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Cernuda “comprometido”

Il raccoglimento e il carattere solitario e, in certo senso dimesso, della poesia di Cernuda, distolgono, come indicato già in riferimento all'ambito culturale francese, dall'idea di un poeta impegnato sul piano politico, come più clamorosamente lo fu F.García Lorca. Tuttavia, sono numerose le testimonianze di una diretta implicazione nella difesa ideologica di alcuni principi condivisi, e si riferiscono alla esplicita adesione del poeta al partito comunista. La sua partecipazione all'impegno in favore della difesa degli ideali repubblicani fu di certo meno audace e battagliera, ma sentita e commossa, non solo riflessiva e di denuncia affidata alla propria poesia, ma attiva sul piano della diffusione culturale. Seguita in realtà da un successivo, forse deluso, distacco. Il periodo della realtà biografica cernudiana più pieno sul piano dell'impegno civile e politico, precedente, ma preparatorio anche al suo vagabondare in corrispondenze di intenti nella cultura letteraria inglese, è compreso negli anni tra il 1931 ed il 193883. Si tratta di un aspetto che in generale non ha destato il dovuto interesse della critica benché, come si vedrà, costituisca un'esperienza determinante non solo per la nascita dell'intero “poema” cernudiano, La realidad y el deseo, ma anche in funzione orientativa delle proprie scelte traduttive future. Già a partire dal 1931 Cernuda partecipò alle Missioni Pedagogiche, che lo impegnarono ancora fino all'ottobre del 1937, nella sua attività di promotore culturale e difensore del principio di libertà, e delle comuni libertà civili. Diviso tra i periodi trascorsi a Parigi, le soste a Valenza, fino alla visita inglese nel febbraio del 1938, al fine di tenere una serie di conferenze per promuovere il sostegno alla causa repubblicana. B.Sicot raccoglie la testimonianza relativa alla partecipazione a proteste ed alla redazione di manifesti pubblicati in periodici di sinistra e recanti la firma del poeta andaluso84. Il legame con il PCE risale al 1933, dichiarato in un manifesto invocante una rivoluzione promossa dal comunismo e pubblicato sulla rivista Octubre. Contingenza questa che fu ulteriormente confermata anche da amici del poeta come R.Alberti. Quest'ultimo, in occasione del I Congresso di Scrittori Sovietici, tenutosi a Mosca nel 1934, confermò la vicinanza del poeta sivigliano al partito, nominandolo tra i poeti iniziatori di una letteratura di impegno sociale, benché la documentazione rinvenuta poi da James Valender85 sembri, d'altro canto, negare l'adesione formale al partito stesso. Di più recente acquisizione da parte della critica cernudiana è la pubblicazione, nel febbraio del 1937, dell'articolo titolato “El miliciano y el simpatizante en fuga” su Ahora. Nonostante gli interventi di Cernuda fossero di carattere culturale più che militare, tanto che persino chi gli si professava amico non disdegnò di ironizzare sulla eventualità che Cernuda potesse imbracciare un fucile86, pare che l'ampia testimonianza addotta «lleva a descartar la opinión, bastante extendida,

83 Sull'argomento si consideri almeno Sicot, Bernard, 2006. 84 Sicot, B., 2002.

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según la cual lo de 1933 no fue sino la expresión momentánea de una rebeldía de juventud, ética- casi estética-más que política, debida a la influencia del surrealismo»87. È anche il periodo di più intensa collaborazione con le riviste rivoluzionarie, come El Heroe.

Il soggiorno a Valenza del 1937 decreta così la fine del sodalizio con il PCE, benché la presenza del nome del poeta nel registro della Solidaridad Internacional Antifascista ancora nel 1938, e la motivazione del viaggio in Inghilterra nello stesso anno per una serie di conferenze in sostegno della Repubblica, confermino il suo perdurante impegno antifascista.

C'è chi considera che prima ancora dell'impegno politico mantenuto, l'assunzione stessa del ruolo di poeta recasse in sé una prospettiva critica e una presa di posizione ideologica. La poesia cernudiana è da considerarsi in toto come «antiinstitucional, porque es esencialmente individual y además genuinamente idealista», come prospetta Ángel Rupérez88. Una simile interpretazione fu ampiamente condivisa anche dal compianto F.García Lorca89, l'illustre granadino che, a D.Alonso si rivolse confessandogli: «Yo nunca seré político. Yo soy revolucionario, porque no hay un verdadero poeta que no sea revolucionario»90. E la soluzione dell'esilio, che porterà Cernuda all'esperienza dei nove anni vissuti in Inghilterra, tra il 1938 ed il 1947, a seguito di qualche sporadica visita, è la prima tappa di un viaggio che si dilungherà nello spazio e nel tempo, e che lo conferma nella condizione identitaria non convenzionale definita dall'amico scomparso. Il fattore dell'esilio, che provoca una insanabile cesura nell'esistenza del poeta, costituisce un importante movente scatenante il percorso creativo. Se per molti intellettuali l'esilio è, nelle parole di M.Ugarte «more than an objet of description or representation; it is a dynamic process which mirrors the activity of writing»91. Diventa questo il fattore esperienziale che attualizza quella ambivalenza, la duplicità che sino ad allora era stata solo internamente vissuta perché legata alla propria esperienza di emarginazione in patria, e vagheggiata quale principio esistenziale e principio filosofico alla base dell'immaginazione poetica. Ma che diventa, assieme alla condizione di esiliato e, conseguentemente, di emarginato, la condizione di vita permanente. È una contingenza che inaugura un processo dinamico, in cui il vivere e lo scrivere di Cernuda si avvicendano in un continuo ed ineluttabile divenire. Si tratta di

87 Sono le parole conclusive con cui Sicot, B., ivi: 498 commenta l'evidenza dell'impegno politico di Cernuda. Proprio nel 1937 dovette determinarsi l'allontanamento dal partito, anche a seguito della censura a cui l'elegia del poeta dedicata a Lorca fu sottoposta.

88 Luis Cernuda entre dos aguas, in “Ínsula”, marzo-aprile 1980, 20-22: 20.

89 Al poeta granadino è esplicitamente dedicato il poema “A un poeta muerto (F.G.L.)” raccolto nella serie di Las

nubes, in Silver, P., 1997: 83, scritto poco dopo la fucilazione dell'amico.

90 Alonso, D., 1958: 173 riporta anche le considerazioni che egli fece, nell'assentire alle parole dell'amico, in questi termini: «me daba cuenta del sentido absoluto en que me lo decía. Metía en su idea a Dante y a Góngora, y a Lope, y a Shakespeare, y a Cervantes...; hablaba del creador, de eso en que el poeta se parece a Dios, cuando con el poder de la palabra forja lo nuevo, lo inexistente, lo inaudito».

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una ambivalenza proprio perché, come si è detto, è individuata dal poeta, ancor più a seguito del logorarsi del legame con il partito comunista, come un rimedio, allo stesso tempo soluzione e causa di dolore. L'esilio è scelta necessaria, condizionata dagli eventi. È, ad ogni modo, motivo motore di nuove nostalgiche emozioni, che il poeta accoglie nella sua proverbiale indolenza. E che gli permetterà di approfondire il suo studio sulla poesia, sul fare e sul farsi poetico, su se stesso e sulle glorie poetiche nazionali contemporanee ed anteriori al suo tempo92.

Ma, oltre che elemento scatenante l'ambivalenza emozionale che è perno della sua poesia, l'esilio è avvertito quale stato d'animo che si manifesta nella sua molteplice essenza di emarginazione non solo per il credo politico, ma sul piano morale, sessuale, identitario. È il tema portante per la riflessione sui legami temporali nella propria esistenza, tra il passato, il presente e il futuro della propria patria93, e della propria personale condizione. Per Cernuda l'eticità non dovette essere intesa come un assoluto, ma rientrare piuttosto nei limiti relazionali esistenti tra la propria verità interiore ed il concetto generalmente accettato dalla morale comune del suo tempo. In realtà, la condizione di “esiliato” è accolta e vissuta da Cernuda come esperienza esistenziale precedente l'esclusione dal proprio paese e connaturata con l'esistenza del poeta, secondo quanto S.Barriales Bouche sottolinea: «muchos críticos consideran que el exilio fue en él una condición existencial que ya había surgido en España mucho antes del estallido de la guerra civil»94. La patria in cui egli non si trova a suo agio è, tuttavia, insostituibile, nessun altro paese prenderà mai il suo posto se non «una patria ideal del arte, un país más real que aquel que lleva su nombre por los mapas: un país soñado, entrevisto en libros que nos consuela del que conocemos»95.

92 Sulla dualità dell'atteggiamento di Cernuda si consideri almeno Velázquez Velázquez, Raquel , Entre la realidad y el

sueño: el indolente de Luis Cernuda, in Matas, J.-Martínez, J.E.-Trabado, J.M., (eds.), “Nostalgia de una patria

imposible”, Madrid, Akal, 2005: 675-84.

93Barriales Bouche, S., 2006: 28 ha sottolineato un aspetto molto importante non solo della produzione poetica, ma della sensibilità nella vita del poeta, che è l'aspetto etico. E lo ha fatto a partire dallo studio dell'esperienza del post-esilio del poeta. L'autrice così spiega: «En el exilio, con la pérdida de su país y de su audiencia natural, Cernuda comprendió como nunca antes la dependencia del sujeto y de la poesía respecto a una alteridad radical y se replanteó su obra como un legado responsable para unos destinatarios que no habría de conocer. En el post-exilio, sin embargo, una vez recuperado el contacto con la audiencia natural, la lección ética del exilio se ve desplazada por el tono defensivo y amargo con el que Cernuda quiere defender su corpus poético de la tergiversación y la maledicencia. En este trabajo nos proponemos abordar el estudio de la dimensión ética de la poesía de Cernuda en el exilio para comparar después los resultados con los del post-exilio y determinar así la verdadera significación y relevancia del cambio de tono y estilo en

Desolación».

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Ivi: 29. L'interesse della critica sulla condizione di Cernuda poeta esiliato accentua l'importanza del tema. Si

considerino anche Ugarte, M., 1986 e Zardoya, C., 1980. Tema a cui risultano commisti anche quelli dell'amore, della fede, della memoria, fino all'ultima sezione di Desolación, come Barriales Bouche, S., 2006: 40 commenta, a conferma della costanza tematica in Cernuda.

95 Sánchez Reboredo, J., 1976: 20. Ancora una volta la qualificazione della poesia come consolatio nella concezione cernudiana non può passare inosservata.