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Le problematiche attuali intorno all’identità

DIMENSIONI E ARTICOLAZIONI DELL’IDENTITÀ NEL SUO PROCESSO DI MATURAZIONE

1. Le problematiche attuali intorno all’identità

La riflessione sull’identità si presenta come uno dei percorsi impre-scindibili per affrontare le problematiche complesse dell’educazione e formazione dei giovani nell’attuale contesto socio-culturale, anzi viene considerata come il punto focale di tutte le problematiche attuali in ambito formativo ed educativo.

Il termine identità, ormai ampiamente diffuso ad ogni livello nel lin-guaggio sia scientifico che comune, assume una pluralità di significati non sempre coerenti e convergenti. Spesso si trova associato ad altri termini come crisi di identità, nuove identità, identità di partito, identità religiosa, identità femminile, ecc... e si riferisce talvolta alla singola persona (identità personale) o a gruppi, movimenti, popoli e nazioni (i-dentità collettiva). Eppure il suo significato si presenta notevolmente complesso e rimanda a un nodo di problemi di non facile soluzione, perché situati all’incrocio di una pluralità di approcci teorici e discipli-ne, da quelle filosofiche e antropologiche, psicologiche e sociali, stori-che e pedagogistori-che a quelle biologistori-che.

1.1. L’identità come “problema”

Nel contesto culturale del nostro tempo si parla di identità come problema, nel senso che oggi più che mai l’individuo è diventato molto più consapevole rispetto al passato e quindi più interessato e preoc-cupato di definire chi e che cosa egli sia. Tale preoccupazione è pre-sente in tutti e a tutti i livelli. Non è più soltanto l’adolescente, il filoso-fo o la persona malata che si preoccupa del problema dell’identità, ma chiunque, persona, gruppo o istituzione si interroga costantemente sulla propria identità. Ma mentre la domanda si fa più pressante, la risposta diventa sempre più problematica e difficile. E ciò sembra essere il frut-to dei vertiginosi e rapidi cambiamenti che si sono verificati nel-l’ambito socio-politico, economico e culturale in questa nostra società pluralistica e complessa. Infatti la risposta alla domanda: «Chi sono I-o?», non dipende soltanto dalla singola persona, non è un problema me-ramente soggettivo, ma fa riferimento alle molteplici interazioni con il proprio gruppo di appartenenza culturale ed etnico e in genere con la società. Già Erikson non esitò ad affermare che lo studio dell’identità nella nostra epoca ha un valore altrettanto strategico quanto lo ebbe lo studio della sessualità ai tempi di Freud.1

1 Il tema dell’identità è stato affrontato in maniera sistematica e originale da

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Gli indicatori che segnalano la problematicità del tema sono molte-plici e appaiono collegati alla situazione di instabilità e di crisi che ha investito l’identità a tutti i livelli (personale, sociale, politico, religioso, culturale). Tra essi si possono evidenziare alcuni, come ad esempio:

l’esaltazione esasperata della soggettività (rivendicazione della creati-vità individuale, dell’immaginario e del privato), la dispersione, la frammentazione, la dissociazione, la perdita di senso e l’assenza di progettualità, la crisi di vocazione o di identità vocazionale, ecc... Ma ciò che più di tutto costituisce problema sono i risvolti piuttosto nega-tivi della complessità e della differenziazione sociale della nostra so-cietà post-moderna sul processo di costruzione dell’identità, special-mente quella individuale. Ci troviamo di fronte a problemi di natura strutturale che hanno modificato, nel giro di pochi decenni, la struttura della famiglia, dell’educazione, dell’occupazione, delle istituzioni con conseguenze inevitabili sul piano della costruzione dell’identità, spe-cialmente quella giovanile.

1.2. La difficile identità dei giovani d’oggi

Il tema dell’identità appare sempre più centrale nella lettura della condizione giovanile, costituisce – secondo la maggioranza degli stu-diosi in questo campo – la categoria che può descrivere ed interpretare meglio quanto succede nel mondo dei giovani. L’identità viene consi-derata infatti come il terreno delle contraddizioni della società com-plessa e pluralistica e come il “luogo” di scontro tra nuovi bisogni, nuovi valori e carenze istituzionali. La difficoltà a far fronte al proble-ma dell’identità in un contesto sociale di complessità, così come docu-mentano numerose ricerche psico-sociali, può essere la causa del-l’abbandono della progettualità, sia sul piano sociale che personale, e soprattutto della perdita di senso nella vita con tutte le conseguenze di frustrazione, demotivazione o emarginazione largamente presenti nel mondo giovanile. «L’impossibilità di far fronte adeguatamente al pro-blema dell’identità – scrive Garelli – può portare i giovani a non porsi troppi problemi, ad essere aderenti alla vita quotidiana, ad accettare il

kson che, staccandosi dalla tradizione freudiana ortodossa, ha elaborato il costrutto del-l’identità in un’ottica evolutiva e in rapporto agli influssi del sociale. L’identità si pone dunque al centro dei rapporti dell’individuo con la sua cultura e la sua società. Si veda in proposito ERIKSON Erik H., Gioventù e crisi di identità, Roma, Armando 1974; ID., I cicli della vita, Roma, Armando 1982.

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ritmo del “vivere alla giornata”, in una sorta di cambiamento ridimen-sionato delle attese che si produce in conseguenza di una situazione generalizzata d’annebbiamento». 2

È noto come nell’attuale contesto di mutamento culturale siano cambiati i criteri di definizione dell’identità giovanile: non più di tipo oggettivo, esterno all’individuo (identificazione al ruolo), ma di tipo soggettivo, dal di dentro. La ricerca di identità di fatto non insegue più modelli proposti o imposti dall’esterno, oggettivi (identità precostitui-ta), ma parametri interni, soggettivi, tutti da costruire. L’identità oggi si

“inventa” e si costruisce volta per volta. Ciascuno cioè riorganizza ed elabora la propria soggettività sulla trama della differenziazione: per

“essere se stesso” intraprende sentieri diversi e differenziati tutti u-gualmente percorribili e validi, senza trovare nelle istituzioni o in un senso oggettivo una legittimazione e una coerenza. La costruzione del-l’identità giovanile si presenta dunque quanto mai difficile in una so-cietà come la nostra che vede aumentare la complessità, che conduce a vivere esperienze separate fra loro (il mondo del lavoro da quello della famiglia, quello della sfera pubblica da quello della sfera privata) e che non offre più dei sistemi di significato unitari, né tanto meno un uni-verso simbolico (valori, ideali, progetti) tale da integrare le diverse norme, la molteplicità di appartenenze e di esperienze e così dare signi-ficato alla vita dell’individuo.

L’identità nella sua elaborazione appare collegata ai problemi del senso e dei valori, perché senza di essi non riesce a costruirsi in manie-ra stabile e coerente, non manie-raggiunge mai la completezza e la persona di-venta incapace di scelte di vita definitive. Ne consegue una profonda crisi di progettualità che si esprime con l’assenza del futuro dalla di-mensione temporale dell’esistenza.

Si costatano perciò degli esiti sempre più problematici di una identi-tà debole e incompiuta (cf situazioni di disagio e di emarginazione gio-vanile: droga, suicidio, criminalità organizzata). Ci troviamo di fronte a identità che non giungono mai a realizzazione e a completezza. Si pensi all’identikit di un “adolescente prolungato” o del “giovane dalla fami-glia lunga”. Ci sono giovani che a trenta anni non hanno ancora operato una scelta di vita, né per il matrimonio, né per la vita religiosa.

2 GARELLI Franco, La generazione della vita quotidiana, Bologna, Il Mulino 1984;

si veda pure DEL CORE Pina, Giovani, identità e senso della vita, Palermo, Edi Oftes 1990; AA.VV., Complessità sociale e identità. Problemi di teoria e di ricerca empiri-ca, Milano, Franco Angeli 1985.

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L’assenza di una scelta di vita stabile è il tipico segno di un’identità in-compiuta, non portata a termine. È fatale dunque la discrepanza tra la crescita in età, che dovrebbe presupporre un certa maturità, e la matu-razione reale ancora non avvenuta.

1.3. Identità e progetto vocazionale

Più problematico si presenta il processo di definizione della propria identità e più evidenti diventano l’incapacità e il rimando o il rifiuto dello sviluppo di qualsiasi progetto vocazionale. La raggiunta capacità di orientarsi nella vita, di fare delle scelte fondanti costituisce uno degli indici di valutazione della maturità e unità della persona, così come la scoperta e la realizzazione della propria vocazione completa la defini-zione di sé e dà orientamento e fisionomia all’identità. La personalità di fatto si modella e si trasforma proprio in base alle scelte fondanti di vita fatte.

Il divenire vocazionale procede di pari passo con la formazione del-l’identità personale e con tutte le vicissitudini e conflitti che tale cresci-ta comporcresci-ta. Il progetto vocazionale si sviluppa in connessione con la definizione di sé e il progetto di sé e dipende – specie in età ado-lescenziale – dalle identificazioni con persone, comunità, ambienti e proposte di vita che diventano modelli di riferimento per giungere ad assumere una scelta di vita coerente con il proprio progetto di vita.

Identità e progetto vocazionale dunque appaiono come due coordi-nate strettamente collegate e interdipendenti l’una dall’altra. In questa prospettiva si comprende come mai tanti progetti vocazionali non ma-turano, anzi muoiono già prima di nascere, ma anche perché si è tanto scettici nei confronti della stessa possibilità di identificazione vocazio-nale da parte dei giovani. Si trova qui la spiegazione del fenomeno del-la cosiddetta “consacrazione debole”, cioè dell’incapacità di una dura-tura fedeltà di impegno religioso. Non è raro difatti incontrare persone in cui il progetto vocazionale si costruisce su di un “vuoto di identità” e ciò è estremamente problematico per la perseveranza religiosa.

La vocazione del resto è una realtà dinamica e storica, si inserisce cioè nel processo evolutivo e maturativo della personalità, si sviluppa e si consolida nel tempo e in un contesto umano e relazionale. Anche l’identità è una realtà fortemente dinamica, perché avviene lungo lo svolgersi successivo della vita. Crescere nell’identità deve essere una preoccupazione costante, che sollecita la formazione continua o

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manente. Sovente si osservano degli arresti nella formazione dell’iden-tità, sia nella seconda che nella terza età, allorquando ci si trova a do-ver assumere una nuova prospettiva dell’esistenza, specie in relazione ai vari cambiamenti (culturali e non), e questo implica una rottura o l’abbandono delle precedenti “identità” già costituite per integrare le nuove strutture e relazioni derivanti dalla mutata situazione. Ciò costi-tuisce solitamente una vera e propria “crisi” perché la persona deve passare attraverso la dolorosa esperienza di ristrutturazione, con tutto il disagio e l’ansia che questa comporta. Diversamente, se non si riesce a giocare la propria realtà personale “nuova” con se stessi, con i giovani e poi con tutti gli altri, si corre il rischio di irrigidimenti e impoveri-menti sul piano personale, se non addirittura fenomeni di disadattamen-to, depressione o alienazione.

Sottolineare la problematicità di tale processo non significa inco-raggiare ad evitare i cambiamenti, ma riaffermare la convizione che queste esperienze rappresentano momenti creativi e di autentica cresci-ta che arricchiscono la coscienza di essere se stessi in relazione al pro-prio compito nella vita. Se non ci si misura con le varie “identità” ri-chieste dalle varie età della vita, il cammino di crescita nella identità viene impedito, ma anche la vocazione viene in qualche modo accar-tocciata e frenata. Ne sono segni evidenti l’infantilismo, l’iper-attività e la conseguente depressione da stress, il protagonismo individualistico, ecc. Il risultato è costituito da una serie di difficoltà sul piano persona-le, ma soprattutto comunitario. In questa prospettiva molte crisi voca-zionali nella seconda o terza età vanno interpretate come arresti di cre-scita nell’ambito dell’identità.

L’appello gratuito e misterioso di Dio avviene normalmente attra-verso delle mediazioni, sia individuali che comunitarie e sociali, sicché la vocazione rimane soggetta ai diversi condizionamenti personali o so-cio-culturali ed evolve in relazione alle sfide o agli appelli dell’am-biente di vita, della storia o della cultura in cui vive. La via per il rag-giungimento di una pienezza di identità vocazionale resta sempre quel-la di assumere in forma matura le possibili difficoltà o condizionamenti di una società che cambia, senza paura di affrontare il cambiamento, nella fiducia che l’identità si consolida anziché perdersi se si rimane in un atteggiamento di apertura e di ricerca costante.

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