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I. Gyaru, kogyaru, ganguro: la gioventù irrequieta di Shibuya

13. Il nuovo millennio

Con l'arrivo degli anni Duemila il clamore sollevato dalle yamanba subisce una battuta d'arresto, e gradualmente la subcultura comincia a perdere il valore sovversivo che l'ha resa così celebre durante il decennio precedente. Dopo quest'ultima spinta rivoluzionaria portata avanti dalle kurogyaru, la controparte shirogyaru ritorna a dominare la scena grazie all'influenza della cantante pop Hamasaki Ayumi agli esordi della sua carriera, esaltando il binomio tra pelle chiara e capelli dorati. Le due correnti procedono su binari paralleli fino alla seconda metà del decennio, quando, dopo una moltitudine di nuove sottocategorie stilistiche quali le arubaka61 (ア ル バ カ),

kigurumin, romanba62 (ロ マ ン バ) e coconba63 (コ コ ン バ), le kurogyaru declinano in maniera definitiva, segnando la fine dei look più estremi di Shibuya.

Le shirogyaru d'altra parte mostrano un ritorno ai caratteri sensuali delle origini, elevando a icona di stile le kyabakurajō (キャ バクラ嬢) e le agejō (アゲ嬢), le hostess dei locali notturni di

Shinjuku. Kawamura definisce questa occupazione come una vera e propria estensione della subcultura gyaru, costituendo una posizione ambita verso cui convergono molte delle ragazze di Shibuya attratte dalla facilità di guadagno.

61 Arubaka: stile composto integralmente da abiti di marca Alba Rosa (negozio del Shibuya 109) caratterizzato da stampe a fiore di ibisco, di moda nel 2003.

62 Romanba: versione manba dello stile himeloli (姫ロリ, principessa lolita) o himekei (姫系, stile principessa), trend del 2005.

L'estetica a cui aspirano le agejō, divulgata dal magazine Koakuma ageha64 dedicato esplicitamente

alle hostess di night club, verte su canoni basati sulla “neutralizzazione” dei tratti giapponesi o sull'estetica delle hāfu65 (ハ ー フ): capelli biondi o castani, espedienti di maquillage utilizzati per

allargare la forma degli occhi, acconciature voluminose che fanno apparire il viso più sottile; nonostante le modificazioni corporali e il rifiuto dei canoni di bellezza tradizionali facessero già parte della cultura gyaru fin dagli inizi, la volontà esplicita di apparire come straniere, assente perfino nella subcultura ganguro, non suscita un clamore pari a quello ottenuto dalle studentesse ribelli o dalle yamanba; una possibile motivazione potrebbe venire dal fatto che l'età media di una

agejō rientra in quella parte di popolazione de-uniformata, collocata tra la scuola superiore e

l'ingresso nella società. Infondo bellezza, giovinezza e potere seduttivo sono le qualità più incoraggiate nell'universo dei night club, dove costituiscono le armi principali di una giovane intrattenitrice.

Osservando la profusione di stili differenti nati nel corso degli anni Duemila si capisce come la chiave della sopravvivenza della subcultura risieda nella capacità di rinnovarsi periodicamente in stili creativi, attraendo molte adolescenti in cerca di un'identità differente da quella imposta dal

seken. Con l'evoluzione dello stile e il conseguente reintegro nella cultura mainstream, si assiste a

una perdita della carica sovversiva iniziale: se negli anni Novanta le ganguro hanno avuto la forza e l'irriverenza di ripristinare il rifiuto simbolico attraverso l'adozione di uno stile estremo e innaturale, nel periodo successivo non si sono più verificati stimoli necessari a ribadire il carattere

64 Koakuma ageha (titolo originale:小悪魔ageha) pubblicato da Inforest fino al 2014, attualmente da Neko Publishing.

65 Hāfu: termine che deriva dall'inglese half, utilizzato per indicare una persona nata da un genitore giapponese e da uno straniero.

Fotografia 5: Copertine di Koakuma ageha, magazine di riferimento delle agejō.

rivoluzionario che dovrebbe avere una subcultura, perdendo così il significato sovversivo originale. Al giorno d'oggi molti aspetti di derivazione gyaru come lo schiarirsi i capelli, le modificazioni della divisa ordinaria e l'utilizzo di cosmetici tra le adolescenti si sono ormai diffusi all'interno di una fascia giovanile che non ha avuto alcun contatto con la subcultura originale, tanto da essere diventato raro sentire un'adolescente definirsi come gyaru o kogyaru.

Di recente si è assistito a un tentativo di rinnovo del movimento ganguro, oggi definito unicamente con il termine kurogyaru, da parte dell'unità Black Diamond (ブラックダイアモンド):

questo nutrito gruppo di ragazze provenienti da tutto il paese ripropone l'estetica dell'abbronzatura, abiti dal taglio sexy, chiome voluminose dai colori arcobaleno e nail art estreme ricoperte di gadgets e lustrini; autoproclamatesi ambasciatrici del fenomeno gyaru in Giappone e all'estero, grazie al potere dei social network si sono poste l'obiettivo di ripristinare una cultura famosa per il suo carattere trasgressivo. Ciò che molti lamentano in questa nuova ondata

kurogyaru è l'assenza di un significato profondo a motivarne il ripristino: impegnate in eventi

promozionali, programmi in TV e Youtube, fino all'attività svolta in un cafè a tema ganguro66 di Shibuya, le Black Diamond sembrano voler sfruttare la natura mediatica e curiosa dello stereotipo creato attorno alla loro figura durante il periodo d'oro degli anni Novanta, dimenticandosi la vera essenza dell'essere un fenomeno subculturale.

66 Il Ganguro Cafè & Bar di Shibuya è un locale a tema rivolto principalmente ai turisti, in cui tutte le inservienti sono

kurogyaru dell'unità Black Diamond.

A oggi, la spinta sovversiva di una generazione che ha cristallizzato ansie e preoccupazioni di una società provata dalla perdita dei valori tradizionali, si è quasi completamente dissolta nel nulla: se usi e costumi introdotti dalle gyaru continuano a sopravvivere grazie a una continuo rinnovamento dei kei dettato dal carattere irrazionale della moda, non si può dire lo stesso per quanto riguarda quello spirito ribelle e fragoroso in grado di suscitare le ire di un decennio e oltre, lasciando più spazio a quella che Kawamura definisce “la ribellione silenziosa” del vicino quartiere di Harajuku.

II. Merletti, parasoli e colori pastello: l'impulso creativo di