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Capitolo II: Un primo approccio alla Teoria del Controllo

2.1 Dalla teoria ai dati: specificità dell'italiano 1 Considerazioni contro l'ipotesi nominale

2.1.2 I verbi a Controllo Ambiguo

Nel corso del suo studio sugli usi dell'infinito italiano, Skytte (1983) osserva di sfuggita un fenomeno che, osservato da noi più dettagliatamente, ci è sembrato in qualche modo specifico, in quanto ne abbiamo avuto pochi riscontri in altre lingue, se non in riferimento alle osservazioni di Landau e Cornilescu (§1.2.8) su alcuni verbi e sul fenomeno denominato 'Controllo mutevole' (§1.2.3). Si osservino le seguenti frasi: 7) Leoi ha detto a Giannik di PROi/k partire per la Spagna

8) Leoi sussurra a Giannik di PROi/k fare tutto quello che può

9) Amandai scrive a Leok di PROi/k ricordare ogni momento del tempo trascorso insieme

Come evidenziato da questi esempi, in italiano esiste un gruppo di verbi che, a parer nostro, costituisce una vera e propria classe tale da meritare il nome, provvisorio (e da noi proposto in questa sede) di 'verbi a Controllo Ambiguo'. Tale classe riunisce in una certa misura caratteristiche comuni alle sottoclassi dei verbi a Controllo Mutevole e Condiviso. Questi verbi consentono sia il Controllo dell’Oggetto sia il Controllo del Soggetto, come i verbi a Controllo Mutevole, ma condividono allo stesso tempo la medesima struttura eventiva e lo stesso campo di applicazione (la comunicazione), come i verbi a Controllo Condiviso (cfr. §1.2.8). Si tratta infatti di un gruppo di verbi di comunicazione che seleziona un Soggetto <agente>, un Oggetto indiretto <destinatario> e un Oggetto diretto <paziente> (che, nel caso sia realizzato come una struttura frasale assume il nome di <tema(proposizionale)>) proprio come i verbi inglesi shout, ask, signal ecc.:

Matteo urla a Marco un ordine <agente> V <destinatario> <paziente> Luca scrive a Giovanni una lettera <agente> V <destinatario> <paziente>

Luca scrive a Giovanni di fuggire dalla Siria <agente> V <destinatario> <tema>

Si noti, infatti che, ad una prima lettura, le frasi esemplificate in (7-9) possono essere giudicate a Controllo dell’Oggetto. Tuttavia, riflettendo, il Controllo da parte del Soggetto non può essere affatto escluso. Questa affermazione è suffragata da un’indagine ‘sul campo’ effettuata in Giandoso (2011), i cui risultati hanno mostrato come l’interpretazione dei parlanti non fosse influenzata dal tipo di verbo utilizzato nella subordinata: nonostante il test comprendesse sia verbi transitivi sia intransitivi (inaccusativi e inergativi), incassati sotto una principale del tipo dire, l'unica variabile in grado di influire sull'interpretazione di PRO era il Cotesto (cfr. §3.1.3). In altre parole, a seconda di come continuava la frase ambigua, l'interpretazione degli informanti variava in favore dell’Oggetto o del Soggetto52. Un fattore determinante per l'interpretazione era costituito dall'inserimento di avverbi, che potevano far propendere radicalmente l'interpretazione per un Controllore o per l'altro53. Si osservino i seguenti esempi:

13.a) Giuseppej ha detto a Mariak di PROk/w/z partire immediatamente per l'Egitto .b) Giuseppej ha detto a Mariak di PROj/*k partire occasionalmente per l'Egitto Lungi dall'essere ristretta, questa classe è anzi molto estesa e sembrerebbe comprendere

52 I test sono stati condotti, nel corso di tre anni, con diversi campioni composti da 10-20 informanti diversi, dall'età compresa tra i 19 e i 60 anni, di livello di istruzione universitario e provenienti da tutta Italia.

alcune decine di verbi54. Tra essi si contano urlare, gridare, fischiettare, comunicare, scrivere, far segno, mandare a dire, chiedere, richiedere, domandare, rendere noto, suggerire, proporre, convincere, promettere, confermare, segnalare, ricordare, rammentare, ripetere, dire. Forniamo qui di seguito alcuni esempi di coppie minime tratte da quest'elenco, corredate da un Cotesto che ne faciliti la disambiguazione.

14) a. Leo urlò a Gianni di andarsene (e Gianni se la diede a gambe)

b. Leo urlò a Gianni di andarsene (per l'odio che provava per tutti loro e la loro città).

15) a. Il re fece segno al messaggero di avvicinarsi (e di porgergli la risposta del nemico).

b. Il re fece segno al messaggero di avvicinarsi (solo per fargli una confidenza, senza cattive intenzioni.)

16) a. Amanda2 mandò a dire a Sara1 di perdonarla2 (ma Sara è una testona e non cambiò idea).

b. Amanda2 mandò a dire a Sara1 di perdonarla1 (ma Sara era già partita, col cuore spezzato).

17) a. La spia somala fischiò ai ribelli di essere in pericolo (ed essi vennero a salvarlo). b. La spia somala fischiò ai ribelli di essere in pericolo (perché il nemico li stava

osservando).

18) a. Il consigliere suggerì al sovrano di guidare l'esercito (ma il re si comportò da codardo come sempre).

b. Il consigliere suggerì al sovrano di guidare l'esercito (ma il re gli preferì uomini con più esperienza).

19) a. il vecchio generale garantì al sovrano di poter guidare l'attacco (ma il re non se la sentì e lo lasciò al comando).

b. il vecchio generale garantì al sovrano di poter guidare l'attacco (ma il re lo destituì comunque e condusse l'esercito alla rovina.

Le frasi del tipo (14-19) sono sicuramente accettabili con entrambe le interpretazioni e rimangono tali in tutti i principali tempi grammaticali, mantenendo comunque la possibilità di Controllo Ambiguo, nonostante nei test effettuati si osservi una leggera prevalenza (dell'ordine del 60-70%) del Controllo dell’Oggetto. Apparentemente, dunque, la selezione dell'antecedente non è determinata esclusivamente da fattori sintattici (§1.2) o semantici (§2.1) codificati nella frase matrice, ma vi contribuiscono fattori differenti, che ipotizziamo inerenti alla grammatica del discorso. Infatti, i verbi in esame sono accomunati anche dal fatto di poter essere utilizzati con diversa Forza illocutiva (cfr. Austin 1962), diretta rispettivamente sull’Oggetto o sul Soggetto. Si tratta di un aspetto rilevante, le cui conseguenze saranno pertanto approfondite nei prossimi paragrafi.

Per ora, ci basti dire sinteticamente che, a quanto pare, in determinati contesti e davanti ad un certo tipo di intenzione comunicativa, alcuni verbi OC si comportano come NOC (§1.2.1).