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Dalle carte alle presenze: l'iter burocratico del ricongiungimento familiare

La ricostruzione del processo di ricongiungimento familiare

3. Dalle carte alle presenze: l'iter burocratico del ricongiungimento familiare

Come sin qui detto, la maggioranza dei filippini intervistati ha mostrato una buona competenza relativamente alla legislazione italiana sul ricongiungimento familiare e sulle prassi burocratiche per ottenerlo. La ricerca di un lavoro e di una casa adeguata porta inevitabilmente questi migranti a scontrarsi con la burocrazia italiana e il concreto percorso attraverso uffici e carte per richiedere il ricongiungimento.

Come anche per la ricerca di un lavoro e di una casa, ancor più di fronte alla predisposizione effettiva della domanda l'ostacolo maggiore si rivela quello della lingua. La non conoscenza dell'italiano da parte dei filippini e la poca abilità con l'inglese da parte dei dipendenti dei pubblici uffici crea un muro linguistico spesso, abbattuto solo dalla presenza di altri connazionali da più tempo residenti in Italia e maggiormente capaci di parlare italiano o semplicemente di muoversi all'interno dei meandri burocratici.

Come spiegano due intervistati talvolta è la disponibilità degli impiegati a sanare il deficit linguistico:

“No, perché loro sono tanto pazienti, hanno tanta pazienza sai, perché sei straniero...” (intervista a FK.)

“No, perché alla Prefettura loro sono disponibili a capire qual'è l'esigenza che hai, per quello non è difficile.” (intervista a A.)

Emerge inoltre, soprattutto in questa fase di vera e propria concretizzazione del progetto di riunificazione familiare, una presenza importante come riferimento all'interno della comunità filippina nel contesto veneziano, quella di PL. , sacerdote della Diocesi di Venezia, punto di riferimento non solo religioso ma anche per l'assistenza rispetto a alcuni bisogni materiali di questi migranti arrivati a Venezia.

A riprova che anche nel contesto veneziano le istituzioni ecclesiastiche funzionano da facilitatori per l'integrazione nel luogo d'arrivo degli immigrati filippini, la maggioranza degli intervistati ha sottolineato l'importanza del fattore religioso, non trascurandone anche il risvolto più utilitaristico dell'appartenenza a una comunità, in particolare per la predisposizione della richiesta di ricongiungimento familiare.

“C'è anche PL. che ti aiuta.” (intervista a A.)

“Allora ho chiesto a P.L. se poteva andare in Prefettura per accelerare...perché in Prefettura quando vedono un prete..è diverso!!!![con

tono d'entusiasmo]

I. : Ah, questo non lo immaginavo...

E. :E poi dopo, dopo 5 giorni [a bassa voce] hanno chiamato P.L. : “eh, si! È pronta!”[ride]

I. :Ma secondo te perché è diverso quando vedono un prete...? E.: Non lo so, non lo so [si irrigidisce] bisogna chiedere a P. L. … I.:Però avete visto che se va lui si accelera insomma...

E.: Si, ma non, non perché è italiano, perché è prete!

I.: Proprio perché è un prete...allora dovrò chiedere a P.L. quali poteri ha per accelerare! [sorridendo con lui, in tono scherzoso]

Non si vuole approfondire in questo ambito tali dinamiche interne alla comunità filippina veneziana, non essendo stata la ricerca di carattere prettamente etnografico, anche se certamente questa figura di leader carismatico ha trovato risalto nel corso della ricerca empirica. Non sono emersi scambi di altro genere se non scambi di favori tra questi filippini e il rappresentante ecclesiastico, a ulteriore dimostrazione di aspetti culturali comunitari che vengono mantenuti nell'emigrazione. Certamente è rilevante la figura di PL. al fine di favorire il percorso di ricongiungimento familiare dei filippini richiedenti e soprattutto come legame tra la comunità filippina e il contesto veneziano, essendosi dimostrato un gruppo molto chiuso in se stesso e nella propria identità culturale.

Relativamente alla preparazione dei documenti dunque la maggioranza ha trovato l'iter burocratico abbastanza semplificato, anche grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie, di internet. Mediatori in questo processo sono oltre a connazionali più esperti o rappresentati ecclesiastici, anche gli stessi Patronati e in un caso lo stesso datore di lavoro italiano è stato d'aiuto all'immigrato da un punto di vista burocratico. Ancora una volta i networks familiari sono importanti, sia in Italia che per la predisposizione dei documenti nelle Filippine. Chi rimane predispone parallelamente a chi è in Italia la documentazione necessaria, in una simmetria di intenti che è anche un percorso di vera preparazione psicologica al ritrovarsi in Italia.

Le maggiori difficoltà burocratiche sono inaspettatamente riscontrate nelle Filippine, nonostante da un punto di vista istituzionale l'immigrazione e tutto ciò che riguarda l'iter dalla partenza all'arrivo e all'assistenza nel Paese d'emigrazione sia, come precedentemente visto, alquanto consolidato da parte delle istituzioni filippine. Emergono dunque difficoltà relative al rilascio del visto d'ingresso in Italia, che creano preoccupazioni forti all'interno dei nuclei familiari:

“Perché i documenti non è facile farlo, sai perché..devono chiedere tutto, se hai reddito, se non hanno reddito sufficiente, vogliono anche vedere

se noi figli mandiamo...manteniamo loro o cosa, perché è la...come si chiama?...che, che...quale è il motivo per cui noi vogliamo prendere qua loro. In Italia è facile prendere il nulla osta, solo giù il visto è dura prendere!” (intervista a AR.)

“Perché praticamente in Filippine loro invece di dare in 10 giorni l'hanno dato dopo un mese, un mese e una settimana esattamente. […] perché dopo, se loro non danno visto è un grande problema [...]” (intervista

a C.)

Alcuni intervistati inoltre non fanno mistero sulla necessità di appoggiarsi a conoscenti nelle Filippine che aiutino o velocizzino l'iter burocratico, come afferma E.:

“[...] Perché per chiedere qualcuno lì, ceh...bisogna pagare.[...]

Si, conosco qualcuno lì dentro nell'ufficio che può fare tutto insieme in una volta, perché è mio amico. [ride]”

In tal modo E. evita i costi di una sorta di “corriera”, come lui la definisce, che raccoglie e trasmette la documentazione richiesta. La rete di conoscenze, lo scambio di favori interno permea la comunità filippina veneziana, creando appartenenza non solo religiosa o per percorso migratorio o culturale, ma anche legami utilitaristici che rafforzano e richiudono ancor di più in se stesso il gruppo.

La preparazione al ricongiungimento della famiglia passa non solo attraverso la materialità di carte da predisporre per far venire in Italia i propri familiari, ma anche attraverso l'insieme di quelle pratiche transnazionali che mantengono forti i legami affettivi e permettono una continuità dei rapporti attraverso forme e dinamiche differenti rispetto al prima.

regolarità dei ritorni in madrepatria per le visite, come conferma anche gran parte della letteratura sull'immigrazione filippina, non è scandita da tempi brevi. I più fortunati ritornano nel Paese d'origine solo ogni due anni, a causa del costo del biglietto aereo e del primario interesse al risparmio di chi è in Italia.

Quasi tutti gli intervistati hanno sperimentato l'essere famiglia transnazionale, quale condizione transitoria in vista del ricongiungimento familiare. Si può affermare perciò che gli immigrati filippini scelgono, ancor prima della partenza, tra la condizione di transnazionalità continuativa e l'immigrazione familiare.

Tra le pratiche transnazionali portate avanti, oltre alle telefonate giornaliere e le video-chiamate, c'è anche chi come JO. cerca, parallelamente alla predisposizione della richiesta di ricongiungimento, di far accedere gradatamente i propri figli e il marito rimasti nelle Filippine all'universo culturale che troveranno in Italia, attraverso l'insegnamento prima della partenza della lingua italiana di base e la trasmissione di alcuni aspetti culturali.

“[...] e poi i bambini...miei figli...con i bambini, come si chiama...lui preparato miei bambini, poi cultura qui in Italia, gli ho detto di cultura qui, poi di lingua. Così prima di andare qui impara Italia, nelle Filippine, così quando loro arrivano qui un po' parla italiano.” (intervista a JO.)

Le pratiche messe in atto durante questa fase transitoria transnazionale sostengono i membri della famiglia: i contatti telefonici frequenti, l'incontrarsi e il potersi vedere tramite webcam, l'apertura di finestre di trasmissione culturale e linguistica per preparare chi deve ricongiungersi, la stessa riorganizzazione dei ruoli e delle funzioni familiari e del care dei componenti fragili, simbolicamente costruiscono un ponte tra il qui e il là, sostengono la sofferenza della lontananza, strutturano verso il cambiamento i rapporti familiari mantenendoli il più possibile saldi.