CAPITOLO 4. GLI ALTRI PERSONAGGI DEL MARTÍN FIERRO
4.1 CRUZ
Nel corso dell’opera, Hernández sentì la necessità di affiancare un compagno, un amico, al solitario e perseguitato Martín Fierro. L’episodio dello scontro tra Fierro e la squadra della polizia, guidata dal Sergente Cruz, fu il momento propizio per favorire l’unione dei due protagonisti. La figura di Cruz venne delineata dall’autore sulla base di più fattori: aneddotico, letterario e psicologico, successivamente, fusi insieme. Il carattere aneddotico scaturisce dal fatto che l’opera si sviluppa sempre all’interno di una cornice di verosimiglianza, che entra prepotentemente nella composizione del Martín Fierro. Si è parlato anche di “realismo” e di “naturalismo” del poema, sebbene non sia chiaro il valore letterario di
86 queste denominazioni. Passato il primo momento, in cui il coraggio di Fierro impressionò i soldati, solo un aiuto, in questo caso inaspettato, da chi si trovava di fronte a lui, poteva cambiare in maniera decisiva la situazione, e così fu. Attraverso Martín Fierro, che non era “il gaucho”, bensì un gaucho “letterario”, Hernández voleva trasmettere molte delle pene e delle sofferenze che soffocavano il gaucho all’epoca dell’autore. Con Cruz abbiamo un personaggio e un volto nuovi, sebbene questa figura continuasse a riprodurre alcune situazioni ed esperienze per le quali era già passato Fierro105. L’introduzione di Cruz all’interno dell’opera è dovuta al desiderio dell’autore di reiterare i suoi giudizi, le proprie opinioni politiche sul governo e sulle condizioni sociali del gaucho. Grazie all’inserimento di Cruz, il poema e la narrazione intraprendono nuove direzioni. Difatti, riscontriamo una nuova voce all’interno dell’opera. Con voce è da intendersi: «aspetto dell’azione verbale considerata nei suoi rapporti col soggetto»106, soggetto che non è solo chi compie o subisce l’azione, ma anche chi la riferisce, ed eventualmente tutti coloro che partecipano, anche passivamente, a tale attività narrativa. L’inserimento di Cruz, dunque, era dovuto al fatto che l’autore avesse bisogno di un individuo con una forte personalità da affiancare a Fierro, che sino a quel momento era stato l’unico narratore della storia. Grazie all’introduzione di questo nuovo personaggio l’opera si anima, raggiungendo alti livelli di teatralità, che si vanno intensificando sempre di più nel corso della narrazione. In effetti, i soliloqui di Martín Fierro si trasformano in dialoghi, delle volte anche molto accesi, poiché caratterizzati da idee e opinioni contrastanti. Inoltre, il poema si arricchsce di nuovi personaggi, i quali fanno la loro apparizione mediante
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Per questo, quando Borges scrisse la sua opera di successo Biografía de Tadeo Isidoro Cruz (1829-1874), sebbene come ricreazione letteraria, ciò che fece con frequenza fu trasferire a Cruz elementi biografici di Fierro. Si veda Jorge Luis Borges, El Aleph, Buenos Aires, Losada, 1949, pp. 55-59. Nell’opera di Ezequiel Martínez Estrada, Muerte y transfiguracción de Martín Fierro op. cit., tomo I, l’autore considera Cruz «el personaje enigmático del poema» (p. 75). Afferma in seguito: «Es el “doble” de Martín Fierro, su reverso, su sombra» (p. 76) e, ancora, «La vida de Martín Fierro y de Cruz son complementarias» (p. 82).
106
Cfr. Joseph Vendryès, in Gérard Genette, Figure III. Discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1976, p.260.
87 l’evocazione di Cruz: la donna da questi amata, il comandante delle milizie che la corteggiava, una ragazza, un gaucho burlone e il giudice, che trasforma Cruz in un «soldao de polecía» (I, 2052). Una delle funzioni principali di Cruz è rimarcare la personalità di Fierro attraverso la sua individualità. Cruz è un disgraziato capace di uccidere durante una rissa o una lite ma è anche un fatalista e un uomo di fede. Le circostanze della sua vita non sono poi tanto dissimili da quelle di Fierro; semplicemente, esse si sviluppano in un altro modo. Cruz irrompe nel IX canto della prima parte, ma la sua relazione con Fierro si sviluppa nei tre seguenti. Nella seconda parte viene evocato mediante le allusioni del protagonista, per morire poi nel canto VI. Alcuni critici si sono mal disposti nei suoi confronti, difatti, John B. Hughes lo considera, rispetto a Martín Fierro, un individuo troppo volgare, smargiasso, calcolatore e cinico nei confronti della vita107. Secondo Emilio Carrilla, Cruz era la parte mancante di Fierro e, in un certo senso, lo completava; invece, Martínez Estrada riteneva che Cruz fosse d’intralcio e che sminuisse il personaggio centrale dell’opera. La vita di Cruz, narrata in prima persona nei canti X, XI e XII de La Ida, Ángel Núñez (autore già citato in precedenza per trattare nel dettaglio la figura di Martín Fierro) suddivide la vita di Cruz in quattro sequenze:
I.1. Sequenza «A». Dalla felicità alla disgrazia
In un primo momento, la condizione di Cruz era di felicità dovuta a una relazione armoniosa con una donna:
Gradamente lo pasaba con aquella prenda mía, viviendo con alegría como la mosca en la miel. ¡Amigo, qué tiempo aquél!
¡La pucha, que la quería! (I, 1765-1770).
88 Cruz non ci svela mai il vero nome della sua innamorata nel corso dell’opera (lo scopriremo, solo, mediante suo figlio Picardía, che la menzionerà «…siendo mi madre Inocencia» II, 2963) ma la chiama “pilcha” (I,1741), “prenda” (I, 1766) e “china” (I, 1812), tutti termini affettuosi e familiari, che indicano l’amore che prova per questa donna. Inoltre, fino alla morte di Cruz, non venne, nemmeno, mai menzionata la presenza di figli. In questo caso, ciò che si vuole mostrare non è l’integrazione sociale, così come avevamo visto per Fierro, la quale corrispondeva a un tempo felice nel passato, ma evidenziare la relazione affettiva, amorosa. Questo rende ancora più forte l’inganno della donna, la quale si concede al Comandante militare che è andato a visitarla e l’uomo, a sua volta, per facilitare la relazione con la moglie di Cruz, affida a quest’ultimo ripetuti viaggi, in posti lontani. La cosa più grave è l’atteggiamento della donna, il cui nome è Inocencia: «A poco andar, conocí / que ya me había desvancao108,…» (I, 1789-1790). Il comportamento di Inocencia è in completa contraddizione, simbolicamente parlando, con il nome che il figlio le aveva assegnato. Secondo il racconto di Cruz, infatti, questa donna era tutt’altro che innocente, anzi era colpevole, tanto da provocare in Cruz un rifiuto generale nei confronti delle donne. L’unico dubbio da sciogliere è il fatto o meno che la donna di cui Cruz parla sia, effettivamente, la madre di Picardía. Potrebbe non esserlo, però, molti elementi significativi ci indicano il contrario: il fatto che Cruz l’amasse molto e che avessero una casa nella quale vivevano insieme; l’allusione al fatto che il ragazzo non aveva la madre, pronunciata da Cruz prima di morire, sembra voler alludere all’infedeltà di Inocencia e non alla morte di un’altra donna importante nella sua vita. Seguendo questa linea interpretativa, quindi, c’è l’aggravante per la donna che non solo inganna il marito, ma, addirittura, abbandona suo figlio; questo comportamento la mette ancora di più sotto una luce negativa. Il punto di rottura definitiva si
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Desbanca(d)o: è un termine del gioco di carte che viene applicato qui per descrivere in che modo il Comandante riesce a sottrarre la moglie al gaucho.
89 ha quando, nello scoprire la relazione adultera, Cruz e il Comandante iniziano a litigare, in questo frangente appare un amico del militare che, ripetutamente, infastidisce e aggredisce Cruz, il quale, stanco della situazione, finisce per ucciderlo. In realtà, da parte di Cruz non vi era nessuna intenzione previa di uccidere il Comandante:
Un puntaso me largó, pero el cuerpo le saqué, y en cuanto se lo quité, para no matar un viejo, con cuidao, miedo de lejo,
un planaso le asenté. (I, 1825-1830).
Questa sequenza si chiude con Cruz che si rifugia nella campagna «en los pajales» (I, 1910) solitaria.
I.2. Sequenza «B». Ricostruzione della sua normalità sociale
Questa condizione di profonda solitudine, nella quale Cruz viveva come un vagabondo, si aggravò ulteriormente nel momento in cui commise un secondo assassinio ovvero quello di un Cantore109, che l’aveva provocato durante un ballo:
A bailar un pericón con una moza salí, y cuando me vido allí sin duda me conoció, y estas coplitas cantó, como por rairse de mí: «Las mujeres son todas110
109
Il testo allude a «el guitarrero» (I, 1945) e dopo a «el cantor» (I, 1988). Ezequiel Martínez Estrada, Muerte y transficuración de Martín Fierro, op. cit., tomo I, afferma:«El único quel leva nombre y apellido es Martín Fierro» (p. 100). Successivamente aggiunge: «Los demás son motes: Vizcacha, Picardía, Cruz, Moreno, Inocencia, Hijo Mayor, Hijo Segundo, Barullo, la Bruja, el Ñato, que tienen, como todo apodo, un valor semántico concreto» (pp. 100-101).
110 Las mujeres son…: Tito Saubidet, Vocabolario y refranero criollo, Buenos Aires,
Guillermo Kraft, 1952, p. 176, usa la parola gato creata nel 1826 da Abdón González, che è la stessa che riscontriamo qui con alcune varianti («Las mujeres son todas / como las mulas… / Yo no digo por todas, / digo de algunas…»).
90
como las mulas, yo no digo que todas, pero hay algunas
que a la saves que vuelan les sacan plumas. (I, 1951-1962).
Qui di seguito leggiamo il passaggio del momento in cui il cantore viene ucciso da Cruz:
No ha de haber achocao otro; le salió cara la broma. A su amigo, cuando toma, se le despeja el sentido, y el pobrecito había sido
como carne de paloma. (I, 1993-1998).
L’umiliazione subita, a causa del tradimento di Inocencia, segnò profondamente il povero Cruz, poiché la donna era conosciuta da tutti e, per di più, come abbiamo visto poc’anzi, questo episodio negativo fu motivo di burla. Infatti, fu proprio la presa in giro a scatenare l’ira di Cruz, che reagì, appunto, con l’uccisione del cantore; a seguito di questo secondo delitto, il futuro compagno di Fierro decise di fuggire. Da quel momento in poi, Cruz subì un cambiamento caratteriale e comportamentale molto brusco, così come avvenne per Fierro. Questa sequenza, che Ángel Núñez ha denominato «B» si conclude con la reintegro di Cruz nell’ordine sociale, riscattato, quindi, dalla sua condizione di vagabondo:
Pero como no hay desgracia que no acabe alguna vez, me aconteció que después de sufrir tanto rigor, un amigo, por favor, me compuso con el juez. […]
Y me largó una proclama tratándome de valiente, que yo era un hombre decente y que dende aquel momento me nombraba de sargento
91 I.3. Sequenza «C». Dall’integrazione all’emarginazione
L’episodio della squadra di polizia, per l’importanza capitale che ha nel poema, nella vita di Fierro e in quella di Cruz, può essere valutato come una sequenza a parte, che per Cruz significa, nuovamente, il passo dell’ordine dalla marginalità alla persecuzione. In precedenza, quando ci siamo occupati della figura di Fierro, abbiamo vissuto la vicenda dello scontro con la squadra di polizia dalla sua prospettiva, in cui il protagonista uccise o ferì gravemente circa sei della squadra di polizia:
Tal vez en el corazón lo tocó un santo bendito a un gaucho, que pegó el grito. Y dijo: «Cruz no consiente que se cometa el delito de matar ansí un valiente.» Y ay no más se me aparió, dentrándole a la partida: […]
Uno despachó al infierno de dos que lo atropellaron, pues íbamos a la fija, y a poco andar dispararon
lo mesmo que sabandija. (I, 1621-1638).
La spiegazione di Cruz a Fierro, riguardo al suo far parte della squadra di polizia, fu la seguente:
Ansí estuve en la partida, pero ¿qué había de mandar? Anoche al irlo a tomar111 vida güena coyontura, y a mí no me gusta andar
con la lata112 a la cintura. (I, 2059-2064).
Cruz era coerente con una vita nella quale aveva sofferto la severità del potere ma il rifiuto all’autorità non implicava necessariamente una
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Al irlo a tomar: andando a prendere, in questo caso, Fierro.
92 decisione personale e libera. Era la prima volta che Cruz non operava in conseguenza di altri eventi. In precedenza, il tradimento del Comandante e di sua moglie lo avevano portato ad uccidere un Ufficiale; successivamente la provocazione del “Guitarrero” esigé la sua risposta violenta, secondo un codice d’onore che già avevamo visto anche nel Moreno, quando abbiamo raccontato la vita del protagonista. La sua reazione dinanzi a Fierro fu, invece, insolita e inaspettata. Borges, in un racconto de El Aleph (1949), Biografía de Tadeo Isidoro Cruz, immaginò e inventò un nome e una biografia per Cruz, spiegando la vicenda in questo modo: Cruz aveva già combattuto, nella sua vita da ribelle, contro una squadra di polizia. Adesso, invece, combatte da Sergente che ne comanda una:
Tadeo Isidoro Cruz tuvo la impresión de haber vivido ya ese momento […] mientras combatía en la oscuridad (mientras su cuerpo combatía en la oscuridad), empezó a comprender. Comprendió que las jinetas y el uniforme ya le estorbaban. Comprendió su íntimo destino de lobo, no de perro gregario; comprendió que el otro era él. Amanecía en la desaforada llanura; Cruz arrojó por tierra el quepís, gritó que no iba a consentir el delito de que se matara a un valiente y se puso a pelear contra los soldados, junto al desertor Martín Fierro.113
«Borges concluye el cuento con una explícita mención del otro gaucho –pero también del poema– “Martin Fierro”, que en un final se acopla con el Sargento –pero también con el cuento– en una misma dimensión textual»114. Vi era un atto di libertà in queste parole, un omaggio al coraggio, una scelta politica di uno dei due bandi messi a confronto: un definitivo supporto a sostegno del gaucho, perseguitato ed esiliato.
113 J. L. Borges, El Aleph, op. cit., p. 563.
114 Enrico-Mario Santí, Escritura y Tradición: El “Martín Fierro” en Dos cuentos de
Borges, in http://revista-
93 I.4. Sequenza «D». Verso le tende indigene, vita sofferta, morte
La decisione di Cruz di passare dalla parte di Fierro, perché colpito dal suo coraggio, fu estremamente importante per il protagonista che, a partire da quel momento, avrebbe avuto un “aiutante” durante il viaggio verso le tende indigene. Da allora, i due divennero amici e compagni di avventure, condivisero le penurie del viaggio e della permanenza tra gli indios. Di fatto, Cruz finì i suoi giorni, proprio, tra quelle tende. La figura di Cruz ha incuriosito e attirato l’attenzione di molti critici, infatti, Martínez Estrada vedeva Cruz come il personaggio più enigmatico del poema.115A tal proposito Estrada afferma: «el nombre mismo es ya el primer enigma, porque es el símbolo anónimo del nombre. Con ese signo firman los analfabetos»116. Inoltre, nella simbologia religiosa la croce rappresentava l’oltraggio e il patibolo; ma si trattava anche dell’altra faccia della moneta, in questo caso rappresentata da Fierro. Infine, anche il fatto di aver occultato l’esistenza di un figlio fino all’ultimo respiro della sua vita venne visto come un enigma.
I.5. La filosofia di Cruz
Per poter esprimere le proprie idee i suoi pensieri, anche Cruz, così come Fierro, cantava opinando. Con un’espressività vigorosa e colorita raccontava ed esponeva i propri giudizi avanzando delle critiche. Il destino dell’uomo, i pericoli, ma anche le virtù dell’amore, l’importanza del canto e la situazione del gaucho erano i temi centrali trattati nei canti X, XI e XII della prima parte, quelli in cui gli venne concessa la parola affinché potesse raccontare a Fierro, in prima persona, la sua storia. Il canto X si apre con queste parole di Cruz:
Amigazo, pa sufrir
115
Cfr. E. Martínez Estrada, op cit., tomo I,1948, p. 84.
94
han nacido los varones.
Éstas son las ocasiones de mostrarse un hombre juerte, hasta que venga la muerte
y lo agarre a coscorrones. (I, 1687-1692).
Il detto popolare riguardante il tema della sofferenza117 era la base necessaria utile a reiterare il concetto che la vita fosse dolorosa. Per questo vi era la necessità di essere forti:
arrastro mi triste suerte paso a paso y como pueda, que donde el débil se queda
se suele escapar el juerte. (I, 1731-1734).
L’affermazione forse più significativa pronunciata da Cruz fu la seguente:
Yo nunca me he de entregar
a los brazos de la muerte; (I, 1729-1730).
Con queste parole sta invitando il lettore a non demordere, non abbattersi e non darsi mai per vinto nelle situazioni difficili; questa era la risposta vitale con la quale Cruz reagì alle avversità che gli si presentarono. Questa decisione di non voler soccombere dinanzi alle avversità si traduceva, a sua volta, in una tattica operativa di radice stoica:
A mí no me matan penas mientras tenga el cuero sano, venga el sol en el verano y la escarcha en el invierno: si este mundo es un infierno,
¿por qué afligirse el cristiano? (I, 1711-1716).
Tuttavia, attraverso un linguaggio colorito, peculiare e avvalendosi di comparazioni con il mondo della campagna, Cruz formulò le tattiche che
117 Riguardo all’espressione «Amigazo, pa sufrir / han nacido los varones» Tiscornia
afferma: «vieja sentencia con que el hombre se consuela recordando la fortaleza del sexo», e –tra gli altri antecedenti spagnoli del proverbio- cita dai Cantos populares españoles, de Francisco Rodríguez Marín (IV, n° 7758): «Soy hombre: Vengan fatigas / Nací para padecer», E. Tiscornia, «La lengua del “Martín Fierro”», op cit., pp.82-83.
95 dovevano essere utilizzate in determinate circostanze, le quali spiegarono la sua transitoria conversione a Sergente di polizia: «yo sé hacerme el chancho rengo118 / cuando la cosa lo esige.» (I, 1703-1704), ossia «sé disimular»; ammette la necessità, a volte, di usare «algunos ardiles» (I, 1705) ossia ardides (stratagemmi) e, per questo «a veces me hago el sarnoso / y no tengo ni un granito,» (I, 1707-1708). Con queste parole Cruz voleva sottolineare il vantaggio che era possibile ottenere mostrandosi come ciò che non era (nel suo caso, la tattica di ascriversi a un potere del quale non si sentiva parte). Ma questa necessità di impiegare degli stratagemmi non alterò la condizione essenziale di onestà, che lo stesso Cruz rivendicava per sé:
Sin ser un alma bendita me duelo del mal ageno: soy un pastel con relleno
que parece torta frita119. (I, 1695-1698).
Per quanto riguarda, invece, la tematica amorosa, centrale nella vita di Cruz, vediamo come questi, in un primo momento elogi la donna, caratterizzandola come una figura affettuosa, che sta al fianco del suo uomo, e successivamente la screditi, accusandola di essere infedele e ingannatrice, (Inocencia). In realtà, una delle parti più importati della biografia di Cruz riguarda la riflessione politica che realizza alla fine del suo racconto120. Infatti, venivano messi in discussione il potere centrale dello Stato e i metodi da questo utilizzati, come possiamo vedere nei seguenti versi:
mientras al gaucho lo apura con rigor la autoridá, ellos a la enfermedá
le están errando la cura. (I, 2139-2142).
118 Rengo: Zoppo. Hacerse el chancho rengo: Comportarsi da infelice, indifeso, fare
l’invalido.
119 Il dolce era per il gaucho il piatto più prelibato, mentre la torta fritta era un piatto più
semplice, sicuramente inferiore all’altro. Con questo paragone vuole dimostrare che lui vale più di quello che sembra. Per maggiori informazioni si veda Santiago Lugones, Martín Fierro, Buenos Aires, Centurión, 1948, p. 105.
96 Sono effettivamente queste le parole con le quali Cruz chiude il discorso, terminando la sua riflessione politica. Ma ve ne sono altre, ancora più celebri, qui di seguito ne vediamo un frammento:
Tiene el gaucho que aguantar hasta que lo trague el oyo o hasta que venga algún criollo en esta tierra a mandar. (I, 2091-2094).
Il suo pensiero, il suo mettere in discussione il Governo rese, estremamente, singolare questo canto. Cruz condivideva, in questo senso, gli stessi sentimenti e i medesimi ideali espressi da Hernández (militante politico attivo, il quale compose gran parte de La Ida durante l’esilio a