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CAPITOLO II. UN TENTATIVO DI ASSIOMATIZZAZIONE DELLA TEOLOGIA: LE R EGULAE CAELESTIS

5. Il carro delle arti liberali

Per la costruzione del carro che dovrà trasportarla fino al cielo, la Saggezza chiede aiuto a sette vergini che rappresentano le arti liberali, con le quali ha un legame molto intimo. Infatti se la Prudentia da un lato si comunica alle artes, dall’altro si preoccupa di ricondurre le molteplici acquisizioni delle diverse scienze in un unico edificio del sapere:

Tot dotes in eas effundunt dona Sophiae quod sese totam Prudentia fundit in illas, se partitur eis, sibi thesaurizat in illis.

Sic divisa, tamen manet integra, sparsaque tandem colligitur, diffusa redit cum foenore multo28.

La prima vergine che si mette all’opera per costruire il timone e parte della struttura del carro è la Grammatica, che è anche la prima ars del trivium nel comune curriculum di studi della

paideia medievale. Ella viene presentata come una donna avvenente in grado di ricoprire un

ruolo materno mediante l’allattamento e un ruolo paterno attraverso le punizioni che impartisce allo stesso neonato, rendendo talvolta amaro il latte del proprio seno. Con l’altra mano questa vergine è intenta a eliminare il tartaro dai denti del bambino, palese allegoria del compito della grammatica, ossia del lavoro di correzione degli errori e di rifinitura del testo dal punto di vista formale. Inoltre ella è chiamata a insegnare agli infanti le prime parole. Tutte le sue peculiarità sono rappresentate sulla veste di papiro del Nilo che indossa29:

Vestibus haec inscripta manent, descripta resultant, artis grammaticae virtus, natura, potestas,

ordo, materies, pars, finis, nomen et auctor, officium, species, genus, instrumenta, facultas. (...) Hic docet ars, monstrat ratio, doctrina fatetur littera cur simplex, cur indivisa vocetur,

cur sibi mendicet elementi littera nomen,

28 Ibid., 505A-B, p. 82, 331-335. Per il ruolo svolto dalle arti liberali nel poema, cf. S.A

RCOLEO,Filosofia ed arti nell’Anticlaudianus di Alano di Lilla, in Arts Libéraux et Philosophie au Moyen Age. Actes du quatrième

Congrès international de philosophie médiévale, (Université de Montréal, 27 août-2septembre 1967), Montréal- Parigi 1969, pp. 569-574.

vel tropice soleat elementum littera dici;

quae pingant elementa notae, quae nomina signent, quis claudat numerus, quis congruit ordo, potestas quae sit, et has species certo sub canone claudit30.

Alano si sofferma analiticamente sul ruolo epistemologico fondamentale della grammatica: essa deve innanzitutto stabilire una distinzione tra l’elementum e la littera, ossia tra la componente sonora e il segno grafico propri di ogni lettera dell’alfabeto per poi evidenziare, sulla base di regole precise, la posizione corretta di ciascun termine all’interno di un contesto proposizionale. La grammatica comprende in maniera specifica lo studio delle diverse parti del discorso, a partire dalle proprietà di nomi, pronomi, aggettivi e verbi. Tra i grammatici più illustri il filosofo di Lilla menziona Elio Donato, che fu anche maestro di San Girolamo; Aristarco di Samotracia, direttore della biblioteca di Alessandria; il suo discepolo Didimo e Prisciano, autore delle Institutiones grammaticarum, che costituirono insieme all’Ars

grammatica di Donato, il principale manuale per lo studio di tale disciplina dell’età

medievale31.

La seconda vergine è chiamata invece a completare la struttura del carro attraverso la costruzione di un asse solido e ben decorato. Ella viene descritta come una donna molto magra, dal volto scavato e dalle pelle secca, segni evidenti della stanchezza che le procurano le logoranti dispute nelle quali è spesso coinvolta. Si tratta infatti della Logica, impegnata costantemente soprattutto nella confutazione elenctica di quei sofisti che si adoperano per rendere vero ciò che è falso. Per questo motivo ella definisce i propri topoi come i principi a partire dai quali deve procedere l’argumentatio e si preoccupa di evidenziare le fallacie di determinati ragionamenti che pregiudicano uno svolgimento corretto del procedimento sillogistico. Nel chiarire i rapporti tra i generi e le rispettive specie, quest’ars si rivela

30 Ibid., 506D-507B, p. 85, 415-418, 426-432. 31 Cf. ibid., 508A-D, pp. 86-87, 476-513.

particolarmente utile per la formazione dei diversi saperi e si pone perciò al servizio delle altre discipline. In linea con la tradizione filosofica precedente il filosofo di Lilla considera la logica alla maniera aristotelica, ossia come uno strumento necessario alle artes per la costituzione del proprio statuto epistemico. Tra le auctoritates più illustri in ambito logico Alano menziona Porfirio; Aristotele definito «turbator verborum» per la complessità della materia trattata nei suoi libri; Zenone, celebre per l’elaborazione di alcuni paradossi, e Boezio, grande traduttore e commentatore dell’Organon aristotelico32

.

La terza vergine è la Retorica, una donna parimenti bella chiamata a perfezionare con i propri ornamenti il lavoro svolto dalle sue sorelle, incastonando delle gemme preziose nel timone, rivestendo d’argento il legno del carro e adornando di fiori l’asse. Il compito peculiare dell’ultima disciplina del trivium consiste nel conferire la bellezza formale al discorso scientifico già predisposto secondo le regole della grammatica e organizzato in maniera coerente dal punto di vista logico. Il filosofo di Lilla evidenzia la versatilità di questa vergine nel mutare i tratti del proprio volto ora sereno, ora severo a seconda dei propri interlocutori. Ella viene presentata con una tromba nella mano destra e un corno nella sinistra, simboli che alludono rispettivamente all’amplificazione dei discorsi e alla sovrabbondanza di parole dell’attività oratoria33. L’esercizio della retorica viene analizzato nelle sue fondamentali componenti: dall’importanza dell’exordium, ossia del discorso iniziale costruito con particolare enfasi per conquistare l’attenzione dell’uditorio, alla varietà dei toni da utilizzare nei successivi pronunciamenti allo scopo di confutare le opinioni altrui, mostrando così nel contempo l’efficacia e la persuasività delle proprie tesi. Sulla veste di Retorica sono rappresentati alcuni esponenti di quest’ars: il padre di questa disciplina Cicerone; Ennodio, vescovo di Pavia; Quintiliano, autore di un’Institutio oratoria; Simmaco e Sidonio

32 Cf. ibid., III, 509A-511C, pp. 89-93, 1-136. 33 Cf. A.M

ICHEL, Rhétorique, poétique et nature chez Alain de Lille in Alain de Lille, Gautier de Châtillon cit. (cap. I, nota 43), [pp. 113-124], in partic. p. 115.

Apollinare, vescovo di Clermont34.

La quarta sorella è l’Aritmetica che, tra le artes del quadrivium, assume l’incarico di costruire la prima ruota del carro che dovrà condurre la Prudentia alle regioni celesti. Questa vergine stringe con una mano la tavola pitagorica, mentre nell’altra dispone i numeri come colonne schierate a battaglia. Il dipinto sulla sua veste di lino celebra le diverse proprietà del numero35:

Quae numeri virtus, quae lex, quis nexus et ordo, nodus, amor, ratio, foedus, concordia, limes; quo modo concordi numerus ligat omnia nexu,

singula componit, mundum regit, ordinat orbem,

astra movens, elementa ligans animasque maritans

corporibus, terras coelis, coeleste caduco;

quomodo nascendi mundo rebusque creandis

principium, finis, exemplar, forma, sigillum

hic erat, ad cuius formam deitatis idea

impressit rebus formas mundoque figuras;

quomodo principium numeri, fons, mater, origo est monas, et numeri de se parit unica turbam;

quomodo Virgo parit, gignens manet integra, simplex

sese multiplicat, de sese gignit et in se incorrupta manet, partus imitata parentis;

quis numerus numerans censetur, quis numeratus, quis repetit, quis distribuit, quis colligit, aufert, addit et ad primum radices extrahit ortum36.

Alano sottolinea la natura numerica di ogni realtà esistente, in quanto il Creatore ha disposto ordinatamente ogni res secondo il numero. Per questo motivo esso costituisce quella profonda

ratio divina e legge universale che non soltanto regge il mondo costituendo dei legami

armonicamente proporzionati tra realtà differenti, ma presiede anche all’infusione delle anime nei corpi, ossia al processo di unione delle forme con la materia. Pur comunicando la sua

34

Cf. AnCl, III, 511D-514B, pp. 93-97, 137-271.

35 Cf. ibid., 514B-D, p. 97, 272-298.

36 Ibid., 514D-515B, pp. 97-98, 299-318; il riferimento biblico indiretto è a Sap 11, 21. La differenza tra numerus numerans e numerus numeratus è ripresa da BOEZIO, De Trinitate, III, cit. (cap. I, nota 92). Sulla

creazione del mondo dall’unità, cf. TEODORICO DI CHARTRES, De sex dierum operibus cit. (cap. I, nota 74); sulla generazione dei numeri dall’unità si veda ibid., 37, p. 570, 52-56: «Generatio igitur numerorum ex aliis numeris secundum arimeticam multiplex et varia est. Alios enim ex se et ex sua substantia generant: ut binarius per se multiplicatus generat quaternarium ternarius novenarium et ita de ceteris».

essenza a ogni res particolare, la monade rimane comunque integra nella sua incorruttibile unità. Al di là della figura di Pitagora, da cui riprende anche il rapporto tra i numeri e la loro rappresentazione grafica sul piano geometrico, il filosofo di Lilla cita come matematici illustri Nicomaco di Gerasa, Gerberto d’Aurillac e Crisippo37

.

La quinta vergine impegnata nella costruzione di un’altra ruota del carro è la Musica, la quale non fa altro che assecondare il modus operandi dell’aritmetica; anche essa ha infatti come proprio subiectum l’analisi delle quantità. Ella viene presentata intenta a pizzicare con una mano le corde di una cetra che mantiene con l’altra mano. In questo modo la Musica produce un suono dolce e melodioso alle orecchie di chi l’ascolta, assimilabile nei suoi effetti a quello del poeta Orfeo che ammansiva le fiere con la potenza del suo canto, oppure a quello prodotto dalla lira di Anfione che edificò una montagna, costringendo le pietre a disporsi in maniera ordinata. Il compito della musica risiede nel rinsaldare i legami armonici tra le varie

res; nello stabilire le stagioni, ma soprattutto nel regolare i moti degli astri e dei pianeti. Tra i

musicisti celebri vengono richiamati dall’autore un certo Timoteo di Mileto, Micalo e il papa Gregorio Magno38.

La sesta vergine chiamata a costruire la terza ruota del carro è la Geometria, presentata con una bacchetta tra le mani mentre è intenta a cingere la terra e a misurarne la superficie, a delimitare il mare e a circoscrivere il cielo39. Nel dipinto sulla sua veste emerge la natura di un sapere geometrico inteso essenzialmente come ars misurandi:

Hic artem totam picturae lingua recenset, quae mensurandi doctrinam fundit et usum edocet, immensum claudit, spatiosa refrenat parvaque consequitur, metitur magna, profundum scrutatur, valles habitat, conscendit in altum40. 37 Cf. AnCl, ibid., 516B-C, p. 100, 375-385. 38 Cf. ibid., 516C-518A, pp. 100-103, 386-468. 39 Cf. ibid., 518B-C, p. 103, 469-484. 40 Ibid., 520A-B, p. 105, 485-488.

Tra gli esponenti più celebri di questo sapere Alano cita Talete per l’elaborazione di alcuni teoremi geometrici ed Euclide che riformò tale scienza enucleandone i principi fondamentali41.

A chiudere il corteo delle arti liberali l’ultima delle sette vergini, l’Astronomia, indossa una veste impreziosita d’oro e di gemme e ha un volto risplendente del chiarore delle stelle al punto tale che diventa difficile sostenere la luminosità del suo sguardo. Si tratta di una scienza «quae docet astrorum leges, loca, tempora, motus, / signa, potestates, discursus, nomina, causas»42. La nobiltà di questa scienza traspare anche nella costruzione della quarta ruota, interamente rivestita d’oro dalla stessa ars. Oltre alla figura mitologica di Atlante che sopporta il peso degli astri senza sentirne il carico in quanto la sussistenza dei cieli dipende dal Creatore, il filosofo di Lilla menziona come unico exemplum storico delle conquiste di tale scienza l’astronomo arabo Albumasar43

.

Una volta terminata la costruzione del carro grazie al lavoro delle sette arti liberati, la Ragione, assecondando il consiglio della Natura, si presenta con cinque cavalli ed esorta la stessa a porli sotto la propria egida. I cinque cavalli alludono in maniera evidente al ruolo dei cinque sensi che devono esser sempre sotto il controllo della ragione, perché essa possa servirsi adeguatamente delle loro percezioni44. Il primo cavallo bianco e con venature rosse supera gli altri quattro in velocità e destrezza e galoppa spontaneamente nonostante sia trattenuto dalle briglie, anticipando così l’ordine dello sprone: esso allude alla superiorità

41 Cf. ibid., 518C, p. 105, 526-533. 42 Ibid., IV, 519D, p. 107, 19-20. 43

Cf. ibid., 520D-521A, pp. 108-109, 58-69.

44 Cf. ibid., 521A-C, p. 109, 70-94. Per un approfondimento del ruolo dei cinque sensi nelle opere di Alano si

veda P.DRONKE, Les cinq sens chez Bernard Silvestre et Alain de Lille, in I cinque sensi. The Five Senses, in «Micrologus», 10 (2002), pp. 1-14.

della vista sugli altri organi45. Il secondo cavallo muta spesso il proprio colore, è leggermente meno valente del primo con il quale comunque gareggia in velocità e presenta dei sonagli appesi al collo, per cui rimanda al senso dell’udito46

. Il terzo destriero è in una posizione inferiore rispetto ai primi due cavalli, per cui rivendica per sé le loro caratteristiche, anche se si presenta con il dorso coperto di fiori che emanano un profumo soave, con una chiara allusione all’olfatto47

. Il quarto cavallo di colore grigio e azzurro è più lento e meno bello dei precedenti, per cui si pone al loro servizio quasi fosse loro servo, anche se si rallegra ugualmente dei doni di cui la Natura lo ha insignito. Esso trova pertanto nel cibo e nelle bevande la forza per compensare le proprie mancanze, per cui allude palesemente al gusto48. Infine il quinto destriero di colore scuro viene presentato con le sembianze di un asino che non riesce a mantenere dritto il proprio collo, per cui è costretto a volgere necessariamente verso terra il suo sguardo. Esso rappresenta il tatto, considerato da Alano come il senso più basso di tutti49. Da tale ripartizione dei cinque sensi traspare l’impostazione platonica del

45 Cf. AnCl, ibid., 521C-522A, pp. 109-110, 95-116. La superiorità della vista viene ripresa da G

UGLIELMO DI

CONCHES,Dragmaticon Philosophiae, VI, 19, 1-2, ed. I. Roca, Turnhout 1997 (CCCM, 152), pp. 243-244, 8-17:

«De superiore instrumento, id est de oculis, et actione eorum, id est de visu, prius disseremus. Oculus igitur est quaedam orbiculata substantia et clara, in superficie aliquantulum plana, ex tribus humoribus et (septem) tunicis constans. Orbiculata est, ut melius possit huc et illuc verti; in superficie plana, ut melius forma et colores rerum recipiat; lucens et ex humoribus constans, ut a visuali spiritu possit penetrari. In medio eius est quiddam quo splendor temperatur, ne visum dissipet. Ex tunicis constat, ut superfluitates, ne illum laedant, expellant».

46 Cf. AnCl, ibid., 522A-B, pp. 110-111, 117-137. Sull’udito si veda come fonte G

UGLIELMO DI CONCHES,

Dragmaticon Philosophiae cit., VI, 21, 1, p. 253, 4-12: «Qui exiens particulam aeris, quam tangit, simili forma

informat et illa aliam, donec ad aures, quae ad modum tympani sunt concavae, perveniat. Quo in earum concavitate resonante excitatur anima, emittitque quandam partem praedictae aerae substantiae per nervos, qui a medio cerebri hinc et inde usque ad aures extenduntur. Quae tanges aera quem in aure reperit simili forma informatur, cum qua ad animam in logistica cellula recurrit. Ibi anima figuram nostrae vocis perpendit, et fit auditus».

47

Cf. AnCl, ibid., 522C-D, p. 111, 138-158. Sull’odorato si veda come fonte sempre GUGLIELMO DI CONCHES,

Dragmaticon Philosophiae cit., VI, 22, 1, pp. 256-257, 7-10: «Cum igitur aer pomum tangit, odorem qui est in

eo assumit, cum quo nares intrans usque ad foramen quoddam quod ori et naribus est commune pervenit».

48

Cf. AnCl, ibid., 522D-523B, pp. 111-112, 159-189. Sul gusto cf. GUGLIELMO DI CONCHES,Dragmaticon Philosophiae cit., VI, 22, 3, p. 257, 25-30: «Cum igitur cibum masticamus, succus quidam subtilis cum sapore

linguam, quae est spongiosa, penetrat. Nervi vero quidam a cerebro ad linguam descendunt, per quos pars praedicti instrumenti quae sapori est habilis ab anima per nervos ad lingua emittitur. Quae, saporem quem ibi reperit in se recipiens, illum animae repraesentat».

49

Cf. AnCl, ibid., 523C-D, pp. 112-113, 190-212. Sul tatto cf. GUGLIELMO DI CONCHES, Dragmaticon Philosophiae cit., VI, 22, 4, p. 258, 31-34: «Cum enim vola manus, quae ut melius sentiat est nervosa, alicui

calido se applicat, aerea substantia, quae in illis est membris, calorem sibi assumit, quem animae in logistica cella repraesentat. Similiter frigus et cetera».

filosofo di Lilla, che colloca intenzionalmente al vertice di essi la vista perché è sicuramente l’organo più prossimo alle realtà spirituali e alla base il tatto in quanto esso è il senso maggiormente legato alla concretezza delle sostanze materiali. Questi cinque cavalli vengono legati al carro e posti sotto il controllo di un auriga: è la Sophia, ossia la conoscenza intesa in senso generale, a dover dominare e orientare le percezioni dei sensi in modo che la Saggezza possa salire sul carro senza subire danni.