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Il caso tedesco

Nel documento Insegnare con allievi stranieri (pagine 54-59)

TRADIZIONI A CONFRONTO

3. Il caso tedesco

Nella fase del cosiddetto "boom economico", tra i primi anni Cinquanta e il 1973, la Germania, come altri paesi bisognosi di forza lavoro per la ricostruzione postbellica, è stata meta di consistenti flussi migratori provenienti da paesi dell'Europa mediterranea, come Spagna, Grecia, Italia e, soprattutto, dalla Turchia, con la quale intratteneva rapporti diplomatici risalenti all'epoca dell'impero ottomano. Durante gli anni Settanta tali flussi, sia pure più discontinui, si sono mantenuti, interessando anche l'Europa dell'est e l'Asia.

69Cfr. D. Hebdige, Sottocultura. Il fascino di uno stile innaturale, Costa & Nolan, Genova, 1983; R. Hewitt, White Talk, Black Talk. Inter-Racial Friendship and Communication amongst Adolescents, Cambridge University Press, Cambridge, 1986; J. Solomos, J. Beyon (a cura di), The Roots of

Urban Unrest, Pergamon Press, Oxford, 1987; P. Gilroy, There ain't no Black in the Union Jack,

Il modello, cui le politiche nei confronti degli stranieri si sono ispirate in Germania, si presenta come peculiare rispetto a quelli sopra esposti. Esso prevede una sorta di esclusione differenziale degli immigrati, ai quali si offre l'inserimento nel mercato del lavoro ma, al contempo, viene negata la possibilità di integrarsi a pieno nel sistema sociale: considerati Gasterbeiter, lavoratori ospiti, presenti solo temporaneamente nel paese, per molti anni sono stati scoraggiati dal formulare progetti di stanziamento definitivo, attraverso l'adozione di una serie di misure specifiche, come permessi di residenza a termine, negazione del diritto ai ricongiungimenti familiari, difficoltà di accesso alla cittadinanza e segregazione abitativa.

Tuttavia, come altrove, il controllo del processo di insediamento dei migranti è sfuggito alle autorità e agli inizi del nuovo secolo, ma solo allora, la Germania ha dovuto riconoscere di essere un paese d'immigrazione70

. Negli anni Settanta del Novecento, a fronte di un insediamento tendenzialmente permanente, viene elaborato il paradigma, intrinsecamente contraddittorio, della Integration auf Zeit, integrazione temporanea, ma solo a partire dalla fine degli anni Ottanta e durante gli anni Novanta il Governo federale, sollecitato dai successi elettorali conseguiti in diverse città da partiti xenofobi, ha intrapreso i primi significativi passi per superare un simile stato di contraddizione: una legge approvata nel 1990 rende più agevoli i ricongiungimenti familiari mentre nel 1999 vengono introdotti nella normativa elementi dello jus soli e dello jus domicili, che consentono di superare alcune difficoltà nell'ottenimento della naturalizzazione; infine un'ulteriore legge, entrata in vigore nel 2005, ha reso ancora più semplice l'accesso alla cittadinanza e al diritto di voto.

Per ciò che concerne i giovani e la loro integrazione scolastica, occorre premettere che parlare del sistema scolastico tedesco non è cosa facile: la Grundgesetz, Legge Fondamentale tedesca, estende infatti il principio del federalismo all'ambito dell'istruzione, della ricerca scientifica e della cultura, attribuendo ai Länder le competenze fondamentali in materia di legislazione e amministrazione del sistema scolastico71

. La situazione dei figli degli immigrati risulta di conseguenza 70Nell'anno 2001 autorevoli esponenti sia del mondo politico, fra cui il Ministro degli Interni Otto Schilly, sia di quello economico e della società civile, giungono ad affermare che "la Germania è un paese di immigrazione" e, dunque, multiculturale. A riprova di questa consapevolezza, in alcune scuole viene introdotto l'insegnamento della religione islamica per coloro che ne facciano richiesta. 71Lo Stato svolge funzioni legislative nei seguenti ambiti:

- formazione professionale extrascolastica e aggiornamento professionale; - competenze di riferimento per i fondamenti generali dell'istruzione universitaria; - incentivo alla formazione;

diversificata, poiché le politiche adottate localmente differiscono le une dalle altre, rendendo più difficile in alcuni casi rispetto ad altri un percorso di mobilità sociale per gli stranieri.

Premesso, dunque, che il sistema tedesco non appare omogeneo, tuttavia è possibile individuare alcune caratteristiche comuni ai vari Länder per ciò che riguarda le misure pratiche adottate nei confronti degli alunni figli di migranti. In generale, nella scuola dell'obbligo per questi bambini è previsto, caso unico in Europa, solamente il modello cosiddetto "separato" di integrazione scolastica, che può venire attuato in due diverse forme, in relazione alle esigenze individuali definite sulla base di valutazioni effettuate dal personale scolastico. Secondo una prima modalità, i bambini immigrati entrano a far parte, solo per un periodo di tempo limitato, di gruppi distinti dagli alunni autoctoni perché possano ricevere un'attenzione particolare ed interventi mirati ai loro bisogni, anche se in qualche caso possono assistere alle lezioni nelle classi ordinarie insieme agli altri allievi; una seconda forma consiste nell'inserirli nelle Sonderschule (scuole speciali), che vengono frequentate dagli studenti che incontrano difficoltà di apprendimento, tra cui, appunto, molti stranieri; in tali scuole contenuti e metodi di insegnamento vengono adattati in relazione alle competenze iniziali, soprattutto linguistiche.

Ulteriori misure, riguardanti in particolare l'apprendimento linguistico, consistono nell'impartire durante il normale orario scolastico lezioni intensive di tedesco che, talora, viene introdotto anche a livello pre-primario; qualche Länder ha inoltre siglato con alcuni paesi di origine (Croazia, Grecia, Italia, Marocco, Portogallo, Spagna, Turchia) accordi bilaterali per l'istituzione di corsi di lingua materna per alunni immigrati e, in certi casi, viene offerta anche la possibilità di un insegnamento bilingue.

Adattamenti della vita scolastica quotidiana, in termini di riconoscimento delle esigenze culturali o religiose dei bambini immigrati, risultano per lo più affidati a livello locale: ad esempio, possono essere rilasciati agli alunni speciali permessi per assentarsi in occasione di festività religiose oppure, su richiesta dei genitori, le scuole

- sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica; - politiche giovanili;

- tutela dell'apprendimento a distanza;

- regolamento dell'accesso agli albi professionali;

- provvedimenti per l'incentivo al lavoro e la ricerca sul mondo del lavoro e delle professioni; - regolamentazione dei contratti per il pubblico impiego.

Per tutti gli altri aspetti del sistema scolastico e universitario, lo Stato ha il compito di indicare direttive e obiettivi per i quali i vari Länder sviluppano una legislazione autonoma.

possono organizzare un insegnamento separato di educazione fisica per maschi e femmine o, quando ciò non sia possibile, concedere l'esonero dalle lezioni a chi ne faccia domanda. A livello centrale non vengono fornite speciali indicazioni relative ai codici di abbigliamento o alla preparazione dei menù delle mense.

La forte concentrazione nei corsi speciali dei figli dei migranti - soprattutto di quelli appartenenti ad alcune etnie, come italiani e turchi - appare fortemente penalizzante ed è uno dei motivi per cui la percentuale di bambini e giovani stranieri che abbandonano la scuola è nettamente superiore alla media tedesca. Un'ulteriore difficoltà è costituita dalla selezione precoce degli indirizzi scolastici successivi alla fascia dell'obbligo, per cui molti giovani di origine straniera, a causa della imperfetta conoscenza del tedesco, vengono incanalati ancora una volta verso scuole per ragazzi con difficoltà o verso la Hauptschule, una sorta di istituto professionale, che prepara a carriere lavorative di profilo sociale modesto e non prevede la possibilità di una prosecuzione degli studi nell'università. Ancora una volta gli adolescenti che appartengono alle etnie sopra indicate sono maggiormente rappresentati, rispetto ad altri, in questo indirizzo scolastico.72

Per molti ragazzi immigrati, dunque, si tratta di una sorta di futuro insuccesso sociale annunciato. Come osserva Laura Zanfrini, riferendosi in particolare agli italiani:

[...] alcune caratteristiche ben note del sistema formativo tedesco sembrerebbero prefigurare l'insuccesso scolastico come un destino preannunciato per i figli degli immigrati. La scarsa diffusione dei servizi per l'infanzia (quanto meno in rapporto al livello di sviluppo del paese) e delle scuole a tempo pieno, l'articolazione del sistema in filiere gerarchicamente ordinate alle quali si accede attraverso un meccanismo di selezione precoce, la sovrarappresentazione degli alunni stranieri tanto nelle scuole "speciali" quanto in quelle meno prestigiose sono solo alcuni tra i fattori che sembrerebbero condannare senza appello i figli dell'immigrazione, dando ampiamente ragione delle basse performances dei discendenti della diaspora italiana. Ciò che però questo elenco non spiega è il differenziale di rendimento tra alunni italiani e alunni con una diversa origine nazionale - per esempio gli spagnoli - che resta in buona misura incomprensibile anche se si considera il livello socio-culturale delle famiglie. Un interrogativo che vanta illustri precedenti nella storia delle scienze sociali, a partire dal celebre confronto tra afro-americani e altri gruppi minoritari negli Stati Uniti d'America, i cui rendimenti scolastici erano - e per molti versi continuano ad essere - decisamente

72Si riportano i dati pubblicati su Die Zeit il 7 febbraio 2008, relativi alle percentuali di studenti di diversa etnia, frequentanti i principali indirizzi di scuola secondaria, la Sonderschule (scuola speciale per ragazzi con difficoltà), la Hauptschule (simile all'istituto professionale italiano), la

Realschule (simile all'istituto tecnico commerciale italiano), il Gymnasium (assimilabile al liceo

nell'ordinamento italiano). Le percentuali indicate si riferiscono, nell'ordine ai quattro tipi di corsi: - Italiani: 8,6%, 48,3%, 22,0%, 14,2%

- Turchi: 6,6%,44,/%, 21,6%, 13,0% - Greci: 5,9%, 41,0%, 23,0%, 23,0% - Spagnoli: 5,1%, 26,1%, 25,4%, 28,1% - Tedeschi: 4,4%,17,7%, 22,0%, 42,6%

migliori.73

È chiaro il riferimento all'insinuarsi, più o meno esplicito, del pregiudizio etnico nelle valutazioni degli insegnanti, problema di non agevole soluzione, diffuso nei vari paesi europei, a più riprese segnalato anche dalle autorità centrali di Bruxelles, per sollecitare una vigile attenzione da parte delle istituzioni nazionali.

Capitolo V

Nel documento Insegnare con allievi stranieri (pagine 54-59)