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L’offerta di lavoro immigrato nelle rilevazioni istituzionali Prendendo in esame i dati di fonte Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL)

APPROFONDIMENTI TEMATIC

CAPITOLO 2.1. La condizione subalterna degli stranieri nei mercati del lavoro lombardi 

2.1.2 L’offerta di lavoro immigrato nelle rilevazioni istituzionali Prendendo in esame i dati di fonte Istat, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL)

relativi alle regioni del Nord-Ovest, il tasso di occupazione dei cittadini stranieri residenti è tor- nato a crescere per la prima volta dal 2009, con un ritmo (+0,9 punti) di poco superiore alla cre- scita che ha registrato l’indicatore relativo ai soli residenti italiani (+0,7 punti). Va osservato che

114 nel caso di questi ultimi è possibile parlare di un dato che è ritornato sostanzialmente ai livelli pre-crisi (65,3%), per quanto – in realtà – l’indicatore non sia mai sceso, sin dal 2004, al di sotto del 64%. Per quanto riguarda i primi, non è invece possibile affermare la medesima cosa: su li- velli superiori a quelli degli italiani fino al 2008, il tasso di occupazione degli stranieri ha intra- preso un percorso di contrazione che si è arrestato, come detto, soltanto nel 2015; di conseguen- za anche il divario negativo del tasso degli stranieri rispetto a quello degli italiani è andato au- mentando anno dopo anno, a eccezione dell’ultimo, dove si è assestato su 6,2 punti percentuali (Figura 2.1.1).

Segnale del positivo trend di crescita registratosi nel 2015 nelle regioni del Nord Ovest è an- che l’incremento del numero complessivo di occupati. Come noto, infatti, il tasso di occupazio- ne è un indicatore relativo espresso attraverso un quoziente che non necessariamente indica una crescita effettiva degli stock di persone occupate. Per osservare tale crescita (o calo) è necessa- rio esaminare i dati espressi in valori assoluti. Tale esame, per quanto riguarda il 2015, ci resti- tuisce un incremento di 32 mila unità con riferimento agli occupati italiani (ora a quota 5.925 mila), e di poco più di 24 mila unità per quanto riguarda gli occupati stranieri (796 mila). Tutta- via, se rapportiamo tali stock ai valori del 2007, ovvero assumendo tale anno come riferimento al periodo pre-crisi, e calcoliamo incrementi o decrementi sulla base degli occupati in quel pe- riodo di tempo (Figura 2.1.2), possiamo osservare che il numero di occupati stranieri è cresciuto di un ulteriore 5% nell’ultimo anno, raggiungendo in proporzione ormai un ammontare pari a oltre la metà in più (152 punti) di persone occupate di quanto non fosse nello scenario pre-crisi. Lo stesso non avviene per gli occupati italiani, i quali recuperano sì un punto nell’ultimo anno in confronto con lo stock del 2007, ma il cui insieme rimane tuttavia ancora al di sotto dell’ammontare di riferimento (95 punti).

Figura 2.1.1 - Tasso di occupazione 15-64enni per cittadinanza. Nord-Ovest, serie 2004-2015, valori

percentuali

115 Il dato più interessante legato a questa dinamica è certamente quello relativo all’incidenza degli occupati stranieri sull’occupazione totale. Con il 2015 tale indicatore ha raggiunto l’11,3%; ma considerando nel loro insieme le forze di lavoro (ovvero la somma di occupati e individui in cerca di occupazione) tale incidenza sale al 14,9%, che equivale a più di un indivi- duo su sette presente nel mercato del lavoro delle regioni del Nord Ovest.

In termini di livelli occupazionali, pertanto, è possibile concludere che l’integrazione degli stranieri nei mercati del lavoro delle regioni occidentali del Nord Italia prosegue con una propria inerzia, che le difficoltà provocate dalla crisi economica degli ultimi anni ha incrinato solo in termini relativi, ovvero in rapporto alla popolazione presente, ma non in termini di stock com- plessivo di occupati né tantomeno di incidenza sul totale delle forze di lavoro disponibili.

Figura 2.1.2 - Numero di occupati 15-64enni per cittadinanza. Nord-Ovest, serie 2004-2015, numeri

indice, base 100 = 2007

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM su dati Istat RCFL.

Venendo all’informazione circa i livelli di disoccupazione (Figura 2.1.3), l’andamento si conferma anche in questo caso in discesa per il secondo anno consecutivo, a seguito del picco registrato nel 2013, tanto per gli stranieri quanto per gli italiani. Con il 2015 il tasso di disoccu- pazione dei residenti stranieri nelle regioni del Nord Ovest è sceso al 16,6%, ovvero 0,8 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione degli italiani è cala- to anch’esso quasi della medesima entità (0,7 punti), posizionandosi ancora nell’ultimo anno meno a della metà del tasso di disoccupazione degli stranieri. È in ogni caso proseguito, seppure in misura infinitesimale, il ridursi del divario tra tasso di disoccupazione degli stranieri e tasso di disoccupazione degli italiani, assestatosi a 9,2 punti percentuali.

116 Per quanto riguarda lo stock di individui in cerca di occupazione (Figura 2.1.4), va notato che il contingente straniero continua a rappresentare oltre un terzo dei disoccupati totali (36,5%), una quota che va riducendosi molto lentamente (era il 37,9% nel 2013); nel 2007 tale quota era meno della metà (15,6%) di quella attuale. I disoccupati italiani nelle regioni del Nord Ovest nel 2015 (477 mila) sono complessivamente calati di numero per quasi 43 mila unità, scendendo dunque al di sotto della soglia simbolica di mezzo milione di disoccupati toccata l’anno precedente e che ha rappresentato il record negativo della serie qui considerata; nel caso dei disoccupati stranieri (159 mila), la contrazione è risultata molto più ridotta, e pari a meno di 4 mila unità. Ponendo anche in questo caso il dato dell’ultimo anno a confronto con il 2007, è possibile constatare quanto sia per gli stranieri sia per gli italiani il numero di disoccupati si mantenga ancora di molto superiore, seppure in calo. Tale calo in realtà è il primo che i residenti italiani registrano dal 2008 (–20 punti), mentre per i residenti stranieri (–7 punti) è il secondo consecutivo, a interruzione di un trend di crescita che ha preso avvio nel 2007 e che ha toccato il suo picco nel 2013. Permane il fatto che gli italiani disoccupati siano tuttora più del doppio, e gli stranieri più del triplo, di quanto non fosse nello scenario pre-crisi.

Figura 2.1.3 - Tasso di disoccupazione ultra 14enni per cittadinanza. Nord-Ovest, serie 2004-2015,

valori percentuali

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM su dati Istat RCFL.

Ponendo in relazione occupazione e disoccupazione, ovvero considerando nel complesso la propensione a partecipare al mercato del lavoro (avendo un impiego o ricercandolo), dimensio- ne di esame del mercato del lavoro che tradizionalmente trova espressione attraverso il tasso di attività, alla luce delle dinamiche descritte nel 2015 il contingente degli stranieri torna a sorpas- sare quello degli italiani (71,0% contro 70,5%), specialmente a livello maschile, con un divario

117 (82,6% contro 77,9%) che testimonia quanto la presenza straniera nelle regioni del Nord-Ovest rimanga essenzialmente motivata da ragioni di tipo economico.

Rimanendo all’esame dei dati istituzionali, e concentrando l’attenzione sulle dimensioni di genere, con riferimento al contingente straniero soltanto, possiamo anzitutto osservare il deciso incremento del tasso di occupazione maschile realizzatosi nell’ultimo anno (Figura 2.1.5). La crescita è stata infatti pari a 2,7 punti percentuali, con l’indicatore ritornato a superare la quota di 70 punti percentuali, cosa che non avveniva dal 2011. A controbilanciare parzialmente questa crescita contribuisce tuttavia il calo registrato nei livelli di occupazione femminili (ora al 49,1%), i quali hanno proseguito il percorso di discesa in essere già nell’ultimo triennio.

Figura 2.1.4 - Numero di disoccupati ultra 14enni per cittadinanza. Nord-Ovest, serie 2004-2015,

numeri indice, base 100 = 2007

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM su dati Istat RCFL.

Nel complesso, il tasso di occupazione femminile si mantiene comunque abbastanza stabile, con lievi aggiustamenti al rialzo o al ribasso, basti pensare che il suo picco negativo fu registrato nel 2005, con il 47,8%, mentre quello positivo nel 2008, con il 52,6%. Di ben diverso ordine è la fluttuazione che nel medesimo periodo ha subito il tasso di occupazione maschile, che toccò il suo massimo nel 2006 con l’86,5%, e il suo minimo nel 2013 con il 66,8%. L’effetto combinato delle dinamiche descritte produce un differenziale di genere che nel 2015 è tornato a superare i 20 punti percentuali. Si tratta di tendenze che andranno peraltro rafforzandosi, se è vero che ne- gli ultimi quattro trimestri, gli ultimi due del 2015 e i primi due del 2016, il tasso di occupazio- ne maschile si è sempre mostrato in crescita nel confronto tendenziale, specie nel secondo tri- mestre 2016 (+4,3% rispetto al secondo trimestre 2015), mentre quello femminile si è mostrato in calo tendenziale in due trimestri su quattro, ovvero nel terzo trimestre 2015 (–4,8% rispetto al terzo trimestre 2014) e nel secondo trimestre 2016 (–1,1% rispetto al secondo trimestre 2015).

118 Di direzione opposta, nell’ultimo anno, sono invece le tendenze che riguardano l’andamento del tasso di disoccupazione (Figura 2.1.6): in questo caso quello femminile cresce (+0,9 punti), raggiungendo il 18,7%, mentre quello maschile cala (–2,4 punti), scendendo al 14,9%. Dopo un biennio segnato dal sostanziale allineamento dei tassi maschili e femminili, fatto che si era già determinato anche nel 2010, il divario di genere ha dunque ripreso a essere positivo in favore delle donne (se lo intendiamo in chiave puramente aritmetica).

Figura 2.1.5 - Tasso di occupazione 15-64enni per sesso. Stranieri. Nord-Ovest, serie 2004-2015, valo-

ri percentuali

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM su dati Istat RCFL.

Figura 2.1.6 - Tasso di disoccupazione ultra 14enni per sesso. Stranieri. Nord-Ovest, serie 2004-2015,

valori percentuali

119 Considerando le variazioni di stock è possibile affermare che la partecipazione delle donne straniere ai mercati del lavoro delle regioni del Nord Ovest è tuttavia in crescita. L’andamento dei tassi (quello di occupazione in contrazione sommato a quello di disoccupazione in crescita) può essere talvolta ingannevole. In realtà, sommando occupate e disoccupate, le donne presenti nei mercati del lavoro del Nord Ovest sono nell’ultimo anno poco più di 6 mila in più, ovvero lo stesso numero di occupate e 6 mila unità in più di disoccupate. Lo stesso avviene considerando il contingente maschile, seppure sulla base di andamenti differenti: i maschi stranieri presenti nei mercati del lavoro sono complessivamente 14 mila in più, quale esito di una crescita del numero di occupati pari a 24 mila unità, e un calo del numero di disoccupati pari a quasi 10 mila unità.

Anche in questo caso gli andamenti degli ultimi trimestri sembrano suggerire un ampliarsi del divario: a livello femminile, la variazione tendenziale degli ultimi due trimestri 2015 è stata in direzione di un tasso di disoccupazione in decisa crescita (in entrambi i trimestri +2,1 punti), mentre il 2016 si è aperto con confronti tendenziali in calo (rispettivamente –2,3 punti nel primo trimestre e –0,7 punti nel secondo); a livello maschile la contrazione è stata costante, intensifi- candosi specialmente nell’ultimo trimestre in esame (–2,5 punti).

Nel complesso, laddove non sia possibile parlare già di una crisi occupazionale femminile conclamata, quello che si va configurando è certamente una fase di difficoltà che attraversa la presenza delle donne straniere nei mercati del lavoro del Nord Ovest.