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I. Gyaru, kogyaru, ganguro: la gioventù irrequieta di Shibuya

3. Mania per le liceali

Come conseguenza del processo di infatuazione generato dalla popolarità del kawaii e della glorificazione della shōjo, di cui il fenomeno idol costituisce la maggior espressione, nel corso degli anni Ottanta si riscontra una vera e propria mania per tutto ciò che ha a che fare con la figura della studentessa liceale. Già da tempo l'attenzione dello sguardo maschile si era concentrata sulle studentesse universitarie, ma nel corso del decennio diversi fattori portano all'abbassamento ad un livello inferiore. La causa principale di questo fenomeno sembra essere una particolare ossessione dei media per le ragazze in uniforme scolastica, trainati in gran parte dalle riviste maschili e dalla cultura otaku. L'esempio più emblematico che evidenzia la portata della situazione è l'incredibile successo della trasmissione televisiva del 1985 intitolata Yuuyake nyan nyan (夕やけ ニャンニャン, Le gattine del tramonto), in cui le ragazze del nutrito gruppo idol Onyanko club (お ニ ャ ン 子 ク ラ ブ, il club delle gattine) si esibiscono in canzoni dai testi provocatori, con chiare

allusioni sessuali.

L'ossessione per le divise scolastiche ben presto porta alla pubblicazione di un vero e proprio testo di riferimento intitolato Tōkyō joshikō seifuku rangai (東 京 女 子 高 制 服 欄 外, piccole note sulle

uniformi delle liceali di Tokyo) di Mori Nobuyuki, che all'interno raccoglie informazioni dettagliate su ogni tipologia di uniforme delle scuole di Tokyo, stilando persino delle mappe per guidare i feticisti dai soggetti della loro ammirazione. Ma il culmine del fanatismo viene raggiunto con l'apertura nei primi anni Novanta dei burusera8 shop (ブル セラショップ), in cui diventa possibile acquistare divise scolastiche e biancheria intima usata delle studentesse.

Se questi fatti suggeriscono l'idea di un'accettazione passiva del fenomeno da parte delle vere protagoniste, bisogna chiarire che così non è stato: verso la fine degli anni Ottanta, infatti, nel

8 Burusera: parola composta trocando la prima parte del katakana burumā (ブルマー, bloomers) e aggiungendo

momento in cui molte scuole private decidono di intraprendere una strategia commerciale per assicurarsi un aumento di iscrizioni, le divise scolastiche assumono un nuovo significato; grazie alle

seifuku dal taglio moderno e dagli stili accattivanti, le scuole si caricano di prestigio agli occhi delle

adolescenti sempre in cerca degli ultimi trend, trasformandosi in motivo di vanto e facendo passare in secondo piano l'idea dell'abbigliamento come strumento di controllo da parte dell'istituzione.

In questo processo, tuttavia, l'uniforme passa attraverso una trasformazione che avviene sia a livello semantico, sia a livello concreto: non viene accettata nella sua integrità, ma subisce un intervento da parte delle ragazze, in particolare a cominciare dalle kogyaru nate nell'ambiente vicino ai chīmā. Influenzate dallo stile estivo e sensuale delle paragyaru9 (パ ラ ギ ャ ル), queste

studentesse trasformano la gonna della divisa, per regolamento lunga fino al ginocchio, in una minigonna alla moda arrotolandone l'orlo in vita e aggiungendo altri accessori ispirati alle tematiche estive e surfer. Con il duplice scopo di bilanciare la figura della minigonna e neutralizzare la natura della divisa, rendendola simile all'abbigliamento ordinario, nei primi anni Novanta viene introdotto il secondo elemento simbolico delle kogyaru, i loose socks (ルーズソック ス); Nanba associa l'origine di questa moda alla sezione superiore dell'istituto Aoyama di Tokyo10,

a cui segue la diffusione nelle strade di Shibuya in concomitanza con l'esplosione della moda

american casual, che integrava elementi sportivi all'interno della divisa regolare, in questo caso

sostituendo le calze ordinarie con i più popolari scaldamuscoli. Trattandosi di una subcultura borghese, non deve stupire se a poco a poco entrano vengono incorporati elementi che stridono con la sobrietà originale dell'uniforme scolastica, in particolare sciarpe di marca Burberry, borse di Hunting World e calze di Polo Ralph Lauren. Marx fa notare come, al contrario di altre subculture che avevano come punto di origine le mode proposte dalle riviste,

«The initial kogyaru were high-school girls partying in Shibuya with chiimaa boyfriends, adding summery style cues from older girls into their uniforms. […] no magazine or media invented this look, but instead it grew organically within this small subculture of rich delinquent teens.»11

9 Paragyaru: da paradise + gyaru, termine utilizzato per indicare uno stile minore di gyaru ispirato alla moda californiana e surfer, caratterizzato dall'adozione di una moda estiva durante tutto l'anno, pelle abbronzata e trucco vistoso.

10 NANBA Kōji, Sengo yūsu sabukaruchāzu o megutte..., cit., p. 103 11 David W. MARX, The History of Gyaru, cit.

Attraverso questa prima accettazione dell'uniforme (previa opportune modifiche) che si trasforma in un'appropriazione del simbolo, in un clima di joshikōsei būmu12 (女子高生ブーム) ed esaltazione per la condizione shōjoalimentati da ogni tipologia di media, l'essere una giovane studentessa non costituisce più un limite, ma diventa una condizione privilegiata di cui essere fieri, pertanto da esibire con orgoglio attraverso l'abbigliamento codificato che ne determina lo status, sovvertendone completamente il significato originale.

Le kogyaru degli esordi nascono quindi come subcultura simbolo della devianza giovanile elitaria, nicchia del movimento maschile dei chīmā. Dopo l'estinzione di questi ultimi nei primi anni Novanta, nel corso del decennio si assiste a un capovolgimento dei ruoli per cui sarà la parte femminile a portare avanti etica e (im)moralità della corrente giovanile, inducendo nuovamente la popolazione già provata dalla crisi economica a interrogarsi sul futuro del paese in mano a questi giovani.