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CAPITOLO 4. GLI ALTRI PERSONAGGI DEL MARTÍN FIERRO

4.3 I FIGLI DI MARTÍN FIERRO

4.3.3 Picardía

Picardía così come altri personaggi descritti in precedenza soprattutto i figli di Fierro e Vizcacha appartiene alla categoria dei

142

J. Hernández, Martín Fierro, op. cit., 1980, pp.40-43.

111 personaggi picareschi, riscontrabili nel poema di Hernández. La parola Picardía richiama all’astuzia e alla scaltrezza ma, anche, alle birichinate. In questo senso, il suo nome ci anticipa già alcuni aspetti del suo carattere. All’interno dell’opera, Picardía è la figura che incarna al meglio i tratti picareschi. L’autore affida a Picardía il compito di trasmettere il suo pensiero al lettore; l’impiego di questa figura come mezzo d’intercessione tra l’autore e il lettore scaturisce dal fatto che Hernández ritenga il figlio di Cruz una figura importante e affidabile all’interno dell’opera144. Questa figura può essere definita come una delle più dinamiche dell’opera. Nel XXI canto Picardía inizia a narrare la sua storia e le sue e disavventure partendo dal racconto della morte di sua madre:

Voy a contarles mi historia, perdóneme tanta charla, y les diré al principiarla, aunque es triste hacerlo así, a mi madre le perdí

antes de saber llorarla. (II, 2941-2946).

Dopo un periodo in cui aveva esercitato la professione dell’acrobata viene accolto da alcune zie, che egli definisce come «…las más rezadoras / que he visto en toda mi vida.» (II, 3005-3006). Picardía introduce note di vivace comicità nel testo, ricorrendo a reiterate burle, come possiamo notare nel momento della preghiera, quando gioca uno scherzo a una mulatta:

-«Resá –me dijo mi tía- Artículos de la Fe.» Quise hablar y me atoré; la dificultá me aflije. Miré a la parda, y ya dije: «artículos de Santa Fe». Me acomodó el coscorrón que estaba viendo venir. Yo me quise corregir, a la mulata miré,

y otra vez le volví a decir:

«artículos de Santa Fe». (II, 3031-3042).

112 Inoltre, ricorre, spesso, a provocazioni, ad esempio quando umilia «un nápoles merachifle» (II, 3217) il quale perde giocando contro di lui: «sin dificultá ninguna; / lo agarré a la trenta y una / y le daba bola vista145.» (II, 3220-3222). Oppure quando insinua la compagna di un ufficiale della squadra di polizia, dicendole: «Me intereso / en aliviar sus quehaceres, / y ansí, señora, si quiere, / yo le arrimaré los güesos»146. Quest’ultimo gesto provocatorio costa a Picardía la spedizione alla frontiera. Il ricordo del periodo trascorso nel fortino ci presenta alcuni aspetti interessanti riguardo ad alcune situazioni già note al lettore: «No repetiré las quejas / de lo que se sufre allá;» (II, 3601-3602) assicura Picardía; evidenziando, in questo senso, l’abilità di Hernández nel rilevare i rischi tautologici che avrebbero potuto minacciare il poema. Questo rischio, tuttavia, non impedisce a Picardía di fornire informazioni dettagliate circa la drammatica esistenza condotta dai soldati. Questi erano sempre vestiti male, non venivano pagati per il loro lavoro, anzi, subivano solo castighi e inganni per mano dei loro superiori. Conosceremo in questo contesto un personaggio chiamato la “Bruja”, incaricato all’amministrazione «de víveres y de vicios» (II, 3768), con il quale Picardía decide di collaborare:

Yo me pasé a su jogón al punto que me sacó, y ya con él me llevó

a cumplir su comisión. (II,3769-3772).

I problemi legati al contingente militare, sebbene reiterati più volte nel corso dell’opera, destano sempre un forte interesse nel lettore147. L’inserimento di Picardía all’interno del poema è importante per l’introduzione del gioco d’azzardo e il crimine minore. Picardía viene

145 Bola vista: dar bola vista significa concedere un certo vantaggio, a carte scoperte. 146 Los güesos: dovuto alla scarsità di legna nella pampa, a volte, si utilizzavano le ossa

degli animali del bestiame come combustibile. Arrimar los güesos è una frase a doppio senso, si tratta di un’insinuazione erotica.

113 introdotto nel poema dall’esterno ovvero attraverso la descrizione di un gaucho anonimo:

Era un mozo forastero de muy regular presencia y hacía poco que en el pago Andaba dando sus güeltas. Aseguraban algunos que venía de la frontera, que había pelao a un pulpero en las últimas carreras, pero andaba despilchao, no traia una prenda buena, un recadito cantor

daba fe de sus pobrezas. (II, 2915-2926).

Il giovane figlio di Cruz ha una personalità molto marcata e possiede un stile personale e particolare nel cantare la sua storia. È uno che parla molto: «se me va por donde quiera esta lengua del demonio» (II, 3725- 3726). La sua storia viene raccontata in vari episodi distinti, narrati rapidamente, che sono difficili da ricordare e che ripetono, con le dovute variazioni, esperienze già vissute da Martín Fierro e da altri personaggi. Il modo di fare insolente e sfacciato di Picardía sembra quasi rappresentare lo stravolgimento della figura di suo padre:

Yo sé que el único modo a fin de pasarlo bien es decir a todo amén y jugarle risa a todo. El que no tiene colchón, en cualquier parte se tiende. El gato busca el jogón

Y ése es mozo que lo entiende. (II, 3729-3736).

Così come aveva fatto Cruz, anche il figlio decide di schierarsi dalla parte dei buoni:

siempre es mejor el jogón

114 Il ragazzo è molto apprezzato dal lettore soprattutto per la sincerità e la lealtà mostrata verso suo padre, che per lui è del tutto sconosciuto. Difatti, tra tutti i personaggi orfani del poema il figlio di Cruz è il più solo di tutti. Picardía è una voce gaucha che si distingue dalle altre voci gauche presenti nel poema sia per la sua sincerità nei confronti del lettore sia dal punto di vista stilistico, dato che la parte in cui racconta il periodo trascorso alla frontiera (canti XXVIII e XXIX della Vuelta) non è scritta in sestine, bensì in quartine148. Questo cambiamento stilistico era dovuto al fatto che la strofa breve conferisse quella rapidità e quell’immediatezza che servivano a Picardía per esprimere il suo cinico senso dell’umorismo e per manifestare il suo disappunto sociale nei confronti del gaucho:

Y es necesario aguantar el rigor de su destino: el gaucho no es argentino sinó pa hacerlo matar. Ansí ha de ser, no lo dudo, y por eso decía un tonto: «Si los han de matar pronto,

mejor es que estén desnudos.» (II, 3867- 3874)149.