9.034 73,00 51.474 79,8 SAU foraggera di proprietà di enti 5.335 11,0 82 2,42 373 3,02 5.804 9,0 SAU foraggera totale 48.538 100,0 3.395 100,0 12.376 100,0 64.509 100,0 Fonte: SIAR- Regione Autonoma Valle d’Aosta

In merito alla complessa organizzazione che è alla base della gestione dei capi di bestiame, essa è funzionale allo sfruttamento dei pascoli d’alpe durante

17 In effetti, l’affitto è la forma di conduzione delle superfici agricole di gran lunga prevalente ed è, questa, una caratteristica peculiare della regione alpina. Infatti, secondo i dati dell’ultimo Censi- mento dell’agricoltura italiana in Valle d’Aosta l’81% della SAU (circa 44.800 ettari su 55.400 ettari) è condotta in affitto dagli agricoltori, mentre una parte esigua (poco più di 9.100 ettari, pari al 16,5% della SAU) è di proprietà degli agricoltori stessi e una restante quota (1.400 ettari, pari al 2,5% del totale) è detenuta in comodato.

l’estate e, al contempo, all’affienamento dei prati e dei prati-pascoli nei fondovalle e nei mayen al fine di costituire le scorte di foraggio per l’inverno. È bene eviden- ziare che, a differenza di quanto accade in altre aree alpine, dove lo sfruttamento dei pascoli in quota è effettuato da allevatori proprietari del bestiame (malgari), in Valle d’Aosta questo si realizza prevalentemente attraverso lo spostamento dei capi da un allevamento all’altro: quello di fondovalle in veste di cedente, quello di alpeggio come destinatario (cfr. quanto detto più avanti).

Dalle informazioni contenute nella tabella 2.9 si evince che il numero dei capi che ogni estate vengono trasferiti nei mayen e negli alpeggi (media del trien- nio 2009-2011) assomma a oltre 29.500 bovini, di cui quasi 16.000 - vale a dire circa il 54% - sono vacche da latte e a poco più di 3.900 ovi-caprini. Il fenomeno della fida (o affitto estivo del bestiame) interessa nel complesso 14.130 capi bovini - equiva- lenti a poco meno della metà di quelli monticati - e ben il 70% degli ovi-caprini. Tab. 2.9 Valle d’Aosta: capi monticati per specie e categoria (anni 2009-2011)

Specie e categoria

Media triennio 2009-2011

Alpeggio Mayen Totale capi

monticati

Totale capi a fida

Totali di cui: a fida Totali di cui: a fida

Bovini < 1 anno - totale 3.626 1.538 1.012 311 4.638 1.849

Bovini < 2 anni - maschi 107 32 30 6 136 38

Bovini < 2 anni - femmine 3.600 2.043 922 389 4.522 2.432

Bovini > 2 anni - maschi 44 13 11 1 55 14

Giovenche > 2 anni 3.290 1.752 912 370 4.202 2.122 Vacche da latte 13.078 6.753 2.880 923 15.958 7.676 ovini - fattrici 969 654 265 78 1.233 732 ovini - altri 448 320 110 39 558 360 Caprini - fattrici 1.094 505 462 199 1.556 704 Caprini - altri 392 181 191 83 584 264 Nota: situazione al 1/09

Fonte: SIAR- Regione Autonoma Valle d’Aosta

Le relazioni che intercorrono tra i proprietari dei prati e dei pascoli e i con- duttori degli alpeggi, tra le aziende foraggere e quelle con bestiame e, ancora, tra i conduttori degli alpeggi e le aziende zootecniche di fondovalle che danno il loro bestiame in fida durante i mesi estivi sono quanto mai variegate e complesse. Le problematiche legate alla fitta rete di relazioni esistente tra gli operatori del siste- ma agro-zootecnico locale saranno trattate nel dettaglio nel successivo capitolo 3, dove si analizzeranno i risultati dell’indagine di campo che è alla base del presente

studio. Preme, tuttavia, fin d’ora evidenziare alcune specificità inerenti le modalità attraverso cui avviene il trasferimento interaziendale del bestiame.

L’affitto o fida di capi di bestiame per il periodo dell’alpeggio è descritto fra gli “Usi civici della Valle d’Aosta” raccolti dalla Camera di Commercio di Aosta; generalmente le bovine, gli ovini e i caprini sono presi e tenuti in affitto per un alpeggio della durata compresa tra i 90 ed i 120 giorni e i relativi contratti sono quasi sempre verbali. Tale durata va dal giorno di San Bernardo, cioè il 15 giugno (salvo contraria pattuizione tra le parti e salvo eccezionali condizioni climatiche e ambientali che impongono inizio differente) alla demonticazione (desarpa) che avviene tra il 22 e il 29 settembre, cioè fra le ricorrenze di San Maurizio e di San Michele, salvo annate di eccezionale siccità o di gelo precoce.

Il sistema tradizionale per stabilire il prezzo di locazione delle bovine con- siste nel pesare il giorno di San Pietro (29 di giugno) la quantità di latte ottenuto nelle due mungiture giornaliere da ciascuna di esse. La quantità di latte prodotto va diminuita di un quantitativo determinato di latte espresso in chilogrammi – ge- neralmente quattro – corrispondente al compenso giornaliero dovuto per il man- tenimento della bovina18.

Va detto però che dalle interviste condotte ai fini della realizzazione del no- stro studio emerge con chiarezza la tendenza da parte degli operatori ad abbando- nare il sistema tradizionale di valutazione del prezzo da corrispondere ai proprie- tari delle bovine da parte dell’affidatario delle medesime. La tipologia di accordi stabiliti tra le parti è oggigiorno quanto mai variegata, pur tendendo a prevalere la condizione per cui nessun emolumento - né in denaro, né in prodotti - viene corri- sposto dall’alpicoltore (arpian) il quale si limita a custodire e alimentare le vacche in alpeggio, tenendo per sé le relative produzioni19.

Pure, quando la salita agli alpeggi delle mandrie non avviene secondo la tradizionale transumanza, il costo del trasporto degli animali dall’azienda di fon- dovalle alla malga è nella generalità dei casi a carico del proprietario. Tutto questo accade anche in virtù del fatto che il canone richiesto ai conduttori d’alpeggio dai

18 Ulteriori specificazioni circa gli obblighi del proprietario delle bovine date in fida e del conduttore dell’alpeggio si rinvengono al Titolo IV (Compravendita, affitto e conduzioni di fondi rustici), Capito- lo Settimo (Altre forme di conduzione), Capo C) Affitto di bovine, di ovini e di caprini per il periodo dell’alpeggio), Art. 10 - Disposizioni comuni; Art. 11 Affitto di bovine – Condizioni dell’affitto – Siste- ma di pesatura per la determinazione del prezzo di locazione; Art. 12 - Affitto di ovini – Condizioni dell’affitto; Art. 13 - Affitto di caprini – Condizioni dell’affitto.

19 Di contro, nel corso dell’indagine si è avuta notizia di aziende d’alpeggio disposte a pagare per avere in consegna le bovine durante i mesi estivi, al fine di garantire un adeguato carico di bestiame nelle malghe per garantire sufficienti produzioni di latte e per impedire la sottoutilizzazione e il conse- guente degrado delle superfici pascolive.

proprietari dei pascoli si è nel tempo accresciuto, parallelamente all’incremento dei trasferimenti pubblici a favore dei conduttori delle malghe (dell’influenza del sostegno pubblico sulla gestione delle superfici foraggere e delle mandrie si dirà nel successivo capitolo 3).

Accordi assai diversificati vengono stipulati anche al fine di stabilire il com- penso che il proprietario del bestiame improduttivo (vale a dire, dei capi giovani) deve pagare all’arpian per la cura che questi gli dedica nei mesi estivi. Si è avuto notizia, in questo caso, di una “tariffa” di riferimento equivalente a 1 euro per capo per giorno ma, come detto poc’anzi, le condizioni di scambio dei capi sono quanto mai difformi e variegate.

Pur con qualche semplificazione, interessa in questa sede schematizzare i rapporti tra chi da e chi riceve in fida i capi di bestiame richiamando una classifica- zione delle imprese valdostane praticanti l’allevamento bovino già adottata in pas- sato (Seroglia e Trione, 2002), secondo la quale si identificano le seguenti tipologie aziendali operanti in Valle d’Aosta:

- tipologia A: aziende di fondovalle prive, o con scarse, superfici a pascolo, i cui capi vengono dati in fida a terzi nei mesi estivi per l’alpeggio;

- tipologia B: aziende di fondovalle, sostanzialmente prive di pascoli, che non danno il bestiame in affida a terzi nei mesi estivi e quindi non pratica- no l’alpeggio;

- tipologia C: aziende integrate con fondovalle e/o mayen e/o alpeggio, che praticano la monticazione estiva prevalentemente o esclusivamente con il proprio bestiame;

- tipologia D: aziende integrate con fondovalle e/o mayen e/o alpeggio, che praticano la monticazione estiva con il proprio bestiame più il bestiame (vacche e/o bestiame giovane) preso in fida da terzi ;

- tipologia E: aziende di alpeggio con grandi superfici a pascolo, che in esta- te monticano pressoché esclusivamente bestiame preso in fida da terzi. Come si evince dalle informazioni riportate nella tabella 2.10, a quest’ultima tipologia afferiscono soltanto poche decine di aziende20, alle quali corrisponde la

figura di un imprenditore-conduttore dell’alpeggio il quale si prende cura nei mesi estivi del bestiame di altri allevatori. Attraverso di essa si vorrebbe identificare la tradizionale figura dell’arpian “puro”, conduttore di un’azienda di ampie dimensio-

20 Da notare, comunque, che il loro numero si è mantenuto costante nell’arco di circa un decennio: dall’interrogazione effettuata nel 1999 a carico degli archivi amministrativi della Regione Autonoma Valle d’Aosta risultava l’esistenza di 32 aziende zootecniche (Seroglia e Trione, 2002) e ancora nel triennio 2009-2011 esse sono 35 (tab. 2.10).

ni a carattere stagionale che, per la sua stessa natura, da sempre sfugge alle rile- vazioni censuarie ed alle statistiche ufficiali. Dalle informazioni raccolte, tuttavia, questa figura di imprenditore sembrerebbe quasi del tutto scomparsa, mentre le imprese alpicole di grandi dimensioni attualmente attive in Valle d’Aosta tendono per lo più ad assumere i connotati delle aziende di tipologia C e D.

Tab. 2.10 Valle d’Aosta: aziende zootecniche per tipologia e capi bovini monticati (anni 2009-2011)

Tipologia aziendale

Descrizione Media triennio 2009-2011

Capi monticati in estate

(uBA)

A Aziende di solo fondovalle i cui capi vengono dati a

fida nei mesi estivi 564 8.597

B Aziende di fondovalle che non praticano alpeggio

neanche con la fida 210 -

C Aziende integrate di fondovalle con pascoli in mayen

e alpeggio ma che non prendono bestie in fida 85 1.855 D Aziende integrate di fondovalle con pascoli in mayen

e alpeggio e che prendono bestie in fida 320 23.426 (*) E Aziende di alpeggio con pascoli che monticano

bestiame preso in fida 35 1.670 (*)

(*) sono compresi i capi presi in fida dalle aziende di Tipologia A Fonte: SIAR- Regione Autonoma Valle d’Aosta

Come si evince dalle informazioni riportate nella tabella, delle circa 1.200 imprese zootecniche operanti in Valle d’Aosta quelle che afferiscono alla tipologia A (aziende di fondovalle prive, o con scarse, superfici a pascolo, i cui capi vengono dati in fida a terzi nei mesi estivi per l’alpeggio) sono assai meno della metà: sono, per la precisione, 564 mentre nel 1999 se ne identificarono 795 (-29%). È questo il caso, in effetti, di aziende la cui dimensione della mandria varia generalmente da pochi capi a poche decine di capi (una trentina) e rappresenta la tipologia di allevamento bovino che col tempo tende maggiormente a scomparire così come documentato, dalle statistiche intercensuarie21. Afferiscono soprattutto a questa

21 Uno studio dell’Institut Agricole Régional di Aosta finalizzato ad indagare la sostenibilità delle aziende zootecniche valdostane sotto il profilo economico (vale a dire, in termini di redditività), sociale e ambientale evidenzia che i migliori risultati economici sono conseguiti dalle imprese im- pegnate direttamente nella trasformazione del latte e che ad essere abbandonata è soprattutto la fascia di mezza montagna e, più in generale, le superfici agrarie di difficile meccanizzazione. Infine, dal punto di vista sociale, dallo studio emerge una insufficiente capacità della zootecnia di attrarre i giovani - e, dunque, di garantire la sopravvivenza dell’impresa - ogniqualvolta la dotazione di ca- pitale fondiario non consenta agevoli condizioni di lavoro (Francesia et al., 2008).

tipologia le aziende che nel recente passato hanno dismesso l’allevamento e che si limitano a sfalciare e ad affienare i prati nei fondovalle (fornendo i foraggi agli altri allevamenti) ovvero che rendono disponibili le superfici foraggere alle altre tipologie di aziende zootecniche (segnatamente: B, C e D).

Alle tipologie C e D appartengono quelle imprese che meglio caratterizza- no il tradizionale sistema agro-zootecnico valdostano; si tratta, generalmente, di aziende di dimensioni medio-grandi (in termini di ampiezza della mandria), ben strutturate dal punto di vista della dotazione di capitali e dell’organizzazione del lavoro; il loro numero è, nel complesso, aumentato rispetto a una decina di anni fa ed esse sono tuttora alla base dello sfruttamento dei pascoli estivi.

Una notazione particolare meritano le imprese afferenti alla tipologia B - il cui numero si è accresciuto negli anni recenti - a testimoniare la tendenza degli allevatori ad abbandonare la tradizionale monticazione estiva delle lattifere a ra- gione del fatto che essi possono disporre di estese superfici foraggere a fondovalle e nel mayen, tali da consentire la permanenza delle mandrie durante tutto l’anno.

Esempi di siffatti casi aziendali sono stati segnalati dagli operatori intervi- stati nel corso della nostra indagine e, come già accennato al precedente para- grafo 2.1, sono stati analizzati al fine della realizzazione dello studio finalizzato tra l’altro ad illustrare i sistemi foraggeri delle aziende agricole della Valle d’Aosta e delle limitrofe regioni francesi (Curtaz e Talichet, 2011).

La disponibilità di grandi estensioni prative a fondovalle (in parte sfalciate e in parte sfalciate e pascolate) e l’agevole meccanizzazione delle parcelle consen- tono in diversi casi aziendali di raggiungere l’autonomia foraggera, talché risulta conveniente per queste aziende non trasferire le bovine in alpeggio durante l’esta- te e, scaglionando i parti su 7-10 mesi, esse riescono in tal modo a ottenere una produzione di latte relativamente costante durante l’anno.