DIMENSIONI E ARTICOLAZIONI DELL’IDENTITÀ NEL SUO PROCESSO DI MATURAZIONE
2. Dimensioni e aspetti dell’identità
Dopo aver visto le problematiche attuali intorno all’identità è lecito domandarsi cosa si intende per identità. Ne vedremo poi le dimensioni e gli aspetti evidenziando le dinamiche, a livello sia individuale che comunitario-istituzionale.
2.1. Varietà di definizioni o descrizioni non sempre convergenti Il concetto di identità appare piuttosto complesso non solo in rife-rimento al contesto culturale di mutamento, ma anche sotto il profilo teorico. Sono molteplici gli aspetti e le dimensioni che lo connotano e ciò dipende anche dalle varie e diversificate antropologie di riferimen-to, sovente riduttive o chiuse a qualsiasi fondamento valoriale. Le defi-nizioni e le descrizioni dunque sono spesso ambigue e plurivalenti; si stenta a proporre descrizioni o definizioni compiute, unitarie e sistema-tiche dello stesso concetto di identità.
Il termine identità, ormai entrato nel linguaggio quotidiano, è in-dubbiamente carico di significati ed è utilizzato nei contesti più diversi (in ambito psicologico, sociologico, antropologico-culturale, teologico e religioso); per questo rischia di rimanere nell’indeterminatezza dei concetti troppo generali. Anche semplicemente in ambito psicologico i significati del termine si sovrappongono o si contrappongono con faci-lità.
Individuazione, sentimento di identità, sé, sistema di sé sono concet-ti intercambiabili con quello di idenconcet-tità? Il problema si presenta senza dubbio complesso; tuttavia, muovendosi sul terreno delle “evidenze”
del senso comune, si pensa all’identità come alla consapevolezza di es-sere se stessi, pur attraverso le molteplici trasformazioni che si speri-mentano nel tempo e nelle diverse situazioni o relazioni sociali, o an-che a quell’esperienza vissuta globale e coerente di se stessi an-che dà senso e unità interiore. Ma, per evitare di dare definizioni che potreb-bero risultare unilaterali, sembra più corretto specificare le diverse e-spressioni e articolazioni che caratterizzano l’identità.
2.2. Articolazioni e aspetti dell’identità
L’identità si configura innanzitutto come identità personale, che in-dica soprattutto ciò in base a cui l’individuo sente di esistere come
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sona, si sente accettato e riconosciuto come tale dagli altri, dal suo gruppo o dalla sua cultura di appartenenza e, in tal senso, «l’acquisizio-ne dell’identità è intesa come individuazio«l’acquisizio-ne di sé e auto-riconosci-mento nei confronti di una rappresentazione ampia ed elaborata del mondo fisico e sociale».3 Questa identità non coincide con il concetto di sé, né con l’immagine di sé, perché è più ampia.
Il concetto di sé è senza dubbio un elemento importante dell’identi-tà, ma ne rappresenta soltanto un aspetto, perché si riferisce all’espe-rienza che il soggetto elabora di se stesso sul piano cognitivo. Esso è dato – secondo la classica definizione di G.H. Mead – dall’insieme dei concetti che l’individuo ha di se stesso e di cui è cosciente.4 Se il con-cetto di sé si presenta prevalentemente negativo si può verificare un blocco del processo di formazione dell’identità personale con l’instau-rarsi di un vissuto sul piano soggettivo di sentimenti di inferiorità, di sfiducia e di svalutazione di sé.
Anche l’immagine di sé è un altro aspetto fondamentale dell’iden-tità, ma si colloca non tanto sul piano dell’essere e dell’auto-percezione interiore, quanto sul piano della rappresentazione sociale del sé, cioè della considerazione degli altri. Essa difatti si elabora a partire dal
“come gli altri mi vedono e mi percepiscono”, dall’etero-percezione piuttosto che dall’auto-percezione, e perciò proviene dall’esterno, sog-getta ai diversi condizionamenti evolutivi. L’immagine di sé compren-de anche ciò che uno compren-desicompren-dera apparire e diventare. In tal senso si parla di immagine ideale di sé e ingloba tutto quell’insieme di aspirazioni e progetti personali che si vorrebbero realizzare e quindi i valori verso cui si tende o da cui si è attratti.
Alcuni autori preferiscono parlare di ideale di sé e tendono a farlo coincidere con la vocazione personale. Ciò evidentemente si presenta semplicistico e riduttivo, perché manca in questa visione la considera-zione di un altro elemento essenziale dell’identità che è il progetto di sé, cioè quel nucleo motivazionale interiore che porta la persona a proiettarsi nel futuro. Esso è dato dai valori verso cui la persona si o-rienta, anzi si costruisce proprio a partire da quei valori che formano la visione del mondo e della vita. Senza l’orientamento verso i valori la proiezione di sé nel futuro è povera di significato, manca di spinta
3 PALMONARI Augusto, Una prospettiva socio-psicologica per lo studio dell’adole-scenza, in DOISE Willem - PALMONARI Augusto, Interazione sociale e sviluppo della persona, Bologna, Il Mulino 1988, 217.
4 Cf MEAD George H., Mind, self and society, Chicago, University of Chicago Press 1934; trad.it.: Mente, Sé e società, Firenze, Giunti Barbera 1965.
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tivazionale, ma anche di contenuti. Sono i valori che accolti personal-mente in una visione della vita danno senso e scopo all’esistenza. Non si può costruire un progetto per il futuro senza rispondere alla do-manda: Qual è lo scopo della mia vita e perché vivo? Il progetto di sé in tal senso diventa il primo nucleo del progetto vocazionale e in linea evolutiva si costruisce nella tarda adolescenza e nella giovinezza, quando cioè l’identità si è in gran parte consolidata. Essendo un dina-mismo interiore che ha il potere di anticipare, dirigere e sostenere lo sviluppo della personalità in una direzione di vita significativa, il pro-getto di sé è rivolto al futuro e nel medesimo tempo è coesteso a tutto l’arco dell’esistenza.5
L’identità personale dunque comprende il concetto di sé, l’imma-gine di sé e il progetto di sé, ma in un certo senso li trascende essendo una realtà molto più ampia e complessa. Abbraccia soprattutto l’espe-rienza di sé, che deriva da quell’insieme di dati riguardanti se stessi, così come la persona li sente e li vive. Il “vissuto” sperimentato in ma-niera sintetica, intuitiva e globale include fatti, comportamenti, situa-zioni che costituiscono la storia personale di ciascuno. Se la persona ha alle spalle una storia di sofferenza, perché bloccata su alcuni eventi ne-gativi, avrà un’esperienza di sé negativa che certamente influisce sul concetto e sull’immagine di sé, ma soprattuto sul progetto di sé to-gliendogli ogni slancio e spinta verso il futuro. L’identità allora costi-tuisce il nucleo centrale della persona, il centro unificatore e organizza-tore di tutti i processi psichici e spirituali e di tutte le esperienze di vita.
È grazie a questo nucleo che essa permane stabile nel tempo nonostante i cambiamenti. L’identità, così come viene caratterizzata da molti auto-ri, è data dalla capacità di restare se stessi nel momento del cambia-mento.6
Ma c’è anche una identità sociale, che comprende tutti quegli «a-spetti dell’identità di un individuo che lo rendono simile agli altri, gli aspetti cioè socializzanti del comportamento».7 Essa è l’identità che il
5 Cf DE PIERI Severino, Vocazioni e vocazione, in Note di Pastorale Giovanile 5 (1980) 5-17; ID., Vocazione, in Dizionario di Pastorale Giovanile, Leumann (Torino), LDC 21992, 1284-1296.
6 Cf GRINBERG Leó - GRINBERG Rebeca, Identità e cambiamento, Roma, Armando 1992; PALMONARI Augusto - CARUGATI Felice - RICCI-BITTI Pio - SARCHIELLI Guido, I-dentità imperfette, Bologna, Il Mulino 1979; DE PIERI Severino, Identità, in Dizionario di Pastorale Giovanile, Leumann (Torino), LDC 21992, 493-501.
7 SCIOLLA Loredana [a cura di], Identità. Percorsi di analisi in sociologia, Torino, Rosenberg & Sellier 1983, 9.
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soggetto si attribuisce in quanto membro di un gruppo (o di più grup-pi), con la risonanza emozionale che questa appartenenza comporta.
Evidentemente non bisogna trascurare l’elaborazione interiore delle rappresentazioni di sé e del gruppo che l’individuo si costruisce nel-l’esperienza di appartenenza al gruppo stesso.
Si parla anche di identità professionale che va considerata come una componente dell’identità sociale e si configura come un insieme di au-to-rappresentazioni del rapporto che intercorre tra il soggetto e l’attività lavorativa che svolge. La professionalità è una dimensione im-portante per la costruzione e il consolidamento dell’identità, in quanto struttura la personalità in maniera differenziata, arricchendola di sfu-mature e di tratti caratteristici, ma soprattutto conferendole un senso di competenza che le consente di affrontare con una certa sicurezza i compiti della vita e di trovare un proprio posto nella società.
Esiste poi una identità culturale che appare collegata con l’identità sociale ed è data dal modo con cui la persona, quale membro di una collettività umana, assume i sistemi di significato, i valori, i comporta-menti e i costumi presenti in quel determinato contesto di vita. Non si può prescindere dal riferimento a una identità culturale pena la costru-zione di una personalità “senza radici”. La carenza di riferimenti sto-rico-culturali o l’irrigidimento statico su di essi possono condurre a conseguenze assai gravi sul piano personale e sociale, come l’emargi-nazione, il disadattamento e l’aliel’emargi-nazione, o al contrario a forme di na-zionalismo, di integrismo, chiusure o pulizie etniche nuovamente in-sorgenti.
Altre espressioni dell’identità possono essere ravvisate nell’identità vocazionale, tipica di chi ha fatto una scelta di vita in coerenza al pro-prio progetto di vita e alla chiamata di Dio, e nell’identità religiosa, ca-ratteristica di chi appartiene ad una religione o ad una istituzione reli-giosa.
Da qualche anno si parla di identità carismatica per indicare un’i-dentità che si è strutturata intorno al carisma della famiglia religiosa di cui si fa parte, ma anche l’insieme di quei valori vocazionali, di quei si-stemi di significato, norme e tradizioni che caratterizzano il carisma di un determinato Istituto.
Le molteplici espressioni ora elencate non sono altro che distinzioni fatte per precisare meglio la portata e la complessità del concetto di i-dentità. In realtà, al di là di tutte le questioni che vi sono sottese, dob-biamo dire che l’identità vera e propria è solo quella della persona, an-che se sappiamo an-che essa si colloca nel centro del rapporto
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società e che non si costruisce se non attraverso la concorrenza di fatto-ri interni ed esterni alla persona. Si può parlare dunque di identità so-ciale o culturale o religiosa in senso collettivo solo per analogia con l’identità personale.
2.3. Le dimensioni portanti dell’identità
Ci domandiamo ora quali sono gli elementi costitutivi che fanno parte integrante dell’identità, sia in quanto processo che in quanto ef-fetto o prodotto del processo. Anche in questo caso ci sono disparità di vedute e di posizioni. Mi sembra opportuno distinguere quelle dimen-sioni che esprimono la funzione dell’identità da quelle che riguardano la sua strutturazione e organizzazione.
Le dimensioni dell’identità che riguardano la sua funzione nel-l’ambito dell’azione, del comportamento della persona e del suo modo di porsi nei confronti della realtà si possono ricondurre essenzialmente a tre:
a) La dimensione collocativa intesa nel senso che la persona me-diante l’identità si colloca all’interno di un campo simbolico che stabi-lisce i confini entro cui definirsi in rapporto agli altri. Si tratta del-l’individuazione di sé che comporta la capacità di stabilire una diffe-renza tra sé e gli altri, tra sé e il mondo. Grazie a questa funzione la persona diventa sempre più capace di essere se stessa e di affrontare le inevitabili “separazioni” della vita. Difatti se non ci sono confini tra il sé e gli altri, se si verifica una sorta di “fusione” tra le due polarità è molto difficile vivere le differenze e le separazioni con tutto ciò che es-se comportano. Tutti gli autori che hanno studiato il problema del-l’identità hanno sottolineato il carattere intersoggettivo e relazionale dell’identità e dunque la sua funzione di individuazione e di differen-ziazione.
b) La dimensione selettiva secondo la quale la persona è capace di ordinare le proprie preferenze e di scegliere tra diverse alternative di azione. In tal senso l’identità diventa il criterio chiave per comprendere i processi decisionali dell’individuo o di gruppi e funziona da filtro se-lettore. L’indecisione cronica di alcune persone costituisce un segnale dell’assenza di un centro decisionale di riferimento, va compresa, cioè, in termini di mancanza di identità.
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c) La dimensione integrativa dell’identità inoltre consiste nella ca-pacità di offrire un quadro interpretativo che collega le esperienze pas-sate, presenti e future nell’unità della storia personale. Ciò permette al-la persona di mantenere nel tempo il senso di continuità del sé di fronte ai molteplici cambiamenti interni ed esterni.8 La maturazione della per-sonalità giunge a completezza grazie alla funzione integrativa del-l’identità, senza la quale regnerebbero la dispersione, la frammentazio-ne o anche la dissociazioframmentazio-ne.
Queste tre dimensioni mettono in evidenza come l’identità non ri-sponde soltanto alla domanda «Chi sono Io?», ma anche alle domande
«Che cosa voglio?» e «Dove vado?». Essa, in quanto realtà profonda, opera a monte delle scelte di qualsiasi tipo e si trova al di sotto di ogni azione o ruolo.
Le dimensioni dell’identità considerate in rapporto alla sua struttu-razione ed organizzazione coincidono con quelli che sono ritenuti gli assi portanti su cui si basa tutto il suo processo di formazione: il Sé, gli altri – il mondo, i valori – i significati.
Nella dinamica evolutiva della persona che elabora la propria identi-tà questi tre elementi sono costitutivi e interdipendenti. La ricerca del-l’identità, la spinta cioè ad essere se stessi si intreccia con un progetto di sé inizialmente solo intuito, poi sostenuto da motivazioni di valore che conducono all’attuazione di piani di vita successivi, in continua evoluzione e crescita a partire dalla preadolescenza fino alle età suc-cessive dove le scelte della vita si specificano ulteriormente. La stabili-tà e la coerenza del sé, nel suo nucleo più profondo, sono date dal-l’essere uguali a se stessi e capaci di padroneggiare la propria esistenza di fronte ai cambiamenti, ma anche dalla capacità di stabilire relazioni con gli altri durature e significative e dall’apertura al mondo e alla real-tà.
I due poli Sé-altri, sé-mondo sono dunque interdipendenti e, se non interagiscono reciprocamente, sono destinati ad assolutizzarsi nella di-namica soggettiva portando all’isolamento e/o all’alienazione, all’in-dividualismo esasperato e/o al conformismo, ecc... Dal punto di vista psicologico, il percorso dell’identità ruota attorno all’interazione e al-l’identificazione, ma anche all’interiorizzazione dei valori e dei signifi-cati che danno senso e unità alla vita, che offrono contenuti e scopi al-l’azione e che orientano le scelte quotidiane verso una piena realizza-zione di sé.
8 Cf SCIOLLA, Identità 22.
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Questi tre elementi non vanno presi separatamente, se non si vuole correre il rischio di unilateralismi sterili o anche dannosi, sia per il sin-golo che per i gruppi o le istituzioni. Ma vanno fatti interagire nella formazione in un processo di progressiva unificazione.
2.4. La dinamica dell’identità personale nel processo di crescita voca-zionale
Sui medesimi poli sopra accennati si muove lo sviluppo vocaziona-le. Il sé, gli altri e i valori, tra cui quelli trascendentali, costituiscono, allo stesso modo che per l’identità, gli assi portanti della realtà voca-zione. Nel processo di crescita vocazionale non si può non tener conto del cammino di maturazione dell’identità in queste tre aree fondamen-tali. Il divenire vocazionale di fatto si intreccia con il divenire del-l’identità e risente di tutte le difficoltà o gli incidenti di percorso che tale processo incontra nel suo costruirsi nella società contemporanea.
Sul piano della costruzione del Sé, ad esempio, è importante consi-derare, accanto all’esperienza di positive identificazioni che fanno da necessario supporto all’identità, la maturazione e il consolidamento di un senso di continuità e di unità che consente alla persona di far fronte ai cambiamenti interni ed esterni. La consistenza o inconsistenza del Sé incide in primo luogo sulla capacità di assumersi delle responsabilità e di instaurare delle relazioni significative e stabili con gli altri e con il mondo, ma anche sulla progettualità, sulla capacità di orientamento nel futuro, sul senso della vita fondato sui valori. L’assunzione dei valori e la spinta motivazionale a realizzarli dipendono infatti dall’atteggia-mento di fondo dell’Io più o meno aperto e disponibile a lasciarsi in-terpellare da essi.
D’altra parte la decisione vocazionale rappresenta, nella dinamica di crescita dell’identità, un momento culminante del processo di rifles-sione su se stesso elaborato progressivamente dal soggetto nel corso della propria storia. Il momento della scelta di vita, a partire dalla con-sapevolezza del progetto di Dio, obbliga la persona a riflettere su di sé, sulle proprie caratteristiche, risorse, competenze, interessi e aspirazioni e la spinge ad esplicitare le proprie aspettative circa il futuro e soprat-tutto i valori in cui crede e per i quali intende impegnarsi. L’identità dunque, nella sua triplice articolazione sé-altri-valori, diventa la pre-messa e il vettore principale di crescita del progetto vocazionale.
A proposito mi sembra quanto mai feconda e anticipatrice di futuro
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l’intuizione di Giovenale Dho. Egli amava parlare di vocazione come uno sviluppo dinamico, come un progetto che va gradualmente sco-prendosi ed elaborandosi in armonia con la propria identità. Si tratta del «movimento vitale dell’esistenza cristiana che abbraccia tutta la vi-ta, che è iniziato dall’azione e dall’amore di Dio Padre che in Cristo si rivela come Salvatore e che sollecita una risposta di adesione».9 Ri-spondere significa decidere, prendere una linea che condizionerà altre decisioni future, significa orientarsi, cioè mettere lo sviluppo della pro-pria vita, la strutturazione della propro-pria personalità su un determinato binario. In conseguenza la vocazione non è mai un fatto compiuto, co-me non è mai compiuta la nostra risposta. Lo sviluppo stesso della vita e la maturazione personale del cristiano coincidono con la sua matura-zione vocazionale.
Esaminando il procedere dello sviluppo vocazionale si colgono tre processi o momenti dell’unica esperienza spirituale che costituisce la vocazione:
1. un’esperienza di fede perché basata su una crescente chiarezza e consapevolezza della chiamata di Dio e sull’attrazione per i valori vo-cazionali;
2. un’esperienza di impegno vitale come risposta all’appello divino, ma anche all’appello che nasce dai bisogni e dal grido dei fratelli e del mondo;
3. un’esperienza di identificazione che nasce dal confronto tra la vocazione personale (ciò che sono e che voglio essere) e ciò che il Si-gnore mi chiama ad essere in una missione comunitaria (vocazione o progetto di Istituto).
L’integrazione di queste tre prospettive racchiude le istanze e le esi-genze che derivano dalla natura stessa della consacrazione, mentre co-stituisce il tessuto fondamentale dell’esperienza vocazionale e della stessa maturazione personale.
È possibile alla luce di questo schema formulare delle ipotesi sui possibili fattori negativi che possono ostacolare il processo di matura-zione dell’identità, sia personale che carismatica.
L’esperienza dell’appello, dell’impegno, dell’assunzione dei valori
9 DHO Giovenale, Gli ostacoli che intralciano lo sviluppo e la maturazione della vocazione nel periodo della formazione (Appunti litografati di una conferenza tenuta nell’Incontro della S. Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari con i Superio-ri Generali svoltosi a Roma dal 23 al 26 maggio 1973).
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carismatici è vissuta in ogni momento nella confluenza di queste tre i-stanze. Sono perciò inevitabili le tensioni che raggiungono talvolta dei punti di crisi: tensioni legate al processo di interiorizzazione dei valori dell’identità, ma soprattutto all’esperienza dei giovani di oggi, caratte-rizzata da tanta fragilità e conflittualità (come ad es. la tensione tra rea-lizzazione di sé ed impegno, tra affermazione di sé e logica della croce, tra autonomia di sviluppo e dipendenza o obbedienza ai valori in una costante ricerca della volontà di Dio...).
Tali “ipotesi” potrebbero offrire uno spunto per una migliore com-prensione delle situazioni singole. Si tratterà di verificare in base al-l’esperienza fino a che punto corrispondono alla realtà e in che modo
Tali “ipotesi” potrebbero offrire uno spunto per una migliore com-prensione delle situazioni singole. Si tratterà di verificare in base al-l’esperienza fino a che punto corrispondono alla realtà e in che modo