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2. Canti nuziali

2.3 Canti di nozze in tragedia

2.3.2 Marriage to death

Il contrasto tra le gioiose immagini associate al canto di nozze e i devastanti eventi della scena tragica trova un’ulteriore elaborazione ed espressione nel motivo del cosiddetto marriage to death e negli “anti-Epithalamien”, ovvero nei canti nuziali definiti ‘alla rovescia’66.

In merito alla commistione di immagini di nozze e di morte, Seaford 1987 osserva che, dato che il matrimonio è considerato importante transizione nella vita di un individuo, il non raggiungimento di tale telos è percepito come un fallimento67.

La mancata celebrazione di nozze trova ampio spazio di rappresentazione in tragedia e uno dei motivi che più di frequente sottendono il fallimento dell’unione è la morte prima del matrimonio, per cui di conseguenza la morte viene descritta come una sorta di matrimonio con Ade in luogo dello sposo mortale. Si tratta di un’immagine molto ricorrente in tragedia, tanto da essere percepita come topica, ma non è originale creazione drammatica: l’iscrizione sulla Kore Phrasicleia suggerisce che era già ben consolidata nel pensiero greco68.

È probabile che la compenetrazione di motivi nuziali e funebri sia stata facilitata dalla somiglianza strutturale di rito funebre e matrimoniale69.

66 Muth 1954, p. 586. L’espressione è usata anche da Contiades - Tsitsoni 1990, p. 28. Per un approfondimento del motivo si rimanda a Rehm 1994. Come suggerito dal titolo dell’opera (Marriage to Death, the conflation of wedding and funeral rituals in greek tragedy), ad una analisi dei due rituali nei primi due capitoli fa seguito una trattazione del motivo del

marriage to death in varie tragedie: Agamennone, Antigone, Trachinie, Alcesti, Medea, Supplici, Elena e Troiane.

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Seaford 1987, p. 106: «the wedding constitutes one of the two or three most fundamental transitions in the life of an individual, particularly perhaps for a woman, the failure to complete the transition is profoundly anomic. This failure, which may occur in various ways, is constantly explored by tragedy». In nota, l’autore cita Ipponatte fr. 68 West: «δύ ' ἡμέραι γυναικός εἰσιιν ἥδισται ὄταν γαμῆι τις κἀκφέρηι τεθνηκυῖαν».

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Cf. CEG 24: σε̑μα Φρασικλείας κόρε κεκλέσομαι αἰεί / ἀντὶ γάμο παρὰ θεο̑; του̑το λαχο̑σ ̓ ὄνομα

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Molti esempi di marriage to death che dà il titolo al lavoro di Rehm del 1994 si trovano nella tragedia greca e non soltanto a livello di gusto poetico di mescolanza di opposti e di gusto per l’ossimoro: in molte tragedie un genere sembra essere mescolato con l’altro tanto che i personaggi parlano della loro morte come di un matrimonio con qualcuno che è giù morto oppure come unione con Ade che prende il posto dello sposo o della sposa del mondo dei vivi. Ma cosa giustifica/motiva questa attrazione reciproca tra due eventi così

In entrambi i riti la fanciulla veniva lavata, unta, riceveva πέπλοι e una speciale στέφανος, era trasportata su un carro e accompagnata alla luce di torce e con canti e lamenti70 per poi essere abbandonata dai suoi cari in un letto “nuovo”.

diversi? La facilità di commistione di elementi appartenenti a matrimonio e funerale è spiegata dagli strutturalisti come effetto della somiglianza strutturale dei due rituali. Sacrificio, matrimonio e funerale condividono simili procedure: purificazione con l’acqua, ghirlande, taglio e offerta dei capelli, musica, e festa. Tra i riti si osserva anche somiglianza a livello funzionale in quanto aiutano a portare a termine la transizione da animale domestico a carne edibile (sacrificio) da donna vergine a sposata (matrimonio) e a distinguere la civiltà umana dalle bestie (promiscue) e dagli dei (incestuosi) e a incorporare un individuo in un nuovo gruppo sociale. Sulla stessa scia, l’antropologo van Gennep (1909) ha fornito una spiegazione funzionale: sia il matrimonio che il funerale sono un importante rito che segna il passaggio da una data circostanza sociale e biologica ad un’altra e per questo mostrano una struttura tripartita che consiste nella separazione dalla vecchia fase e nella transizione in un periodo liminale fino all’ aggregazione nella nuova fase. In Das Ich und das Es Freud offre una diversa spiegazione del rapporto fra amore e morte, presentando quella che è una lotta primitiva tra due principi elementari: Eros e Thanatos. Questo dualismo potrebbe essere sotteso all’artistica mescolanza di matrimonio e funerale, dove un rituale si mescola o ingloba l’altro. L’idea freudiana di un conflitto psicologico trova, a livello popolare, una controparte nel concetto “tragico-romantico” di passione erotica che conduce all’unione e, paradossalmente, al contempo, alla dissoluzione. Infatti il desiderio per l’altro può condurre ad una perdita di sé e questa questo forte sentimento perdita è percepito come simile alla morte, al punto che Eros si trasforma in un desiderio di morte. Il legame tra Eros e Thanatos è diversamente spiegato da Georges Bataille, che descrive come l’amore erotico possa condurre ad un livello tale di desiderio dell’altro che la paura di perderlo è avvertita come qualcosa di non molto dissimile dalla paura della morte.

Una declinazione letteraria di queste intuizioni conduce all’idea romantica di un amore che è letteralmente in grado di vivere oltre la tomba (basti pensare a Heathcliff e Caterina di

Wuthering Heights) o, in una sua declinazione più materialistica, in un amore che non si

allontana dalla tomba, fino a sfociare in forme di necrofilia. Per tracce di necrofilia nel mito greco, cf. Humpreys 1983 (pp. 48-49) e per un’idea di matrimonio che continua nell’aldilà senza sfociare nella perversione il discorso di Aristofane nel Simpsio di Platone (192 D-E). Arthur 1977 ritiene che l’associazione del rituale matrimoniale con la morte rifletta non solo una generale attitudine verso il matrimonio, ma anche l’alto livello di mortalità durante i parti. Loraux, 1985 (pp. 38-42) a proposito di ciò che viene definito marriage to death, opera una distinzione tra unione ‘with Hades’ e matrimonio ‘in Hades’. Ad ogni modo questa distinzione è secondaria rispetto all’impostazione generale dell’opera che è improntata a mostrare che l’autore tragico (maschile) esprime rischio, non rispetto dell’ortodossia, e contatto con il dissimile come un modo per controllare e addomesticare la vera devianza che sembra incoraggiare. Interessanti in rapporto alla fortuna dei due rituali in tragedia sono i lavori di Zeitlin 1965-1970 e quello recente di Foley0 203. Tuttavia Foley e Zeitlin analizzano i rituali e non la particolare commistione di matrimonio e funerale. Circa quest’ultimo aspetto, si veda Lebeck 1971 in cui viene offerto un quadro interessante del telos matrimoniale in rapporto alla morte. Ulteriori lavori sono quelli di R. Seaford 1987; Redfield 1982; Burnett 1983.

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Del resto Pindaro raggruppa le tre tipologie di canti per la morte rispettivamente di Lino, Imeneo e Ialemo e le considera una sorta di threnos Cf. Alexiou, pp. 57-58. Per elementi equivoci e lamenti matrimoniali cf. Alexiou 1974, 120-122.

All’interno della produzione tragica si può osservare che Antigone nell’omonima tragedia dapprima (vv. 813-816) lamenta di non aver ottenuto in vita l’imeneo cui sarebbe stata destinata e poi definisce la sua morte un matrimonio con Ade che sostituisce di fatto quello con Emone (v. 816). Sulla stessa scia il Coro71 descrive la sua tomba come una camera nuziale e questa immagine verrà ripresa da Antigone stessa in una scena successiva (v. 891).

Nell’Ifigenia in Aulide poi, il sacrificio della vergine si intreccia con la menzogna di un suo matrimonio con Achille, tant’è che in chiave di doppia ambiguità è visto il suo allontanamento dalla famiglia. In effetti la somiglianza strutturale tra i due rituali consente ad Agamennone di parlare della morte di Ifigenia in una maniera tale che venga interpretata dalla fanciulla in chiave matrimoniale: emblematico il riferimento alla dolorosa separazione dai genitori (vv. 667-670) che è topos del canto nuziale, ma anche inevitabile conseguenza della morte.

Per concludere, nelle Supplici euripidee Evadne vede nel suicidio sulla tomba del marito un modo per dare al matrimonio stesso possibilità di continuazione, consentendole una riunione con il marito nell’aldilà. Come Antigone, Evadne prima lamenta di essere stata privata della gioia nuziale (ἴτω φῶς γάμοι τε, v. 1025) e poi afferma che la sua morte sarà una sorta di matrimonio, poiché immagina il suo ricongiungimento con Capaneo nell’Ade in termini di unione sessuale (vv. 1020-1023).

Un esempio che permette di estendere il topos anche alla dimensione maschile è offerto dalla tragedia Fetonte: sulla scena il padre e il Coro intonano un canto per le future nozze del ragazzo (vv. 227-244), ignari della sua morte avvenuta nella scena precedente.

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All’interno di questo lavoro si userà l’iniziale minuscola per un generico coro, mentre la maiuscola in riferimento a quello di una specifica opera.