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4. Caso di studio

4.5. Rischio idrogeologico associato ai bacini endoreici e agli inghiottitoi carsici del Salento

4.6.3. Estrazione del reticolo della macroarea endoreica del Salento

Nel seguito della Relazione di Tesi, vedremo come una delle caratteristiche fondamentali della analisi di suscettività sia costituita dalla distanza dal reticolo, la quale a sua volta, nel generare il grado di suscettività delle celle, è governata dalla densità di drenaggio. Per questa ragione è bene avere un riferimento omogeneo per il reticolo che usualmente, nel territorio dell’Italia meridionale (PON Governance e capacità istituzionali 2014-2020) è derivato direttamente dalla Carta tecnica regionale alla scala 1:5000.

Dall’analisi di tale reticolo abbiamo altresì osservato, evidentemente per questione di fotointerpretazione, come sia privo di numerosi rami effemerici che si attivano durante le precipitazioni intense e che sono protagonisti della propagazione dei processi di piena nelle aree endoreiche.

Inoltre, a seguito dello studio del particolare assetto geomorfologico e idrogeologico dell’area endoreica, risulta come tale area sia governata da un particolare processo carsico, definito carsismo di contatto (border karst), in cui frequentemente avviene il fenomeno di migrazione dei punti assorbenti verso monte (Sansò & Selleri, 2004) che rende inattivo o parzialmente inattivo il tratto di incisione fluviale compreso tra il “vecchio” e il “nuovo” inghiottitoio e per tale motivo molto probabilmente non cartografato.

In queste aree accade spesso di trovare l’insediamento di centri urbani come nel caso di Scorrano, Maglie, Cutrofiano e Galatina, in cui si è spesso considerata, erroneamente, l’assenza di rami di reticolo idrografico.

Questi aspetti hanno dunque richiesto l’integrazione automatica del reticolo cartografato avvenuta nel modo seguente:

1. si è assunto che, al momento in cui le vore entrino in saturazione, le depressioni naturali del suolo vadano rapidamente a riempirsi con l’effetto di determinare l’allagamento dell’area endoreica;

2. l’osservazione su eventi pregressi (Iacobellis & Castorani, 2014) indica come le portate in esubero tendano a superare gli spartiacque e attivare nuove linee di drenaggio verso diversi recapiti;

3. l’attivazione del paleocarso delle valli morte, (Sansò & Selleri, 2004) a seguito di eventi particolarmente intensi, comporta un inalveamento di portate considerevoli lungo un percorso che probabilmente rappresentava in passato un “paleoalveo”, causando estesi allagamenti di aree spesso interessate dall’insediamento antropico;

4. ai fini dell’analisi idrologica si è definita come necessaria l'operazione di depitting del DEM in modo tale da considerare le condizioni di saturazione delle depressioni e riprodurre un reticolo idrografico originato in eventi di precipitazione particolarmente intensa;

5. si è eseguita l’operazione di flow direction sul DEM “depittato” che ha permesso di identificare la direzione di flusso di ciascuna cella in quella idraulicamente più vicina;

Analisi di suscettività da alluvione in bacini endoreici:

un caso di studio sulla pianificazione di protezione civile in Puglia

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6. si è eseguita l’operazione di flow accumulation che ha permesso di identificare una rete di drenaggio governata dal gradiente idraulico in condizione di saturazione delle depressioni;

7. si è confrontata la rete di drenaggio prodotta dalla flow accumulation con il reticolo idrografico estratto dalla CTR con l’obiettivo di definire un valore limite per cui la flow accumulation concordasse con il reticolo della CTR, laddove presente;

8. si è analizzato, per validare la metodologia, il comportamento della flow accumulation in corrispondenza della vora del “Genio Civile” e verificato che il reticolo da essa prodotto connettesse idraulicamente quest’ultima vora alla vora dell’“Appidè”, coerentemente con gli studi sull’arretramento degli inghiottitoi e quanto appreso sul campo durante il sopralluogo con il tecnico comunale di Scorrano, l’Ing. Montagna; 9. si è eseguita un’ulteriore analisi di controllo che il reticolo prodotto dalla flow accumulation definisse un collegamento tra le numerose vore disposte in asse con la direzione di flusso, cioè dove fosse più probabile una connessione idraulica prodotta dalle portate in esubero durante eventi di piena;

10. si sono identificati sostanzialmente due reticoli: uno individuato dalla CTR che rappresentasse il funzionamento del reticolo idrografico, nelle sue condizioni ordinarie e uno che si attiva in condizioni “estreme” a seguito di intense precipitazioni in cui venisse superata la capacità di assorbimento degli inghiottitoti carsici, causando la riattivazione del “paleocarso”;

11. si è infine scelto di considerare un valore di soglia di definizione della flow accumulation di 10.000 celle drenanti, pari a un’area di circa 0,25 km2;

Il reticolo così estratto si può osservare in Figura 38, ed è subito intuibile la sua definizione omogenea, connessa e orientata rispetto al reticolo che viene estratto dal DEM originale, tenendo conto dello stesso valore soglia di 10000 celle (Figura 40). In quest’ultimo infatti scompare qualsiasi forma di reticolo, perché come si è visto, in questo caso la flow accumulation, oltre a non creare una rete idraliuca connessa, presenta dei valori massimi di quattro ordini di grandezza inferiori rispetto alla flow accumulation estratta a partire dal DEM “depittato”. Inoltre se si confronta con il reticolo della Carta Tecnica Regionale 1:5000 (Figura 39) è possibile individuare due configurazioni del reticolo : una in condizioni ordinarie di pioggia (CTR) e una che si genera a seguito di eventi piuttosto severi di precipitazione. Verrano usati entrambi per produrre una mappa di suscettività da alluvione e ne verrà fatto un confronto.

Tesi di laurea di Sara Brizzi

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Tesi di laurea di Sara Brizzi

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