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Da The Cities and Cemeteries of Etruria (1848) a Città e necropoli d’Etruria (2015): continua l’“effetto domino” nell’avventura editoriale dell’opera dennisiana

GEORGE DENNIS: DIPLOMATICO, VIAGGIATORE, ARCHEOLOGO

I. 4. Da The Cities and Cemeteries of Etruria (1848) a Città e necropoli d’Etruria (2015): continua l’“effetto domino” nell’avventura editoriale dell’opera dennisiana

La storia editoriale di The Cities and Cemeteries of Etruria è sicuramente particolare: la gestazione dell’opera fu lunga e intervallata da interferenze che ne ritardavano la pubblicazione, come anche quella dell’attuale edizione italiana, Città e necropoli d’Etruria; evidentemente è un destino che quest’opera si porta dietro dalla nascita.

Dopo le prime esplorazioni in Etruria, Dennis tornò a Londra nell’estate del 1843 e subito si rivolse all’editore John Murray per proporgli una pubblicazione. Evidentemente Murray acconsentì subito, e con ogni probabilità l’autore trascorse tutto l’autunno seguente a preparare il primo volume. Il 29 gennaio 1844 l’instancabile viaggiatore stava per ripartire alla volta dell’Italia e dell’Etruria, e inviò la seguente lettera a Murray:

131 Egregio Signore,

accingendomi a partire per l’Italia tra pochi giorni, vi restituisco le tavole accluse, con molti ringraziamenti per il prestito. Vi avrei anche inviato la parte del lavoro già scritta e finita, ma ho deciso di portarla con me per verificarne l’esattezza. Subito dopo il mio ritorno spero di dare alla luce questa metà dell’opera, che tratta della parte meridionale dell’Etruria, alla quale seguirà molto con più calma la parte settentrionale, le quali insieme – mi lusingo – andranno a formare una guida completa alle antichità superstiti di quel paese.

Penso che il seguente titolo dovrebbe essere più appropriato di quello che vi indicai nel nostro ultimo incontro: Città e necropoli d’Etruria.

Credetemi, egregio signore, rispettosamente vostro

George Dennis214

Qui viene svelata una prima piccola certezza riguardo all’opera: il titolo, che venne scelto nel gennaio del 1844 e non sarebbe stato più cambiato, neanche nelle edizioni successive.

Un’altra lettera di Dennis scritta a John Murray mentre si trovava ad Ash Grove risale al primo febbraio 1846:

Egregio Signore,

obbligato improvvisamente a partire per il sud dell’Europa, ho deciso di stabilire la mia residenza per l’inverno a Roma, portandomi appresso i miei manoscritti per correggerli sul posto e avere l’assistenza della società degli Archeologi di cui spero di profittare molto per quanto concerne la precisione. Voi avete un numero sufficiente di miei schizzi in corso di esecuzione – prima che quelli siano finiti dubito di poter trasmettervi il resto. […]

Credetemi, egregio signore, sinceramente vostro Geo. Dennis215

Dopo aver trascorso l’intero 1845 in patria, Dennis sentiva che era necessario tornare in Italia per un lungo soggiorno, così, nel mese di febbraio del 1846, partì con l’intenzione di rivedere i suoi volumi in loco per poterli correggere e revisionare. Murray gli aveva assicurato che il libro non sarebbe uscito prima di Natale, quindi avrebbe avuto molti mesi davanti per rivederlo.

Nell’estate del 1846, nonostante la stagione molto calda, Dennis continuò le sue escursioni. Il suo obiettivo principale era finire il grande libro che aveva iniziato, come scrisse in una lettera del 5 luglio indirizzata al padre, che gli chiedeva cosa avesse fatto in quell’ultimo periodo:

Ho fatto la parte di gran lunga più estesa e difficile – le città che più di frequente vengono nominate nella storia – come la stessa Roma; e ora devo portare a termine la stesura dei capitoli che riguardano le città della Toscana, per le quali sono stato a cercare materiale a Firenze e finire l’introduzione, che è solo un abbozzo, ma è una parte molto difficile. Ci metterò dentro una gran parte dell’articolo che scrissi per il “Westminster”. Non la posso finire finché tutto il resto non sia stato trattato, poi sarà relativamente facile216.

214

In D. E. Rhodes, Dennis d’Etruria, p. 49.

215 Ibidem, pp. 51-52. 216

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Una volta tornato a Roma, dopo l’esperienza nelle città toscane, il 6 agosto Dennis scrisse nuovamente a Murray esprimendo la sua ansia di pubblicare la grande opera sull’Etruria, per diversi motivi, uno dei quali era che aveva ricevuto notizia che la signora Hamilton Gray si stava accingendo a pubblicare la quarta edizione del suo Tour to the Sepulchres of Etruria in 1839, e che lui non vedeva l’ora di evidenziarne gli errori.

Finalmente verso la fine del 1848 The Cities and Cemeteries of Etruria venne dato alle stampe. Fu pubblicato in due volumi al prezzo di due ghinee. La copia per la tutela dei diritti d’autore venne depositata al British Museum il 18 gennaio 1849.

Inaspettatamente il libro venne accolto con grande entusiasmo dalla critica con ottime recensioni sulle riviste letterarie.

Dennis non fu mai stanco di continuare a rivedere e perfezionare le descrizioni delle città e delle tombe etrusche; lavorò duramente per migliorare il suo capolavoro per altri trenta anni dopo il 1848, finché non si giunse alla seconda edizione del libro, uscita nel 1878, che infatti presenta notevoli ampliamenti e revisioni dovute a successive visite nei luoghi già descritti.

Quando, nel 1870, gli fu affidato il consolato di Sicilia, si aprì davanti a Dennis una prospettiva che gli avrebbe finalmente permesso di rivedere la sua opera sull’Etruria in tranquillità. Nel periodo di congedo dal 28 luglio al 12 ottobre 1871 i coniugi Dennis furono a Londra per qualche tempo e lì George non si fece sfuggire l’occasione di andare a trovare Murray di persona e prendere così accordi sulla nuova edizione.

Nel suo viaggio di ritorno in Sicilia, Dennis aveva incluso visite a Bologna e ad altre località di interesse etrusco, inoltre era venuto a conoscenza di nuove tombe dipinte scoperte a Cerveteri, Orvieto e Corneto, e anche di nuovi musei aperti dopo il 1848.

Inizialmente immaginava di poter ridurre i due volumi in un unico libro e renderlo di formato più agevole e di lunghezza non proibitiva, ma dalle notizie apprese nel corso degli anni capì che non era possibile restringere i contenuti. Sicuramente avrebbe dovuto aggiungere anche nuove mappe e altre illustrazioni.

I primi di febbraio del 1876 Dennis poté avvisare Murray che aveva appena finito la revisione del primo volume, che comprendeva l’Etruria meridionale, intendendo la parte meridionale dell’Etruria Propria.

La mancanza di illustrazioni, soprattutto delle tombe, era stata una delle critiche mosse alla prima edizione. Per questo l’autore cercò di colmare la lacuna. Le nuove piante che si accingeva a preparare erano quelle di Fidenae, Sutri, Falleri, Bieda, Sovana, Pyrgi, Fiesole, Populonia e Rusellae; inoltre sperava di aggiungere presto le piante di Chiusi, Arezzo, Perugia e Orvieto.

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Il 13 marzo del 1876 Dennis scriveva al Murray che aveva pronte seicento pagine per la nuova edizione e che era impegnato a mettere insieme i particolari più importanti e interessanti delle scoperte recenti, riportate negli ultimi ventisette anni nel bollettino dell’Istituto Archeologico di Roma e Berlino – di cui in quell’anno, da socio corrispondente, era diventato socio ordinario – così come alcune delle proprie. Per ciò che riguarda i disegni stava preparando copie dei dipinti delle tombe di Corneto e di altre scene che un artista siciliano stava ricavando dagli schizzi di George; inoltre egli poteva disporre dei disegni dell’amico Edward Cooke, dei quali ne scelse cinque. Cooke gli prestò l’intero album italiano di disegni e schizzi. Subito dopo aver inviato le illustrazioni, George si dedicò a prepararne delle altre, soprattutto riguardanti le tombe dipinte. Era evidente che questa volta non avrebbe voluto deludere le aspettative del pubblico; così a piante e disegni si aggiunsero anche delle fotografie.

Murray aveva intenzione di far uscire la seconda edizione con una veste nuova, una impaginazione diversa e un carattere tipografico che ne avrebbero fatto due volumi belli e maneggevoli. L’autore sperava che non fosse ridotta la dimensione del formato da ottavo in dodicesimo; inoltre in un primo momento non rimase soddisfatto delle bozze delle mappe, che non erano chiare a sufficienza, e trovava i caratteri troppo grandi e piuttosto brutti. Tutti particolari che dovevano essere rivisti.

Nel mese di maggio del 1876 Dennis ricevette il permesso per un congedo, così il 17 partì per Roma e compì un giro molto soddisfacente recandosi a Cerveteri, Orvieto, Perugia, Firenze e Bologna. Ritornò a Palermo il 21 giugno.

Il 3 luglio spediva a Murray il primo volume completo, includendo tutto ciò che si poteva dire su Cerveteri e sulle tombe dipinte. Aveva cercato di dare un ordine alla materia, per quanto gli era stato possibile, seguendo negli itinerari il percorso delle ferrovie, comparse dopo i primi tour che aveva fatto in Etruria insieme a Ainsley.

Dal mese di settembre gli impegni consolari aumentarono, così per lui si ridusse il tempo da dedicare al libro. Inoltre i tipografi inglesi erano piuttosto lenti a inviare le bozze.

Anche l’anno 1877 fu piuttosto impegnativo per Dennis, ma nonostante le numerose interruzioni, il 16 settembre riuscì a inviare ai tipografi tutti i capitoli del secondo volume, tranne quelli dedicati a Roma e Bologna. I due frontespizi decise di conservarli identici a quelli della prima edizione e alla fine di settembre li spedì insieme al capitolo su Bologna. Il 14 ottobre il tipografo aveva il manoscritto completo, tranne indice e introduzione. In una lettera a Murray, Dennis confessava che nonostante si alzasse alle tre del mattino e non andasse a dormire fino alle nove o alle dieci di sera, lavorando senza interruzione, non riusciva ad avere tempo a sufficienza per sostenere tutti i suoi impegni.

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Finalmente, all’inizio del 1878, si iniziava a concretizzare l’uscita della seconda edizione; in una lettera del 18 febbraio Dennis scriveva a Murray che, avendo appreso la notizia di una scoperta fatta di recente da Pullan sul sito dell’antica Vetulonia, non avrebbe potuto fare a meno di citarlo, tanto che si sarebbe resa necessaria una seconda appendice all’introduzione.

Tuttavia il destino di The Cities and Cemeteries of Etruria non era ancora arrivato alla conclusione: rimanevano altri piccoli ostacoli da superare.

Nella stessa lettera Dennis aggiungeva, quasi in maniera premonitoria, alcune riflessioni personali sugli sviluppi politici in Oriente: “Che errore ha commesso l’Inghilterra nel permettere che la Russia schiacciasse la Turchia in questo modo! Dobbiamo ringraziare Gladstone e soci […] Non vedo come si possa evitare la guerra”.

Nel mese di aprile del 1878 arrivò infatti a Palermo uno dei figli di John Murray che gli portò un messaggio del padre: l’editore aveva deciso di rimandare al novembre successivo la pubblicazione dell’opera a causa della situazione politica che si era venuta a creare.

Il 14 maggio Dennis e la moglie tornarono a Londra perché lui aveva bisogno di cure specialistiche a causa di un vecchio malanno che si era ripresentato. Terminato il mese di congedo fu costretto a chiederne un altro al marchese di Salisbury217, perché la sua salute non era ancora

tornata ai normali parametri. Terminato il periodo, prima di lasciare l’Inghilterra, Dennis si rese conto di un piccolo particolare: la prima edizione della sua opera non era stata dedicata a nessuno, ma ora egli sentiva il desiderio di farlo, così aggiunse la dedica all’uomo che lo aveva da sempre aiutato e incoraggiato e che da poco aveva ricevuto le insegne di cavaliere dalla regina Vittoria: Henry Layard:

Egregio sir Henry,

sulla base di una conoscenza di quasi quarant’anni, oso presentare le mie congratulazioni a Vostra Eccellenza, cosa che faccio veramente di cuore, per l’onorificenza che Sua Maestà vi ha recentemente conferito […].

Vi scrivo pure per chiedervi l’autorizzazione a dedicarvi la nuova edizione della mia opera sull’Etruria. Desidero farlo perché siete il decano degli esploratori britannici, del cui esempio nell’affrontare con estrema decisione enormi difficoltà tutti i successivi ricercatori si sono immensamente giovati, grazie all’incoraggiamento e all’aiuto che personalmente ho ricevuto da voi sono debitore di quel piccolo successo di cui ho goduto in tali imprese. Il libro è stato attentamente riveduto e considerevolmente ampliato con le notizie di molte tombe dipinte e di altri interessanti monumenti venuti alla luce durante gli ultimi trent’anni, cioè, fin dall’apparizione della edizione e sento di avere il diritto di considerarlo come un notevole miglioramento dell’opera originale e una pressoché completa testimonianza delle ricerche in Etruria fino ai giorni nostri. Se acconsentirete che io ve lo dedichi, mi sentirò altamente onorato. L’opera è già stampata da molti mesi, ma il Murray ha rinviato la pubblicazione a

217 Robert Arthur Talbot Gascoyne-Cecil, terzo marchese di Salisbury (3 febbraio 1830 - 22 agosto 1903), politico

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causa della stagnazione dei commerci […]. Se Vostra Eccellenza acconsentirà a dire una parola in mio favore, essa avrà grande peso e, senza dubbio, mi assicurerà il successo; e così accrescerete i molti obblighi di riconoscenza da parte mia nei vostri confronti, per la gentile e opportuna assistenza che mi avete offerto in precedenti occasioni e di cui conservo un grato ricordo.

Sono, egregio sir Henry, il vostro devotissimo e obbligatissimo servo

Geo. Dennis218

Da Costantinopoli, dove Layard era ambasciatore, partì subito la risposta che autorizzava George affinché la nuova edizione dell’opera recasse la dedica alla sua persona.

L’undici agosto i coniugi Dennis erano di nuovo a Palermo, e subito George scrisse la prefazione e la spedì a Murray, che prima della fine di novembre mise in distribuzione i due volumi di The Cities and Cemeteries of Etruria.

Una terza edizione dell’opera, quando George Dennis era ancora in vita, reca la data del 1883: si tratta di una ristampa di quella del 1878, ormai introvabile: è a questa edizione che fa riferimento l’edizione italiana integrale pubblicata nel 2015.

Dopo la morte di Dennis ci furono moltissime ristampe dell’opera. Va comunque precisato che quando uscì un’edizione postuma rilegata in tela, come parte dell’Everyman’s Library, pubblicata da Dent nel 1907 al prezzo di quattro scellini – rifacimento della prima edizione con l’inserimento di una nuova introduzione a cura del professor W. M. Lindsay –, quindi solo nove anni dopo la morte di George Dennis, questo avventuroso scrittore-viaggiatore era già caduto nel dimenticatoio, tanto è vero che in questa nuova introduzione si parlava solo degli Etruschi senza fare alcun accenno all’autore. Sembra che neanche i pochi appassionati, tra i lettori che ancora si interessavano ai suoi scritti, sapessero qualcosa di questo personaggio. La situazione con ogni probabilità sarebbe rimasta tale se nel 1973 non fosse stata pubblicata la prima biografia di George Dennis, nata grazie a una serie di circostanze fortuite e particolari.

In Italia sia l’opera che il suo autore ebbero un destino assai diverso. Ma bisogna riconoscere che se non fosse stato grazie ad alcuni italiani, letterati e appassionati delle loro terre, e all’incontro fortunato che ebbero con uno studioso inglese, forse ancora oggi ci si domanderebbe chi sia l’autore di The Cities and Cemeteries of Etruria.

Me ne stavo seduto da Schenardi, il famoso vecchio caffè così familiare a tutti coloro che conoscono Viterbo, a bere con un gruppo di amici del luogo che comprendeva un direttore di biblioteca, un insegnante, un conservatore di museo e un segretario comunale. La conversazione scivolò sugli Etruschi […]219

.

218 In D. E. Rhodes, Dennis d’Etruria, pp. 145-147. 219

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Sono le parole di Dennis Edward Rhodes, assistant keeper al British Museum, che alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, precisamente nell’autunno del 1967, si trovava in Italia per fare delle ricerche sugli stampatori viterbesi del XVII secolo220

. Rhodes inevitabilmente aveva preso contatti con Attilio Carosi, all’epoca direttore della Biblioteca Provinciale, frequentandolo anche durante i momenti di svago. L’insegnante seduto al tavolo con loro era Domenico Mantovani221

, che all’epoca di questo incontro aveva già tradotto integralmente, unico in Italia, l’intera opera di George Dennis seguendo entrambe le edizioni, quella del 1848 e quella del 1878. Con viva sorpresa di Carosi e Mantovani, Dennis Rhodes non sapeva nulla di quell’antico scrittore-viaggiatore inglese che, venuto nelle loro terre, aveva lasciato una testimonianza di ciò che aveva visto, scoperto,

220 Dennis Edward Rhodes (1923) studioso inglese, ha collaborato in gioventù con il British Museum come assitant keeper, dopo la laura a Cambridge è divenuto bibliotecario al British Museum e in seguito alla British Library di

Londra. Venne in Italia negli anni Sessanta del secolo scorso per effettuare ricerche sugli stampatori di Viterbo, in particolare sulla famiglia Discepoli – dalle quali nacque D. E. Rhodes, La stampa a Viterbo, “1488”-1800. Catalogo

descrittivo, Firenze, Olschki, 1963 – in seguito fece altre ricerche inerenti al medesimo argomento che diedero vita a

numerose pubblicazioni. Si è occupato principalmente della storia del libro a Venezia e a Firenze, con una serie di volumi e articoli che costituiscono pietre miliari della bibliografia italiana. La vastità delle sue competenze, la lucidità delle sue analisi, la chiarezza del metodo seguito ne hanno fatto e ne fanno un maestro degli studi, il vero e proprio decano delle ricerche sulla storia del libro italiano. Fra gli interessi e i campi d’indagine di Rhodes spiccano però anche la Spagna, la Francia, la Germania, l’Olanda, la Grecia, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, l’Inghilterra, l’India, la Birmania, la Thailandia; né mancano argute divagazioni nel mondo della cucina, attraverso l’interesse per la storica collezione, poi dispersa, di Lord Westbury, e degli erbarî. Già nel 1993 la bibliografia di Rhodes assommava a ben 438 titoli, come ben documenta l’elenco accluso alla miscellanea di studi curata in suo onore da Denis Reidy (Bibliography

of the published works of Dennis Rhodes. To the end of September, 1992, a cura di Denis V. Reidy, in The Italian Book 1465-1800, London, The British Library, 1993), di cui poco meno della metà dell’intera produzione è dedicata a temi

italiani. E non si tratta di indagini circoscritte alle località più note e consuete (Venezia, Firenze, Milano e Roma) ma spesso di ricerche pionieristiche (difficili soprattutto per la scarsa disponibilità di cataloghi delle singole biblioteche) che aprono veri e propri squarci di conoscenza in luoghi eccentrici e inesplorati (Campagna, Caselle, Nusco, Mondovì, Todi, Trino Vercellese, Velletri e via dicendo). A Dennis E. Rhodes, il 24 maggio del 2000, è stata conferita la laurea

honoris causa presso la facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo. 221 Domenico Mantovani (Firenze, 24 marzo 1918 - Blera, 28 marzo 2013) frequenta la “Regia Università degli Studi”

di Roma, dove si laurea in Lettere nel 1941; riesce, grazie al permesso per gli studi, a scampare alla chiamata alle armi per il conflitto in cui l’Italia era entrata il 10 giugno 1940. Ma dopo appena 9 giorni dalla discussione della tesi di laurea parte per il servizio militare, nel Battaglione Universitario Allievi Ufficiali. Dapprima soldato semplice, poi caporale, dopo non molto viene nominato sottotenente e alla fine del 1942, dopo aver prestato giuramento, viene spedito in pieno inverno in Jugoslavia, precisamente nell’attuale Croazia, per operazioni di controllo contro la guerriglia. Il 25 marzo 1943, in uno scontro a fuoco, viene ferito al fianco destro e alla gamba sinistra, e dopo 119 giorni di degenza torna a casa in licenza. Finita la guerra, nel 1945, ottiene l’incarico come docente supplente presso il liceo scientifico di Viterbo. Si sposa il 2 ottobre 1948 e nel 1949 vince il concorso diventando professore di ruolo per le scuole medie. Nel 1956 torna a insegnare al liceo di Viterbo e contemporaneamente dal 1966 anche presso la Scuola Allievi Sottoufficiali di Viterbo, fino al suo pensionamento nel 1972. Si dedicherà, dal pensionamento fino a pochi mesi prima della sua morte, avvenuta alla veneranda età di 95 anni, a ricercare, leggere, scrivere, tradurre, raccontare. È stato autore di:

Fedele Alberti e la storia di Bieda, Viterbo 1982; Bieda nel Risorgimento, Roma 1985; Gente di Bieda. 1583-1620,

Roma 1992; Briganti e brigantaggio a Bieda, Viterbo 2000; Vita di un patriota: Francesco Maria Alberti. 1824-1905, Roma 1988; Momenti della storia di Blera. I documenti, Roma 1984; D. Mantovani, G. Giontella, Gli statuti comunali

di Bieda, Viterbo 1993; inoltre di molti articoli pubblicati sulla rivista locale La Torretta.

È stato traduttore di: D. Mantovani, Bieda-Blera, traduzione del testo inglese e commento storico-illustrativo del Cap. XVII dell’opera di George Dennis The Cities and Cemeteries of Etruria, ed. 1848, Viterbo 1981; D. E. Rhodes, Dennis

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osservato e ricercato. Rhodes era soltanto a conoscenza delle sue opere perché aveva potuto vederle di recente registrate nel catalogo librario del British Museum. Grazie all’insistenza, o forse alla