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I Centri di Accoglienza nel milanese e nel bresciano

Nativi I generazione II generazione II sec II gra-

Stranieri 2.262 23 92,0 258 2 8,0 Fonte: elaborazione ORIM su dati della DG Sanità, Regione Lombardia, 2014.

2.3.2 Accesso ai servizi di cura e prevenzione delle persone immigrate in Lombardia

2.3.3.3 I Centri di Accoglienza nel milanese e nel bresciano

Al 1 luglio 2015, nel territorio della provincia Milano erano presenti 63 centri di accoglienza gestiti da 20 enti gestori, classificabili in base alla loro dimensione (Naga, 2016):

- Grandi centri: edifici di ex aziende, ex pensionati, dormitori, tendopoli (es. HUB di Bresso); - Centri medi: uffici organizzati su più piani, grandi appartamenti, dormitori oppure ex centri

diurni;

- Centri piccoli: appartamenti, cascine, ville, hotel e B&B.

Nel territorio di Milano, il 70% dei richiedenti asilo è ospitato presso le strutture di acco- glienza straordinaria (CAS), contro il 30% accolto nel sistema SPRAR locale. I CAS del territo- rio ospitano circa 2.211 persone, contro le 438 inserite nella rete SPRAR. Ogni struttura può ospitare tra le 10 e le 150 persone (Naga, 2016; Papavero, 2015).

L’accoglienza dei richiedenti asilo è affidata ad enti gestori attraverso un bando pubblico promosso dalla Prefettura di Milano in accordo con il Ministero dell’Interno. Tra il 2015 e il 2016 sono stati pubblicati tre bandi (due nel 2015 e uno nel 2016). I servizi che devono essere garantiti dai gestori riguardano le seguenti tipologie:

- servizi di ingresso e di gestione amministrativa (es. trasporto dalla struttura a Questura e Commissione territoriale, registrazione ospiti);

- assistenza generica alla persona (es. servizi di lavanderia);

- servizi di pulizia e igiene ambientale (pulizia dei locali, smistamento rifiuti); - erogazione pasti (tre pasti al giorno);

- fornitura di beni di prima necessità (incluso il pocket money di 2,50 euro al giorno); - servizi di integrazione, che riguardano l’assistenza linguistico-culturale, informazioni sul-

la normativa e sui propri diritti, sostegno socio-piscologico, assistenza sanitaria, orienta- mento al territorio.

193 Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, il bando di gennaio 2016 prevedeva che le strutture di accoglienza dovessero “garantire l’assistenza sanitaria e facilitare la presa in carico dei benefi- ciari e la tutela della salute, assicurando la presenza di un operatore sanitario presso la struttura”.

Un recente studio realizzato dal NAGA, con oggetto il territorio della provincia di Milano e i suoi centri di accoglienza, ha messo in luce una profonda disomogeneità tra i servizi erogati, in- cluso quelli socio-sanitari, che spesso disattendono quanto previsto dai bandi per l’assegnazione dei progetti di accoglienza:

- la tessera sanitaria spesso viene fornita, ma vi sono casi in cui ciò non avviene;

- il presidio medico interno al centro può essere fisso o previsto in determinate giornate; - lo stesso accade per il servizio di sostegno psicologico, prevalentemente attivo in orari e

giornate specifiche;

- il servizio specifico di etno-psichiatria è previsto solo in un caso, in convenzione con un centro medico del territorio;

- lo stesso si verifica sia con riferimento al servizio per le donne vittime di violenza, sia con riferimento alle vittime di tortura, dove rispettivamente solo in un caso è stata stipulato un accordo con un presidio medico territoriale;

- non tutte le strutture erogano agli ospiti le medicine prescritte dal medico di base e i far- maci a pagamento spesso sono a carico del paziente;

- per quanto concerne la rete con i servizi locali, sono stati registrati casi di diniego da parte degli operatori di sportello dell’ASST (ex ASL) per le richieste di rinnovo delle tessere sanitarie allo scadere dei 12 mesi (Naga, 2016).

La situazione della prima e seconda accoglienza dei richiedenti asilo nel bresciano disegna un quadro simile a quello milanese dal punto di vista dell’inadeguatezza della gestione dei ser- vizi quando affidata ad albergatori, privati for profit e cooperative: la maggior parte di loro, in- fatti, risulta poco attenta alla coesione sociale e all’integrazione e dimostra interesse quasi esclu- sivamente al profitto.

I CAS gestiti da albergatori, dal terzo settore e dal privato profit ad oggi accolgono circa 1.650 persone di cui:

- 700 circa accolti in strutture e appartamenti gestiti dal terzo settore (che, nella maggio- ranza, aderiscono al Tavolo Asilo). Queste persone sono ospitate in circa 80 appartamen- ti, con una capienza di massimo 15 persone in ognuno;

- 100 persone accolte da Caritas;

- 850 persone accolte in strutture gestite da privato profit e albergatori.

Proprio per tale ragione, il Tavolo Asilo Provinciale del Forum del Terzo Settore, che at- tualmente riunisce quindici realtà del Terzo Settore, ha scelto di monitorare la qualità dei servizi erogati da questi soggetti e di segnalare alla Prefettura i casi di pura speculazione.

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2.3.3.4 I problemi di salute più comuni tra i migranti forzati: la situazione a

Lampedusa

Per quanto riguarda il caso italiano, i dati più completi sono quelli raccolti dai presidi locali in Sicilia e a Lampedusa, grazie ai quali è possibile ricostruire la condizione di salute dei profu- ghi e dei richiedenti asilo.

L’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il con- trasto delle malattie della Povertà (INMP) è presente sul territorio di Lampedusa da maggio 2015 ed è coinvolto in alcune attività offerte dal Centro di Primo Soccorso e Accoglienza di Lampedusa (CPSA): qui vengono erogate prestazioni di tipo specialistico in dermatologia e in infettivologia e assistenza psicologica. L’équipe multidisciplinare attiva sul campo è composta anche da mediatori transculturali ed antropologi. L’assistenza medica di base è offerta dai medi- ci dell’Ente gestore del centro. Dal 5 maggio al 25 settembre 2015 (5 mesi) sono stati visitati circa 2.000 pazienti per un totale di 3.700 accessi. Si tratta di una popolazione molto giovane (età media di 22 anni), prevalentemente maschile (più del 85%). I pazienti provengono quasi esclusivamente dal continente africano, mentre solo il 3% ha origine asiatica. I Paesi più rappre- sentati sono: Eritrea, Nigeria, Somalia, Gambia, Mali, Senegal, Costa D’Avorio, Ghana, Gui- nea, Etiopia, Bangladesh e Siria (INMP, 2016).

Anche dai dati forniti da altre ricerche recenti si rilevano principalmente problematiche sani- tarie dovute alle condizioni di viaggio precarie, come disidratazioni, ipertermia, traumi e fratture (Abramo, Mancinelli, Buonomo, Palombi, 2016). Tra le malattie infettive diagnosticate e tratta- te, quelle maggiormente rilevate sono le affezioni del tratto respiratorio superiore, la varicella, l’herpes simplex di tipo I, le gastroenteriti e le infezioni urogenitali; i farmaci maggiormente prescritti, sono soprattutto quelli ad uso topico, quali antiparassitari, antibiotici, antibiotici in as- sociazione a corticosteroidi e FANS, antimicotici e corticosteroidi. Per i farmaci a somministra- zione sistemica vengono utilizzate prevalentemente le preparazioni orali, soprattutto antibiotici (macrolidi, penicilline, fluorochinoloni e cefalosporine), seguiti da farmaci analgesici ed antipi- retici, antimicotici, antivirali ed antiparassitari (INMP, 2016).

Dopo qualche mese di permanenza e dopo i primi controlli medici, i bisogni che vengono ri- levati dal personale medico sono diversi: farmaci di comune utilizzo tra i giovani italiani, si sommano anche gli antimicotici per micosi superficiali, i farmaci per il trattamento di epatiti vi- rali croniche e quelli per il trattamento dell’infezione tubercolare latente” (INMP, 2016).