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Risultati test interpretativo

Capitolo IV: Un approccio gerarchico al Controllo 4.1 Ipotesi di lavoro (III): Gerarchia dei Controllor

F: allora io proporrei di partire (1) da Milano e andare (2) a Stoccolma, poi proporrei d

4.1.2 Risultati test interpretativo

I risultati dei test illustrati e analizzati nei capitoli II e IV forniscono alcuni elementi importanti per la comprensione dei meccanismi che regolano l’interpretazione di PRO. Questi elementi riguardano rispettivamente sia l’interpretazione del tipo di verbo presente nella matrice sia l’identificazione del Controllore di PRO. Presentiamo qui di seguito un elenco delle generalizzazioni che ci sembra di poter ragionevolmente dedurre in base alle ricerche sinora effettuate.

(α): Controllo Oggetto > Controllo Soggetto

In primo luogo osserviamo che, malgrado la possibilità teorica di coindicizzare gli infiniti incassati sotto verbi a Controllo Ambiguo sia con il Soggetto che con l’Oggetto, la maggior parte degli informanti preferisce nettamente la seconda opzione. In altre parole si preferisce un’interpretazione deontica (ROOT) rispetto a una epistemico- narrativa (EPI). In base ai test effettuati, possiamo dunque affermare che di fronte ad una frase come (18), priva di Contesto, la maggior parte dei parlanti preferirà la lettura in cui PRO equivale a Gianni:

18) Leoj dice a Giannik di PROk>j andare a Bologna

Questo ci spinge a formalizzare la generalizzazione riportata in precedenza in (α), e qui riformulata come (β):

β) Interpretazione: ROOT> EPI107

Questa osservazione ci spinge a suggerire che l’interpretazione del Controllo dipenda non solo (e non tanto) dalla semantica lessicale del verbo e dall’intenzione comubnicativa del Λa - Λp (Sigurðsson (2004)), bensì dalla decodifica dell’intenzione comunicativa dello SPEAKER. Se questa ipotesi è valida, ciò significa che il Controllo di PRO dipende in una certa misura dalla Forza illocutiva, i cui tratti sono inseriti, come sappiamo, nell’area del CP (cfr. infra). È quindi plausibile ipotizzare chealle due letture ROOTe EPI corrispondano delle teste funzionali omonime, localizzate nel CP della frase matrice, la cui attivazione comporta una relazione di Agree con PRO:

γ) [CP …[EpiP [+ Epi ] [RootP [+Root] [IP … [ CP … [IP PRO … [ VP …]]]]]]]]]]]]

Come illustrato in (γ), la nostra prima intuizione è che ROOTsia collocata più in basso di EPI: questo per rendere conto del fatto che, come abbiamo visto, ROOT costituisce l’interpretazione più immediata, e quindi la più accessibile, delle frasi a Controllo, in conformità con la MLC (§1.2.6).

Questa proposta permette di fornire una prima spiegazione strutturale del perché, in una frase come (18), sopra, la lettura deontica risulti più immediatamente disponibile di quella epistemica. Come noto, Agree è un’operazione che si svolge dal basso verso l’alto, e dunque è il PRO (il Goal) che cerca il (primo) Probe accessibile nel suo Dominio di c-comando: poiché [+Root] consente una relazione ‘più breve’ questo favorisce l’interpretazione di PRO a Controllo dell’Oggetto (in assenza di altri elementi extra-linguistici). La frase in (18) ha dunque la struttura in (19):

19) [ CP [ EPI [ ROOT [IP Leoj dice a Giannik [ CP di [ IP PROk [VP andare a Bologna ]]]]]]]]

Oltre a rendere conto dell’interpretazione ROOT preferenziale, quest’approccio ha il vantaggio di fornire una spiegazione strutturale del perché sia possibile usare dei verbi a Controllo Ambiguo con Forza sia ROOT sia EPI (20.a), così come verbi EPI (i.e. a Controllo del Soggetto) con Forza ROOT ((20.b), cfr. §3.2), mentre non è possibile usare dei verbi ROOT con Forza EPI (20.c).

20) a. Leoj dice a Giannik di PROj/k/kl andare a Bologna b. Leoj promette a Giannik di PROk andare a Bologna

107 Ricordiamo a tal proposito che esistono motivi per ritenere che nella nostra specie, gerarchica come tutti gli animali che vivono in branco, la deissi “fisica” (cioè il pointing, l’indicazione con l’indice) non sia comparsa tanto per “indicare qualcosa” o qualcuno, quanto per “ordinare a qualcuno di fare-prendere qualcosa”. Ringraziamo il prof. Simone (ciclo di seminari dottorali “Forma e Funzione”, RomaTre, 2011) per questo suggerimento.

Agree

c. *Leoj ordina a Giannik di PROj andare a Bologna

La ragione sta nel fatto che nel caso (20.c) la relazione di Agree ‘scavalcherebbe’ il Probe più vicino (ROOT), dunque violando la MLC, come mostrato di seguito (21):

21) [CP[EP[+EPI][RP[+ROOT][IP Leoj ordina a Giannik[CP di [ IP PROj [VP andare a Bologna

Tuttavia, questa prima formulazione lascia alcuni fatti inspiegati e non risulta soddisfacente ad una analisi più approfondita. Prima di tutto, dal punto di vista della funzionalità del sistema, è antieconomico ipotizzare l’esistenza di due teste funzionali attivate alternativamente se, come abbiamo visto, una di esse (ROOT) risulta preferita, ed è quindi considerabile come ‘non marcata’. Al contrario, è più produttivo ipotizzare che l’interpretazione ROOT non sia ‘attivata’, ma costituisca l’interpretazione di default. Questo implica che – a differenza di come ipotizzato più sopra – solo EPI (e non ROOT) sia necessario, in quanto contiene un tratto che richiede l’attivazione per mezzo di Agree.

Inoltre, considerando le proprietà funzionali di EPI, è probabilmente più appropriato assumere il verbo matirce come Goal (piuttosto che PRO). La relazione di Agree richiede infatti che il Goal cerchi un Probe dotato di tratti compatibili (matching) con quelli in esso non interpretabili. Dunque PRO deve cercare una testa dotata di tratti di Persona (su questo vedi infra), non una modalità epistemica. Rivediamo quindi la nostra proposta in (γ) e proponiamo invece una relazione di Agree tra il verbo matrice e EPI. Infatti, un verbo come dire deve rendere interpretabile un’interpretazione EPI, se richiesta, per ovviare un significato ROOT di default. Dunque, la relazione di Agree è come indicato in (22), che ha l’effetto di forzare la coreferenza di PRO con il Soggetto: 22) [CP[ EP[+EPI] [ IP Leoj dice a Giannik [CP di [ IP PROj [VP andare a Bologna

Le motivazioni per questa scelta sono essenzialmente di natura sintattico- semantica. Riteniamo infatti che quest’ipotesi alternativa permetta di spiegare con efficacia il fenomeno mostrato in (20) circa la lettura ambigua di promettere (ma non di ordinare) ma che comporti il vantaggio di tenere conto delle caratteristiche del verbo della principale, conformemente a quanto sostenuto per anni nella teoria standard (cfr. §1). Più precisamente, secondo quest’ultima ipotesi un verbo unicamente coercitivo come ordinare non può permettere una lettura epistemica perché (al contrario di tutti i verbi di narrazione o a Controllo Ambiguo) non possiede tratti F che possano innescare Agree con una testa EPI. Per questo, come mostrato in (20.c), la struttura in (23) è impossibile, mentre lo è quella rappresentata da (24)108:

23) [CP[EP[+EPI] [IP Leoj ordina a Giannik[CP di [ IP PROj [VP andare a Bologna ]]]]]

*Agree ! ROOT = default

108 Per il momento lasicamo in sospeso la questione relativa all’uso apparentemente ROOT di promettere, sulla quale interverremo in seguito.

*AGREE

AGREE

24) [CP[EP[+EPI] [IP Leoj promette a Giannik[CP di [ IP PROj [VP andare a Bologna ]]]]]

Agree ! EPI

Quest’approccio contribuisce a mostrare la peculiarità dei verbi del tipo promettere da una prospettiva diversa e complementare rispetto a quella di Larson (1991, cfr. § 1.2.3), ipotizzando che il loro comportamento tendenzialmente opposto a quello di ordinare sia dovuto al fatto che essi prevedono necessariamente Agree con una testa EPI, sia nel caso di Controllo da parte del Soggetto (24) sia nel caso di Controllo apparente dell’Oggetto, in realtà motivato da una satruttura causativa esplicita o implicita (cioè realizzata indifferentemente tramite l’ellissi di un verbo come fare o tramite un morfo Ø, (cfr. §3.1.4). Non è questo il caso del verbo ordinare109, e in generale dei verbi intrinsecamente deontici come costringere, forzare, (23). Questa proposta (simile, ma alternativa a (γ)) è formulabile come segue :

δ) +/-EPI … Verbo, IP

È altresì possibile ipotizzare che, invece che entrare in relazione con una testa Epi esterna, il verbo matrice si sposti in una posizione Epi° all’interno dello Split IP (cfr. Cinque 1999, 2004). Questo farebbe di Epi una modalità, attivata tramite lo spostamento del verbo principale in un MoodP dedicato110, ma con una operazione costosa (e quindi tale da essere sfavorita) per l’interpretazione dei verbi a Controllo Ambiguo, impossibile per ordinare e inerente per promettere. Questa possibilità è formulabile come segue:

25) [CP [IP [MoodEPI ] … promett-/dic-, IP… [CP di [IP PRO … ]]]]

Queste osservazioni ci sembrano importanti perché, in un quadro in cui la Forza illocutiva viene esaminata in termini di ‘tratti’ o di ‘modalità’ da attivare tramite rispettivamente Agree o Move, emerge chiaramente la rilevanza della sintassi nei fatti del Controllo, in aggiunta al ruolo fondamentale del Contesto. In altre parole, dall’analisi dei dati presentata finora si evince chiaramente che il Controllo non è riducibile a un solo modulo, sia esso semantico, sintattico o “contestuale” (cioè basato sull’interazione tra fine comunicativo, Contesto e Common Ground) ma coinvolge tutti questi livelli di analisi.

Tornando alla relazione di Agree tra ROOT/EPI e PRO (o, forse più verosimilmente, tra EPI e il verbo matrice), abbiamo detto prima che tale relazione è sufficiente “se non intervengono altri elementi”. Ma come abbiamo visto nel corso di questo lavoro, in realtà gli elementi che intervengono nella computazione e interpretazione del Controllo sono numerosi.

109 Osserviamo brevemente che, anche ammettendo (in ottemperanza al principio di collaborazione) che il Common Ground ci dica che il <beneficiario> di un ordine può essere Iniziatore del verbo della frase secondaria, in nessun modo ordinare permette l’ellissi di un verbo causativo come farlo (cfr. Leoj ordina

a Gianni di farloj andare a Bologna).

110 Verosimilmente, si tratterebbe proprio di Mood

Epi , che si trova nella parte alta della gerarchia e in cui sono inseriti avverbi come “probabilmente”(cfr. Cinque 199,2004).

AGREE

AGREE

Riteniamo tuttavia che il loro intervento abbia rilevanza diversa, e che dunque sia possibile disporre i vari fattori in una gerarchia, definita in base ai risultati delle diverse analisi, di cui proponiamo ora una parziale sistematizzazione finale.