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CARATTERIZZAZIONE DELLA FIGURA DI MARTÍN FIERRO NELLA PRIMA PARTE DEL

CAPITOLO 3. IL PERSONAGGIO MARTÍN FIERRO

3.1 CARATTERIZZAZIONE DELLA FIGURA DI MARTÍN FIERRO NELLA PRIMA PARTE DEL

Ezequiel Martínez Estrada parla della complessità del carattere di Martín Fierro45. Di lui, dice, possediamo due immagini, alcune volte contraddittorie altre volte coincidenti: una la idealizziamo noi, nella nostra mente, attraverso ciò che il protagonista ci trasmette di sé e dei suoi sentimenti; mentre l’altra è un po’ più realistica e fa riferimento agli eventi che egli stesso narra come se in quel momento li stesse rivivendo sulla sua pelle. Non appena ci separiamo dall’immagine sentimentale che l’autore ci trasmette, quando allude alla sua vita e alle sue sofferenze, riusciamo a distinguere ciò che appartiene al destino e all’indole dell’uomo costretto a vivere la propria esistenza in un mondo ostile. Il ritratto che l’autore disegna di Martín Fierro fa in modo che ci si schieri dalla sua parte, in effetti, percepiamo immediatamente la sua bontà e il suo attaccamento forte a valori come quelli della famiglia e del legame profondo con la propria terra d’origine. Un aspetto, particolarmente interessante, da evidenziare è la definizione, chiara e coincisa, che il protagonista dà di se stesso nel primo canto del poema:

Soy gaucho, y entiendaló Como mi lengua lo esplica:

43 Cfr. E. Carrilla, La creación del “Martín Fierro”, op. cit., pp. 44-47.

44 Gérard Genette, Nuovo discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1987, pp. 116-117. 45

Ezequiel Martínez Estrada, Muerte y transfiguración de Martín Fierro, (voll. II), Buenos Aires, Fondo de cultura económica, tomo I, 1948, p. 52.

41

Para mí la tierra es chica Y pudiera ser mayor; Ni la víbora me pica

Ni quema mi frente el sol. (I, 79-84).46

Queste parole non lasciano spazio a dubbi circa la presentazione che il personaggio fa di sé. Infatti, la prima cosa che ci dice, sottolineandone l’importanza, è: «Sono un gaucho». Non sappiamo però se Martín Fierro, nel momento in cui fa quest’affermazione, parlando esclusivamente di se stesso o se, in senso generale, vuole fare riferimento anche alla sua gente o al suo popolo. Martín Fierro incarna la figura di uomo “dimenticato” e abbandonato nel vasto territorio, solitario, della Pampa. Il rimarcare, da parte di Fierro, la sua identità gaucha, lo si comprende più avanti, quando appare chiaramente nel testo che l’essere gaucho è un delitto:

Él anda siempre juyendo. Siempre pobre y perseguido; no tiene cueva ni nido, como si juera madito;

porque el ser gaucho… ¡barajo!,

el ser gaucho es un delito. (I, 1319-1324).

In Fierro, però, oltre alla bontà e alla tenerezza, registriamo anche tanta leggerezza e imprudenza; la sua figura, come già affermato in

precedenza, è caratterizzata da qualità contraddittorie che,

inequivocabilmente, segnano il suo destino. Infatti, al protagonista piaceva molto bere con gli amici, scommettere sui cavalli e dedicarsi al lavoro, occasionale della terra oppure alla caccia. Non possedeva, quindi, un’occupazione stabile; questo comportamento era tipico del gaucho neto. Con questo termine Mansilla faceva riferimento al gaucho creolo e vagabondo, che non riusciva a stare mai nello stesso posto per troppo tempo, spostandosi continuamente da un luogo all’altro; si trattava di un

46 A partire da questo momento utilizzerò, come testo di riferimento per le citazioni a

seguire, l’edizione dell’opera di José Hernández, Martín Fierro, a cura di Luis Sáinz de Medrano, Madrid, Cátedra, 1980.

42 attaccabrighe, avverso a ogni tipo di disciplina. In contrapposizione con questa prima categoria di gaucho, Mansilla ne propone un’altra ovvero quella del gaucho paisano che possiede una casa, che ha una certa esperienza nel proprio lavoro e che si distingue dal primo, grazie a un forte rispetto per le autorità47. In realtà, Hernández, anche se ci presenta diverse tipologie di gauchos, non ci presenta questa figura ribelle né opera nette divisioni interne. Nel Martín Fierro l’autore non distingue tra il gaucho paisano e il gaucho neto, come ha fatto Mansilla, ma crea un nuovo prototipo di gaucho: un abitante della Pampa, anch’egli poco incline a rimanere radicato nello stesso luogo per troppo tempo, persona che si preoccupa di favorire un’armonia familiare (si batte per il comune, alternando la difesa all’abbandono). Dal punto di vista religioso, questo nuovo modello di gaucho, che possiamo definire hernandiano, mischia un forte cristianesimo alle superstizioni; vede il governo come un avversario, che potrebbe essere d’intralcio alla sua indipendenza e gli indios come nemici inconciliabili. È una persona ignorante ma, allo stesso tempo, intelligente e la vita è la sua grande maestra. Le virtù maggiormente conosciute che contraddistinguono la figura del gaucho hernandiano sono la semplicità, l’essere generoso e accogliente, l’amicizia, il coraggio, l’indipendenza, l’orgoglio per le abilità che possiede, infine, la perspicacia e la scaltrezza48. È estremamente interessante la descrizione dei costumi e delle abitudini tipiche dei gauchos che ci presenta Carlos Octavio Bunge. Quest’ultimo affermava che i tipici indumenti indossati dai gauchos erano le camicie a righe, sopra le quali mettevano il poncho, più o meno lungo a seconda della stagione. Al posto dei pantaloni indossavano il chiripá, telo che s’intrecciava tra le gambe, sostenendosi e adattandosi al corpo grazie alla cintura. Col passare del tempo, il chiripá venne sostituito dalla bombacha che si nascondeva, all’incirca, a mezza gamba, nel gambale dello stivale di cuoio. Le armi che utilizzavano più spesso erano pugnali appuntiti

47 Cfr. Lucio Victorio Mansilla, Una excursión a los indios ranqueles, Caracas, Biblioteca

Ayachuco, 1984, p. 291.

43 o facón e le tipiche boleadoras, ovvero lacci formati da una cintola in cuoio o in corda, divisa in tre estremità alle quali veniva legata una pietra o una boccia di metallo, che servivano per atterrare il bestiame. Fisicamente i gauchos erano di carnagione olivastra, non molto alti di statura, scarni in volto ma dalla muscolatura robusta e vigorosa, dovuta al duro lavoro nella campagna. Possedevano, nei loro occhi neri, uno sguardo penetrante, grazie al quale erano abituati a sondare la prospettiva del deserto in lontananza, seduti sul loro destriero; il fatto che stessero spesso a cavallo e accovacciati, a causa dello svolgimento di mansioni agricole, li rese leggermente gobbi nelle spalle e con le gambe ricurve49. La vita familiare condotta dal gaucho era molto modesta, fatta di poche e semplici cose: il ranch, la china (aggettivo affettuoso per definire la donna) e i figli. Il ruolo della donna gaucha era limitato alle faccende domestiche, alla cura del ranch e alle attenzioni che doveva rivolgere al marito e ai figli. Nella realtà del poema, il personaggio femminile viene visto anche sotto altri punti di vista; vi è, infatti, un’alternanza tra virtù, elogi e difetti (soprattutto l’infedeltà). Nell’opera in questione, la donna, oltre che con Fierro, viene relazionata ad altri due personaggi, Cruz e Vizcacha. Tornando alla donna, nel caso di Fierro essa è un ricordo abbastanza affettuoso, mentre per Cruz è sinonimo d’infedeltà e il solo pensiero richiama alla sua mente ricordi amari. In Vizcacha, invece, la relazione con la donna è un misto tra il burlesco e il tragico. La figura che, per eccellenza, nobilita la categoria femminile è il personaggio della Cautiva. Hernández le conferì il ruolo di madre amorevole, che si distinse per la sua profonda umanità, rendendola indimenticabile nella mente del lettore. Infine, seppur in maniera differente, anche la moglie di Fierro viene proiettata in questa doppia dimensione di compagna e madre50. Come già affermato anteriormente, il ranch è il nucleo principale nel quale il gaucho conduce la sua vita familiare, mentre la

49 Cfr. Carlos Octavio Bunge, «Introducción» a José Hernández, Martín Fierro. La vuelta

de Martín Fierro, La Cultura Argentina, Buenos Aires, 1926.

50

Cfr. César Fernández Moreno, Vida de la mujer de Martín Fierro, Buenos Aires, Buenos Aires, 1945.

44 campagna è il posto in cui lavora. Per quanto riguarda i difetti o più in generale i vizi che contraddistinguono tale figura, i principali sono tre: il tabacco, il fumo di erba e l’abuso di bevande alcoliche, soprattutto gin e vino. Altri passatempi erano il ballo, la musica accompagnata dalla chitarra (si veda il canto XXX quello della payada), e i giochi di carte (naipe). Inoltre, il gaucho, spesso era costretto a garantire dei tributi alla patria, tra i più importanti vi erano: il servizio militare, obbligatorio o volontario e le votazioni durante i periodi di elezioni politiche. Per completare il quadro circa l’esistenza del gaucho, nel poema vengono menzionati vari luoghi in cui questo era solito trascorrere brevi o lunghi periodi della sua vita: il deserto, la frontiera, il villaggio, la sierra, la collina e la tenuta agricola. Allo stesso modo viene menzionata la presenza degli animali e della vegetazione, identificati con il paesaggio della Pampa (si veda il canto III de La Vuelta)51. Nel poema, uno dei tratti più significativi, oltre alla presenza dal gaucho, è la presenza del paesaggio, descritto accuratamente dall’autore. A tal proposito, un esempio lo riscontriamo qualche istante prima che la squadra della polizia, in una notte oscura, circondi Fierro per arrestarlo a causa degli omicidi commessi:

Es triste en medio del campo pasarse noches enteras contemplando en sus carreras las estrellas que Dios cría, sin tener más compañía que su soledá y las fieras. Me encontraba, como digo, en aquella soledá,

entre tanta escuridá,

echando al viento mis quejas, cuando el grito del chajá52

me hizo parar las orejas. (I, 1463-1474).

51 Cfr. E. Carrilla, La creación del “Martín Fierro”, op. cit., pp. 105-106.

52 Chajá: Uccello dalle zampe lunghe che è solito nidificare presso zone lacustri. È

conosciuta come «centinela del campo» che gracchia in un modo particolare, non appena percepisce un rumore. Questo è il motivo per cui Martín Fierro si mette in guardia, nel momento in cui la sente gracchiare.

45 In questa circostanza, Fierro avverte il pericolo incombente, difatti, poco più avanti afferma:

Cuando el hombre está en peligro No debe tener confianza;

ansí, tendido de panza, puse toda mi atención, y ya escuché sin tardanza como el ruido de un latón53.

Se venían tan calladitos; que yo me puse en cuidao; tal vez me habieran bombiao54 y me venían a buscar; mas no quise disparar,

que eso es de gaucho morao55. (I, 1481-1492).

Lo scontro avviene nell’oscurità e Fierro, per paura di morire, combatte con una forza che i suoi rivali non hanno, ferendo e uccidendo molti degli aggressori che provano a sfidarlo; questo coraggio, per l’appunto, impressionò il Sergente Cruz, comandante della squadra di polizia, colpito dalla sua audacia, dal valore dimostrato nel combattere solo contro tutti. Ciò lo spinse a passare dalla parte del malfattore, litigando, per questo motivo, anche con i propri colleghi d’armi. Questa decisione era anche dettata dal fatto che, in quelle terre, l’individuo non era mai riuscito a identificarsi con l’istituzione dello Stato. In realtà, entrambi i protagonisti condividevano la stessa sorte, dato che anche il Sergente, così come Fierro, era colpevole dell’uccisione di due uomini. Una volta scambiatisi le confidenze, i due amici decisero di attraversare il deserto e di rifugiarsi tra gli indios. Il servizio alla frontiera aveva reso Fierro prima un vagabondo, poi un criminale e dopo ancora un malvivente, che fuggiva dalla vita civilizzata cercando appoggio e sostegno tra i barbari. Cruz e Fierro si addentrarono nella pianura e noi lettori, afferma Borges, abbiamo quasi il presentimento che i due siano prossimi a perdersi in questo vasto

53 Latón: nome dato alla sciabola da parte dei gauchos. 54

Bombiao: da bombiar (bombear), spiare.

46 territorio56. Approssimandoci alle strofe finali della prima parte, vediamo nuovamente inserirsi la figura del cantore, il quale rompe la chitarra che aveva accompagnato la storia di Fierro fino a quel momento:

-«Ruempo –dijo- la guitarra, pa no volverme a tentar; ninguno la ha de tocar, por siguro tenganló, pues naides ha de cantar

cuando este gaucho cantó.» (I, 2275-2280).

Queste parole sembrano quasi indicare l’intenzione, da parte di Hernández, di non voler continuare il racconto. Tuttavia, successivamente leggiamo:

Y siguiendo el fiel del rumbo se entraron en el desierto. No sé si los habrán muerto en alguna correría, pero espero que algún día

sabré de ellos algo cierto. (I, 2299-2304).

Qui le parole, al contrario di quelle precedenti, suggeriscono che l’autore proseguirà la sua storia57.