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4. Caso di studio

4.1. Il Caso della Puglia

Il territorio di competenza dell’Autorità di bacino della Puglia comprende l’intera estensione territoriale pugliese, la parte nord-orientale della Campania riguardante i bacini dell’Ofanto, del Cervaro e del Carapelle e parte della Basilicata per quanto riguarda il bacino dell’Ofanto.

Il territorio pugliese si estende nella parte sud-orientale dell’Italia con una superficie di 19.350 km^2 e un perimetro di 1.260 km, di cui 784 km risulta essere costiero. È separata dal Molise dal torrente Saccione ed il fiume Fortore mentre dalla Campania dall’Appennino Dauno, è invece meno marcato il confine con la Basilicata che si estende ad ovest dell’Appennino delle Murge.

Dal punto di vista morfologico non presenta rilievi di particolare importanza risultando un territorio prevalentemente pianeggiante, infatti solo l’1,4% del territorio è caratterizzato da quote superiori a 700 m s.l.m. mentre il 53,7% è costituito da pianura e il restante 45,2% può considerarsi collinare.

Nella parte nord-occidentale, dove si estende l’Appennino Dauno, si trovano i rilievi più elevati con il Monte Cornacchia di 1151 m da cui nasce il torrente Celone, mentre in quella nord-orientale si estende il Massiccio del Gargano, in cui la quota massima si registra con il monte Calvo di 1056 m. Tale rilievo sovrasta da nord il Tavoliere, una piana che presenta una serie di terrazzi marini in parte erosi e in parte ricoperti da sedimenti alluvionali e di versante. Nella parte centrale della regione si estende la Terra di Bari, caratterizzata dalla presenza dell’altopiano carsico delle Murge poste a 686 m.s.l.m. Infine la penisola salentina presenta delle alture d’origine tettonica dette Serre, allineate da nord-ovest verso sud-est, le cui quote seppur modeste, acquistano rilievo se rapportate alle zone adiacenti topograficamente depresse.

Dal punto di vista geologico, nell’ambito dell’Italia meridionale, si possono distinguere tre elementi strutturali fondamentali: la Catena appenninica, l’Avanfossa bradanica e l’Avampaese pugliese, tutti e tre ricadenti almeno in parte nel territorio pugliese che vanta, dunque, di un’articolata caratterizzazione geologica e

Analisi di suscettività da alluvione in bacini endoreici:

un caso di studio sulla pianificazione di protezione civile in Puglia

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geomorfologica. Si possono individuare cinque regioni geograficamente, geologicamente e geomorfologicamente omogenee quali la Daunia, il Gargano, il Tavoliere, le Murge e il Salento.

Il Subappennino dauno è la parte di catena appenninica in Puglia ed è costituita da successioni terziarie di sedimenti argilloso-marnoso-arenacei. Esso risulta in continua evoluzione per la presenza di piccole e grandi frane causate da una serie di fattori tra cui la natura del terreno e la sismicità dell’area.

Il Tavoliere rappresenta la più vasta pianura dell’Italia meridionale ed è compresa tra l’Avampaese apulo e la catena appeninica. I terreni affioranti sono costituiti da sedimenti clastici plio-quaternari sui quali si estendono grandi manti alluvionali prevalentemente costituiti da sedimenti ghiaiosi-sabbiosi.

Il promontorio del Gargano costituisce la parte più settentrionale ed elevata dell’Avampaese, è formata da terreni evaporitici non affioranti, da dolomie e calcari giurassico-cretacei ed è definibile come un horst allungato in direzione est-ovest.

L’altopiano delle Murge rappresenta il blocco più esteso della piattaforma apula. Vi affiorano calcari e calcari dolomitici cretacici attribuibili a due distinte formazioni: il Calcare di Bari e il Calcare di Altamura. Dal punto di vista tettonico, lo stile è simile a quello del Gargano, anche se meno accentuato. Infatti la presenza delle faglie, di tendenza distensiva e con piani di scorrimento subverticali, conferisce all’altopiano la tipica morfologia a gradinate.

La penisola salentina è caratterizzata da un basamento carbonatico che rappresenta la parte meno sollevata della piattaforma apula. Essa risulta ricoperta in gran parte da sedimenti calcarenitici di età terziaria. La parte meridionale della penisola, dal lato adriatico è invece nota per essere ricoperta da due formazioni terrigene, di età compresa tra il Langhiano e il Messiniano: le Calcareniti di Andrano e la cosiddetta Pietra Leccese. Dal punto di vista tettonico presenta uno schema molto diverso da quello delle Murge e del Gargano e rappresenta la parte della piattaforma apula maggiormente interessata dall’attività tettonica. È costituita da una successione di horst e graben di varia grandezza ed estensione che morfologicamente corrispondono alle Serre Salentine e alle depressioni che le separano. In Figura 5 si può osservare la carta geo-litologica della Puglia in scala 1:250.000 prodotta dalla convenzione stipulata il 6 aprile 2009 fra l’Autorità di Bacino della Puglia ed il Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università di Bari.

Tesi di laurea di Sara Brizzi

Figura 5 Carta geo-litologica della Puglia in scala 1:250.000 estratta dall’elaborazione e sintesi della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000.

Per descrivere l’idrografia pugliese, è necessario considerare la natura prevalentemente calcarea del territorio, che rende l’idrografia sostanzialmente povera di risorse idriche superficiali, e al contrario ha sempre permesso una notevole formazione di risorse idriche sotterranee.

I fiumi principali si concentrano sul Tavoliere, caratterizzato da un terreno meno permeabile che permette la formazione di diversi corsi d’acqua, i quali presentano un tracciato irregolare e sono principalmente a carattere torrentizio. Tra i bacini principali della Puglia settentrionale vi sono Ofanto, Carapelle, Cervaro, Candelaro, nonché i bacini minori del Gargano.

Altri corsi d'acqua d’interesse regionale sono il Fortore, il Lato, il Galaso nel Tarantino ed il Canale Reale presso Brindisi.

Diversa invece è la caratterizzazione dell’idrografia nella zona delle Murge e del Salento.

Nelle Murge è peculiare la presenza di valli carsiche che si caratterizzano di due tipi principali le “gravine” e le “lame”, sebbene vengano spesso erroneamente confuse, esse sono molto diverse. Le gravine sono profondi solchi incisi che solitamente risultano asciutti e solo in occasione di forti eventi di pioggia si trasformano in veri e propri torrenti, capaci di raccogliere grandi quantitativi di acque dei bacini idrografici e convogliarli verso valle, le lame invece il cui termine deriva da latino col significato di palude rappresentano degli impluvi appena accennati, a fondo piatto, che essendo in genere ricoperti da terre rosse risultano, in occasione di piogge, capaci di far permanere in superficie le acque meteoriche (Parise, 2008).

Mentre il reticolo idrografico del Salento, sebbene vi sia un reticolo esoreico in prossimità delle coste, articolato in bacini di piccole dimensioni, risulta praticamente di tipo endoreico.

Analisi di suscettività da alluvione in bacini endoreici:

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La peculiarità dell’idrografia pugliese è rappresentata proprio dalla bivalenza dei reticoli idrografici che si presentano sia a carattere esoreico che endoreico. Lo studio dei bacini endoreici che viene affrontato nei prossimi paragrafi è propedeutico al lavoro di tesi, con l’obiettivo di condurre l’analisi di suscettività da alluvione della macroarea endoreica del Salento. In Figura 6 si può osservare il reticolo idrografico della Puglia estratto dalla Carta Tecnica Regionale CTR in scala 1:5000 e rappresentato in ambiente GIS, ed è interessante notare da subito come vi sia una caratterizzazione più o mena omogenea in tutto il territorio pugliese tranne che per il Salento leccese, quasi completamente privo di idrografia.

Figura 6 Reticolo idrografico pugliese estratto dalla Carta Tecnica Regionale, (CTR) in ambiente GIS.