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Capitolo III: Il pensiero di Salvatore Sassi

3.2. Valutazione dei rischi aziendali

La valutazione del sistema dei rischi aziendali, come già accennato, mira in primo luogo a definire la frequenza e la consistenza dei fattori che influenzano la buona

43 Si noti che nella terminologia propria della materia macroeconomica, e non solo, i concetti di breve, medio e lungo periodo assumono un preciso significato che si vuole riportare di seguito. È opportuno sottolineare tuttavia che il riferimento temporale (in termini di anni) non è uguale per tutti i sistemi economici, ma dipende dalla natura dei molteplici settori industriali, dalla connessa velocità del cambiamento e dalla sensibilità con cui il mercato di un certo paese reagisce alle variazioni di breve periodo e ai fattori che determinano l'aggiustamento di medio periodo per giungere all’equilibrio di lungo periodo.

Per “breve” periodo si intende una prospettiva temporale (generalmente di pochi anni) all'interno della quale è realistico assumere che il mercato del lavoro non subisca variazioni, e di conseguenza il livello generale dei prezzi si mantenga costante nonostante variazioni della produzione aggregata.

Per “medio” periodo si intende una prospettiva temporale (generalmente di 5 anni) all'interno della quale è realistico assumere che vi possano essere variazioni nel mercato del lavoro per effetto di variazioni nella produzione aggregata; di conseguenza anche il livello generale dei prezzi entra a far parte delle variabili determinanti l'equilibrio economico. La considerazione dei prezzi permette inoltre di analizzare il meccanismo di aggiustamento che si determina nel corso del medio periodo a seguito di variazioni nell'equilibrio di breve periodo.

Per lungo periodo si intende una prospettiva temporale (generalmente dell'ordine di decenni) nell'ambito della quale si porta a compimento il processo di aggiustamento dell'equilibrio economico nel corso del medio periodo.

Si parla di lungo periodo anche con riferimento alla prospettiva temporale nell'ambito della quale si determina il processo di crescita del sistema economico verso più elevati livelli di produttività, per effetto del progresso tecnologico.

riuscita delle attività previste nei piani d’azione, action plans, e per mezzo dei quali si genera il rischio. Di tali fattori si vuole ricordare ad esempio l’andamento fluttuante dei mercati, dei tassi di interesse o di cambio e così via.

Tuttavia, si tenga presente che per completare l’apprezzamento dei rischi aziendali non basta compiere analisi, pur ragguardevoli, di tali trend di mercato, poiché altri fattori esterni sono da considerare, oltre alle condizioni interne di struttura, di organizzazione e di rilevazione.

Si pensi, sempre a titolo esemplificativo, alle quantità delle scorte, alla loro velocità di impiego nel processo produttivo e alla loro eventuale stagionalità o usura; alle dilazioni di pagamento offerte ai clienti e concesse dai fornitori e alla loro influenza negli equilibri economico-monetari per il rispetto del principio di economicità; agli ingenti investimenti in immobilizzazioni, normalmente supportati da finanziamenti di capitale di terzi e spesso inadeguati al ciclo produttivo di medio/lungo periodo per la velocità nel cambiamento tecnologico; e così via.

La visione critica dei fenomeni d’impresa è certamente più razionale se basata su periodi di durata non breve. Il fattore “tempo” è in ogni caso determinante nell’apprezzamento dei rischi e al riguardo Knight, p. 265 (cfr. inoltre p. 243) si esprime con le seguenti parole:

“Several factors affect the amount of uncertainty to be recognized, and have to be taken into account. The first to be noted is the time length of the production process, for the longer it is, the more uncertainty will naturally be involved”.

Evidentemente il costante rapporto di interconnessione tra rischi e fatti di gestione è fluttuante, instabile ed è proprio tale incerta dinamicità che deve essere apprezzata costantemente dal management, con la consapevolezza di fondo che trattasi di nozione relativa.

In particolare il Caprara, p. 32, ss così si esprime in merito:

“… ogni rischio che l’esercizio sistematico del commercio implica, non ha un valore assoluto, ma sibbene un valore relativo, un significato che per l’impresa stessa muta e si trasfigura nel tempo e nello spazio, espresso com’è dal contingente tessuto economico onde l’impresa si attua”.

L’ausilio di strumentazioni statistiche44 riferite ai condizionamenti d’ambiente che riflettano andamenti costanti nel tempo devono comunque considerarsi nella loro relatività, poiché tali adduzioni sono soggette a rischio e sono mutevoli durante le molteplici fasi del ciclo di vita dell’azienda.

Non il rischio quanto la sua ampiezza è ancor più ancorata all’aspetto soggettivo dell’incertezza, poiché l’apprezzamento del rischio dipende in larga parte dal rapporto tra fattori esterni e condizioni soggettive dell’impresa. Tuttavia trattasi di presunzioni per loro natura relative ed incertezze che dimostrano il livello di congettura della stima del sistema dei rischi aziendali.

Vi è anche il pericolo che errate valutazioni sui rischi d’azienda ─ sia derivanti da una loro sottovalutazione, sia da una sovravalutazione ─ inducano a ulteriori approssimazioni di rischio.

A titolo d’esempio, un errato criterio gestionale delle dilazione di pagamento concesse ai clienti è già da considerare l’effetto dannoso, tuttavia non derivante dalla manifestazione di eventi futuri, ma dalla ex ante stima. Ed è anche naturale affermare che gli effetti dei rischi non siano sempre immediatamente percepibili dall’uomo o si manifestino in modo uniforme. La casualità della loro manifestazione in alcuni casi può essere talmente ampia da non poterla neppure stimare.

La valutazione del rischio consiste ancora in un complesso procedimento volto a definire, nel rispetto dei limiti conoscitivi, le probabilità di manifestazione degli incerti eventi futuri.

44Trattasi di tecniche d’analisi dei fatti aziendali o dei fenomeni ambientali basati sulla loro frequenza di manifestazione e sulla soggettiva probabilità o fiducia che il valutatore nutre nei loro confronti. Ne è un esempio il ben noto Scarpe-Lintner capital asset pricing model, CAPM, che mira a formalizzare la relazione tra il prezzo “efficiente” del mercato di un titolo, il tasso di reddito atteso e la sua rischiosità, misurata tramite un unico fattore di rischio, detto beta, che è proporzionale alla covarianza tra il rendimento del titolo e l’andamento del mercato. Tuttavia, il beta è un parametro di base statistica che mira a definire la variabilità dei rendimenti aziendali con il presupposto che maggiore è la variabilità e maggiore è l’assunzione del rischio; ciò non può dirsi in modo assoluto poiché il rischio aziendale non è realmente scomponibile in componenti, e.g. i1, i2. Quando si fa riferimento ad un tasso di capitalizzazione che tenga conto della rischiosità, si fa riferimento ad un tasso unitario, difficilmente frazionabile.

Le tradizionali tecniche di fronteggiamento dei rischi della prassi contabile prevedono una ripartizione nel tempo degli effetti dei potenziali rischi futuri. Ci si riferisce in particolare ai contratti di assicurazione di differente specie, agli accantonamenti a riserve e a fondi del passivo patrimoniale. Trattasi solamente di accorgimenti a fronteggiamento parziale degli innumerevoli effetti del sistema dei rischi.

La vera risposta comunque non sostanziale del problema del fronteggiamento dei rischi consiste nella capacità del top management di organizzare un’efficiente sistema di monitoring dei processi dinamici aziendali, che eviti il proliferare spazio-temporale delle conseguenze del sistema dei rischi e/o permetta un intervento risolutivo tempestivo.

Il sistema informativo e di controllo dovrebbe focalizzarsi non solo sugli effetti, quanto sull’intreccio di cause scatenanti i rischi che coinvolgono le aziende.