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4. Troiane

4.2 Cassandra vergine sposa

Nel primo episodio della tragedia Troiane Cassandra giunge sulla scena ed esegue un canto imeneo in forma di monodia (vv. 308-341) cui fa seguito una ῥῆσις che inizia in trimetri giambici (vv. 354-443) e termina in tetrametri trocaici catalettici (vv. 444-461).

Nel prologo e nella parodo (dunque prima dell’episodio che la vede protagonista) diversi personaggi hanno fatto riferimenti e allusioni a Cassandra e i loro dialoghi intorno al passato e al futuro della vergine risultano funzionali a preparare lo spettatore all’ “incontro” con Cassandra, fornendo degli elementi necessari per comprenderne poi le azioni.

Nel prologo Posidone, dopo aver rilevato che all’interno della città di Troia distrutta sono morti anche i culti degli dei (vv. 25-27) chiude la sua ρῆσις di esordio, prima del dialogo con Atena, con un riferimento a Cassandra (vv. 41-44):

ἣν δὲ παρθένον

μεθῆκ’ Ἀπόλλων δρομάδα Κασσάνδραν ἄναξ, τὸ τοῦ θεοῦ τε παραλιπὼν τό τ’ εὐσεβὲς γαμεῖ βιαίως σκότιον Ἀγαμέμνων λέχος.

«La vergine che Apollo sovrano abbandonò al delirio profetico, Casandra, la prende con forza - furtiva unione - Agamennone, trascurando il rispetto per il dio e tutto ciò che è sacro».

Posidone definisce Cassandra la παρθένος che Agamennone ha scelto per sé, non mostrando rispetto alcuno per la religione e macchiandosi di empietà e se l’Atride commette questa ἀσέβεια è perché “sposa” una vergine di Apollo allontanandola dal tempio e dal suo ufficio e soprattutto violandone l’ἁγνεία.

Circa la παρθενία, va specificato che il termine è utilizzato per indicare una fase dell’esistenza di una donna che precede il γάμος e che si caratterizza

per assenza di rapporti sessuali con un uomo. Laddove solitamente la παρθενία è una precisa condizione sociale circoscritta nel tempo, per Cassandra risulta invece essere una condizione permanente poiché si configura come privilegio («γέρας» v. 252) concesso da Apollo alla sua sacerdotessa e qui compromesso dall’imminente concubinato con Agamennone.

Per quanto concerne la relazione con Apollo, Cassandra è effettivamente nota attraverso l’Agamennone eschileo come la figlia di Priamo ed Ecuba che ricevette da Apollo, innamoratosi di lei, il dono della profezia, ma che venne al tempo stesso condannata a non essere mai creduta poiché non mantenne la promessa di unirsi a lui (non è un caso che Posidone nel passo sopra riportato delle Troiane definisca Cassandra al v. 42 «δρομάδα», in preda al delirio profetico)87.

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In merito al rapporto tra Apollo e Cassandra, Snell 1969 (p.142) ritiene che il dono della divinizione a Cassandra sia innovazione eschilea. Altri studiosi sostengono invece che tale versione risalga ad una tradizione precedente, come l’Orestea stesicorea o i Cypria (Cypria I,39, 9-11 Bernabé = Procl. Chrest. 91-94 Sev. […] καì Κασσάνδρα περì τῶν μελλόντων προδηλοῖ). Si vedano in merito le posizioni di Parke 1989 (p. 57) e di Bethe 1919. La presenza di una Cassandra μάντις nella Mikra Ilias sembra testimoniata dalla Tabula Iliadica in cui l’apparente cadere indietro di Cassandra potrebbe essere interpretato come momento conclusivo della sua estasi mantica quando, dopo le profezie sul cavallo come portatore di rovina, constatandone l’efficacia ed in preda a eccitazione, si dimena sbilanciandosi e gettandosi a terra. La Tabula Iliadica appare fondamentale per stabilire l’articolazione del personaggio di Cassandra con qualità profetiche già nella perduta Mikra Ilias e in merito ai poemi omerici è ancora molto dibatutto se Cassandra figuri come μάντις già nell’Iliade (nello specifico, cf. Il., XXIV, 697-706). In merito, Neblung 1997 (p.7) afferma che non è possibile stabilire con chiarezza se Omero conoscesse la caratterizzazione di Cassandra come profetessa (Cf. Il XXIV). Nella lirica arcaica le testimonianze relative a Cassandra μάντις sono scarse e frammentarie, ma in Stesicoro, Pindaro e Bacchilide vediamo confermata la tradizione di Cassandra profetessa (Cf. Stesicoro, Ilioupersis (P. Oxy. 2619 = S 88-132 Davies; P. Oxy. 2803 = S 133-47 Davies); Pindaro, Peana 8 a, Pitica 11; Bacchilide, Carme 23).Per quanto concerne la tragedia attica, in nessuno dei drammi di Sofocle conservati vi è riferimento sicuro a Cassandra e dubbia è la testimonianza dello scolio a Hes. Th. 30 sull’esistenza di una tragedia sofoclea dal titolo Cassandra. È possibile tuttavia che in due tragedie che avevano come argomentum gli avvenimenti conclusivi della guerra troiana, ovvero Lacoonte e Sinone, fosse narrato il tentativo profetico di Cassandra per impedire l’introduzione del cavallo a Troia e la ricostruzione dell’Alessandro di Euripide attraverso i frammenti ci porta a supporre che Cassandra avesse nella tragedia un ruolo relativo al riconoscimento del fratello e di una profezia sul futuro che attendeva i Troiani.

Nell’Agamennone eschileo il rapporto tra Apollo e la sua profetessa è illustrato da Cassandra stessa, nella sticomitia con il Coro, ai versi 1202- 1212: Κα. μάντις μ’ Ἀπόλλων τῷδ’ ἐπέστησεν τέλει. Προ τοῦ μὲν αἰδὼς ἦν ἐμοὶ λέγειν τάδε. Χο. μῶν καὶ θεός περ ἱμέρῳ πεπληγμένος; ἁβρύνεται γὰρ πᾶς τις εὖ πράσσων πλέον. Κα. ἀλλ’ ἦν παλαιστὴς κάρτ’ ἐμοὶ πνέων χάριν. Χο. ἦ καὶ τέκνων εἰς ἔργον ἤλθετον νόμῳ; Κα. ξυναινέσασα Λοξίαν ἐψευσάμην. Χο. ἤδη τέχναισιν ἐνθέοις ᾑρημένη; Κα. ἤδη πολίταις πάντ’ ἐθέσπιζον πάθη. Χο. πῶς δῆτ’ ἄνατος ἦσθα Λοξίου κότῳ; Κα. ἔπειθον οὐδέν’ οὐδέν, ὡς τάδ’ ἤμπλακον88 .

«Ca.: Apollo profeta mi ha assegnato questo compito. Prima d’ora provavo vergogna a dire queste cose.

Co.: Era forse preso da desiderio d’amore per te, pur essendo un dio? Tutti siamo più delicati quando le cose vanno bene.

Ca.: Ebbene, era un lottatore che soffiava su di me la grazia con forza. Co.: E voi due giungeste anche all’atto che genera figli, com’è consuetudine?

Ca.: Io dapprima acconsentii, ma poi ingannai il Lossia. Co.: E allora eri già preda dell’arte ispirata dal dio? Ca.: Già predicevo ai concittadini tutte le sventure. Co.: E in che modo eri immune alla collera del Lossia?

Ca.: Per la colpa che avevo commesso, non convincevo più nessuno di nulla».

88 Per il testo dell’Agamennone eschileo ho fatto riferimento all’edizione curata da E. Medda (Eschilo, Agamennone, Roma: Bardi, 2017).

Il legame della profetessa con il dio Apollo89 doveva dunque essere ben noto al pubblico ateniese, se non altro attraverso l’Agamennone eschileo che era stato rappresentato circa quaranta anni prima delle Troiane.

Il prologo delle Troiane ci informa anche della sorte della profetessa di Apollo in seguito alla presa della città. Al verso 70 Posidone dice di essere a conoscenza dell’oltraggio che Atena ha subito da parte di Aiace figlio di Oileo che, dopo essersi introdotto nel tempio di Atena, aveva trascinato via Cassandra assieme al simulacro della dea90:

οἶδ ' ἡνίκ ' Αἴας εἶλκε Κασάνδραν βίᾳ,

«Lo so, quando Aiace trascinò via Cassandra con la forza»

La madre Ecuba sembra provare vergogna per la figlia, tanto che quando il semicoro esorta le donne troiane ad uscire dalle tende per apprendere la sorte che le attende, afferma di non volere la figlia sulla scena (in merito ai vv. 168-175 Di Benedetto 1998 p.57 parla di «logorio interiore» che la figlia potrebbe procurare alla madre):

89 Circa il rapporto tra il dio e Cassandra, se παλαιστὴς (v.1204) ci fa pensare ad un rapporto sessuale tra i due, raggiunto magari con una violenza paragonabile a quella di Aiace o di Agamennone, la risposta di Cassandra alla richiesta di precisazione da parte del Coro, fa ipotizzare che Cassandra sia piuttosto riuscita a preservare la sua verginità e questo risulta essere in linea con la versione di [Apollod.] Bibl. 3.12.5 (151): ᾗ συνελθεῖν βουλόμενος Ἀπόλλων τὴν μαντικὴν ὑπέσχετο διδάξειν ἡ δὲ μαθοῦσα οὐ συνῆλθεν. Questo sempre se pensiamo che l’espressione τέκνων εἰς ἔργον sia stata usata dal Coro per riferirsi non tanto all’atto di generazione di figli, quanto alla semplice consumazione sessuale. La risposta di Cassandra sarebbe dunque conferma di una verginità che risulta da un lato insolita (dal momento che la παλλακή del dio riceveva solitamente il dono mantico tramite l’atto sessuale con il dio), dall’altro lato non sorprendente poiché strettamente connessa alla maledizione di essere mantis non creduta.

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Tale episodio di violenza subita da Cassandra non è invenzione euripidea, ma si trova già nella Distruzione di Ilio (cf. p.62 Davies). A proposito del mitico oltraggio di Aiace nel tempio di Atena, che ebbe enorme fortuna nella produzione iconografica (dalla ceramica attica a figure nere e rosse a quella italiota, fino ai manufatti di ambiente etrusco e romano) si veda Mazzoldi 1997.

αἶ, αἶ. μή νύν μοι τὰν ἐκβακχεύουσαν Κασάνδραν, αἰσχύναν Ἀργείοισιν, πέμψητ’ ἔξω, μαινάδ’, ἐπ’ ἄλγει δ’ ἀλγυνθῶ. «Ahi, ahi. No, la delirante Cassandra, vergogna per gli Argivi, non conducetemela fuori, la menade, che al dolore io non ne aggiunga altro. ἰώ Τροία Τροία δύσταν’, ἔρρεις, δύστανοι δ’ οἵ σ’ ἐκλείποντες καὶ ζῶντες καὶ δμαθέντες. Ahi.

Troia, Troia infelice, vai in rovina,

e infelici quanti ti abbandonano sia vivi sia morti».

Successivamente, nel dialogo con Taltibio, Ecuba chiede al messaggero notizie di Cassandra prima che delle altre figlie (vv. 235-259):

Τα. Ἑκάβη, πυκνὰς γὰρ οἶσθά μ’ ἐς Τροίαν ὁδοὺς ἐλθόντα κήρυκ’ ἐξ Ἀχαιικοῦ στρατοῦ,

ἐγνωσμένος δὲ καὶ πάροιθέ σοι, γύναι, Ταλθύβιος ἥκω καινὸν ἀγγελῶν λόγον.

T.: Ecuba, tu sai già che ho intrapreso numerosi viaggi verso Troia come araldo dell’esercito acheo, essendo dunque già a te noto, o donna, io Taltibio vengo per annunciare un nuovo discorso.

Εκ. <αἰαῖ,> τόδε

τόδε, φίλαι Τρῳάδες, ὃ φόβος ἦν πάλαι.

E.: Ahimè ecco, ecco, o care Troiane,

ciò che da tempo era la nostra paura.

Τα. ἤδη κεκλήρωσθ’, εἰ τόδ’ ἦν ὑμῖν φόβος. T.: siete già state assegnate a sorte, se questa era la vostra paura.

Εκ. αἰαῖ, τίν’ ἢ

Θεσσαλίας πόλιν ἢ

Φθιάδος εἶπας ἢ Καδμείας χθονός;

E.: Ahimè, quale città della Tessaglia o della Ftiotide o della terra di Cadmo hai detto?

Τα. κατ’ ἄνδρ’ ἑκάστη κοὐχ ὁμοῦ λελόγχατε. T.: Siete toccate in sorte ciascuna ad un uomo e non tutte insieme.

Εκ. τίν’ἄρα τίς ἔλαχε;τίνα πότμος εὐτυχὴς Ἰλιάδων μένει;

E.: Ma ognuno quale ha avuto in sorte? A quale fra le Troiane spetta un fortunato destino?

Τα. οἶδ’· ἀλλ’ ἕκαστα πυνθάνου, μὴ πάνθ’ ὁμοῦ. T.: Lo so: ma chiedi una cosa per volta, non tutte insieme.

Εκ. τοὐμὸν τίς ἆρ’

ἔλαχε τέκος, ἔνεπε, τλάμονα Κασάνδραν;

E.: Mia figlia chi mai l’ha avuta in sorte, dimmi, l’infelice Cassandra?

Τα. ἐξαίρετόν νιν ἔλαβεν Ἀγαμέμνων ἄναξ. T.: Come sua scelta l’ha presa

Agamennone signore.

Εκ. ἦ τᾷ Λακεδαιμονίᾳ νύμφᾳ δούλαν; ἰώ μοί μοι.

E.: Come serva alla sposa spartana? Ohimè.

Τα. οὔκ, ἀλλὰ λέκτρων σκότια νυμφευτήρια. T.: No, ma come concubina nel suo letto.

Εκ. ἦ τὰν τοῦ Φοίβου παρθένον, ᾇ γέρας ὁ χρυσοκόμας ἔδωκ’ ἄλεκτρον ζόαν;

E.: La vergine di Febo, cui il dio dall’aurea chioma diede, come dono, una vita priva di nozze?

Τα. ἔρως ἐτόξευσ’ αὐτὸν ἐνθέου κόρης. T.: Lo colpì l’amore per la fanciulla ispirata dal dio.

Εκ. ῥῖπτε, τέκνον, ζαθέους κλῇ- δας καὶ ἀπὸ χροὸς ἐνδυ- τῶν στεφέων ἱεροὺς στολμούς.

E.: Getta o figlia le sacre chiavi e getta via dal corpo i divini ornamenti delle bende che indossi.

Τα. οὐ γὰρ μέγ’ αὐτῇ βασιλικῶν λέκτρων τυχεῖν; T.: Non è forse una gran cosa per lei ottenere un letto regale?

Taltibio risponde alla domanda di Ecuba informandola che Cassandra è stata scelta da Agamennone e, quando la vecchia regina chiede se la figlia sarà serva della sposa spartana Clitemestra, il messaggero replica che verrà

piuttosto destinata al letto di Agamennone, con ripetizione tuttavia dell’aggettivo σκότιος, già trovato nel prologo per bocca di Posidone, che evidenzia il carattere illecito dell’unione (λέκτρων σκότια νυμφευτήρια v. 251; σκότιον Ἀγαμέμνων λέχος v. 44).

Ne deriva, da parte di Ecuba, una reazione in forma di domanda che sottolinea uno stupore nato dal fatto che sia stata assegnata al letto regale di Agamennone (v. 259), poiché amore (ἔρως v. 255) ha colpito quest’ultimo, proprio Cassandra che avrebbe dovuto conservare piuttosto il suo statuto di vergine di Febo (Φοίβου παρθένον v. 251).

È per questo motivo che Ecuba reagisce rivolgendosi alla figlia non ancora in scena per esortarla a gettare via le chiavi del tempio e le bende da sacerdotessa prima di seguire il re greco.

La donna poi pone domande al messaggero circa Polissena, Andromaca e se stessa e, appreso che la prima è stata assegnata alla tomba di Achille, la seconda a Neottolemo e lei stessa ad Odisseo, chiede alle Troiane di piangere la sua sorte.

Le donne del Coro chiedono a loro volta a Taltibio quale Greco le possiederà, ma il loro quesito resta senza risposta: il messaggero ordina ai soldati di condurre fuori Cassandra per occuparsi in seguito di tutte le altre prigioniere. Avvistato poi un bagliore di torcia crede che, sul punto di essere condotte via, le Troiane si stiano dando la morte mettendo a fuoco l’accampamento, ma Ecuba avverte che si tratta semplicemente di sua figlia Cassandra che, μαινάς “delirante”, sta uscendo di corsa da una tenda (vv. 306-307):

[…] παῖς ἐμὴ

μαινὰς θοάζει δεῦρο Κασσάνδρα δρόμῳ.

«[…] È mia figlia delirante che si precipita qui di corsa, Cassandra».

Cassandra infatti si presenta in scena subito dopo con le insegne da sacerdotessa (benda e rami d’alloro), con una fiaccola e con l’intenzione di cantare e danzare per celebrare la sua unione con Agamennone.

Seguendo l’articolazione metrica è possibile suddividere in tre parti la sezione della tragedia che mette in scena il personaggio di Cassandra91:

a) I versi 308-341 in metro lirico, contengono il canto monodico intonato da Cassandra.

b) Nei versi 353-405 e poi 424-443 Cassandra, in trimetri giambici, espone con lucidità profezie e ragionamenti (su passato presente e futuro) dapprima a Ecuba e poi a Taltibio92.

c) Nei versi 444-461 Cassandra, in tetrametri trocaici, predice la propria sepoltura e si libera delle sue insegne di sacerdotessa per poter seguire Taltibio sulla nave di Agamennone.

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Ho fatto qui riferimento ad una suddivisione proposta da Mazzoldi 2001 (pag. 220) e riproposta anche da Cerbo 2009 (pag. 85) in quanto i cambiamenti metrici sembrano in effetti rispecchiare passaggi tematici. Sul contenuto delle singole sezioni e sul valore del passaggio metrico-contenutistico ci soffermeremo più nel dettaglio in seguito. Per il momento mi limito a segnalare che analoghe suddivisioni della scena si trovano in Mason 1959, Biehl 1989 e Lee 1997.

92Per un’analisi approfondita del modello di monodia lirica seguita da una rhesis parlata si rimanda al commento all’Alcesti euripideo di Dale 1961, mentre nello specifico del modello delle Troiane si suggerisce la lettura di Di Benedetto 1998 (pp.24-72) che avremo modo di riprendere e approfondire più avanti.

4.3 Cassandra sulla scena