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Il caso britannico

Nel documento Insegnare con allievi stranieri (pagine 51-54)

TRADIZIONI A CONFRONTO

2. Il caso britannico

L'esperienza inglese presenta alcune analogie con quella francese, dal momento che anche la Gran Bretagna è stata precocemente terra di immigrazione ed ha ospitato lavoratori provenienti dall'Europa e, in misura ancor più cospicua, dalle ex colonie; diverso è tuttavia il modello politico di integrazione, a cui nel tempo le istituzioni hanno mostrato di volersi attenere, che può essere definito come multiculturalista poiché contempla la possibilità di riconoscere ed accogliere la diversità culturale.67

In questo paese, per quasi un secolo a partire dalla metà dell'Ottocento, l'immigrazione è avvenuta liberamente, anzi i migranti erano richiesti specialmente per la loro disponibilità a svolgere mansioni umili, faticose e mal retribuite; nel secondo dopoguerra tuttavia il Governo, preoccupato per la competizione con la

working class autoctona, determinata anche dall'aumento dei flussi e sfociata in veri

e propri conflitti razziali68

, gradualmente a partire dai primi anni Sessanta, ha adottato diversi interventi legislativi volti a regolamentare gli ingressi soprattutto degli stranieri provenienti da paesi non europei: sono state fissate quote di ingresso ed operata una selezione in base alle competenze richieste dal mercato del lavoro. Contemporaneamente, però, agli interventi restrittivi si è affiancata la progressiva 66L. Zanfrini, Sociologia della convivenza interetnica, cit., p. 42

67È opportuno precisare che anche in Gran Bretagna la prima reazione ufficiale alla presenza di immigrati è stata di tipo assimilazionistico; tale linea, tuttavia, è stata presto abbandonata: nel 1968 il Segretario agli Interni Jenkins sostiene di auspicare non tanto "un uniforme processo di appiattimento, bensì la diversità culturale unita a pari opportunità, in un'atmosfera di reciproca tolleranza." Cfr. J Rex, La sociologia politica di una società multiculturale, cit., p. 123.

68I più noti racial riots si verificano nel 1958 a Nottingham e Notting Hill, ma tensioni si manifestano in tutte le città industriali. Negli anni seguenti, periodicamente, le agitazioni a sfondo razziale si ripetono.

attuazione di un sistema di tutele contro le manifestazioni di razzismo verificatesi nel paese: prendendo come riferimento il modello nord-americano, sono stati enfatizzati sia il tema dei diritti civili che quello della partecipazione al mercato del lavoro, con la conseguente necessità di contrastare ogni forma di trattamento differenziato. Sul piano normativo l'impegno del Governo si è espresso, negli anni, attraverso l'adozione di provvedimenti specifici, i Race Relation Acts: il primo di essi (1965) vieta ogni discriminazione nella possibilità di accedere liberamente ai luoghi pubblici, come cinema e ristoranti; il secondo (1968) estende il divieto all'ambito del lavoro, dell'istruzione, dell'accesso all'alloggio e ai servizi sociali; infine, col terzo (1976) si proibisce ogni forma di esclusione indiretta, in cui il rispetto formale di una norma venga utilizzato come pretesto per attuare trattamenti discriminatori nei confronti di particolari gruppi. Con la legge del 1976 viene anche istituita la

Commission for racial equality, avente il compito, tra gli altri, di monitorare

l'implementazione della legislazione antidiscriminatoria.

Questi primi Race Relation Acts costituiscono un importante momento di passaggio nello sviluppo delle politiche per l'integrazione in Gran Bretagna perché, di fatto, istituzionalizzano una nuova era caratterizzata dall'apertura all'idea di una società multiculturale.

Sul piano scolastico, tale progetto è stato tradotto in una serie di misure concrete volte a favorire l'accoglienza degli alunni stranieri, garantendo il rispetto di alcune loro peculiarità culturali ed evitando forme di ghettizzazione.

Per ciò che concerne l'inserimento nelle classi, è stato adottato il modello integrato, che consiste, come si è visto a proposito della Francia, nell'inclusione diretta dei bambini immigrati nelle classi composte dagli autoctoni, con la differenza che nel Regno Unito, nel caso in cui sia necessario un particolare supporto educativo, vengono offerti interventi di sostegno all'interno dell'orario scolastico ufficiale o al di fuori di esso, senza tuttavia far ricorso a classi speciali separate, interamente formate da alunni con difficoltà.

Ulteriori misure di sostegno sono costituite da un ventaglio piuttosto articolato di interventi che accomuna la Gran Bretagna a pochi altri Paesi europei. Oltre alla diffusione di opuscoli contenenti informazioni sul sistema scolastico, redatti nella lingua madre degli stranieri, ed al ricorso a interpreti e mediatori culturali per facilitare il rapporto con le famiglie, per ciò che concerne l'apprendimento della lingua di istruzione, accanto ad un insegnamento intensivo dell'inglese previsto per

gli alunni che frequentano i vari ordini di scuola, ci si preoccupa di favorirne l'acquisizione precoce da parte dei bambini che non sono ancora in età scolare, attraverso raccomandazioni al personale che opera a livello pre-primario di rivolgere particolare attenzione alle necessità dei piccoli. Inoltre, vengono offerte ulteriori forme di sostegno educativo mediante modifiche ai contenuti e ai metodi didattici, ma anche ai criteri di valutazione, che tengano conto delle particolari difficoltà cui gli studenti immigrati vanno incontro.

Nessun impegno, invece, è stato preso, a livello di sistema di istruzione, relativamente all'offerta di corsi di lingua materna per alunni immigrati a scuola; ogni iniziativa in questo campo risulta affidata a privati, su base volontaria, anche se recentemente in Inghilterra e nel Galles le autorità scolastiche prevedono di aumentare l'offerta formativa di lingue straniere per tutti gli alunni, autoctoni e non. Per quanto riguarda le pratiche concernenti l'adattamento della vita scolastica quotidiana alle esigenze culturali dei bambini immigrati, come il riconoscimento di speciali concessioni per festività religiose o le regole per l'abbigliamento e per il menù, in base al Race Relations (Amendment) Act 2000, in Inghilterra, Galles e Scozia si impone alle scuole di mostrarsi sensibili e di venire incontro ai bisogni delle diverse etnie, mentre la sezione 75 del Northern Ireland Act 1998 richiede alle autorità pubbliche di tenere conto della necessità di promuovere le pari opportunità, non solo rispettando, ad esempio, le festività religiose, ma assicurandosi anche che le regole sulle uniformi scolastiche non vadano a discapito di particolari gruppi.

Al di là della definizione dei contenuti e metodi di insegnamento e dei criteri di organizzazione della vita quotidiana, infine, la sfida dell'integrazione passa, in gran parte, attraverso docenti competenti e professionalmente preparati; pertanto, pur con qualche differenza fra le quattro regioni che costituiscono il Regno Unito, gli

standard definiti per acquisire lo status di insegnante qualificato (QTS) richiedono

specificamente che essi dimostrino di avere elevate aspettative nei confronti di tutti i loro allievi e siano capaci di pianificare e gestire le lezioni, in modo da tenere conto della varietà di interessi e di esperienze degli alunni provenienti da ambienti culturali diversi.

Vero è che, ad oggi, al riconoscimento formale dei diritti non corrisponde una loro effettiva fruizione e che la discriminazione nei confronti delle minoranze etniche è, di fatto, ancora diffusa nei vari settori della vita sociale: alcune frange della popolazione autoctona, collocate negli strati meno elevati, continuano a manifestare ostilità,

soprattutto verso gli immigrati di colore, e a protestare per i sostegni pubblici offerti loro; negli anni si sono ripetuti race riots in diverse città; nell'opinione pubblica sono diffusi timori particolari nei confronti degli islamici, sospettati di contiguità col terrorismo internazionale; infine, ciò che qui più interessa sottolineare a riprova delle difficoltà di integrazione delle giovani generazioni, i ragazzi di origine immigrata fanno registrare percentuali di insuccesso scolastico in proporzioni decisamente superiori a quelle degli autoctoni. Tuttavia, alcune ricerche pubblicate già negli stessi anni Ottanta69

rivelano l'esistenza di segnali attestanti un processo di ibridazione, che passa anzitutto attraverso i linguaggi e le culture giovanili, le quali si mostrano interattive e permeabili alle influenze reciproche: nonostante il permanere di chiusure alimentate dal senso comune dominante e dai media, in molti quartieri urbani misti l'uso di un medesimo slang giovanile può costituire una sorta di ponte fra gruppi etnici diversi, riducendo la percezione delle differenze; inoltre, la fruizione dello stesso tipo di musica e di abbigliamento, così come l'adozione di stili di consumo condivisi, offrono altrettante occasioni di superamento delle barriere.

Nonostante i suoi esiti contraddittori per i quali, nella vita quotidiana, esperimenti di scambio convivono con atteggiamenti di razzismo, il multiculturalismo inglese si presenta, dunque, come un'esperienza in qualche modo pionieristica di contrasto ad ogni forma di trattamento discriminatorio nel nostro continente ed è per questo motivo che esso suscita oggi una riflessione approfondita, soprattutto a livello delle istituzioni dell'Unione Europea.

Nel documento Insegnare con allievi stranieri (pagine 51-54)