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Elementi di criticità

Nel documento Insegnare con allievi stranieri (pagine 59-61)

IL PUNTO DI VISTA DELL'UNIONE EUROPEA

1. Elementi di criticità

Una descrizione accurata della situazione in cui si trovano, di fatto, i sistemi scolastici dei Paesi europei emerge sia dalle numerose ricerche condotte dall'Unione Europea, che dalle indagini periodicamente compiute da organizzazioni

74Eurydice, L'integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa, Bruxelles, 2004; Commissione delle Comunità Europee, Efficacia ed equità dei sistemi europei di istruzione e di

formazione, Bruxelles, 2006; Commissione delle Comunità Europee, Libro Verde. Migrazione e mobilità: le sfide e le opportunità per i sistemi di istruzione europei, Bruxelles, 2008; Parlamento

Europeo, Commissione per la cultura e l'istruzione, Relazione sull'istruzione per i figli dei migranti, Bruxelles, 2009; Eurydice, L'integrazione scolastica dei bambini immigrati in Europa, Bruxelles, 2009; Commissione delle Comunità Europee, Competenze chiave per un mondo in trasformazione, Bruxelles, 2009; Consiglio dell'Unione Europea, Conclusioni sulla dimensione sociale

internazionali, come i Rapporti PISA75

e PIRLS76

coordinati dall'OCSE.

Fra le difficoltà più diffuse finora rilevate, risulta in primo luogo che, per ciò che riguarda l'inserimento nei percorsi formativi, nella maggior parte dei Paesi europei gli alunni migranti continuano ad essere meno scolarizzati nell'istruzione pre-elementare e che, malgrado i dati statistici rilevino un certo miglioramento nel corso degli anni, essi continuano a far registrare un ritardo del loro ingresso nei cicli di apprendimento obbligatorio, rispetto ai coetanei autoctoni; ciò determina inevitabili ricadute negative, la più immediata delle quali, palesemente, concerne l'acquisizione di competenze linguistiche idonee a favorire un proficuo inserimento nel contesto di accoglienza. Inoltre, se nella scuola primaria, data l'obbligatorietà dell'istruzione, non si rilevano differenze particolarmente apprezzabili fra i tassi di scolarizzazione dei migranti e degli altri bambini, nei gradi più elevati del sistema si osservano invece sensibili divergenze: gli stranieri risultano infatti sovrarappresentati nell'area professionale, che non prelude in genere all'accesso ai livelli superiori di istruzione. In relazione agli esiti finali dei percorsi di studio, risulta che la maggior parte degli studenti immigrati si colloca in una posizione più bassa rispetto agli altri in tutti i gradi scolastici; a questo riguardo, i dati offerti dalle indagini PISA e PIRLS non solo confermano la sistematica inferiorità dei risultati conseguiti dagli alunni migranti, ma evidenziano un ulteriore dato particolarmente rilevante costituito dal fatto che, in tutti i settori di abilità considerati, in alcuni Stati le differenze fra gli studenti locali e gli stranieri aumentano, passando dalla prima alla seconda generazione, la quale pure ha frequentato le scuole primarie nel paese di accoglienza. È lecito pensare che tali risultati costituiscano gli effetti negativi delle politiche di integrazione, che hanno fallito rispetto all'obiettivo di mitigare le differenze fra autoctoni e immigrati; emerge al contrario anche il rischio che, per l'abbassamento del livello di istruzione, aumentino l'emarginazione e l'esclusione sociale dei figli rispetto a quelle subite dai genitori.

75Il “Programme for International Student Assesment” (PISA) è un test che, a partire dal 2000, viene realizzato ogni tre anni, a livello mondiale, per misurare i risultati scolastici degli alunni di 15 anni in tre aree di competenza disciplinare: lettura, matematica scienze. La realizzazione del programma è coordinata dall'OCSE.

76Il “Progress in International Reading Literacy Study” (PIRLS) è una ricerca che, a partire dal 2001 viene condotta ogni cinque anni dall'International Association for the Evaluation of International Achievement, allo scopo di misurare i livelli di comprensione della lettura dei bambini al quarto anno formale di scolarità, partendo dal primo livello ISCED. L' ISCED (International Standard

Classification of Education) è una classificazione messa a punto dall'istituto di statistiche

dell'UNESCO, per definire i programmi e standardizzare i livelli di istruzione dei vari paesi del mondo per renderli comparabili.

Un ulteriore aspetto diffuso è costituito dal fenomeno per il quale la forte concentrazione di studenti stranieri determina in talune scuole forme di segregazione in base a criteri socioeconomici, senza che vi sia un esplicito intento da parte delle istituzioni come, ad esempio, nei casi in cui gli studenti autoctoni abbandonano spontaneamente gli istituti frequentati da migranti. Appare evidente che tale tendenza, “presente anche nei migliori sistemi”77

, aggrava molto le disuguaglianze tra le scuole ed ostacola la possibilità di garantire l'equità nell'istruzione.

Queste difficoltà costituiscono un motivo di preoccupazione e di interesse per le istituzioni europee, poiché il fallimento dell'integrazione scolastica dei migranti implica, nel lungo periodo, il rischio di uno sfilacciamento della coesione all'interno dell'intera società di accoglienza, come sostiene il Libro Verde citato:

Il basso livello di studi, il basso tasso di completamento del cursus scolastico e la frequenza degli abbandoni costituiscono per gli alunni migranti altrettanti ostacoli alla riuscita della loro integrazione, in una fase successiva, nel mercato del lavoro. Il fallimento dell'integrazione nel sistema scolastico può ostacolare anche lo sviluppo di vincoli sociali positivi e di interazione tra i vari gruppi, necessarie per la coesione sociale. Se i figli dei migranti lasciano la scuola e l'esperienza di scarsi risultati e di segregazione prosegue nella loro vita adulta, questo schema rischia di riprodursi nella generazione successiva.78

A questo riguardo è forse opportuno ricordare, come esempio, l'esperienza francese delle rivolte nelle banlieues, che evidenzia in modo particolare quali rischi per la collaborazione fra i gruppi e per la convivenza sociale, possano derivare dalla percezione della propria emarginazione da parte delle giovani generazioni di immigrati.

Nel documento Insegnare con allievi stranieri (pagine 59-61)