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Carisma e identità nei primi articoli delle Costituzioni

DELLA FIGLIA DI MARIA AUSILIATRICE

1. Carisma e identità nei primi articoli delle Costituzioni

Il temine carisma appare nelle Costituzioni dell’Istituto FMA negli articoli 76, 102, 129 e 143. Non viene però adoperato nei contesti più significativi e fondanti delle Costituzioni come quelli relativi al-l’identità (art. 1-7) e alla vocazione (art. 8-75).

Il concetto di carisma4 viene tuttavia introdotto in modo diretto e

3 Fino all’approvazione più “massiccia” delle Costituzioni, sebbene per diversi Isti-tuti questa si è protratta oltre il 1986.

4 Non entro in una trattazione specifica sul significato biblico-teologico del cari-sma. Mi limito ad indicare le connotazioni più comuni che lo descrivono: essere dono

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pregnante nella parte fondamentale delle Costituzioni, ossia quella sul-l’identità dell’Istituto. Si parla infatti di:

– dono dello Spirito santo e di intervento diretto di Maria (art. 1);

– disegno di grazia (art. 2);

– esperienza di carità apostolica (art. 3);

– ispirazione, da parte di Maria, nel fondare l’Istituto (art. 4);

– dono dello Spirito è detta la vocazione delle FMA (art. 5).

Nell’art. 6, che sintetizza la missione specifica dell’Istituto e la de-finisce come «educazione delle fanciulle e delle giovani dei ceti popo-lari, specialmente le più povere», si individua il nucleo propulsore, a-nimatore (si dice: «l’anima») di tale missione educativa: il da mihi ani-mas, ossia la carità che si esprime come educazione.

La peculiarità con cui si vive e si attua la carità che «si fa educazio-ne» è la preventività assunta quasi “a sistema” di vita spirituale ed apo-stolica. Si tratta perciò di approfondire il fatto educativo, che tocca l’identità dell’Istituto e la vocazione delle FMA nelle sue diverse e-spressioni storiche, ecclesiali-pastorali e carismatiche.

1.1. L’educazione è innanzitutto un compito umano

Tra i comportamenti umani l’educazione è classificabile tra quelli che chiamiamo azioni sociali, cioè le azioni che si pongono tra soggetti conviventi in un determinato contesto sociale e che mirano essenzial-mente alla promozione della personalità dell’uomo. Essa è «azione che favorisce lo sviluppo fisico, intellettuale e morale della persona umana, verso la piena coscienza di sé e il pieno dominio di sé, e verso la ri-spondenza reciproca alle esigenze della comunicazione e cooperazione sociale, nella partecipazione ai valori».5

Da questo punto di vista si potrebbe dire che l’educazione è opera profondamente laicale, cioè rientra in quell’àmbito di valori

trinitario elargito dalla gratuità e liberalità di Dio, per l’azione specifica dello Spirito Santo, in ogni tempo della Chiesa; essere dono non “privatizzabile” (anche se conces-so ad una perconces-sona o a una comunità), ma a beneficio dell’intero corpo ecclesiale (cf CONGAR Yves, Credo nello Spirito Santo, Brescia, Queriniana 1981; RAHNER Karl, L’elemento dinamico della Chiesa, Brescia, Morcelliana 1970; AA.VV., Il carisma del-la vita religiosa dono dello Spirito aldel-la Chiesa per il mondo = Quaderni di vita consa-crata 4, Milano, Ancora 1981).

5 LAENG Mauro, Educazione, in Enciclopedia Pedagogica III, diretta da Mauro L A-ENG, Brescia, La Scuola 1989, 4221.

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mente condivisibili, anche se diversamente intesi e vissuti in forza di una data visione della vita.

1.2. Nell’àmbito di una comunità di fede

È evidente che nell’àmbito ecclesiale l’educazione viene a coincide-re con una specifica azione pastorale volta alla maturazione integrale dell’educando, cioè essa ha come intenzionalità e come responsabilità la maturazione della libertà dei figli di Dio nella strutturazione com-pleta della personalità umana. È soprattutto nella persona del-l’educatore cristiano dove si attua l’accordo tra gli orizzonti umano-cristiani in ordine alla crescita dell’educando.

È così che l’educazione si presenta, nel contesto ecclesiale, come un autentico servizio ecclesiale e addirittura come un ministero.

Già nella Chiesa primitiva appare l’esigenza di prestare diversi ser-vizi apostolici (in senso ampio) ispirati alla Persona e all’attività del Signore Gesù, servo per amore. Tali servizi si vanno configurando in diversità di ministeri. Il riferimento al Signore è punto d’incontro per l’unità dei servizi; il moltiplicarsi dei bisogni a cui deve far fronte l’at-tività della Chiesa è criterio per la diversità dei ministeri. Oggi si rico-noscono nella Chiesa i ministeri derivanti dal sacramento dell’Ordine e i ministeri derivanti dal sacramento del Battesimo.6

Tra le attività aperte all’evangelizzazione e tra i ministeri offerti dall’azione pastorale appare non solo evidente, ma urgente, il servizio ecclesiale dell’educazione, specialmente dei giovani.7 E non solo ai giovani la Chiesa offre oggi itinerari e progetti educativi, ma anche agli adulti. La Chiesa intera è chiamata ad essere educata cristianamente in mezzo ad un mondo scristianizzato e perciò lontano dall’autentica mèta dell’esistenza umana.8

6 Cf ChL 18-31.

7 Ivi 23.

8 Si vedano a questo riguardo i numerosi contributi pastorali offerti dal-l’Arcivescovo di Milano, Card. Carlo M. Martini, in particolare: Itinerari educativi, Milano, Centro Ambrosiano 1988.

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1.3. Consacrati a Dio per un ministero educativo nella Chiesa

All’interno dell’unica Chiesa, pur con diversità di ministeri, si radi-cano le diverse Famiglie religiose che attraverso i propri Fondatori han-no ricevuto da Dio un dohan-no peculiare o carisma a beneficio dell’intera Chiesa.9

In forza dell’identità propria dell’Istituto e della personale chiamata a vivere una specifica vocazione, il singolo membro di una famiglia re-ligiosa partecipa al carisma dell’intero Istituto. Non si tratta perciò di esercitare soltanto un ministero diversificato ma, in forza di un dono divino, si attua una missione specifica.

È così che si può capire la differenza esistente tra carisma, missione e opere in una Famiglia religiosa. Non sono le opere che costituiscono la missione pastorale, né la missione pastorale che determina il cari-sma. È invece il dono divino che qualifica una missione ed è la missio-ne che specifica e si concretizza missio-nelle opere. È in questo senso che, in una Famiglia “vocata” all’educazione, questo ministero assume il si-gnificato di carisma ecclesiale.

Giovanni Paolo II ha espresso la “novità” dell’educazione come ca-risma parlando alle religiose educatrici dell’Irlanda:

«La Chiesa ha ripetutamente, in molti solenni e recenti documenti, ricordato alle religiose l’importanza primaria dell’educazione, e ha in-vitato le congregazioni maschili e femminili, dotate di tradizione e di carisma educazionale, a perseverare in questa vocazione e a raddoppia-re il loro impegno in questa vocazione».10

Lo stesso Papa, riferendosi a don Bosco e alla sua Famiglia religio-sa, dedita all’educazione della gioventù, fa riferimento alle istituzioni di vita consacrata che sono dotate di carisma educativo. «Nel servizio educativo – Egli dice – hanno dato espressione al carisma loro proprio

9 Attraverso un lungo cammino storico-teologico si arriva oggi ad “adoperare” e a comprendere meglio l’espressione «carisma dei Fondatori» e a specificare distinzioni e differenziazioni utili a livello teologico-storico e pastorale. A questo riguardo si veda:

CIARDI Fabio, I Fondatori uomini dello Spirito. Per una teologia del carisma di Fonda-tore, Roma, Città Nuova 1982; ROMANO Antonio, I Fondatori profezia della storia. La figura e il carisma dei Fondatori nella riflessione teologica contemporanea = Vita consacrata, Milano, Ancora 1989; AUBRY Joseph, La fondamentale dimensione cari-smatica della vita consacrata, in AA.VV., Vita consacrata. Un dono del Signore alla sua Chiesa, Leumann (Torino), LDC 1993, 137-154.

10 GIOVANNI PAOLO II, Discorso del 1 ottobre 1979, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 (1979), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 1980, 493.

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di prolungare l’educazione divina che ha il suo culmine in Cristo».11 È quanto vuole esprimere il testo costituzionale delle FMA attribuendo la fondazione dell’Istituto, la trasmissione di un patrimonio spirituale, la missione educativa ed evangelizzatrice ad «un dono dello Spirito», ad un «disegno di grazia», ad un’esperienza di carità apostolica infusa nel cuore dei Fondatori.

1.4. Il carisma dono trinitario

Il termine ultimo dell’educazione cristiana è portare alla libertà dei figli di Dio. Tale processo, però, non può compiersi senza il dono e l’intervento dello Spirito: «Dove è lo Spirito ivi è la libertà» (2Cor 3,17). Questo dono sostanziale è già per sua natura l’amore: «Dove è lo Spirito ivi è carità» (Rom 5,5). Pienezza di carità e libertà, dunque, coincidono e la radice divina di questa pienezza è il dono dello Spirito.

Tuttavia, ogni azione, ogni operazione dello Spirito e nello Spirito è di per sé trinitaria. L’economia di un carisma non può essere, dunque, se non trinitaria. È in questo senso che si deve leggere il testo di Paolo:

«Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono di-versità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono didi-versità di ope-razioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1Cor 12,4-6). Se lo Spirito è sorgente di doni, il Figlio evidenzia la forma dell’autentico servizio facendosi servo; ed è dal Padre, dal quale «viene ogni dono perfetto» (Giac 1,17), che proviene l’efficacia di ogni operazione divi-na.

La carità educativa preveniente, dono dello Spirito all’Istituto delle FMA, proviene dall’amore gratuito del Padre e mira alla piena con-figurazione con Cristo, uomo perfetto e servo per amore, per l’azione dello stesso Spirito.

1.5. L’amore preveniente del Padre

Già fin dall’Antico Testamento si va rivelando sempre più esplicita-mente l’amore educativo di Dio per il suo popolo (per ognuno e per la comunità d’Israele). Uno dei testi più espressivi è quello di

11 GIOVANNI PAOLO II, Iuvenum Patris. Lettera apostolica al Rev. Egidio Viganò nel centenario della morte di S. Giovanni Bosco, 31 gennaio 1988, 7, in Enchiridion Vati-canum XI, 125 (si citerà IP seguìto dal paragrafo).

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nomio 32,10-12: «Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ulu-lati solitari; lo educò, ne ebbe cura, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le sue ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Si-gnore lo guidò da solo; non c’era con Lui alcun Dio straniero».

L’amore del Padre è innanzitutto amore gratuito, ma è anche un amore anticipatore, un amore “previo”, un amore preveniente.

Ogni educazione cristiana deve rivelare questo amore gratuito del Padre. Ma, in forza di un carisma specifico, la FMA assume un’espres-sione qualificante di questo amore. Le Costituzioni lo esprimono con l’aggettivo «preveniente».12

L’amore preveniente del Padre si esprime abbondantemente nella letteratura profetica e sapienziale. Anzi, nel libro della Sapienza viene personificato: prima che l’uomo cerchi la sapienza essa lo cerca quasi come una madre cerca il figlio: «[La Sapienza] previene, per farsi co-noscere, quanti la desiderano. [...] Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei; [...] va loro incontro con ogni benevolenza» (Sap 6,13-16).

Sarà soprattutto nel Nuovo Testamento dove si rivelerà l’amore gra-tuito e preveniente di Dio fin dall’incarnazione del Verbo (Prologo di Giovanni) e fin dall’annunzio a Maria. Il vangelo di Luca è particolar-mente rivelatore di questo amore, soprattutto attraverso le parabole del-la misericordia.

Nella sintesi teologica di Giovanni ci si presenta con chiarezza l’amore “anticipatore” e preventivo di Dio: «[...] l’amore è da Dio. [...]

Noi amiamo perché Lui ci ha amati per primo» (1Gv 4,7.19).

La preventività lascia di essere, dunque, un tipo di “assistenza so-ciale” o di “metodo educativo” soltanto; le Costituzioni delle FMA la chiamano «caratteristica della nostra vocazione», «esperienza di carità apostolica che ha come sorgente il cuore stesso di Cristo e come

12 Alcune traduzioni del testo rispecchiano lo sforzo di esprimere il termine preve-niente nel modo più vicino all’originale. Alcune hanno trovato vera difficoltà, come quella di lingua spagnola in cui è tralasciato:

Errore. Il segnalibro non è definito.«... In atteggiamento di fede e di gratitudine a Dio e a imitazione di Santa Maria D. Mazzarello, noi Figlie di Maria Ausiliatrice, do-niamo la nostra vita al Signore divenendo tra le giovani segno ed espressione del suo amore preveniente» (art. 1).

«... En actitud de fe y de agradecimiento a Dios, e imitando a Santa Maria Domeni-ca Mazzarello, nosotras Hijas de María Auxiliadora, entregamos nuestra vida al Señor para ser seño y espresión de su amor entre las jovenes» (art. 1).

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dello la sollecitudine materna di Maria».13 Ancor prima però, sul piano teologico, la preventività ha la sorgente originaria nell’amore preventi-vo di Dio che è Padre del Signore nostro Gesù Cristo e che rivela il suo amore “materno” nell’immediatezza della presenza di Maria.

1.6. Il Figlio, immagine e termine dell’amore che salva

Gesù, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, l’Amato dall’eternità, si presenta immediatamente come immagine (nel senso pieno del termine) dello stesso amore del Padre che in Lui ha tutte le sue compiacenze.

Egli è anche il modello, cioè il termine ultimo al quale l’educatore stiano mira nell’accompagnare l’educando alla pienezza della vita cri-stiana.

Non è altro che il termine oggettivo dell’amore educativo della FMA, la quale, per dono vocazionale, è chiamata a collaborare con lo Spirito alla crescita del Cristo nel cuore dei giovani.

Cristo è inoltre modello per antonomasia dell’educatore, in quanto Maestro. Nei quattro Vangeli si possono trovare situazioni di educa-zione occasionale e sistematica da parte di Gesù.

Appartengono al primo tipo gli incontri e i dialoghi di Gesù. Spe-cialmente gli incontri narrati da Luca sono ricchi di spunti educativi (cf Lc 2,41-51; 7,36-50; 10,38-42; 18,18-23; 24,13-35). Ma anche Giovan-ni è maestro nella proposta di dialogo da parte di Gesù (cf Gv 3,1-21;

4,1-42).

Altri passi del Vangelo ci presentano Gesù educatore in maniera più sistematica e questo soprattutto nei riguardi dei Dodici. Egli invita co-loro che ama ad un lungo cammino. Gesù educa pazientemente attra-verso la parola, ma anche affida ai discepoli la missione, dopo averli educati nel distacco e nella povertà. Non verrà escluso dalla sua pa-zienza educativa di Buon Pastore e di Maestro Buono il fallimento.

L’amore preveniente del Padre che brucia nel cuore di Cristo entra in rapporto con la libertà umana. È un amore che salva, ma non costringe né domina.

Un altro elemento tipico dell’educazione di Gesù è la condivisione di vita. Ha scelto i discepoli perché «stessero con Lui» (Mc 3,14). Tale condivisione di esperienza personale si verifica nei giorni lieti, nei

13 Costituzioni 7.

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giorni di pace e di gloria e nei giorni duri di passione e di morte.14 1.7. La «grazia educatrice» dello Spirito

Il testo della lettera a Tito (2,11-12) – che la traduzione ufficiale dell’edizione italiana traduce con: la «grazia di Dio, apportatrice di sal-vezza» – si riferisce a questo ordine nuovo apparso sulla terra con la venuta di Cristo. Nel testo originale troviamo «grazia educatrice», cioè il nuovo germe di vita, quel principio interiore, quel «germe divino»

apparso con la venuta di Cristo che permette di diventare «creature nuove».15 Cessa, dunque, il «pedagogo della legge» perché subentra ciò che conta: «essere creature nuove per la grazia diffusa nei cuori dallo Spirito» (si legga in questa prospettiva il c. 8 della lettera ai Romani).

La grazia educatrice è, dunque, un principio interiore, anzi, il Principio interiore che abita nel cristiano: lo Spirito di Gesù che è lo Spirito del Padre, lo Spirito dell’Amore.

Chi ha come vocazione carismatica la carità educativa sa che nel suo intervento educativo di parola o di presenza è soltanto un collabo-ratore cosciente e perciò responsabile del Maestro interiore, dello Spi-rito. Da qui l’importanza dell’attenzione allo Spirito illuminatore, gui-da, educatore primo. L’educatore umano è semplicemente una “causa dispositiva” nell’azione della grazia educatrice dello Spirito di santità, che solo può configurare a Cristo. Occorre perciò esercitarsi nel di-scernimento (cf Rom 12,2; Fil 1,10). «Chi non discerne dentro di sé l’azione dello Spirito, chi non si lascia condurre da Lui (cf Rom 8,14) non sarà capace di essere un educatore cristiano. Pur avendo doti edu-cative naturali, rischierà di imporre le sue idee personali, al limite di plagiare, ma non di educare alla libertà» (2Cor 3,17; Gal 5,1).16

Ciò ci riconduce a riflettere non soltanto sull’azione educativa della FMA, ma innanzitutto sulla scelta vocazionale e sul discernimento vo-cazionale per una collaborazione al riguardo nella Chiesa.