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I problemi psicologic

Nativi I generazione II generazione II sec II gra-

Stranieri 2.262 23 92,0 258 2 8,0 Fonte: elaborazione ORIM su dati della DG Sanità, Regione Lombardia, 2014.

2.3.2 Accesso ai servizi di cura e prevenzione delle persone immigrate in Lombardia

2.3.3.5. I problemi psicologic

I dati presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità mettono in evidenza un diretto collegamento tra le migrazioni forzate e la presenza di un’eredità traumatica, incluse torture e violenze. Queste esperienze spesso vengono vissute dai migranti prima e durante il viaggio e possono lasciare profondi disturbi come ansia, panico, insonnia, depressione se non curati ade- guatamente. Non si tratta di problematiche facili da identificare: non sempre i bisogni emergono al primo contatto con gli operatori sanitari, ma, al contrario, possono essere latenti e colti solo

195 attraverso un attento approfondimento della storia del migrante e comprensione dei sintomi (Aragona, 2016).

Sono numerosi gli studi e le ricerche-azione che confermano la vulnerabilità psichica dei mi- granti in transito per ragioni legate sia alle precarie condizioni di vita che a volte caratterizzano le storie dei migranti nei loro Paesi d’origine, sia alle pressioni e ai traumi subiti nel viaggio (Affronti, Bonciani, Forcella, Geraci, Marceca, Russo, 2016). La sofferenza si può manifestare attraverso sintomatologie dolorose espresse sia fisicamente che somatizzate, ma non solo: pos- sono anche rivelarsi attraverso sensazione di smarrimento e incapacità di comprensione (Santo- ne, Madonia, Spina, Benedetti, Nayereh, Tekeste, 2016).

La difficoltà di prendere in carico le problematiche psico-patologiche dei migranti forzati sconta almeno di altri tre problemi. Il primo è legato alla possibile non conoscenza della psicote- rapia e dei suoi benefici da parte del migrante. Il secondo riguarda le barriere e i tabù culturali rispetto alla condivisione di eventi personali come possono essere gli episodi traumatici, inclusa la violenza sessuale. Il terzo si ricollega alla normalizzazione degli eventi violenti: da una ricer- ca antropologica condotta nel centro CPSA di Lampedusa è emerso che un elevato numero di profughi che ha subito violenze prima (il 40%) e soprattutto durante il viaggio (80%), in parti- colare, nella tappa in Libia ha dichiarato di considerare l’evento come inevitabile parte dell’esperienza migratoria (Segneri, Castaldo, Fortino, Costanzo, 2016; INMP, 2016b).

2.3.4 Conclusioni

Per quanto riguarda la salute degli immigrati in Lombardia, si riscontra che, laddove il livel- lo di istruzione dei pazienti risulta basso, sia nella popolazione italiana sia in quella straniera, aumentano i rischi di salute. Di conseguenza, aumentano le possibilità di ricevere un numero più elevato di ricoveri per le patologie descritte e di avere maggiore livello di gravità della ma- lattia medesima. È, quindi, evidente che qualsiasi intervento atto a prevenire (ove possibile) le malattie e a diminuire l’impatto anche economico delle stesse sul Sistema Sanitario Nazionale e Regionale dovrebbe essere rivolto simultaneamente verso quella parte delle due popolazioni a maggior difficoltà, inclusa la popolazione autoctona. Alla sola popolazione immigrata andrebbe- ro rivolti invece quegli interventi riguardanti nello specifico il deficit linguistico e informativo per facilitare l’accesso ai servizi socio-sanitari.

In merito alla seconda parte di analisi, dalla survey del 2016 rispetto all’accesso ai servizi per la cura e per la prevenzione della salute della popolazione immigrata in Lombardia, si evidenzia:

- l’importanza delle variabili strutturali come genere, età, titolo di studio e anzianità mi- gratoria nel determinare la variabilità di accesso ai servizi e le attitudini relative alla cu- ra e prevenzione della salute;

- il ricorso in grande prevalenza ai servizi di cura pubblici (medico di famiglia, visite specialistiche e ricoveri tramite SSR) dimostra sia la stabilità giuridico-economica di gran parte delle persone immigrate nella nostra regione sia la caratteristica ancora "in-

196 clusiva" del nostro sistema sanitario. D’altra parte, lo scarso ricorso ai servizi privati a pagamento evidenzia una capacità economica della popolazione immigrata a prevalenza medio-bassa e/o un’attribuzione di priorità di spesa che potrebbero discostarsi significa- tivamente da quella degli italiani;

- quanto al ricorso ai programmi di prevenzione, rimane importante il divario di genere a favore del contingente femminile. Nonostante si evidenzi un miglioramento di accesso da parte della popolazione immigrata, il distacco con la componente italiana è ancora importante, come anche i dati nazionali dimostrano. Anche le differenze di cittadinanza e di provenienza geografica rimangono aree di attenzione e di studio per meglio com- prendere quali variabili strutturali e culturali intervengono nel maggiore e minore ricor- so ai programmi di prevenzione, gratuiti per tutti/e.

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