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L’andamento degli indici rispetto alle principali caratteristiche

Se confrontati con quelli del 2015, i risultati conseguiti nell’anno in corso segnalano condi- zioni di integrazione sostanzialmente analoghe: l’indice economico-lavorativo si attesta a +0,026 avvicinandosi ai valori medi del 2014, mentre l’indice socio-territoriale resta pressoché invariato (-0,001). Tra il 2001 e il 2016 le curve che ne descrivono l’andamento confermano un trend ascendente seppure caratterizzato da fasi alterne di crescita e decrescita, più accentuate in ambito economico-lavorativo (cfr. Figura 1.7.3). Ad una analisi più ravvicinata emerge altresì come l’incremento medio del livello di integrazione rispetto al lavoro (cfr. Figura 1.7.4) rifletta il miglioramento delle condizioni contrattuali (negli ultimi dodici mesi risulta in leggero aumen- to la percentuale di chi è occupato regolarmente, a fronte di una quota di disoccupati sostan- zialmente invariata) e di quelle connesse al reddito (cresce di quasi 5 punti percentuali l’incidenza di chi percepisce una entrata mensile superiore a 1.300 euro). Anche in merito alla qualità del lavoro svolto, misurabile attraverso la comparazione delle mansioni con il profilo professionale del lavoratore, la condizione di sovra-qualificazione si riduce di oltre 3 punti per-

37 Se è vero che la metrica costruita ogni anno per misurare l’integrazione garantisce un corretto confronto relativo tra le diverse caratteristiche in corrispondenza di quello stesso anno, è anche vero che se si intende comparare uno stesso carattere in epoche diverse ci si scontra con punteggi che derivano da metriche differenti. Per questo motivo, ogni corretta valutazione nel tempo esige l’adozione di un’unica serie di punteggi per le diverse modalità che esprimono il livello di integrazione. Nel caso specifico, si è ritenuto opportuno assumere i punteggi calcolati per l’anno 2015 e assegnarli ai casi che negli anni precedenti (2001-2014) e in quello seguente (2016) presentavano le modalità corrispondenti. Così facendo è stato possibile cogliere – assumendo il 2015 come anno base a media 0 – l’effetto di progresso (o regresso) derivante dallo spostamento delle frequenze osservate su modalità più o meno favorevoli al processo di integrazione.

96 centuali. Riguardo all’indice socio-territoriale (cfr. Figura 1.7.5), l’analisi dei tre indicatori che ne determinano il valore medio segnala accresciute criticità dal punto di vista abitativo: la per- centuale di chi vive in condizioni precarie passa dal 4,7% nel 2015 al 6,3% nell’anno in corso, a fronte di una riduzione (percentuale) dei possessori di casa o di chi ne ha la disponibilità in mo- do autonomo (1,4 punti percentuali in meno).

Circa il genere (cfr. Figure 1.7.6, 1.7.7 e 1.7.8), la componente maschile migliora il punteg- gio medio di integrazione in ambito economico-lavorativo, mentre il collettivo femminile se- gnala condizioni di persistente difficoltà rispetto al mercato del lavoro: aumenta di oltre 2 punti percentuali l’incidenza delle disoccupate sfiorando quota 20% e, per quanto riguarda il reddito, le differenze di genere (a favore degli uomini) restano significative. Al contrario, dal punto di vista socio-territoriale le donne sono più inserite nel paese di accoglienza rispetto al collettivo maschile che risulta penalizzato dalle condizioni abitative: il ricorso a sistemazioni precarie è più frequente tra gli uomini che tra le donne (nel 2016 il gap è di quasi 6 punti percentuali); vi- ceversa, il collettivo femminile può contare su una maggiore autonomia abitativa (lo scarto a vantaggio delle donne passa da 10 punti percentuali nel 2015 a oltre 12 punti nel 2016).

Rispetto alla provenienza (cfr. Figure 1.7.9, 1.7.10 e 1.7.11), l’indice di integrazione totale evidenzia un andamento divergente tra chi proviene dal Nord Africa e chi è originario dei Paesi sub-sahariani (“Altri Africa”). Infatti, mentre per i nordafricani il livello di integrazione è in continua crescita nel corso dell’ultimo triennio, la condizione di integrazione degli “altri africa- ni” peggiora fino a raggiungere nel 2016 i livelli osservabili oltre dieci anni fa. Ma è soprattutto in ambito socio-territoriale che si evidenzia il gap tra i due collettivi: lo scarto riflette il peggio- ramento delle condizioni abitative per le provenienze sub-sahariane registrato nel corso degli ultimi dodici mesi. E anche sotto il profilo della condizione giuridica emergono elementi di dif- ferenziazione a sfavore degli “altri africani”.

Per quanto riguarda l’indice di integrazione totale in relazione all’anzianità della presenza (cfr. Figure 1.7.12, 1.7.13 e 1.7.14), la distanza tra chi vanta una maggiore permanenza in Italia e chi vi abita da minor tempo resta significativa in tutto l’arco temporale di osservazione, sia ri- spetto al livello di integrazione economico-lavorativa sia sotto il profilo socio territoriale: la condizione di disoccupazione riguarda il 75% di chi è in Italia da meno di 2 anni (il 10% per chi vi abita da oltre 10 anni); la precarietà abitativa e la condizione di irregolarità rispetto al sog- giorno caratterizza almeno due new comers ogni cinque con analoga anzianità migratoria (a fronte dell’uno per cento per chi si trova in Italia da almeno un decennio).

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Figura 1.7.3 – Indici di integrazione totale, economico-lavorativa e socio-territoriale della popolazione

con almeno 15 anni di età proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016

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Figura 1.7.4 – Indici di integrazione economico-lavorativa della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016

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Figura 1.7.5 - Indici di integrazione socio-territoriale della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016

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Figura 1.7.6 – Indici di integrazione totale della popolazione con almeno 15 anni di età proveniente da

Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per genere

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Figura 1.7.7 – Indici di integrazione economico-lavorativa della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016 per genere

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Figura 1.7.8 – Indici di integrazione socio-territoriale della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per genere

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Figura 1.7.9 – Indici di integrazione totale della popolazione con almeno 15 anni di età proveniente da

Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per macroarea di provenienza

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Figura 1.7.10 – Indici di integrazione economico-lavorativa della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per macroarea di provenienza

105

Figura 1.7.11 – Indici di integrazione socio-territoriale della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per macroarea di provenienza

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Figura 1.7.12 – Indici di integrazione totale della popolazione con almeno 15 anni di età proveniente da

Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per anzianità migratoria in Italia

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Figura 1.7.13 – Indici di integrazione economico-lavorativa della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per anzianità migratoria in Italia

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Figura 1.7.14 – Indici di integrazione socio-territoriale della popolazione con almeno 15 anni di età

proveniente da Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia. Anni 2001-2016, per anzianità migratoria in Italia

Fonte: elaborazioni Ismu-ORIM, 2016.