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Capitolo II: Il pensiero di Frank Hyneman Knight

2.2. Caratteristiche e limiti della conoscenza

L’essenza di una situazione sta nell’azione derivante dall’opinione, più o meno fondata e valida, che non vi è né ignoranza assoluta, né completa e imperfetta informazione, ma conoscenza parziale.

Se si vuole comprendere il funzionamento del sistema economico, occorre esaminare il significato e l’importanza dell’incertezza22.

In ogni caso, i riadattamenti per mezzo dei quali l’organismo si conforma all’ambiente, richiedono tempo e più lontano l’organismo può “vedere”, più adeguatamente può adattarsi e più completamente e convenientemente può vivere.

Secondo la nostra personale esperienza, si conosce che non si reagisce alla stimolo passato, ma all’ “immagine” di un futuro stato di affari; secondo il comune buon senso poi la coscienza e cioè l’ “immagine”, è presente ed operante ovunque gli adattamenti sono dissociati da uno stimolo immediato; sono cioè spontanei e preventivi23.

22 Di nota le parole di Demaria “l’azione essendo condizionata dai propagatori (o condizioni, eventi), questi definiscono l’incertezza. La quale, in ogni modo, perdura relativamente alla confluenza dei propagatori”.

23 Dalle parole di Descartes: “Prima di reagire al mondo noi lo percepiamo e reagiamo non a quello che percepiamo, ma sempre a quello che inferiamo”.

La forma universale del comportamento consapevole è perciò l’azione intrapresa per mutare una situazione futura dedotta da una presente. Essa implica percezione ed in aggiunta una duplice inferenza. Si deve inferire infatti quale sarebbe stata la situazione futura senza l’interferenza e quale mutamento sarà provocato dall’azione.

Fortunatamente o sfortunatamente, nessuno di questi processi è infallibile o veramente accurato e completo. Si percepisce il presente come esso è e nella sua totalità, non si deduce il futuro dal presente con un alto grado di sicurezza e non si conoscono neppure accuratamente le conseguenze delle stesse azioni. La presenza dell’errore in questo procedimento è forse una fase del mistero fondamentale dei procedimenti stessi.

Conosciamo ciò che è assente da ciò che è presente, il futuro dall’odierno, mediante l’assunto che le connessioni e le associazioni fra fenomeni che risultarono effettive, lo saranno ancora; si giudica il futuro dal passato. L’esperienza ci ha insegnato che certi rapporti di spazio e di tempo sussistono fra fenomeni ad un grado che ispira fiducia24. Il dogma presupposto della conoscenza è il seguente: il mondo è fatto di cose le quali, nelle stesse circostanza, si comportano sempre nello stesso modo.

Anche assumendo che una classificazione25 per generi di cose che si comportano nello stesso modo, rimarrebbe sempre un notevole numero di generi di cose che l’intelligenza non potrebbe afferrare.

Possiamo ora riassumere i dati sull’ambiente, dati che sono fondamentali per la condotta, nelle seguenti proposizioni:

a. Il mondo è fatto di oggetti che come aggregati di qualità sensibili e come modi di comportamento non immediatamente sensibili, sono praticamente di varietà infinita. Quando consideriamo il numero degli oggetti che si incontrano in una situazione particolare della condotta e la loro possibile varietà, risulta evidente che soltanto un’intelligenza infinita potrebbe concepire tutte le combinazioni possibili.

24 Tale affermazione, oggi più di allora, necessità di attenzione per la velocità delle mutazioni proprie del mondo.

25 Il logica si definisce legge della “realtà delle classi”. Tuttavia, nel mondo dell’esperienza nulla è assolutamente unico, più di quanto non vi siano due cose assolutamente simili.

b. L’intelligenza finita è capace di regolarsi nel mondo: 1) perché il numero delle proprietà distinguibili e dei modi di comportamento è limitato, l’infinità varietà della natura essendo dovuta alle differenti combinazioni degli attributi degli oggetti; 2) perché le proprietà delle cose rimangono pressoché costanti;

3) perché quando si hanno mutamenti, essi concorrono in modi abbastanza costanti ed accertabili; 4) perché le proprietà non sensibili ed i modi di comportamento delle cose sono congiunti a proprietà sensibili in modo abbastanza uniforme.

c. L’aspetto quantitativo delle cose e la capacità dell’intelligenza di trattare la quantità, sono elementi fondamentali della situazione.

d. È pure fondamentale che, rispetto a certe proprietà, gli oggetti differiscono solo di grado, che la massa e la grandezza spaziale sono qualità universali delle cose che non presentano differenze di genere.

e. Seguendo il principio di cui al punto d, consegue che parecchie delle più significative proprietà sono comuni a gruppi molto ampi e che rispetto alle qualità più importanti della condotta vi sono pochissimi generi.

f. I postulati del comportamento intelligente sarebbero molto incompleti senza una formale insistenza sulla parte che il fatto della coscienza ha negli oggetti fuori di noi stessi, esseri umani e animali.

I logici empirici dimostrano che nessuna inferenza reale è implicita nel sillogismo stesso, che l’inferenza risiede nella formulazione delle premesse e consiste nel riconoscimento di un costante nesso fattuale tra i predicati espressi dai differenti termini.

La maggior parte degli individui resta probabilmente sorpresa la prima volta che considera seriamente quale piccola parte della nostra condotta possa pretendere di basarsi sull’accurata ed esauriente conoscenza delle cose che ci concernano.

Le ordinarie decisioni della vita sono prese sulla base di stime di carattere rudimentale e superficiale. In generale la situazione futura in rapporto alla quale operiamo dipende dal comportamento di un numero indefinitamente grande di oggetti ed è influenzata da tanti fattori che non si tenta neppure di considerarli tutti e molto meno di stimarne e sommarne i distinti significati.

Se in una classe di casi un determinato risultato non è sicuro, ne è estremamente probabile ma soltanto contingente, ma se la probabilità26 numerica del suo accadimento è nota, la condotta in rapporto alla situazione relativa, può essere intelligentemente ordinata. Lo scoppio delle bottiglie27 non introduce un’incertezza od un rischio nelle aziende produttrici di champagne; poiché se durante le operazioni di ogni produttore scoppia una proporzione di bottiglie praticamente nota e costante, non ha particolare importanza se la proporzione è grande o piccola. La perdita diventa infatti un costo industriale fisso ed è trasferita al consumatore.

Nell’agire quotidiano la probabilità di errare è correlata alla stima non soltanto dei fattori dei quali sono noti i componenti, implicazioni od effetti, ma in aggiunta si deve determinare il grado di certezza dell’associazione fra i fattori stimati e i fattori dedotti in rapporto ai quali si deve controllare la nostra azione relativa.

In altre parole, dobbiamo stimare non solo i fattori dati di una situazione, ma anche la probabilità che ognuno di essi, se presente nel grado assunto, induca una particolare conseguenza.

L’applicazione della statistica, come metodo per giungere al criterio di probabilità, non da mai risultati quantitativi molto accurati. Inclusi nel criterio della probabilità, vi sono due tipi logicamente differenti di inferenze che, per brevità, citeremo sotto i nomi rispettivi di probabilità “a priori” (e.g. l’uscita di una faccia nel lancio di un dado regolare) e di probabilità “statistica”. Spingendo il ragionamento della reale probabilità fino alla sua conclusione sembra che, se la conoscenza è completa, non vi debba essere realmente probabilità ma certezza.

La dottrina della probabilità28, per essere valida, deve verosimilmente poggiare sulla naturale non-conoscibilità dei fattori e non semplicemente sul fatto dell’ignoranza.

26 Sulla teoria della probabilità si veda Edgeworth (1910, parte I e II).

27 Esempio tratto dal matematico tedesco von Mangoldt (1854 – 1925).

28 Le alternative però devono essere ugualmente probabili.

I postulati della conoscenza portano generalmente alla conclusione che l’incendio di una casa o la comparsa della faccia di un dado, sono eventi determinati dalla natura delle cose, mentre la logica qui effettivamente usata assume che essi sono realmente indeterminati, che le cause non conoscibili seguono cioè effettivamente una legge di indifferenza.

L’intera scienza delle probabilità, nel senso matematico, è basata sull’assunto dogmatico che le alternative finali hanno realmente uguale probabilità, ossia indeterminatezza vera e propria. L’opinione di I. Fisher29, per il quale la probabilità è sempre una stima, diventa però condizionalmente valida in due interpretazioni. Essa può essere teoricamente accettata se al termine “stima”

viene attribuito un significato sufficientemente estensivo. Se non vi è differenza fra una stima di eguali probabilità ed il nostro giudizio a priori sull’assenza di ogni causa che dovrebbe portare una moneta od un dado a cadere su una faccia piuttosto che sull’altra, non vi è antitesi fra le due tesi. Tuttavia non è in linea con il buonsenso delle cose.

La probabilità che interessa lo studioso del rischio economico è una stima. In ogni caso, sia che si tratti di probabilità a priori o probabilità statistica non si è d’accordo nel considerare unitamente tali probabilità sulla base di una legge empirica dei grandi numeri ed accettando l’assunto della reale indeterminatezza.

Tre sono i tipi di situazione delle probabilità secondo Knight:

1. Probabilità a priori: classificazione omogenea di esempi completamente identici eccetto per i fattori realmente indeterminati.

2. Probabilità statistica: empirica valutazione della frequenza dell’associazione fra predicati, non analizzabile se si variano le combinazioni delle alternative egualmente probabili. Si deve rilevare che l’alto grado di fiducia riposto nel fatto che le proporzioni fondate sul passato si ripeteranno nel futuro, è sempre basato su un giudizio a priori di indeterminatezza. Si devono poi considerare due complicazioni: a) l’impossibilità di eliminare tutti i fattori non determinati e b)

29 Pioniere del principio della “ragion cogente” in opposizione alla più antica tesi comune ai matematici detta “ragion sufficiente”.

l’impossibilità di enumerare le alternative implicite, egualmente probabili e di determinare il loro modo di combinarsi in modo da poterne valutare la probabilità mediante calcolo a priori.

3. Stima: qui la distinzione sta nel fatto che non esiste nessuna valida base di nessun genere per classificare gli esempi. Questa forma di probabilità è complessivamente inficiata dalle più grandi difficoltà logiche e non se ne può fare un esame veramente soddisfacente.