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Solitudine e altruismo: l’altro da sé

Distacco, singolarità, solitudine furono da sempre condizioni dell'animo cernudiano che definiscono la sua “alterità” rispetto agli altri partecipanti del gruppo del '27. E tale attitudine dell'anima dovette essere così pervasiva che nell'impressione degli studi critici è altrimenti

107Siebenmann, G., 1973: 218.

108 Plowman, Max, An introduction to the study of Blake, London, Frank Class & Co.Ltd, [1927] 1967: 41, nel compendiare i tratti dell'universalità del pensiero blakiano, presenta un aspetto molto simile all'esperienza di bimbo che dovette avere Cernuda nel dire che «he expresses the natural delight in life of every happy child at the first discovery of loneliness».

109 Londero, R.1992: 119. 110

Sánchez Reboredo, J., 1976: 77-81, p.79.

111Londero, R., 1992: 119, tra gli altri, riporta uno dei passi più significativi del saggio cernudiano Historial de un libro. In particolare il legame che con la cultura romantica inglese avvertì, dovette egli stesso valutarlo come superiore ai contributi apportati dal romanticismo francese e spagnolo, se Cernuda stesso 1986: 20 commenta: «el romanticismo alemán e inglés tiene la energía y la delicadeza de que carece el romanticismo más tardío y más huero de Francia y de España».

individuata quale chiave d'accesso alla sua poesia. M.J.Flys ne parla in questi termini: «El concepto fundamental que ilumina el acceso a la poesía cernudiana es el de la otredad. La conciencia de sentirse otro, o sea, diferente de los demás, aparece ya en la adolescencia. Sus ejes principales los constituyen su vocación poética y su homosexualidad, ambos descubiertos casi simultáneamente en el período formativo y ambos causantes de su marginación»112.

Si è detto che il fulcro della poesia cernudiana è l'uomo113, l’altro, specchio di se stesso. E, con questo, la condizione di perpetua solitudine che lo definisce, e che definisce in termini macrotematici e di uniformità l’opera poetica di Cernuda. Gli influssi della poesia romantica in generale, leopardiani e shopenaueriani dovettero incidere in modo particolare nell'assimilazione di questo pensiero che, è noto, Cernuda derivava anche dalla propria esperienza di uomo, in una contingenza storica di grande precarietà per la scarsa ed inefficace considerazione che della dignità umana si determinò anche nei suoi aspetti più basilari114. La solitudine è lo stato d'animo e la condizione di vita che più frequentemente si associa alla vita del poeta, e che ne forgia il carattere sin dal racconto degli anni dell'infanzia. Essa trova manifestazione nell'atteggiamento sdegnoso e apparentemente indifferente che Cernuda pare aver dimostrato ai suoi “connazionali”. In realtà si tratta di una condizione che Cernuda individua come consustanziale all'essenza del poeta. Che interpreta quale condizione dettata dal destino, pertanto caratterizzata dalla coesistenza del duplice aspetto di incomprensione ed elezione insieme. Per il sivigliano il poeta «es, generalmente, el extraño, el incomprendido, el “otro”»115 e allo stesso tempo «un privilegiado, un aristócrata espiritual que aspira a la eternidad y a evadir las limitaciones de lo temporal»116. Nella formulazione di tale pensiero incisero sia l'esperienza di vita, sia pure la lettura dei romantici inglesi. Tanto che O.Paz considera che gli inglesi offrirono a Cernuda «un mito: la figura del poeta como un desterrado, en lucha contra los hombres y los astros»117, configurando la solitudine cernudiana nei termini di una condizione leopardianamente cosmica.

Fu costantemente afflitto dalla personale condizione di incomprensione, che avvertì come stabile e priva di soluzione118. Facendo ricorso a frasi di Hölderlin, sul cui studio, come sarà ampiamente commentato, si profuse, Cernuda stesso dichiara: «No conozco a los hombres. Años llevo/De

112

Flys, M.J., in Cernuda 1982: 37-38. 113

Sulla vastità e la permeanza di tale argomento nella poesia cernudiana si consideri almeno Martínez Nadal, Rafael,

Luis Cernuda: el hombre y sus temas, Madrid, Hiperión, 1983.

114Barón, E., 2002: 170 conferma che intorno al 1936 Cernuda leggeva Leopardi. 115

Sánchez Reboredo, J., 1976: 5. 116Cárdenas, M., 1980: 1.

117Paz, O., El arco y la lira, Méjico, F.C.E., 1967: 83.

118Blesa, Túa, El encuentro, in Matas, J.-Martínez, J.E.-Trabado, J.M., (eds.), “Nostalgia de una patria imposible”, Madrid, Akal, 2005: 9-26, affronta il tema dell'anelato incontro con i propri simili nella vita e nella poesia di Cernuda.

buscarles y huirles sin remedio»119, manifestando la sua incomprensione ma, allo stesso tempo, la volontà di accoglienza in un abbraccio cosmico, perché forza cosmica e consolatoria considera l'amore120.

Ma nell'uomo e poeta sivigliano tale condizione è ancor più sentita perché non è chiusa in una lotta ideale, né è dettata da volontà contraddittoria verso tutti i propri simili in modo indifferenziato. È, al contrario, situazione di conflitto che si innesca con la realtà storica del proprio paese e con i suoi conterranei. Pertanto, ancor più dolorosamente sofferta per chi come lui vive in tale circostanza, perché «el verdadero, el auténtico poeta (...) identifica totalmente su vida con su país»121. A mitigare l'apparente scontrosità del poeta sivigliano di certo contribuì l'avvicinamento alla generosità wordsworthiana, che contempla la vita umile delle genti del District Lake quale aspetto rivelatorio del più genuino vivere, e che ne fa, in gran parte del suo impegno civile e poetico, oggetto degno del proprio canto lirico122.

Cernuda intravvede una possibilità di conciliazione, che non è pensabile si determini nella realtà, ma che solo può inverarsi nel rifugio nella poesia, locus poetico di esperienza mistica in cui si determina “el acorde”123. In realtà la poesia cernudiana induce alla lettura di un poeta profondamente spirituale, più che religioso, la cui condizione di solitudine vissuta è anche conseguenza del soggettivismo124 che, in generale, i poeti contemporanei ergono a metodo creativo e conoscitivo, in una continua autoreferenzialità con cui consapevolmente rinnegano le regole attuative dell'arte letteraria di origine realista. Consapevoli che solo la conoscenza di se stessi apre alla conoscenza ed all'accoglimento altrui, rivolgono l’attenzione alla propria introspezione al fine di una conseguente apertura dialogica. C'è, si è accennato, nella poesia di Cernuda, un atteggiamento filantropico, non debitamente ricambiato, di apertura e di ricerca di un dialogo, che egli fittiziamente realizza nella propria poesia nello sdoppiamento di sé, per cui è possibile vedervi quella concezione costruttiva dei rapporti umani che Terenzio compendiava nell'Heautontimorùmenos 125(v.77), Homo sum: humani nihil a me alienum puto. Paradossalmente

119Sono alcuni versi del poema “A un poeta futuro” della sezione di Como quien espera el alba degli anni 1941-44, in cui Cernuda si dichiara “amigo solitario”, in Silver, P., 1997: 118. Con il poeta tedesco, come si avrà modo di dimostrare, per cui si rimanda al capitolo IV di questo lavoro, Cernuda mantenne un rapporto di identificazione, che si rivela salvifica per il poeta e per l’uomo.

120 In Londero 1992 l’amore viene individuato come fulcro della poesia cernudiana. 121Sánchez Reboredo, J., 1976: 13.

122

Per considerazioni esemplificative sul reimpiego della poesia wordsworthiana si veda il capitolo IV di questo lavoro. 123

Órtiz, F., 1985: 97 considera che «el mismo Cernuda califica “el acorde” como una experiencia de orden místico, en la que se llega a borrar la otredad».

124Zambrano, M. 2000: 54-55, nella sua analisi dello stato agonico in cui l’Europa contemporanea si mantiene, considera che l’uomo europeo si trovava nella condizione in cui : «… no estaba dispuesto a dejarse devorar por la zarza ardiendo; es el único hombre que viviendo en una religión no se arroja en pasto a los dioses, ni siquiera al Dios que se dio en pasto a él. Por el contrario, ha querido ante todo fundar su historia, su propia creación. Es la mayor violencia que haya imaginado».

125È la commedia terenziana in cui il drammaturgo latino apre la riflessione sull'essenza dell'uomo e sul tema dell'incomprensione tra simili.

per Cernuda proprio la autoreferenzialità della sua poesia, la convergenza verso il motivo sommo del sé, diventa percorso umano di conoscimento, di comprensione, di condivisione, che egli manifesterà spesso dialogicamente nello sdoppiamento del sé, e che amplierà nella produzione poetica di più alto impegno sociale.

Alcuni punti, in particolare delle traduzioni da William Wordsworth, possono essere interpretati in tal senso, in particolare, si vedrà, nell'includere se stesso tra le genti costrette a sopportare il fardello della tirannia. L'evidenza della presenza della voce pronominale “noi” nella poesia cernudiana di impegno civile suffraga una simile interpretazione. Proprio la condizione di solitudine ed isolamento vissuta da Cernuda costituisce il presupposto per la considerazione della necessità dell'altro. Aspetto che permea sino all'eccesso la poesia del sivigliano, e che si ritrova “drammaticamente” realizzata nei poemi in cui il poeta si serve della bipartizione dialogica del yo/tú126.

Se questa unione è intesa come verificabile non nella realtà, ma solo in un piano immaginifico, il componimento poetico, in cui agisce la volontà creatrice del poeta, diventa il luogo ideale di una intercomprensione tra il sé e l'estraneo da sé, inverandosi nella forza vivificatrice della parola.