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Causatività e ‘Deviazione’ del Controllo

Capitolo III: Sull'Uso Causativo dei Predicati 3.1 Verso un'analisi di interfaccia del Controllo

3.1.4 Causatività e ‘Deviazione’ del Controllo

La ‘costruzione causativa’ (anche detta ‘fattitiva’) è una costruzione che, nelle lingue occidentali, è generalmente composta da due frasi accostate in assenza di connettivi:

nella prima il predicato è una forma del verbo leggero fare (o lasciare: cfr. più avanti) al modo finito, nella seconda il predicato è l’infinito di un verbo qualsiasi (Simone, 2010)76.

Nella linguistica di impronta funzionalista, la costruzione causativa presenta, secondo alcuni studiosi (cfr. Guasti 1993), analogie importanti con altre strutture, analizzate in ambito di Grammatica Generativa come ECM (cfr. §1.1). Tuttavia, l’analisi semantica dimostra che ECM e causative sono strutture diverse, accomunate dalla presenza di una subordinata infinitiva priva di periferia sinistra, in cui si trova la Forza illocutiva:

4) a. pro ho visto [ partire la corriera] ECM <agente> V [<paziente> [V<tema]]

b. pro [ho fatto partire] la corriera Caus. <agente> V <tema>

Osserviamo immediatamente che questa costruzione è molto frequente in italiano, ma ricorre in altre lingue come lo spagnolo e il tedesco:

5) Lass deine Schueler Buecher lesen, die sie mehr zum (tedesco) fare IMP POSS allievi libri leggere INF che lor più PREP

Denken anregen. pensiero muovere INF

“fai leggere ai tuoi allievi libri che li facciano riflettere”

Nelle lingue del mondo, i tratti di causatività possono essere sia trasmessi da un verbo apposito, come in italiano (fare, lasciare, permettere) sia essere codificati all’interno del verbo stesso (utilizzato, come nell’esempio (6.b), in senso causativo-transitivo invece che intransitivo-riflessivo) sia essere espressi in altre maniere, incluso da un morfema dedicato (esempio 7.a,b):

6) a. Ella se despierta a las 7. (spagnolo) "Lei si sveglia alle 7."

b. Ella despierta a los niños. “Lei sveglia i bambini."

7) a. kain "mangiare" (tagalog) b. pakainin " nutrire”

Le funzioni della costruzione causativa sono le seguenti:

(i) mette in scena due agenti77: il primo è il Soggetto del primo predicato; l’altro quello del secondo, all’infinito;

(ii) stabilisce tra i due agenti una precisa relazione: il primo è l’istigatore (o ‘Iniziatore’) dell’agire del secondo; il secondo è l’esecutore dell’evento indicato; (iii) tra Iniziatore e Esecutore c’è un rapporto gerarchico: il primo ha il potere di

76 Ciononostante, in molte lingue del mondo la costruzione causativa è realizzata mediante morfemi sul verbo ‘pieno’, o è espressa (ad esempio nelle lingue balcaniche) da una subordinata di modo finito. 77 Tuttavia, osserviamo che non è detto che entrambi i “Soggetti” (Iniziatore ed Esecutore) siano degli <agenti> in senso semantico, come risulta evidente da (4.b), in cui la corriera è un <tema>.

indurre il secondo a fare una cosa78.

(Simone, 2010b) Questo tipo di costruzioni sono di nostro interesse perché presentano analogie importanti con certi sottotipi di Strutture a Controllo, in quanto presentano talvolta la possibilità di omettere l’Esecutore, che è tendenzialmente (ma non sempre) espresso come Oggetto diretto, e può diventare Soggetto di una frase passiva.

8) la direttrice fa cantare la canzone in coro [la canzone fu fatta cantare]

Secondo autorevoli studi (Comrie 1981, Shibatani 2001), le causative sono caratterizzate dal fatto che in esse il tempo dell’azione dell’Iniziatore (t1) precede necessariamente (fino a coincidere con) il tempo di quella dell’Esecutore (t2), eccezion fatta per quei casi in cui la costruzione (ad esempio un’espressione idiomatica) mostra un bassissimo “controllo” dell’Iniziatore sull’Esecutore.

9) ti prego di farmi avere tue notizie

Sono inoltre distinte per ‘gradi di causatività’ che differenziano i significati in cui l’Iniziatore ordina (+) o permette (-) all’Esecutore di fare qualcosa. In questo senso, specialmente in italiano, si distinguono numerosi sottotipi di costruzioni causative, che vanno da un controllo pressoché totale dell’azione da parte dell’Iniziatore, fino alle cosiddette pseudocausative (cfr. Simone & Cerbasi 2000). Presentiamo di seguito alcuni esempi disposti su un continuum cui corrisponde una crescente forza causativa espressa dal verbo fare, che in (10.a) serve solamente a rendere transitivo un verbo intransitivo, in (10.b) permette una certa ambiguità tra un uso imperativo e uno narrativo79 e in (10.c) è utilizzato in senso propriamente causativo:

10) a. Fammi sapere se vieni, ok? ! (dimmi se vieni)

b. [la mia pizza] vs. [la sua sbadataggine] l’ho fatta pagare al mio amico c. ho fatto spostare la riunione perché non potevo venire

Distinguiamo dunque tre tipi di causative:

A: Strutture pseudocausative: nessun controllo dell’Iniziatore sull’Esecutore B: Strutture a bassa causatività; possibile uso sia causativo sia narrativo

C: Strutture Causative propriamente dette: alto controllo dell’Iniziatore sull’Esecutore Rispetto agli esempi testé elencati, riscuotono maggiormente il nostro interesse le costruzioni in cui la forza causativa, invece che espressa dall’accostamento di un verbo lessicale con una forma come lasciare, fare, permettere, che funge da vettore di causatività, è codificata direttamente all’interno del verbo lessicale. Sono frequenti in italiano, ed erano ancora più numerosi in latino, lingua in cui, secondo Chamberlain (1986) erano invece più rare le costruzioni causative di tipo analitico (come appunto

78 Per questi motivi, la costruzione causativa ha una vocazione pragmatica: all’Esecutore serve per far risaltare il fatto che la propria responsabilità nell’evento è relativamente scarsa, mentre dall’altro lato, all’Iniziatore serve per mettere in rilievo la sua capacità di ordinare l’esecuzione di qualcosa (Simone 2010b).

79 A questo punto, siamo poco inclini a considerare l’analogia con le Strutture a Controllo ambiguo una semplice casualità.

fare+verbo lessicale).

11) a. mi sono operato di ernia ! (mi sono fatto operare)

b. ovvio che, se io non lavoro, resto a casa e cresco i figli ! (faccio crescere, educo i figli)

c. Giulio, ti sei tagliato i capelli dal nuovo barbiere? ! (ti sei fatto tagliare i capelli)

In italiano antico questo tipo di costruzioni, rappresentate in (12) dal verbo morire (“far morire, uccidere, dare la morte”) erano più comuni, e si sono diradate nell’uso al punto che l’impiego causativo di morire sopravvive solo in toscano e in alcuni altri dialetti, ma è scomparso dalla lingua standard:

12) a. …k’ò morto un uomo e ollo [l’ho] messo in questo sacco… (Disciplina clericalis, p. 75, r. 6)

b. …colui c’avesse morto il suo padre… (Brunetto Latini, Rettorica, p. 163, rr. 2-3) c. Messere, fammi diritto [giustizia] di quelli c’a torto m’hanno morto lo mio

figliuolo. (Novellino, 69, rr. 7-8)

d. …una femina vedova venne e preseli [‘all’imperatore Adriano’] il pied' e (…) rechieselo che li facesse diritto [giustizia] di coloro che li aveano morto un suo figliuolo… (Fiori e vita di filosafi, cap. 26, rr. 4-6).

(esempi tratti da Jezek 2010)

Al contrario, in latino queste strutture erano possibili, seppure a uno stadio meno avanzato di causatività, ed erano introdotte da verbi come iubeo, suadeo, induco, facio seguiti da ut +congiuntivo con funzione causativa (16.a). Erano invece più comuni verbi lessicali usati causativamente (13.b):

13) a. non potuisti ullo modo facere ut mihi illam epistulam NON poterePASS.2PS. alcun modo fareINF. per meDAT. quella lettera

non mitteres

NON mandare CONG.2PS.

“Non sei riuscito in nessun modo a non farmi mandare quella lettera” (Cicerone, Ep. ad Att. XI, 21, 1)

(esempi tratti da Jezek 2010) b. interficĕre : “uccidere, dare la morte a” ! (far uccidere)

c. *men [radice]: (pensare) ! memini (ho pensato, ricordo), moneo ! (faccio pensare, faccio ricordare, ricordo, ammonisco)

In (13.a) si vede chiaramente che la costruzione è formata da due frasi accostate, in quanto i tratti di flessione sono collocati sia sul verbo ausiliario, potere, coniugato alla seconda persona e che regge l’infinito facere, sia sulla secondaria, al congiuntivo80.

Viceversa, in (13.b) si vede un esempio di un verbo transitivo usato in maniera causativa e in (13.c) si vede la trafila che porta, a partire da una radice comune *men,

80 In questo il latino assomiglia allo spagnolo, in cui la costruzione fattitiva è più rara e utilizzata soprattutto per sottolineare la costrizione nell’azione (¡No me hagas ponerme de rodillas! = non mi fare

inginocchiare / non costringermi a mettermi in ginocchio) mentre ricorrono altre strutture, che codificano la causatività, ad esempio il congiuntivo, come in latino: (Voy a que me quiten la escayola = Vado a farmi togliere il gesso / vado a togliermi il gesso) (Carrera-Diaz 2007).

‘pensare’ rispettivamente alla formazione di un verbo risultativo (“ho pensato, quindi ricordo”) e di un verbo causativo81.

Arrivati a questo punto, riteniamo di poter affermare che esiste un notevole parallelismo tra le strutture causative e alcune interpretazioni anomale precedentemente osservate nelle frasi a Controllo. Se si osservano attentamente i seguenti esempi, si nota che queste Strutture a Controllo presentano infatti potenzialmente tratti di causatività: 14) Vigile: ho detto di spostare la macchina perché bloccava l’idrante

15) il PCI conferma la propria scelta di restare dentro la NATO. (esempio tratto da LIP)

16) A: C'è qualcosa che il movimento consumatori richiede ai produttori di surgelati? B: sì, chiediamo la garanzia di mantenere questa famosa catena del freddo e l’unico

sistema è quello di apporre nel prodotto confezionato una striscetta (esempio tratto da LIP)

L’esempio (14), nei termini di Cornilescu sarebbe un caso di Controllo implicito (cfr. §1.2.8), in quanto il Controllore di spostare è assente, tuttavia esso è forse interpretabile come un caso di causativo implicito, innescato dall’uso di dire con senso di “ordinare”, che presuppone che all’ordine abbia fatto seguito l’esecuzione dello stesso da parte di qualcun altro. La causatività della frase è dunque motivata in base al Common Ground, come affermato in §3.1.2.

L’esempio (15) mostra ancora più chiaramente il fenomeno in questione, poiché in questa frase, oltre a mancare l’Oggetto (indiretto) della matrice (che potrebbe essere ad es. al Parlamento), il Common Ground ci dice che un partito non può far parte di un’alleanza tra nazioni. Questo spinge a intendere restare come un causativo implicito, ricostruito nel modo seguente: far restare (il paese, l’Italia, noi) dentro la Nato. Chiaramente, la nostra ipotesi è in questo caso (come in altri) formulata in assenza di informazioni sul Contesto, cui potrebbe appartenere anche una semplice svista dell’oratore. Nondimeno, se confrontiamo la frase con le altre frasi possibili, iniziamo a vedere che gli usi causativi delle frasi a Controllo sono troppo frequenti per essere considerati eccezioni o sviste.

Anche nell’esempio (16) il verbo mantenere è interpretabile in senso causativo, poiché la frase fa seguito a una domanda in cui compare un elemento, i produttori di surgelati, che potrebbe essere logicamente inteso come l’Oggetto Indiretto di chiedere nella risposta e, dunque, come il Controllore implicito della subordinata. Tuttavia, dalla frase successiva sull’infinito apporre, incassato in un DP, emerge la possibilità che entrambe le subordinate siano causative: sono i produttori che devono apporre l’etichetta (dunque, l’Esecutore), e i consumatori che sollecitano il provvedimento (l’Iniziatore).

Giunti a questo punto del nostro ragionamento, possiamo ora tornare a considerare l’esempio (1), il più complesso e interessante tra i casi di Controllo anomalo da noi esaminati, e ipotizzare che, a dispetto dell’apparente cambiamento topicale e della referenza di PRO che si osserva, il brano presenti semplicemente un ripetuto uso causativo di alcuni verbi dipendenti da promettere, che rimane però controllato dal medesimo costituente, vale a dire l’Esecutore (=OI). Ripetiamo qui di seguito, per chiarezza, l’esempio in forma abbreviata:

81 Non sfugge che anche in italiano il verbo ricordare, (ricordo l’estate scorsa), possa essere usato anche in senso causativo: ricorda a tuo fratello di buttare la spazzatura, (ricorda - fai ricordare).

17) Lei mi ha promesso più volte di entrare al governo (…), di mandarmi al Parlamento