5 PERICOLOSITA’ DOVUTA A CAVITA’ SOTTERRANEE
5.3 Sinkholes nella citta’ di Roma
Nella città i dissesti provocati, in superficie o in sotterraneo, dalla cavità sono discretamente numerosi. L’indagine condotta dal Dipartimento della protezione civile (DPC) nella città di Roma ha censito in meno di un secolo, tra il 1915 e oggi, n. 96 casi di dissesto tutti riconducili a ex cave in sotterraneo di materiali da costruzione (tab. 5.1 e fig. 5.1).
Tab. 5.1 – Casi di sinkholes censiti nella città di Roma, suddivisi per Municipio.
Municipio I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XV XVI XX
n. 8 6 2 1 5 23 14 1 19 4 5 1 2 3 2
sinkholes
Fig. 5.1 – Localizzazione dei sinkholes antropogenici (quadratini verdi) nella città di Roma.
Dall'esame della tabella 5.1 si può notare come i dissesti interessino quasi tutta la città e come solo i Municipi 13, 14 (oggi facente parte del Comune di Fiumicino), 17, 18 e 19 ne siano esenti. Le aree interessate dalla presenza cavità sono prevalentemente quella orientale dove si sviluppano i depositi piroclastici pozzolanacei del Distretto Vulcanico dei Colli Albani.
In 14 casi il dissesto è avvenuto in sotterraneo senza ripercussioni in superficie. Si tratta di crolli o lesioni nelle volte o nei pilastri delle cavità che hanno provocato la rottura di reti idriche o
fognarie, danni a strutture in sotterranee (gallerie etc.), pericoli per la fruibilità degli ambienti ipogei (catacombe etc.).
In 82 casi il dissesto provocato dall' instabilità delle cavità sotterranee si è manifestato invece in superficie con la formazione di voragini (fig. 5.2) di forma generalmente circolare o ellittica che hanno raggiunto anche grandi dimensioni (fino a 700 metri quadrati di estensione) e profondità (oltre 10 metri dal piano campagna).
Fig. 5.2 – Sinkhole con sprofondamento della sede stradale nei pressi di Via Casilina a Roma.
I dissesti, localizzati quasi sempre all'interno di aree a forte urbanizzazione, sono dovuti all'instabilità di cavità di origine antropica, costituite nella stragrande maggioranza dei casi da cave in sotterraneo (90%) e molto in subordine da catacombe o da cunicoli idraulici.
In 90 casi le cavità che sono all’origine del dissesto risultano scavate nei terreni piroclastici tipici della campagna romana; nei restanti 6 casi erano invece ricavate nei terreni sabbioso-ghiaiosi di età pleistocenica.
I dissesti, oltre a produrre danni materiali, hanno interessato, per fortuna non frequentemente, anche l’incolumità delle persone. Si registrano infatti quattro casi con morti. Il più antico di questi è avvenuto il 14 ottobre del 1928 quando un movimento franoso interessò il versante meridionale del rilievo di Monteverde dove erano presenti numerose cavità sotterranee che collassarono provocando ingenti danni agli edifici sovrastanti, uno dei quali, in Via dell'Ongaro, crollò seppellendo tra le macerie un'anziana donna (PIPERNO, 1929; CORAZZA et alii, 2002).
Nel 1937 poi, in Via Ceccano (Municipio VII), in un'area urbana, il crollo di una cava sotterranea di pozzolana collegata ad una rete caveale caratterizzata da una altezza di circa 3-4 m, e da una profondità minima dal piano campagna creò una voragine, avente un'area di circa 60-70 m2, di forma circolare ed una profondità di circa 8 m. La voragine provocò il crollo di un edificio e la morte di quattro persone (CERLESI, 1990).
Gli altri due casi con vittime sono connessi a dissesti in sotterraneo avvenuti in cavità usate come fungaie e situate in zone non urbanizzate del territorio dell'attuale Municipio XI. Il primo caso è avvenuto 1'8 settembre 1994 in Via Appia Pignatelli e il secondo 7 Luglio 1997, in Via
dell'Almone. In entrambe le situazioni il crollo della volta di gallerie scavate in depositi pozzolanacei e utilizzate per la coltivazione di funghi provocò la morte di un operaio dell'azienda che gestiva la fungaia.
Vanno segnalati anche due casi dove fortunatamente si sono avuti solo alcuni feriti. Il primo, ancora in Via Ceccano-Palazzina Panci, nel 1944, dove una voragine prodottasi nel giardino privato della palazzina provocò un ferito. La voragine, avente un'area di circa 15-20 mq, di forma circolare ed una profondità di circa 12-14 m si verificò in corrispondenza di un pozzo di accesso ad una rete caveale che era stato riempito negli anni ‘40 quando gli ipogei erano utilizzati come rifugio antiaereo. Il secondo, avvenuto il 7 giugno 1958, in località Vigna Clara nel Comune di Roma (Municipio XX) in area urbana dove una voragine, dovuta al crollo di un ipogeo antropico scavato all'interno di depositi sabbiosi e ghiaiosi, provocò due feriti.
In altri sette casi i dissesti hanno portato all'emanazione di ordinanze di sgombero precauzionali per un totale di circa 200 persone evacuate.
Il dato relativo ai sinkholes è stato confrontato con gli elaborati attualmente disponibili sulla mappatura delle cavità sotterranee della città di Roma.
Si è fatto riferimento alla “Carta delle cavità sotterranee” di VENTRIGLIA (2002) dove l’autore, sulla base di un lavoro certosino di raccolta di migliaia informazioni storiche, geologiche e geognostiche, sviluppatosi nell’arco di oltre tre decenni (si veda VENTRIGLIA, 1971), individua,
almeno per una parte del territorio comunale, le aree ove è possibile riscontrare la presenza di cavità nel sottosuolo. In tale carta (fig. 5.3) vengono individuate n. 5 zone:
1. Zone nelle quali è molto probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce vulcaniche: abbondanti segnalazioni di cavità sotterranee con estensione direttamente accertata, gruppi di cavità tra loro ricollegabili, ecc.;
2. Zone nelle quali è probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce vulcaniche: mancano in esse segnalazioni dirette della presenza di cavità sotterranee; la probabile esistenza di queste è deducibile da elementi indiretti quali morfologia, geologia, possibile sviluppo delle cavità già note, ecc.;
3. Zone nelle quali è possibile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce vulcaniche, con caratteristiche geo-morfologiche simili a quelle delle zone con cavità probabili o molto probabili ma senza indicazioni che facciano ritenere probabile l’esistenza di cavità;
4. Zone nelle quali è molto probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce sedimentarie: abbondanti segnalazioni di cavità sotterranee con estensione direttamente accertata, gruppi di cavità tra loro ricollegabili,ecc.;
5. Zone nelle quali è probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce sedimentarie: mancano in esse segnalazioni dirette della presenza di cavità sotterranee; la probabile esistenza di queste è deducibile da elementi indiretti quali morfologia, geologia, possibile sviluppo delle cavità già note, ecc.;
Nella figura 5.3 sono anche riportate le ubicazioni dei sinkholes avvenuti nell’area rappresentata nella carta.
Se si confrontano le ubicazioni con la zonazione contenuta nella carta si osserva come un discreto numero di sinkholes sia avvenuto in zone ove la presenza di cavità, pur essendo ritenuta possibile, non viene ritenuta probabile principalmente per mancanza di riscontri diretti sugli ipogei.
Il dato sui dissesti realmente avvenuti evidenzia quindi come il patrimonio di informazioni attualmente disponibili sulle reti ipogee della città non sia sufficiente poter addivenire ad una efficace mappatura della pericolosità e quindi del rischio.
Fig. 5.3 – Carta delle cavità sotterranee di Roma e ubicazione dei sinkholes avvenuti (da VENTRIGLIA, 2002 – modificato). Legenda: 1- Zone nelle quali è molto probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce vulcaniche; 2 - Zone nelle quali è probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce vulcaniche; 3 - Zone nelle quali è possibile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce vulcaniche; 4 - Zone nelle quali è molto probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce sedimentarie; 5 - Zone nelle quali è probabile l’esistenza di cavità sotterranee nelle rocce sedimentarie; 6 – sinkholes.