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Dici che è un tipo di lavoro che non c'è sempre bisogno quindi non sente la crisi ecco?

La metodologia della ricerca

C.: Dici che è un tipo di lavoro che non c'è sempre bisogno quindi non sente la crisi ecco?

Quindi l'avete sentita più voi forse come lavoratori in albergo?

E.: Sì sì sì, meno male, sì sì infatti...meno male che i nostri datori sono contenti del nostro lavoro! C'è la paura no, c'è la paura, sempre la paura che per esempio l'albergo si chiuda, qualcosa del genere...però la preghiera ci aiuta tanto...Bisogna pregare! Perché ogni cosa può succedere, ogni giorno!

[E traduce in tagalog e riporta le parole della mamma]

E.: Allora, lei praticamente eh....ce, in realtà vuole andare in America no, però lei sa che non può fare, quindi qua allora bisogna...lei ha detto che vive con me adesso. Però io ho detto la mamma,che guarda anche siamo qua, quando stai invecchiando, non ce la fai più a lavorare...noi siamo qua a sostenerti, perché lei ha paura che la mandiamo in casa di riposo, qualcosa del genere. Questo lei non vuole, questa è nostra cultura, che noi non facciamo questo!

I.: Quindi chi ha bisogno, appunto perché ha problemi di salute rimane, anche le persone anziane, rimangono in famiglia, non vengono messe in istituto?

E.: No no in istituto, no assolutamente no! questo non riusciamo a fare! Non dico che questo non bello di mettere, perché qualche volta invece di lasciare in casa e tutti quanti lavorano è più meglio lasciare in istituto no, perché c'è qualcuno...

E.: Però noi, lo so che Dio ti da la possibilità di dare altre soluzioni, perché noi crediamo che Dio ti da la soluzione più buono di tutte, noi non pensiamo.. noi le cose non va come pensiamo noi.

I.: Però il sogno rimarrebbe l'America?

E.: Sì sì sì! Il sogno...si sarebbe anche potuto fare.. [traduce in tagalog]

E.: Perché la sorella...però la sorella dice: “Sai, lascia la mamma si si si!” perché lei è vicina alla mia moglie e anche a me, siamo sempre vicini! Siamo proprio vicini vicini, perché l'altra sorella abbiamo diciannove anni di differenza, ha venti anni e io trentanove, si si...abbiamo...quindi con l'altra è come mia figlia.

I.: Eh si, in qualche modo si, potrebbe essere tua figlia, quindi in qualche modo stai facendo il ruolo di papà con le tue sorelle?

E.: Sì, e lei è molto vicina.

I.: Quindi anche i no che bisogna dare a venti anni li stai dando tu?

E.: Sì sì!

L'intervista ufficiale termina, consapevole che si è trattata più di una intervista familiare, a causa delle difficoltà linguistiche della signora. Tengo comunque il registratore vocale acceso:

I.: ok, ho capito...mi pare di avere capito che fondamentale in questa famiglia è stata la tua presenza...con anche i vari contatti per poter fare il ricongiungimento... le pratiche sono state facilitate dal tuo sapere l'italiano, e anche le loro pratiche sono state facilitate dalla tua presenza...

E.: Peccato che c'è ragazzo, che noi abbiamo avuto aiuto di P.L. Per il nulla osta, che io ho aiutato anche questo ragazzo. Adesso è tornato in Filippine! Molto felice, perché avendo il nulla osta...

I.: E adesso però non è ancora tornato?

E.: No, non è ancora tornato. È partito mi sembra il nove dicembre...perché io gli ho chiesto a P.L. : “Guarda Padre, bisogna aiutare questo...perché suo papà ha un po' di malattia, è malato proprio di cancro...allora è mio amico questo uomo!” e allora io voglia dare anche un po' di...siccome lui mi chiama sempre: “Cosa è successo di domanda di mio figlio?” [fingendo di

piangere]e io ho detto: “Bisogna aspettare!” Allora ho chiesto a P.L. se

poteva andare in Prefettura per accelerare...perché in Prefettura quando vedono un prete..è diverso!!!! [con tono d'entusiasmo]

I.: Ah, questo non lo immaginavo...

E.: E poi dopo, dopo cinque giorni [a bassa voce] hanno chiamato P.L. : “eh, si! È pronta!”[ride]

I.: Ma secondo te perché è diverso quando vedono un prete...?

E.: Non lo so, non lo so [si irrigidisce] bisogna chiedere a P. L. …

I.: Però avete visto che se va lui si accelera insomma...

I.: Proprio perché è un prete...allora dovrò chiedere a P.L. quali poteri

ha per accelerare! [sorridendo con lui, in tono scherzoso]

E.: Perché mi ha detto P.L. : “Eh si! Perché loro mi vedono prete, io dico, - mi ha detto- io dico che sono un prete!!”

I.: Quindi l'autorevolezza...l'autorità dell'abito...

E.: Sì sì! Ah, si infatti P.L. È incluso in questo facendo, quindi puoi anche... [in tono scherzoso, ridendo] noi facciamo i nove persone che fanno e poi il dieci facciamo P.L.

I.:Però P.L. non ha chiesto il ricongiungimento...?

E.:Però lui sa come funziona.

I.: Comunque mi avete dato una buona descrizione dei vari mutamenti, di che cosa, da quello che ho capito appunto è proprio la necessità che porta ad abbandonare i figli come tuo cognato. “Abbandonare”…non è abbandonare…

E.: Non è abbandonare…

I.: E' lasciarli un attimino, momentaneamente, per poter, da quello che ho capito, anche migliorare la loro situazione così come ha fatto la tua mamma che a sua volta è partita…

E.: Per una buona futuro, sì, economicamente, e poi dopo c’è vivere insieme qua in Italia. E’ che in Italia non hai…non ho sognato di vivere qua. Non ho sognato proprio. Perché io ho sognato di vivere una paese con la lingua inglese perché sapevo, sappiamo dall’inizio della scuola abbiamo imparato inglese fino università. Quindi…ce… abbiamo, c’è il vantaggio andando in un paese inglese…però il Dio ha un’altra…

I.: Ha un altro disegno.

E.: Sì, hai capito?

I.: Per cui quando volevi partire per poi, appunto, aiutare poi economicamente perché la situazione nelle Filippine era difficile, inizialmente pensavi di andare in un paese di lingua inglese? Cioè tipo andare in America?

E.: Sì, per esempio io devo andare, ho la possibilità di andare in America, però mia moglie no.

I.: Eh…fammi capire

E.: Allora praticamente io, perché, siccome ho tanti zii in America, loro mi aiutato. Però mi hanno detto che guarda puoi andare solo te, però la moglie no. Bisogna aspettare cinque anni, ecco sì, in America è così funziona.

I.: Ah quindi c’è una legge di ricongiungimento diversa.

E.: Sì sì esatto!

I.: Rispetto all’Italia.

E.: Sì cinque anni, quindi io quarantacinque anni, no è buono per me, quindi abbiamo scelto Italia. Per quello sono venuto qua, insieme.

I.: Quindi la scelta è stata l’Italia per questo motivo e…

I.: E quindi avete scelto per questo e anche perché, mi dicevi, qua in Italia c’era possibilità anche lavorativa da quelli che erano i contatti che avevi qua.

E.: Riguardo alle Filippine sì.

I.: E in America?

E.: No, assolutamente no, lì posso andare comunque il lavoro che voglio.

I.: Ah ok.

E.: Sì perché loro hanno il riconoscimento della tuo studio in Filippine.

I.: Qui invece no...

E.: Mmm [annuisce]

I.: Per cui anche se tu sei laureato in informatica, qui la tua laurea non vale?

E.: No, bisogna studiare ancora…e poi fare l’esami, esami…

I.: Mamma mia, per quello dicevi…

E.: quindi c’avete ancora sei da studiare, ma non ho voglia, ma non ho voglia perché ho bisogno subito lavoro

I.: Anche perché lo scopo era quello, appunto, di chiamare la mamma…

E.: Esatto!

I.: E poi di chiamare le sorelle quindi…

E.: Peccato quello che hai studiato, però…è così la vita...

I.: Mmm...

E.: Che Dio mi vede [in tono scherzoso, ridendo]

I.: E tu dici che qui, appunto, lavori diversi da quelli che bene o male, ho capito, fate in albergo piuttosto che, appunto, la domestica…ci sono oppure è difficile trovare un lavoro di tipo differente?

E.: Beh all’inizio è più difficile trovare perché tu non parla italiano no. Quando hai imparato italiano, perché bisogna anche comunicare con le tu colleghi eh, ce, scusa se ti dico, ma ce [in imbarazzo] italiano non ha pazienza di sempre tu parli in inglese perché fa fatica per loro anche…

I.: E’ vero.

E.: [ridendo] Hai capito? Ce non hai che è una cosa diversa facile, per esempio mio datore di lavoro “Sì, no, parlo benissimo inglese, possiamo parlare in inglese.” Però ceh dopo…insomma…non vuole più “Dovete imparare italiano!”

I.: Ok, quindi dici che anche la lingua in qualche modo vi indirizza a lavorare in albergo piuttosto che nelle case delle famiglie.

E.: Sì sì!

I.: […] Per esempio, mi viene in mente questa domanda: la mamma mi dicevi che parla poco italiano…

E.: M m.

I.: però lavora in una famiglia italiana…

E.: Sì.

I.: Eh, per poter appunto interagire, parlare con queste persone come fa?

E.: Allora, praticamente, eh perché in famiglia fanno lo stesso cosa, non è che bisogna sempre fare la comunicazione quindi…questa famiglia parla un po' inglese…

I.: Ah ok…

E.: Allora loro anche scrive qualcosa e poi dopo lei cerca anche di capire qualche volta l’italiano…qualche volta per forza…

I.: Sì però si riesce a capire...

E.: Sì sì sì per forza eh…è questo che gli ho detto alla mamma, anche per, bisogna trovare un lavoro non tutta giornata, un lavoro… sì tu anche ti dà la possibilità di comunicare con italiani, perché ha sempre paura altrimenti, anche per andare in supermercato come fa?

I.: Esatto, eh, e per queste cose pratiche per esempio come fate? Cioè per andare al supermercato?

E.: Adesso lei, lei sa fare! All’inizio un po’ difficile per lei, per esempio andando al supermercato qua dal pescatore a Mestre, lei dopo con un carrello pieno, lei sa cosa fare!

I.: Benissimo!

E.: Sì sì sì!

I.: E quindi dici che già la lingua vi limita in alcuni tipi di lavori qui in Italia.

E.: Esatto!

C.: Ma secondo te ci sono anche altri fattori che limitano la scelta di