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SPSA APSA

J. Opt Soc Amer 4: 267-280.

4. PERICOLOSITÀ NELLE PIANE ALLUVIONALI 1 Introduzione

4.4 La Valle dell’Inferno: gli impatti sulle falde idriche di un’opera in sotterraneo 1 Premessa

4.4.2 Caratteri geologic

4.4.2.1 Inquadramento geologico

L’area in esame si trova quasi allo sbocco del fosso della Valle dell’Inferno, affluente di riva destra del Fiume Tevere. Il fosso scorre prima in direzione nord-sud, a est di Monte Mario, per poi deviare bruscamente in direzione SW-NE e confluire nel Tevere. La valle del fosso nel suo tratto terminale costituisce il limite fisico tra il rilievo di Monte Mario e quello del Monte Vaticano (vedi fig. 4.4). La superficie di base del fosso, a seguito dell’ultimo abbassamento del livello del mare (regressione würmiana), risulta profondamente incisa entro i depositi pliocenici argillosi della Formazione del Monte Vaticano mentre sui versanti della valle oltre alle argille plioceniche affiorano anche i depositi pleistocenici sabbiosi della Formazione di Monte Mario e sabbioso-ghiaiosi della Formazione di Ponte Galeria. Sulla superficie di erosione si sono andati a deporre, durante la risalita olocenica del livello del mare, i sedimenti alluvionali del fosso, il cui spessore aumenta progressivamente spostandosi verso la confluenza con il Tevere dove raggiunge il suo valore massimo (circa 35 metri).

La configurazione morfologica originaria del fosso della Valle dell’Inferno e i suoi rapporti di confluenza nel Fiume Tevere sono stati completamente obliterati dagli interventi antropici che si sono realizzati, soprattutto dopo l’unità d’Italia, in tutta l’area di Prati e che hanno portato alla formazione di una continua coltre di terreni di riporto.

Per mostrare un esempio delle notevoli modifiche morfologiche che si sono verificate nel tempo, si veda la figura 4.38 che mostra i cambiamenti intervenuti tra il 1847 e il 1907.

In tale figura si nota come nella carta del 1847 risultino ancora ben evidenti i lineamenti morfologici della parte finale della Valle dell’Inferno che sono stati poi completamente cancellati dagli interventi antropici consistenti nell’estrazione a cielo aperto di argille per laterizi, prima, e nell’urbanizzazione, poi, con il conseguente livellamento con i terreni di riporto.

Il corso del Fosso della Valle dell’Inferno, che è ancora visibile nella carta del 1907 poco ad est dell’area in cui è stato realizzato il Nuovo Mercato Trionfale, mentre più a ovest esso è

incondottato. In entrambe le carte sono ben visibili le localizzazioni delle fornaci legate alle attività di coltivazione delle argille plioceniche che erano particolarmente diffuse lungo le pendici di Monte Mario come mostra anche una foto di fine ‘800 (fig. 4.39).

A seguito degli interventi antropici succedutisi nell’arco dell’ultimo secolo attualmente l’area in esame si presenta pertanto con una morfologia pianeggiante ed interamente urbanizzata (fig. 4.37).

Fig. 4.37 – Carta geologica (da APAT, 2008 a). Il cerchio rosso indica l’ubicazione del Nuovo Mercato Trionfale. Legenda: h – deposito antropico; SFTba – deposito alluvionale; VTN – F. di Vitinia; AEL – F. Aurelia; VSN1 – F. di

Villa Senni -Tufo lionato; SKF – Tufi stratificati varicolori di La Storta; PTI – U. del Palatino; VGU – F. di Valle Giulia; TDC – U. di Tor dei Cenci; CIL - F. di S. Cecilia; PGL – F. di Ponte Galeria; MTM - F. di Monte Mario; MVA – F. di Monte Vaticano.

Fig. 4.38 – Carta dell’area in esame in una cartografia del 1847 (a sinistra) e del 1907 (a destra). Il cerchio rosso indica la posizione del Nuovo Mercato Trionfale

Fig. 4.39 – La Basilica di S. Pietro ripresa dal pallone aerostatico alla fine dell'800 prima della distruzione di Borgo; nella parte alta della foto sono visibili i numerosi fronti di cava di argilla e le fornaci, ai piedi di Monte Mario e nella Valle dell'Inferno (da BOEMI &TRAVAGLINI, 2006).

4.4.2.2 Stratigrafia

Sulla base dei dati stratigrafici ricavati dall’indagine geognostica, viene di seguito descritta la successione stratigrafica dei terreni presenti nell’area in studio. Per la classificazione dei depositi alluvionali del fosso della Valle dell’Inferno si è fatto riferimento alla terminologia utilizzata per distinguere le varie unità presenti nel complesso alluvionale del fiume Tevere (CORAZZA et alii, 1999; CAMPOLUNGHI et alii, 2008).

Dal più recente al più antico si possono distinguere: - i terreni di riporto di origine antropica recente (R);

- i depositi alluvionali olocenici, costituiti da limi argillosi (LAV), sabbie con ghiaietto (SG) e sabbie limose (SLV);

- il substrato costituito dalle argille del pliocene (Apl). Terreni di riporto (Recente) – R

Nell’area in studio i terreni antropici di riporto sono relativi agli interventi urbanistici che si sono sviluppati nei primi decenni del ‘900 e che hanno portato un livellamento della originale morfologia, al colmamento del Fosso della Valle dell’Inferno ed alla obliterazione della blanda morfologia pliocenica che delimitava il versante sinistro del fosso stesso. Ciò ha determinato un aumento locale della quota naturale di circa 4-5 metri.

I terreni di riporto sono costituiti da sabbie limose giallastre (legate al piano fondale del piazzale del Mercato), terreni origine tufacea con elementi di origine antropica, in assetto ovviamente caotico; all’interno dei riporti sono inclusi elementi murari sepolti relativi a strutture preesistenti e successivamente demolite. Lo spessore varia da un minimo di 4 m ad un massimo di 6,8 m, con una valore mediano di circa 5 m.

Depositi alluvionali del fosso (Olocene) – LAV, SG, SLV

Limi argillosi Verdastri (LAV)

Limi argillosi verdastri, con rari livelletti sabbiosi, che rappresentano il litotipo più superficiale delle alluvioni, immediatamente al di sotto dei riporti.

Questi terreni, pur con una certa variabilità degli spessori, sono estesi con continuità su tutta l’area in studio e sono stati riscontrati anche in altri sondaggi esterni all’area in esame; pertanto emerge una notevole estensione di questo strato, anche se sono ipotizzabili interruzioni e passaggi eteropici, ai bordi della valle. Lo spessore varia da un minimo di circa 2 m ad un massimo di circa 7 m con un valore mediano, per la maggior parte dell’area,di circa 4,5 m.

Sabbie medio-grossolane (SG)

Sotto alle argille verdastre LAV è presente con una certa continuità uno strato di sabbie medio- grossolane, con sparso ghiaietto; localmente si individuano livelli limo-sabbiosi sia eteropici che al passaggio con le sottostanti sabbie limose. Anche questo strato appare continuo per tutta l’area in esame. Lo spessore varia da un minimo di 3,5 m ad un massimo di 7,5 m, con un valore mediano di circa 5 metri.

Sabbie limose (SLV)

Inferiormente, al di sotto della profondità 15-16 metri, e per quasi tutta la profondità della paleovalle sono presenti sabbie limose e limi sabbiosi: Localmente sono presenti rari orizzonti sabbiosi a granulometria media e/o ghiaiosi e di spessore intorno a 3-5 metri. Questo litotipo si estende in profondità fino alle argille plioceniche di base e pertanto, in corrispondenza dell’area in esame, a fino profondità intorno a 35-60 m dal piano campagna, in funzione dell’andamento della paleomorfologia pliocenica sepolta.

Argille plioceniche - Formazione di Monte Vaticano (Pliocene sup.) - (Apl)

La paleovalle incisa e successivamente colmata dalle alluvioni oloceniche è caratterizzata da depositi argilloso-limosi, pliocenici, molto consistenti.

Le argille in questione si sviluppano lungo tutto il settore sepolto dell’incisione valliva, ma anche lungo i versanti esposti di Monte Vaticano in destra idrografica; in sinistra idrografica del paleofosso invece è presente un blando rilievo che è stato sepolto dai riporti e dalle intense urbanizzazioni.

Sulla base dei dati stratigrafici disponibili si individua, nella direzione del fondovalle pliocenico, una pendenza di circa il 10-15°; invece i versanti sono caratterizzati da inclinazioni di circa 24-28°, con una relativa maggiore acclività del versante sepolto lato Via Andrea Doria.

Le argille sono praticamente poco o nulla permeabili svolgendo pertanto funzioni di acquiclude rispetto alla circolazione idrica che permea nelle alluvioni del fosso.

Nel foglio “Roma” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000(APAT, 2008a) l’area in esame ricade completamente all’interno della valle tiberina. In realtà osservando la cartografia del 1907 (vedi fig. 4.38) e l’andamento delle isobate del substrato argilloso pliocenico, ricostruito con i dati di numerosi sondaggi, risulta invece che i versanti argillosi del Fosso della Valle dell’Inferno, sepolti sotto i riporti, si protendono oltre il limite riportato in detto foglio tanto che il Nuovo Mercato Trionfale risulta esattamente situato allo sbocco della valle nella piana del Tevere (fig. 4.40).

Fig. 4.40 – Isobate del substrato pliocenico. In rosso la sagoma del Nuovo Mercato Trionfale

Per una migliore comprensione dell’assetto geologico sono stati anche elaborati uno schema geologico generale (fig. 4.41) e due sezioni geologiche (fig. 4.42).

Fig. 4.41 – Schema geologico generale . In rosso la sagoma del Nuovo Mercato Trionfale

4.4.3 Caratteri idrogeologici

4.4.3.1 Inquadramento idrogeologico

L’area in studio è localizzata sul fondovalle attuale del Fosso della Valle dell’Inferno quasi allo sbocco di tale valle nella piana tiberina.

Come visto nel paragrafo relativo ai caratteri geologici il fosso risulta inciso nel susbstrato impermeabile delle argille plioceniche e colmato da depositi alluvionali olocenici di varia litologia. In ragione di tali condizioni il fosso della Valle dell’Inferno, così come tutti i paleo affluenti del Tevere, sia in riva destra che in riva sinistra, è sede di una circolazione idrica di fondovalle, con dinamiche variabili in funzione della permeabilità delle alluvioni (CORAZZA &LOMBARDI, 1995).

Nell’area di studio, visto la sua posizione prossima alla valle del Tevere, i depositi alluvionali del fosso sono analoghi a quelli del complesso alluvionale del fiume Tevere e possono sussistere le condizioni per una continuità idraulica tra i corpi alluvionali dei due corsi d’acqua con permeabilità analoga.

La morfologia originaria dell’area in esame è stata profondamente cambiata dagli interventi antropici che hanno portato, tra l’altro, alla deposizione di una continua coltre di terreni di riporto all’interno della quale si riscontra, così come nell’intera piana tiberina, la presenza di acqua alimentata dalle precipitazioni atmosferiche ma principalmente dalle perdite delle reti idriche e fognarie (fig. 4.43).

Fig. 4.43 – Ubicazione dell’area di studio (cerchio rosso) nel contesto della circolazione idrica che interessa i terreni di riporto nella piana del fiume Tevere e nelle valli degli affluenti (da CORAZZA et alii, 1999).

4.4.3.2 Caratteristiche idrodinamiche dei terreni

Per lo studio della circolazione idrica sotterranea nell’ambito delle indagini eseguite per la realizzazione dell’opera sono state eseguite prove di permeabilità in foro tipo Lefranc. I risultati di tali prove sono qui di seguito riassunti in forma tabellare, separatamente per ogni unità litotecnica indagata, con indicazione del coefficiente di permeabilità K (tab. 4.13).

Tab. 4.13: valori di permeabilità ricavati da prove Lefranc SOND. (n) PROVA PROFONDITA’ (m) UNITA’ K (m/sec) 7 (PLF1) 1 6-11 SG 4,22x10-6 7 (PLF1) 2 12-15 SLV 7,42x10-7 7 (PLF1) 3 15-18 SLV 3,34x10-6 7 (PLF1) 4 18-21 SLV 6,45x10-7 8 (PLF2) 1 8-11 SG 1,03x10-5 8 (PLF1) 2 11-14 SLV 3,13x10-6 Campagna Marzo 2004 8 (PLF1) 3 14-17 SLV 1,66x10-6 PERM1 1 2-4 R 8,5x10-6 PERM 1 2 6,5-8,5 LAV 3,13x10-7 PERM 2 1 2,5-4,5 R 9,24x10-5 PERM 2 2 6,5-7,5 LAV 1,91x10-7 PERM 3 1 3,5-4,5 R 1,89x10-5 Campagna Dicembre 2004 PERM 3 2 5,5-6,5 LAV 3,51x10-7

Considerando i valori medi di K si possono definire i rapporti di permeabilità con riferimento allo strato meno permeabile costituito dalle argille verdastre LAV (tab. 4.l4).

Tab. 4.14 - valori di permeabilità rappresentativi per le varie unità e rapporto di permeabilità con le argille LAV

UNITA’ K medio

(m/sec)

RAPPORTO DI

PERMEABILITA’

R - Riporti 3,9x10-5 140

LAV - Argille limose verdastre 2,8x10-7 1

SG - Sabbie con ghiaietto 5,8x10-6 110

Dalla tabella si evince come le argille limose LAV si comportino come un impermeabile relativo tra due unità mediamente permeabili come i sovrastanti riporti R e le sottostanti sabbie S.

Oltre alle prove di permeabilità in foro è stata anche condotta una prova di portata su un pozzo appositamente realizzata.

La prova è consistita nell’emungimento di una portata costante da un pozzo e la misurazione dei livelli piezometrici nel pozzo medesimo e in cinque piezometri di cui quattro (P1, P2, P3, P4) situati, con disposizione a croce, ad una distanza di 15 metri dal pozzo stesso.

Dei suddetti piezometri, quattro sono profondi circa 20 e pertanto misurano il livello piezometrico nei terreni alluvionali, mentre un piezometro profondo 5 m (P5) è limitato alla sola circolazione idrica nei riporti (per l’ubicazione del pozzo e dei piezometri vedi figura 4.36).

La prova ha permesso di evidenziare nettamente la presenza di un acquifero in pressione contenuto nello strato SG e di stimare, attraverso le elaborazioni in regime di non equilibrio, i parametri idrodinamici significativi, quali trasmissività T, permeabilità K, coefficiente di immagazzinamento S, e il raggio di influenza del pozzo R (tab. 4.15).

Tab. 4.15 – Prova di portata. Risultati delle elaborazioni in regime di non equilibrio dei dati dei piezometri 3 e 4 Piezometro T (m2/sec) K (m/sec) S R (m)

3 3,46 x 10-4 6,92 x 10-5 1,04 x 10-3 104

4 2,73 x 10-4 5,46 x 10-5 1,47 x 10-3 78

4.4.3.3 Piezometria

Sulla base di dati di archivio, in particolare i dati dei sondaggi eseguiti per la progettazione della linea C della metropolitana di Roma, e dei dati derivanti dai sondaggi eseguiti per la realizzazione dell’opera, è stato elaborato uno schema idrogeologico generale del settore in esame (fig. 4.44). Nella figura con l’indicazione delle isopieze della falda alluvionale di fondovalle che, provenendo dal fosso della Valle dell’Inferno, si immette nella ampia piana tiberina.

Le isopieze più superficiali degradano lentamente verso la valle del Tevere con un gradiente medio di circa 0,60-0,70%. In corrispondenza dell’area dove è stata realizzata l’opera le isopieze hanno valori intorno a 17 m slm (a monte) ed a 16 m slm (a valle).

Le condizioni idrogeologiche sono innanzitutto condizionate dalla falda nelle alluvioni del fosso stesso. Attualmente il fosso è ancora visibile in superficie soltanto nel settore iniziale del bacino idrografico (a monte della stazione Metro A di Valle Aurelia), mentre da questa zona, fino all’area in esame e successivamente fino alla confluenza con il Tevere il fosso è ricoperto da coltri di terreni di riporto relativi alle intense urbanizzazioni che ha subito questo settore della Città di Roma. Dal punto di vista idrogeologico, anche in assenza del fosso, la valle dell’Inferno funge ancora da linea drenante delle acque piovane del bacino idrografico.

Fig. 4.44 – Schema idrogeologico generale dell’area di studio. In rosso la sagoma del Nuovo Mercato Trionfale

Al fine di ricostruire l’assetto piezometrico locale sono stati analizzati i rilievi piezometrici effettuati a marzo e dicembre del 2004 sui piezometri installati nelle due campagne geognostiche realizzate per la progettazione del Nuovo Mercato Trionfale (per l’ubicazione dei piezometri vedi figura 4.36).

Nella tabella 4.16 sono elencati i piezometri installati e le relative misure piezometriche eseguite nel corso della prima indagine nel Marzo 2004.

Tab. 4.16 – Livelli piezometrici misurati a marzo 2004 LIVELLI PIEZOMETRICI (m da p.c.) (dopo piogge) SOND. (n) PIEZOM. PROF . TERRENO 3/3/2004 4/3/2004 5/3/2004 6/3/2004 8/3/2004 9/3/2004 S1 TA 4,5 Riporti 3,70 3,70 3,70 3,70 3,70 3,69 S2 TA 30 Intera strat. 3,08 3,09 3,09 3,10 3,07 3,07 S3 CAS 20 SLV 3,56 3,77 3,71 3,72

SA2 CAS 10 Riporti 3,70 3,69 3,72 3,72 3,67 3,68

SA3 CAS 10 Riporti 3,58 3,66 3,69 3,70 3,62 3,63

Successivamente nel corso dell’indagine integrativa (Dicembre 2004) sono stati installati ulteriori piezometri ed eseguite ulteriori misure piezometriche come qui di seguito riportate (tab. 4.17). I piezometri della prima serie di letture, tranne S2, non erano più utilizzabili in quanto distrutti e/o disturbati dalle attività di cantiere.

Tab. 4.17 – Livelli piezometrici misurati a dicembre 2004-gennaio 2005 LIVELLI PIEZOMETRICI (m da p.c.) (dopo piogge intense) SONDAGGI O PIEZOMETRO PROF ONDIT A TERRENO 16/12/04 23/12/04 28/12/04 30/12/04 10/1/05 12/1/05 S2 TA 30 Intera strat. 3,12 3,13 - 3,10 3,16 3,15 P1 TA 20 SG-SLV 3,56 3,57 3,27 - 3,60 3,60 P2 TA 20 SG-SLV 3,54 3,57 3,23 - 3,58 3,58 P3 TA 20 SG-SLV 3,58 3,59 3,18 - 3,59 3,59 P4 TA 20 SG-SLV 3,50 3,58 3,30 - 3,59 3,54 P5 TA 5 Riporti 3,62 3,60 3,33 - 3,68 3,68

Pozzo Intera strat. 3,99 3,62 - 3,92 3,91

L’analisi dei rilievi piezometrici eseguiti a marzo e dicembre 2004 evidenziano la presenza di due falde idriche:

- una falda libera contenuta all’interno dei terreni di riporto con piezometrica a circa 3,0-3,7 m dal piano campagna; tale falda è sostenuta alla base dalle argille poco permeabili LAV; - una seconda falda in pressione all’interno delle sabbie ghiaiose SG/sabbie limose SLV con

quote piezometriche leggermente più alte di quella contenuta nei riporti; tale falda risulta in pressione in quanto confinata superiormente dalle argille poco permeabili LAV e inferiormente dalle argille plioceniche impermeabili Apl.

Il confronto fra le varie misure mette inoltre in evidenza alcune escursioni dei livelli piezometrici, dovute a precipitazioni con quantitativi di pioggia cumulati variabili da pochi centimetri a circa 40 cm. In particolare il confronto fra due serie di letture omogenee fra il 23 Dicembre ed il 28 Dicembre, con un totale di 56 mm di pioggia continua nei giorni 24, 25, 26, 27 Dicembre, mostra una escursione positiva tra 27 e 41 cm (tab. 4.18).

Tab. 4.18 – Escursioni dei livelli piezometrici in corrispondenza di piogge MISURE LIVELLO DI FALDA (m da p.c.) GIORNO mm di pioggia POZZO P1 P2 P3 P4 P5 23/12/04 0 3,99 3,57 3,57 3,59 3,58 3,60 24/12/04 2,4 25/12/04 1,8 26/12/04 26,2 27/12/04 22,6 28/12/04 3 3,62 3,27 3,23 3,18 3,30 3,33 Escursione (m) +0,37 +0,30 +0,34 +0,41 +0,28 +0,27

In particolare, esaminando tutte le letture piezometriche da Marzo 2004 al Gennaio 2005, separando le escursioni dei piezometri relativi alla falda nei riporti da quelle relative alla falda confinata, emerge che le prime (nei riporti) sono di circa 60 cm, mentre le seconde (in SG/SLV) sono di circa 20 cm.

Risulta pertanto che in caso di pioggia la falda in pressione risponde con escursioni minori rispetto alla falda superficiale nei riporti; in tale contesto, pur in mancanza di misure piezometriche regolari ed a brevi intervalli temporali, si può supporre che la falda nei riporti risponda con variazioni piezometriche più veloci, rispetto alla falda in pressione.

L’analisi delle piezometrie misurate nel Dicembre 2004-Gennaio 2005 permette inoltre una valutazione dei livelli piezometrici della falda nei riporti e della falda nelle sottostanti sabbie con ghiaietto e sabbie limose (SG + SLV): infatti utilizzando i piezometri eseguiti per la prova di emungimento P1, P2, P3 e P4 (con piezometri nelle sabbie limose) e P5 (con piezometro nei riporti), si rileva una pur minima differenza delle escursioni. Si individua che la media dei livelli dei piezometri P1, P2, P3, P4 sono sempre più superficiali rispetto alla falda nei riporti, la quale risulta sempre 2-10 cm più profonda (tab. 4.19).

Tab. 4.19 – confronto tra i livelli piezometrici nei riporti e quelli nelle unità SG-SLV LIVELLI PIEZOMETRICI (m da p.c.) (dopo piogge intense) SONDAGGI O PIEZOMETRO PROF ONDIT A TERRENO 16/12/04 23/12/04 28/12/04 10/1/05 12/1/05 P1, P2, P3, P4 TA 20 SG-SLV 3,55 3,58 3,25 3,59 3,58 P5 TA 5 Riporti 3,62 3,60 3,33 3,68 3,68 DIFFERENZA 0,09 0,02 0,09 0,09 0,10

Poiché in corrispondenza di alcune campagne di misure (soprattutto dopo eventi piovosi) sono risultati valori piezometrici dei riporti più elevati di quelli della falda in pressione, si deduce che in condizioni di bassi livelli piezometrici (condizioni aride e non piovose) la piezometrica della falda in pressione è pur di poco superiore a quella della falda nei riporti, mentre in condizioni piovose i rapporti di altezza delle piezometriche si invertono.

Lo schema riportato nella figura 4.45 mostra graficamente i livelli medi delle escursioni delle due falde verificate fra tutte le misure eseguite.

16,50 16,40 16,30 16,20 16,10 16,00 15,90 15,80 15,70 15,6015,60 15,50 15,40 15,30 m slm Fa ld a fr ea tic a ne i r ip o rti Fa ld a in p re ss io ne ne lle s a b b ie S G e S LV

In base alle misure piezometriche relative alle massime escursioni della falda misurate nel mese di Dicembre 2004 è stata redatta una carta con l’andamento delle isopieze locali della falda superficiale (fig. 4.46). L’andamento piezometrico ricostruito è in accordo con i dati idrogeologici di archivio e mostra con chiarezza il flusso principale di fondovalle verso la piena valle tiberina. Dall’analisi delle piezometriche lungo la direzione del fondovalle risulta un livello piezometrico di circa 16,4-16,5 m slm (a monte dell’opera) e di circa 15,8-16,0 m slm (a valle), con un gradiente locale medio intorno a 0,7-0,8%, sostanzialmente in accordo con l’andamento piezometrico a scala più ampia (vedi fig. 4.44).

4.4.3.4 Assetto idrogeologico locale

Sulla base dei dati stratigrafici, idrodinamici e piezometrici descritti nei paragrafi precedenti si è costruito il modello stratigrafico-idrogeologico dell’area di studio (fig. 4.47).

Fig. 4.47 – Modello geologico-idrogeologico locale. Le frecce blu hanno dimensioni proporzionate ai valori di trasmissività

Nell’area è presente una falda con piezometrica a circa 3,0-3,7 m dal piano campagna all’interno dei terreni di riporto, molto permeabili; questa circolazione idrica è sostenuta alla base da uno strato argilloso (LAV) poco o nulla permeabile che risulta esteso in tutta la zona.

Si sottolinea che la falda nei riporti può essere direttamente condizionata dalle precipitazioni atmosferiche nonché da perdite della rete idrica e fognaria.

E’ presente inoltre una seconda circolazione idrica all’interno delle ghiaie sabbiose SG molto permeabili, tamponata al tetto dalle argille LAV impermeabili.

Questa falda in pressione è in continuità, pur con differenze di trasmissività che determinano un certo semiconfinamento, con la circolazione idrica all’interno delle sabbie limose SLV, quest’ultima caratterizzata da medio-bassa permeabilità; questa circolazione idrica è sostenuta alla base del tetto delle argille plioceniche impermeabili.

Le argille LAV si configurano pertanto come uno strato impermeabile che separa due circolazioni idriche: una superficiale nei riporti e la seconda in pressione nelle sabbie ghiaiose, anche se non si possono escludere comunicazioni fra le due falde in aree esterne alla zona in studio (in effetti dalle misure piezometriche si sono rivelate differenze di piezometria fra la falda nei riporti e quella nelle

sabbie ghiaiose e nelle sabbie limose sottostanti dell’ordine di 2-10 cm e pertanto poco significative);

Nella valutazione delle condizioni idrogeologiche locali è fondamentale considerare che nel contesto di intensa urbanizzazione dell’area le due circolazioni idriche individuate, e soprattutto quella nei riporti, sono disturbate e condizionate nei loro drenaggi sotterranei dalla presenza di strutture fondali, resti di strutture murarie successivamente demolite che rendono estremamente difficoltosa la valutazione puntuale della realtà idrogeologica locale, anche in relazione alle condizioni litostratigrafiche nelle zone esterne all’area in studio.

Oltre a queste condizioni idrogeologiche, vanno aggiunti gli apporti di perdite delle reti idriche e fognarie, che, in un’area urbanizzata come quella in esame, pur nella aleatorietà dei flussi idrici, vanno cautelativamente considerate; inoltre si segnala che la realizzazione della linea A della