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civile, istruzione e religione

CAPITOLO 1.7 Tre spunti di riflessione

1.7.1 Famiglie e progetti di mobilità 1 Le famiglie degli stranier

1.7.2.2 Opinioni a confronto

Uno degli aspetti indiretti, ma cruciali, nella gestione dei flussi di richiedenti asilo è il loro impatto sull’opinione pubblica. La percezione dei nuovi migranti come concorrenti in un conte- sto di stagnazione e ridotte opportunità, il crescente sentimento di minaccia sul piano identitario e religioso e infine i timori di infiltrazioni o derive integraliste tra i rifugiati hanno contribuito ad alimentare nel panorama europeo un crescente sentimento di chiusura e opposizione eviden- ziatosi nei più recenti risultati elettorali32. Nonostante in Italia il valore del saldo migratorio

dell’ultimo quinquennio sia inferiore a quanto osservato nel periodo precedente la crisi, la ripre- sa di flussi estremamente visibili a livello mediatico (gli “sbarchi”) e la concomitante gestione poco trasparente delle fasi di identificazione e accoglienza hanno alimentato un crescente senti-

31 Tra gli ex asilanti sono, infatti, superiori anche le percentuali di chi dichiara l’intenzione di trasferirsi in altri comuni lombardi o in Italia rispetto agli altri stranieri (dato non riportato nella tabella 14).

32 Papademetriou D., Banulescu-Bogdan N., Understanding and Addressing Public Anxiety About

Immigration, Washington DC: Migration Policy Institute.

in www.migrationpolicy.org/research/understanding-and-addressing-public-anxiety-about-

80 mento di ostilità e critica, emerso quanto mai chiaramente da recenti indagini sul tema. Nono- stante le posizioni oltranziste restino minoritarie, l’opinione di coloro che ritengono ormai ec- cessiva la presenza di stranieri in Italia e che valutano negativamente il suo impatto sull’economia e sulla società è condivisa da gran parte della popolazione (si vedano ad esempio le indagini Swg33 e Ipsos34).

Meno esplorata è l’opinione degli stessi cittadini di origine straniera rispetto a questi nuovi flussi. Opinione che è stata invece approfondita nella più recente rilevazione ORIM attraverso cinque quesiti posti alla popolazione straniera intervistata nel corso dell’indagine.

Le posizioni che emergono dalle risposte sono notevolmente differenziate anche in conse- guenza dell’eterogeneità del campione dei rispondenti. Il primo quesito era finalizzato a cogliere il generale livello di chiusura/apertura nei confronti dei flussi migratori, mentre il secondo mira- va a cogliere l’effetto percepito dei flussi sulla condizione di coloro che sono già presenti in Eu- ropa (cfr. Figura 1.7.2a-b).

Figura 1.7.2a-b – Opinioni rispetto ad alcuni quesiti sull’immigrazione. Popolazione con almeno 15

anni di età proveniente da Pfpm e presente in Lombardia al 1° luglio 2016

a) “Rispetto ai migranti che premono alle frontiere e vogliono raggiungere l'Europa secondo lei si dovrebbe...”

33 Polic App Swg - Speciale Immigrazione e Integrazione, 9 settembre 2016:

http://pa.swg.it/nhca/immigrazione-e-integrazione.

34 Ipsos - Global Views on Immigration and the Refugee Crisis, luglio 2016:

81

b) “L'arrivo dei profughi rischia di peggiorare la condizione di chi è già in Europa?”

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM, 2016.

La gran parte delle persone straniere o di origine straniera propende per un’apertura incondi- zionata riservata ai soli richiedenti asilo (54%), mentre circa un terzo ritiene che la possibilità di insediarsi in Europa dovrebbe essere concessa a tutti. Nonostante l’origine straniera degli inter- vistati l’opinione che l’arrivo dei profughi possa impattare negativamente sulla condizione di chi è già presente è condivisa dalla maggioranza (59% molto o abbastanza d’accordo).

Il terzo e il quarto quesito mirano invece a valutare se i timori di infiltrazioni terroristiche siano condivisi dai cittadini di origine straniera e se la richiesta di ritorno alle frontiere forte- mente sostenuta dai partiti che hanno posizioni di marcata chiusura verso gli stranieri sia appro- vata anche da coloro che hanno attraversato tali frontiere per raggiungere l’Italia (cfr. Figura 1.7.2c-d).

Figura 2c-d – Opinioni rispetto ad alcuni quesiti sull’immigrazione. Popolazione con almeno 15 anni di

età proveniente da Pfpm e presente in Lombardia al 1° luglio 2016

82

d) “Bisogna ripristinare le frontiere nazionali europee e fare i controlli ai confini?”

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM, 2016.

I sentimenti di timore e diffidenza nei confronti dei profughi sono diffusi anche tra le perso- ne di origine straniera, che nel 56% dei casi sono molto o abbastanza d’accordo nel ritenere che i flussi di rifugiati siano permeabili a infiltrazioni terroristiche o malavitose. Una percentuale anche più elevata (59%) vede conseguentemente di buon occhio il ripristino delle frontiere.

Infine, la necessità di creare corridoi umanitari per evitare le morti in mare mette quasi tutti d’accordo (87%: cfr. Figura 1.7.2e).

Figura 1.7.2e – Opinioni rispetto ad alcuni quesiti sull’immigrazione. Popolazione con almeno 15 anni

di età proveniente da Pfpm e presente in Lombardia al 1° luglio 2016

e) “Bisogna creare corridoi umanitari per evitare il traffico di esseri umani e le stragi in mare?

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM, 2016.

Per analizzare in modo più approfondito la coerenza interna tra le risposte ai quesiti e l’esistenza di eventuali profili dei rispondenti si è effettuata un’analisi delle correlazioni multi-

83 ple. I risultati di quest’analisi vanno a delineare tre posizioni generali assunte dalle persone di origine straniera nei confronti dei flussi di nuovi migranti che premono alle frontiere europee:

- una posizione di massima chiusura che vede nei nuovi arrivati un pericolo sia perché percepiti come nuovi concorrenti nei contesti migratori, sia perché ritenuti permeabili a infiltrazioni di persone ritenute pericolose che vorrebbe il ripristino delle frontiere e ri- tiene che sarebbe giusto non permettere a nessuno di immigrare in Europa;

- una posizione di massima apertura che, al contrario, vorrebbe che fosse consentito a chiunque l’ingresso in Europa;

- una posizione più diffusa di apertura relativa ai soli migranti per motivi umanitari nell’ambito dei quali vengono incluse anche posizioni di parziale accordo rispetto alle ricadute negative dei nuovi flussi migratori in termini di sicurezza e impatto sugli stra- nieri già presenti.

Peculiare è invece l’atteggiamento rispetto ai corridoi umanitari sostenuti in gran parte da co- loro che hanno posizioni di apertura ai soli profughi. Tali corridoi non sono invece altrettanto fortemente auspicati da coloro che vorrebbero una totale apertura nei confronti dei migranti, probabilmente perché essi permetterebbero l’ingresso in Europa solo a una determinata catego- ria di migranti giudicata troppo ristretta.

Questi risultati complessivi nascondono una notevole eterogeneità tra gruppi di diversa ori- gine ed esperienza migratoria. Aggiungendo all’analisi le principali caratteristiche socio- demografiche dei rispondenti si osservano interessanti variazioni. Le posizioni di massima chiu- sura sono tipiche dei cittadini comunitari, un risultato molto in linea con le posizioni assunte a livello politico dai loro Paesi d’origine. La condizione di migrante dei cittadini comunitari non determina quindi una posizione di diffusa apertura verso i più recenti flussi di stranieri. Posizio- ni di forte chiusura sono relativamente più diffuse anche tra i cittadini non comunitari di origine est-europea e in generale tra le donne, i laureati, coloro che sono in possesso di qualifica profes- sionale e le persone in età lavorative tra i 35 e i 59 anni.

Al contrario le posizioni di maggior apertura sono più diffuse tra gli africani, in particolare coloro che provengono dall’Africa sub-sahariana, tra chi è in possesso di credenziali educative più modeste, tra i giovani fino ai 29 anni e gli ultrasessantacinquenni. Posizioni di apertura sono anche relativamente più diffuse tra gli uomini e tra i cittadini di origine asiatica.

L’analisi per aree di provenienza lascia quindi trasparire una logica legata alla comunanza d’origine: chi ha posizioni più aperte proviene in parte dalle stesse aree di provenienza dei ri- chiedenti asilo, al contrario le posizioni di maggior chiusura si rilevano tra i cittadini provenienti dagli stati dell’Unione Europea che maggiormente osteggiano l’insediamento e la redistribuzio- ne dei profughi nei loro territori.

Dal punto di vista dell’esperienza migratoria (status giuridico-amministrativo e anzianità mi- gratoria), le posizioni di massima apertura sono tipiche di coloro che sono in condizioni giuridi- che più precarie, quali stranieri irregolari (inclusi ex richiedenti asilo e overstayers), richiedenti asilo e persone con un’anzianità migratoria inferiore ai quattro anni.

84 Italiani naturalizzati e stranieri lungo residenti sono più vicini a posizioni di apertura mode- rata, mentre i cittadini con status di comunitario (nativi e naturalizzati) hanno posizioni di forte chiusura coincidenti di fatto con quanto osservato in relazione all’area di provenienza.

Il sentimento di appartenenza non risulta essere fortemente discriminante, tuttavia è interes- sante osservare come coloro che si sentono italiani mostrino un maggior grado di chiusura. Al contrario, e coerentemente con quanto osservato fin qui, le posizioni di maggiore apertura sono più frequenti tra coloro che si sentono stranieri.

Infine è interessante osservare che chi è in una posizione lavorativa particolarmente difficile (disoccupati, cassaintegrati, in mobilità) non è in generale allineato con posizioni di chiusura verso nuovi concorrenti, ma al contrario mostra posizioni di generale apertura.

In conclusione i sentimenti degli stranieri verso i nuovi flussi migratori marcatamente com- posti da rifugiati sono nettamente differenziati in base ai Paesi d’origine e tendono ad evolvere verso sentimenti di chiusura al consolidarsi dell’esperienza migratoria. Infine anche tra coloro che ritengono che sia giusto accogliere chi scappa da guerre e persecuzioni è abbastanza diffuso un sentimento di timore, più diffuso da coloro che hanno un retroterra culturale distante, cultu- ralmente e geograficamente, da quello dei profughi.