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Categorizzazione tecnica delle gyaru: stili e terminologia

I. Gyaru, kogyaru, ganguro: la gioventù irrequieta di Shibuya

5. Categorizzazione tecnica delle gyaru: stili e terminologia

Sebbene l'immagine tipica che viene proposta nella maggior parte delle trattazioni riguardo alle gyaru e kogyaru si fissi su determinati elementi quali trucco, abbronzatura, capelli schiariti e uniforme scolastica (kogyaru), nel corso degli anni si sono create numerose microcategorie e denominazioni che si differenziano per particolari stilistici, seguendo regole simili alla struttura dei

kei.

Una prima distinzione tecnica avviene a livello di età, snodandosi attraverso le diverse fasi della vita di una ragazza: l'ingresso nel mondo gyaru in alcuni casi viene anticipato all'età delle scuole medie, creando una sottocategoria denominata mago gyaru14 (孫ギャル), per poi proseguire verso le scuole superiori diventando kogyaru a tutti gli effetti. Il campo di utilizzo del termine generale di gyaru si applica sia a quest'ultima fascia, sia a quella immediatamente successiva che coincide con il periodo universitario (o post-scolastico), tuttavia per denominare le ragazze più grandi nella fascia tra i 20 anni e i 35, nello specifico si può trovare anche il termine onē gyaru15 ( 姉ギャル).

Al contrario di altre subculture, nei gruppi di Shibuya è consuetudine ritirarsi dopo una certa età, che coincide con il processo di re-uniformazione individuato da Brian McVeigh e il percorso verso lo status di shakaijin. Nonostante il ritiro ufficiale, esistono alcune categorie al di fuori di questa fascia come le gyaru mama (ギャルママ) le quali continuano a vivere all'insegna dello stile gyaru

anche dopo il matrimonio e la maternità, note per imporre il proprio look anche ai figli (chibi

gyaru16), e le kyabajō17 / agejō (キャバ嬢 / アゲ嬢 ) che costituiscono la categoria delle hostess nei locali notturni e cabaret club nel quartiere a luci rosse di Kabukichō.

Una seconda categorizzazione si basa sulla carnagione, che tuttavia non viene intesa come genetica o razziale, ma sulla scelta volontaria di scurirsi la pelle con metodi artificiali. Le ragazze

14 Da mago (孫), nipotina.

15 Da onēsan (お姉さん), sorella maggiore.

16 Chibi gyaru (ちびギャル): piccole gyaru, utilizzato solo per denominare i figli di gyarumama e non in generale. Per le ragazze di età inferiore alla scuola superiore si utilizza il termine magogyaru, citato in precedenza.

che decidono di mantenere un colorito naturale, in linea con l'estetica giapponese, vengono definite shirogyaru18 (白ギャル), ispirate dalla pop star Hamasaki Ayumi come icona di stile.

Nonostante l'abbronzatura sia un elemento chiave nella subcultura gyaru degli anni Novanta, generato dall'ispirazione allo stile paragyaru e dall'icona pop Amuro Namie19, il termine opposto kurogyaru20 (黒 ギ ャ ル) è relativamente recente, e viene utilizzato per indicare tutte quelle sottocategorie caratterizzate da un tono di pelle visibilmente più scura, a partire dalle ganguro

gyaru, massime esponenti della subcultura nella seconda metà degli anni Novanta; ganguro (願 黒21) significa letteralmente “viso nero”, e racchiude un'ulteriore gamma di stili basati sul grado di

estremizzazione: le yamanba (ヤマンバ), divise in banba (バンバ) e manba (マンバ)22 rappresentano

l'apice delle ganguro, in cui all'abbronzatura di base viene aggiunto l'utilizzo di fondotinta dai toni scuri; il make-up delle manba, caratterizzato da cerchi bianchi attorno agli occhi, ciglia finte applicate anche nella palpebra inferiore, una striscia dello stesso colore per illuminare e definire il naso, rossetto bianco a cui si aggiungono occasionalmente glitter e applicazioni di adesivi sulle guance, è più complesso rispetto a quello di una shirogyaru, poiché contiene diversi elementi che non consentono di definirlo come un trucco estetico; infatti, è da interpretare come uno strumento esplicitamente provocatorio, con l'ulteriore scopo di distinguere ed escludere chi non appartiene alla subcultura.

L'ultima chiave utile a distinguere le tipologie di gyaru non è facilmente individuabile agli occhi dei meno esperti poiché si basa esclusivamente sul kei; Kawamura riporta con minuziosa precisione alcuni esempi23, tra cui la differenza tra microcategorie indicate come coconba (ココン

), serenba (セレンバ) e romanba (ロマンバ): tutte e tre descrivono tipologie di manba, in cui la

prima si contraddistingue per l'adozione totale della marca di abiti Cocolulu24, la seconda per un

18 Da shirohada (白肌), pelle bianca. A volte, in contrapposizione a ganguro si può trovare il termine ganjiro (ガンジ ロ), tuttavia al giorno d'oggi è più diffuso shirogyaru.

19 Amuro Namie è originaria di Okinawa, perciò presenta una carnagione naturale più scura. Sebbene non ci siano legami attestati con la subcultura, durante gli anni Novanta è stata eletta dalle gyaru a icona di stile.

20 Da kuro (黒), nero.

21 Spesso indicato in katakana come ガングロ.

22 Banba indica una versione più chiara delle yamanba, in cui il trucco bianco viene meno enfatizzato e il colore dei capelli più è neutro, mentre le manba si distinguono per il trucco deciso e i capelli dai colori accesi, talvolta nelle tonalità neon e pastello.

23 KAWAMURA Yuniya, Fashioning Japanese Subcultures, cit., Capitolo 4 “Shibuya: The Youth in Outspoken Rebellion” prima sezione “The Shibuya 109 Shopping Center: Fashion Landmark” terza sottosezione“Manba, banba and other Shibuya subcultures”

look più sofisticato che comprende marche di lusso, mentre l'ultima è una commistione tra il genere manba e il lolita, di cui ne ricalca solo una minima parte costituita dagli abiti dal taglio romantico, adottati anche dalle shirogyaru in uno stile definito himegyaru25 (姫ギャル). Questo tipo di frammentazione tuttavia, rimane molto vago a partire dalle stesse componenti della subcultura, per cui alcune ragazze rivendicano l'esistenza di uno stile preciso, mentre altre preferiscono non associarsi a nessuna marca, come simbolo di autenticità non vincolata dalla scelta dell'abbigliamento.