• Non ci sono risultati.

Precisando che sarebbe più corretto parlare unicamente di Shibuya, in quanto il distretto di Harajuku ne fa geograficamente parte, per la forte differenziazione tra le tipologie tradizionali che animano i due quartieri, questi saranno presi in considerazione separatamente.

Come già osservato nella sezione precedente, la strada costituisce uno dei principali ambienti di aggregazione dei gruppi giovanili, trasformata da luogo pubblico di transito a spazio privato per una sosta concessa a una cerchia ristretta di partecipanti. Tuttavia, perché questo accada, è necessario che vi siano degli elementi utili ad attirare ragazze e ragazzi a riunirsi nel suddetto spazio, che con il tempo assume il significato di luogo sacro.

1. Shibuya

Il quartiere di Shibuya, che si estende attorno all'omonima stazione ferroviaria, comincia la sua espansione durante gli anni Ottanta con la proliferazione di department store (contesi principalmente dai due colossi Tōkyū e Seibu), zone commerciali, luoghi dedicati al divertimento come game center e karaoke, locali notturni e love hotel. Circondato da una vasta molteplicità di offerte, per il grande magazzino Shibuya 1096 rimane difficile farsi notare fino agli anni Novanta,

quando le prime gyaru e kogyaru cominciano a frequentare assiduamente negozi di abbigliamento specializzati in trend estivi e dai toni sexy. Dato il successo riscontrato, il department store viene interamente trasformato dal gruppo Tōkyū in negozi che rispondano ai gusti delle joshikōsei (女子 高生, studentesse liceali), le principali figure trainanti del mercato della moda giovanile.

Nei meccanismi utili a stabilire un collegamento tra il luogo concreto e la subcultura, è possibile individuare una figura che svolge un ruolo fondamentale nella mediazione tra queste due realtà: le karisuma ten'in (カリスマ店員, commesse carismatiche), oltre a occuparsi della vendita e 6 Shibuya 109: noto anche come 109, marukyū (マルキュー) o ichimarukyū (イチマルキュー), complesso

della gestione interna del negozio, hanno il compito di interagire a stretto contatto con le clienti per individuarne le preferenze a favore dei profitti del brand, e per influenzarle indirettamente attraverso il proprio look. Ciò che indossa una karisuma ten'in è di tendenza proprio perché viene indossato da lei, una figura sospesa a metà tra il mondo del marketing e la subcultura, di cui diventa un modello ispiratore. Essendo una posizione prestigiosa e molto ambita dalle studentesse in cerca di part-time, queste ultime, attraverso la frequentazione continua durante i fine settimana, cercano di entrare in contatto e instaurare un rapporto di amicizia (o perlomeno di conoscenza) con le commesse, in modo da ottenere una raccomandazione in caso di posto vacante.

Lo Shibuya 109 costituisce così una pietra miliare della subcultura gyaru e kogyaru, dove le ragazze trasformano l'interesse personale per la moda e la soddisfazione dell'essere ammirate da coetanee e uomini, in un impiego che spesso costituisce il primo passo per diventare figure rilevanti all'interno del gruppo: essere una karisuma ten'in non è vissuto come un obbligo opprimente al pari dell'essere una office lady, al contrario è una posizione prestigiosa a cui molte giovanissime aspirano, trascurando la possibilità di una carriera sicura offerta dal sistema scolastico. In questo modo, sono in grado di operare a più livelli all'interno dell'ambiente subculturale, sia in veste di partecipanti, sia come figure influenti legate all'industria della moda, alle riviste e alle boutique, creando un'interdipendenza tra le diverse realtà che difficilmente si riscontra nelle subculture di nicchia a livello globale.

2. Harajuku

A una sola fermata di distanza della linea Yamanote, in uno spazio ancora geograficamente classificato come Shibuyaku7 (渋谷区), si trova Harajuku. Sebbene si tratti di un luogo denominato

sulla base della stazione, i confini reali si estendono in una zona più ampia, a cui vengono associate una moltitudine di immagini variegate, rappresentazioni delle diverse presenze subculturale che animano la zona.

Una prima funzione è svolta dai distretti dello shopping come Takeshitadōri (竹 下 通) e Uraharajuku (裏 原 宿), zone commerciali che si estendono in un labirinto di negozi colorati, specializzati in moda alternativa e di ispirazione occidentale: è in luoghi come questo che, da chi si

appresta a muovere i primi passi all'interno delle subculture ai modelli di strada affermati, i giovani vengono alla ricerca di abiti originali e non conformi, capaci di esprimere al meglio la loro personalità interiore, e dove molti giovani stilisti, affascinati dall'ambiente ricco di stimoli e ispirazioni visuali, cominciano il loro percorso.

Proprio come lo Shibuya 109 simboleggia la mecca dei negozi dedicati alle gyaru, anche a Harajuku le subculture trovano l'appoggio del mondo del marketing: nel grande magazzino Laforet HARAJUKU8, situato all'angolo di Omotesandō, a fianco di note marche occidentali si trovano le

boutique dei brand più prestigiosi della moda lolita come Angelic Pretty, Baby The Stars Shine Bright, e di nota ispirazione punk come h.Naoto e SUPER LOVERS9. Al contrario di molte categorie occidentali che si oppongono alla cultura materialista a partire dall'abbigliamento (basti pensare allo stesso punk che innalza le spille da balia a elemento decorativo), il concetto sembra essere estraneo ai giovani anticonformisti giapponesi, che investono una buona somma del denaro ricavato con i part-time nell'acquisto di abiti e accessori in edizione limitata. La maggior parte di questi abiti, specie se si considerano quelli in stile lolita o firmati da stilisti diplomati al Bunka Fashion College10, non può essere accostata alla fast fashion che caratterizza i negozi dello Shibuya

109, poiché ricchi di dettagli complessi che fanno salire il prezzo di vendita al pari di un elemento di lusso.

Uraharajuku (spesso abbreviato in Urahara), letteralmente significa “la parte nascosta di Harajuku”, è uno spazio che raduna designer e creativi da tutto il paese ed è dove la maggior parte dei trend si genera: se Takeshitadōri svolge la funzione di vetrina colorata, Urahara è un ambiente più riservato e meno esposto alla luce dei riflettori, in cui l'estetica subculturale si intreccia con l'arte, che trova espressione nelle numerose gallerie espositive e boutique autonome, non ancora appoggiate dal mercato più ampio.

Le zone commerciali offrono perciò ai ragazzi la possibilità di trovare gli elementi di espressione concreti, tuttavia assieme a questi è necessario disporre di un luogo in cui sia permesso esibire esteriormente l'identità subculturale. Uno degli spazi più emblematici è rappresentato dal ponte Jingū (noto anche come ponte di Harajuku), che da semplice marciapiedi

8 Maiuscolo in originale. 9 Maiuscolo in originale.

10 Bunka Fashion College (文化服装学院): scuola professionale di moda con sede a Shibuya, presso cui si sono

affollato da turisti diretti al vicino santuario Meiji nei giorni feriali, durante la domenica si trasforma in un palcoscenico al servizio di cosplayer, lolita e personificazioni della moda kawaii, in posa davanti alle macchine fotografiche di professionisti e semplici curiosi. Anche il vicino parco di Yoyogi ospita raduni e aggregazioni occasionali di gruppi subculturali: a raccogliere l'eredità lasciata dalle coreografie della takenokozoku, tutt'oggi si possono ammirare le esibizioni del Tokyo Rockabilly Club, dove i membri muniti di stereo portatile e vestiti con un mix di stile rock and roll anni Cinquanta e gang motocicliste, trascorrono il pomeriggio danzando sulle note di hit americane e giapponesi dell'epoca, sotto lo sguardo ammirato dei passanti. Naturalmente anche le zone commerciali come Takeshitadōri, dove oltre ai negozi si possono trovare diversi ristoranti e caffetterie a tema kawaii, rientrano tra le aree di aggregazione in cui i giovani fanno shopping, e allo stesso tempo sfilano in uno spazio libero dai giudizi negativi della società.

La presenza di questi fenomeni, con il tempo diventata abituale, ha permesso a Harajuku di acquisire il significato di spazio performativo: proprio come in un evento, dove ai cosplayer viene dedicata una sezione apposita in cui esibire le proprie creazioni, questo quartiere dai confini labili costituisce uno luogo sicuro nel cuore della capitale in cui viene concessa la trasgressione dall'uniformità. Il motivo di questa indulgenza è costituito proprio dal limite spazio/temporale: le pratiche, infatti, sono condotte esclusivamente nel fine settimana, e (quasi sempre) confinate a un'area apposita quale il parco di Yoyogi o il ponte Jingū; con il tempo, diventa così più semplice

Fotografia 1: Ragazze sul ponte Jingūdi Harajuku (2010). Fotografia di Tokyo Fashion.

accettare il comportamento inappropriato, poiché relegato in un luogo appropriato a esso.

Per le persone coinvolte nell'ambito subculturale, Harajuku costituisce così uno spazio liberatorio, in cui viene consentito di assumere l'identità che secondo loro li rappresenta a pieno, fornendo inoltre gli strumenti espressivi utili al loro scopo.