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Profilo di una sottopopolazione

civile, istruzione e religione

CAPITOLO 1.7 Tre spunti di riflessione

1.7.1 Famiglie e progetti di mobilità 1 Le famiglie degli stranier

1.7.2.1 Profilo di una sottopopolazione

Il recente aumento nella presenza di stranieri in possesso di un permesso di soggiorno legato a motivazioni di protezione umanitaria sul territorio lombardo è la diretta conseguenza della persistente pressione migratoria da aree caratterizzate da grave instabilità politica, conflitti e ter- rorismo verso i paesi dell’Unione Europea. Come confermato da una recente indagine campio- naria effettuata dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom), finalizzata ad indi- viduare i paesi di destinazione dei migranti che sbarcano in Italia e Grecia25 lungo la cosiddetta

rotta mediterranea centrale e orientale, l’Italia si caratterizza allo stesso tempo come Paese di transito e arrivo, con notevoli differenze per comunità. Per i migranti provenienti da Paesi con ampie comunità insediate sul territorio italiano, come Pakistan o Nigeria, l’Italia è spesso la me- ta finale del viaggio. Al contrario, per altri gruppi, tra cui in particolare eritrei, siriani e afghani, l’Italia è al più un Paese di transito sulla strada per Germania o Regno Unito.

Studiare i migranti per motivi umanitari è un compito difficile per vari motivi: in primo luo- go buona parte di essi si limita a transitare sul territorio nazionale per un tempo più o meno lun- go in condizione di irregolarità senza lasciare traccia per non rischiare, una volta raggiunto il paese di destinazione, il trasferimento forzato in Italia in base alle regole della Convenzione di Dublino26. Secondariamente molti tra coloro che ottengono un permesso di protezione umanita-

ria tendono nel tempo a convertirlo in altre tipologie o ad acquisire la cittadinanza grazie ad un iter semplificato (solo per chi ottiene lo status di rifugiato) di fatto scomparendo, anche se solo “statisticamente”, dal computo dei migranti accolti per motivi umanitari. La temporaneità dello status fa si che la sottopopolazione di questi ultimi sia caratterizzata da una ridotta anzianità mi- gratoria dalla quale derivano in media condizioni peggiori relative ai livelli di integrazione eco- nomico-lavorativa e socio-territoriale. È stato recentemente mostrato sulla base di dati ORIM che il deficit di integrazione nel mercato del lavoro non è spiegabile solo in base alle caratteri- stiche strutturali di questa sottopopolazione, ma appare irriducibilmente legato alle caratteristi- che, non rilevate tramite survey, di particolare vulnerabilità (esperienze traumatiche, mancanza

25 Iom, Mixed Migration flows in the Mediterranean and Beyond. Analysis: flow monitoring surveys. The Human trafficking and other exploitative practices. Prevalence Indication Survey,

http://migration.iom.int/, 2016.

26 Regolamento Ue n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che

stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli stati membri da un cittadino di

un Paese terzo o da un apolide: http://eur-lex.europa.eu/legal-

76 di pianificazione della migrazione, ecc.)27. Infine una percentuale piuttosto elevata delle doman-

de d’asilo è rigettata (circa il 60% secondo i dati resi noti dal Ministero dell’Interno28) alimen-

tando così inesorabilmente il serbatoio dell’irregolarità.

Prima di procedere all’analisi dei risultati occorre sottolineare che nel presente approfondi- mento si considereranno come migranti per motivi umanitari anche coloro che al momento dell’indagine erano in attesa dell’esito della domanda d’asilo e che potenzialmente potrebbero non ottenere alcun permesso di soggiorno al termine dell’iter.

Figura 1.7.1 – Percentuale di stranieri Pfpm presenti in Lombardia in possesso di un permesso valido

per motivi umanitari e di richiedenti asilo in attesa di esito della domanda. Lombardia 2001-2016

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM, 2016.

La figura 1.7.1 presenta un excursus “storico” della presenza di migranti per motivi umanita- ri nelle rilevazioni ORIM. Nonostante l’esiguità di questo gruppo in rapporto alla popolazione straniera o di origine straniera presente in Lombardia la rilevazione è stata in grado di coglierne la presenza negli anni in modo efficace. Fino al 2001-2004 si trattava prevalentemente di citta- dini originari dell’area balcanica e di paesi dell’Africa sub-sahariana tradizionalmente emissari di flussi di rifugiati come Somalia o Etiopia. Negli anni tra il 2008 e la caduta del regime libico si osserva una riduzione della presenza dovuta agli effetti degli accordi di riammissione con la Libia29, mentre la rilevazione del 2012 mostrava un temporaneo rialzo al seguito degli sbarchi

(soprattutto dalla Tunisia) che sono seguiti alle sollevazioni del 2011 nell’area del Nord Africa.

27 Per approfondimenti Ortensi L. E., “The Integration of forced migrants in the Italian labour market”, in Journal of Immigrant and Refugee Studies, 13 (2): 179-199, 2015.

28 I dati sono disponibili a questo indirizzo: http://www.interno.gov.it/it/sala-stampa/dati-e-

statistiche/i-numeri-dellasilo

29 In seguito a tali accordi l’Italia è stata condannata nel 2012 dalla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani.

77 Dal 2015, infine, l’indagine registra un deciso aumento della presenza di migranti per motivi umanitari coerentemente con la crescita nel numero di domande di asilo registrate in tutto il ter- ritorio nazionale.

Come già sottolineato, nonostante la crescita relativa osservata negli ultimi due anni, quella dei migranti per motivi umanitari rimane una popolazione minoritaria nell’ambito della presen- za straniera, pari al 4,4% del totale.

Tra coloro che hanno un permesso legato a motivi umanitari oltre la metà (65,2%) è in attesa dell’esito dell’iter della richiesta (prima domanda o ricorso), mentre i restanti hanno un permes- so valido e uno status riconosciuto. In particolare, con la dovuta cautela da applicare alle nume- rosità campionarie ridotte, si osserva che chi ha ottenuto un permesso di soggiorno è equamente ripartito tra status di rifugiato, protezione internazionale per motivi umanitari e protezione sus- sidiaria nella proporzione di circa un terzo per tipologia. Per ovviare alla distorsione derivante dalla transitorietà dello status di rifugiato l’indagine ORIM 2016 ha introdotto una domanda fi- nalizzata a cogliere quanti tra i presenti in Lombardia hanno un background da migrante per motivi umanitari indipendentemente dallo status giuridico rilevato al momento dell’indagine.

Sulla base di questa nuova informazione è stato così possibile ricostruire che a metà del 2016 il 9,7% degli stranieri in Lombardia ha avuto, in un momento della sua storia migratoria, un permesso di soggiorno legato a motivazioni di tipo umanitario. Di questi oltre la metà (54%, pa- ri al 5,3% di tutti i presenti) ha però mutato la sua posizione giuridico-amministrativa, acqui- sendo una posizione non più esplicitamente legata a motivazioni di tipo umanitario.

In particolare, tra coloro che hanno avuto un titolo per motivi umanitari il 18,7% risulta aver acquisito la cittadinanza italiana, il 7,7% ha la cittadinanza di un altro paese Ue, il 32,6% ha un permesso a tempo indeterminato e il 31,3% ha un permesso a tempo determinato valido o in fa- se di rinnovo. Una ulteriore quota, pari a circa il 10%, si trova invece in posizione di irregolari- tà: coloro a cui è stata rifiutata la domanda di asilo in via definitiva (6,6%) e coloro che non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno a tempo determinato (3,8%).

La presenza di una quota esigua di migranti irregolari, a fronte di percentuali ben più elevate di diniego, fa supporre che molti tra coloro cui è stata rigettata la domanda d’asilo in passato abbiano nel tempo lasciato l’Italia o siano emersi dalla posizione di irregolarità seguendo i cana- li comuni agli altri stranieri come già suggerito in diversi studi sull’integrazione dei richiedenti asilo in Italia30.

La tabella 1.7.14 riporta le principali caratteristiche socio-demografiche degli stranieri con attuale o precedente status di soggiorno per motivi umanitari comparate a quelle degli altri stra- nieri o di origine straniera con diversi percorsi rispetto allo status giuridico.

I dati ORIM confermano come la temporaneità dello status di migrante legato a motivi uma- nitari comporti una selezione in termini di anzianità migratoria che, insieme ad eventuali restri- zioni alla possibilità di lavorare legalmente nei primi mesi della richiesta di asilo, spiega gran

30 Ambrosini M., “La questione dei rifugiati”, in Fondazione Ismu, Diciottesimo Rapporto sulle migrazioni 2012, FrancoAngeli, Milano, 2013.

78 parte del divario sul piano dell’inserimento lavorativo, abitativo e della presenza del nucleo fa- miliare in emigrazione tra chi è in possesso di un titolo di soggiorno per motivi umanitari e il complesso degli altri stranieri.

Tabella 1.7.14 – Principali caratteristiche socio-demografiche. Popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Pfpm e presente in Lombardia al 1° luglio 2016 che ha avuto almeno un titolo di soggiorno per motivi umanitari

Caratteristiche Con un permesso per richiesta di asilo in corso Con un permesso valido per motivi umanitari Con precedente permesso per motivi umanitari (inclusi overstayers) Senza esperienza di permesso per motivi umanitari % donne 14,7 17,9 41,5 51,5 Età mediana 28 30 31 37 Anni di permanenza in Italia (mediana) 1 4 11 11 Principali cittadinanze nell’ambito di ogni status

Nigeria (19,7%) Pakistan (18,8%) Gambia (9,5%) Ucraina (8,2%) Bangladesh (7,6%) Nigeria (12,9%) Mali (10,2%) Eritrea (8,5%) Afghanist. (7,4%) Pakistan (7,3%) Marocco (18,6%) Pakistan (6,3%) Ucraina (5,8%) Bolivia (5,3%) Kosovo (5,1%) Romania (13,4%) Marocco (9,9%) Albania (8,9%) Egitto (7,7%) Cina (5,1%) % celibi o nubili 63,2 62,1 54,1 30,8 % con istruzione universitaria 12,3 10,4 10,9 14,6 % con al più istruz. primaria 30,0 40,1 25,5 9,8 % casa di proprietà 0 0,9 24,5 23,9

% con figli 33,7 30,2 44,3 66,3 % con figli in Italia conviventi 4,8 9,4 33,1 50,9 % in coppia o coppia con figli 12,0 11,5 37,9 56,7

% partner Italiano

(se in coppia) 0,0 14,1 23,6 12,8 % partner connazionale

(se in coppia) 97,8 81,6 69,9 82,3 % disoccupato 77,9 40,2 14,7 11,9

% lavoro tempo indetermin.

e con orario normale 7,8 12,5 25,6 36,9 % intende lasciare l'Italia

entro 12 mesi 13,1 37,4 18,2 13,2

79 È più interessante osservare come tuttavia, a parità di anzianità migratoria, permangano al- cune notevoli differenze con gli altri stranieri. Alcune sono caratteristiche strutturali che non possono cambiare al crescere dell’anzianità migratoria, come la maggiore presenza di uomini e i profili a bassa istruzione. Altre invece sono più significative, come la minor incidenza delle coppie (eventualmente con figli), la maggiore presenza di disoccupati e la ridotta proporzione di occupati in modo regolare e con orario normale rispetto agli altri cittadini di origine straniera. Non è quindi sorprendente che tra gli ex richiedenti asilo siano superiori i livelli di mobilità, mi- surata in termini di incidenza di persone intenzionate a porre fine alla loro permanenza in Italia entro i dodici mesi successivi alla rilevazione.

I dati ORIM permettono quindi di fare un passo avanti relativamente allo studio dei richie- denti asilo in Lombardia. Se infatti l’indagine conferma anche in tale regione la peculiarità di una popolazione prevalentemente composta di giovani celibi, con più modesti livelli di istruzio- ne e difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, la possibilità di analizzare ed effettuare comparazioni con coloro che hanno convertito il permesso di tipo umanitario (o non l’hanno mai ottenuto) consente di superare l’inevitabile distorsione determinata dalla temporaneità di tale status e dall’anzianità migratoria molto ridotta.

L’analisi evidenzia infatti che, a parità di anzianità migratoria mediana, persiste un divario tra ex richiedenti asilo e altri migranti sia relativamente all’inserimento lavorativo, sia alla pro- porzione di coloro che sono stati in grado di portare avanti un progetto migratorio inclusivo di partner ed eventuali figli, sintomi di un minor radicamento sul territorio che si traduce in una maggior mobilità tanto verso l’estero quanto sul territorio lombardo e italiano31.