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L’eredità romantica L’esempio di Bécquer: limiti dell’esperienza becqueriana

Le diverse Storie della letteratura spagnola sono tutte concordi nel presentare Bècquer e Rosalia de Castro come i due grandi poeti della tradizione romantica spagnola, unici ingegni che riuscirono ad innalzare il genio poetico nazionale ad un livello di possibile competizione con i prodotti letterari europei.

Il poeta dalle origini fiamminghe, rappresentava per Cernuda un modello da emulare, di certo uno stimolo al fiorire della propria creatività poetica confidando su una solida base culturale autoctona. Del resto nella poesia cernudiana sono tanti i segnali della presenza di aspetti formali tradizionali. Primo tra tutti il predominante impiego strofico della classica “cuarteta”, la quartina di ottosillabi di tradizione castigliana, forma impiegata in modo quasi esclusivo nella raccolta di “La realidad y el deseo”.

Il periodo della poesia cernudiana in cui è evidente l’influsso della poesia becqueriana è di trionfo della poesia più squisitamente lirica, dell’impiego frequente della similitudine e della metafora naturalistica.

José Luis Cano72 si è soffermato sull’influsso che Bécquer esercitò su Cernuda, individuandone il rapporto relazionale non in termini di reale influenza del primo sull’altro, quanto piuttosto di radici ed atmosfera comune cui attingere. Ne definisce la vicinanza in termini di “parentesco espiritual”73, spiegandolo in questo modo: «el hecho de que ambos poetas, Bécquer y Cernuda, estén unidos no sólo por la luz sevillana que les vió nacer, sino por esa recóndita atmósfera andaluza que imprime un sello especial a la actitud del hombre, a su voz y a sus obras»74. Dicendosi quindi incredulo che «un poeta tan esencial y extraordinario como Bécquer , haya podido influir en la poesía de Luis

72 L’influenza della poesia becqueriana, particolarmente pregnante nella poesia cernudiana in Donde habite el olvido, è stata attentamente indagata da Cano, J., “La poesía de Luis Cernuda”, in La poesía de la generación del 27, Madrid 1970: 189-256.

73 Cano, J. L., 1955: 137. 74

Cernuda, en el caso de que se pueda hablar de tal influencia y no de atmósfera común, como yo prefiero, reste ni un ápice de valor a esa poesía»75.

Un aspetto di particolare interesse è la convergenza cronologica tra l’attenzione alla poesia bécqueriana e la contemporanea attenzione alla poesia dei romantici tedeschi. È ancora un’osservazione di J.Luis Cano in tal senso a permettere di notare la concomitanza dell’interesse per la poesia romantica nazionale e per quella tedesca, e la naturale possibilità di attingere ad un patrimonio europeo di basi comuni. Lo stesso critico sottolinea come: «Cuando en 1932 busca Cernuda título para un libro de poemas de amor desengañado-como las rimas bécquerianas-escoge un verso de Bécquer: Donde habite el olvido. Tres años más tarde, en 1935, aparece en la revista Cruz y Raya su ensayo sobre Bécquer y el romanticismo andaluz, quizá el más hondo esfuerzo de comprensión que se haya hecho de la figura y la poesía de Bécquer»76.

È in questi termini che il poeta romantico spagnolo può individuarsi come tramite verso l’adesione alle forme artistiche della poesia tedesca ed anglosassone. Bécquer viene da Cernuda riconosciuto come “mito fondazionale”, alla cui poesia ritualmente e, con spirito rigenerato, si ritorna, senza possibilità di depauperare una tradizione lirica innovativa e perennemente attingibile. Tutta una serie di meriti vengono dal poeta di Sansueña tributati a Bécquer, in termini di rinnovamento e di ridestamento dell’arte poetica nazionale. Lo studio critico “Estudios sobre poesía española contemporánea” raccoglie una proiezione veritiera del pensiero cernudiano su autori scelti. Bécquer occupa il secondo posto in ordine di trattazione nonché in ordine cronologico, rispetto al precedente di Ramón de Campoamor. In poche pagine (43-55), Cernuda tratteggia l’apporto bécqueriano all’arte poetica, configurandolo come “iniziatore” e di “liberatore”77. Bécquer si configura come esempio di lirica che Cernuda definisce “nórdica”78, perché molto più asciutta, essenziale, priva della vuotaggine e dell’esagerazione esornativa che contraddistingueva la poesia romantica spagnola. Stile poetico e relativa teoria che Cernuda deriva dalla lettura delle Rimas, che condensano in breve il credo poetico dell’autore. Da qui Cernuda deriva l’apprezzamento che tributa al predecessore in questi termini: «Hay en dichas palabras, leídas entre líneas unas sugerencias de valor para la comprensión de la poesía moderna, que ahí se vislumbra. Esa es la poesía “breve, seca”, que por su concentración y reticencia “hiere al sentimiento con una palabra y huye”; la poesía “desembarazada dentro de una forma libre”, contrastando con la pesadez de las estrofas tradicionales en boca de los románticos, donde el pensamento poético, si alguno hay, se

75

Ivi: 137.

76 Ivi: 141. E il 1935 è anche l’anno delle traduzioni hölderliniane, quasi a conferma di una comune matrice culturale. 77 Cernuda 1957: 45 osserva: «Tras un letargo extraño de más de siglo y medio, la poesía española despierta en las

Rimas de Bécquer. No había sido nuestra lírica, como sí lo había sido la francesa, de pobre caudal; pero

inexplicablemente, después de Calderón, parece cesar de existir». 78

enreda con el ritmo del verso y el consonante»79. Bécquer ha dunque il merito dell’introduzione di un istituto formale che diverrà cardine e voce d’innovazione nella lirica moderna in quanto di successivo uso, l’assunzione del verso libero.

L’accesso alla poesia bécqueriana, conseguente all’esperienza delle traduzioni da poeti francesi e vista anche alla luce dell’avvicinamento ai romantici tedeschi, assume così una particolare connotazione nell’articolazione dell’iperbole creativa del poeta sivigliano. La valenza è quella della liberazione, sul piano formale, dalle imposizioni estetiche di origine francese. J.L.Cano commenta tale cambiamento in questi termini, attraverso le parole dello stesso Cernuda: «El romanticismo más hondo (el de Bécquer) implica una liberación de la pompa, del ornato que como vano ramaje rodeaba con sus anchas hojas decorativas el cuerpo esbelto y ligero de la poesía»80. La valorizzazione della poesia delle Rimas bécqueriane è giustificata anche dall’alto contenuto umano. La poesia bécqueriana costituisce ad ogni modo per Cernuda la possibilità di “umanizzare”, in modo sensibile, i suoi versi, apportandovi maggior vigore ed un tono personale sempre più accentuato. Ancora J.L.Cano ne rende conferma commentando: «De estirpe bécqueriana, la poesía de Luis Cernuda continúa una línea de poesía andaluza-seria, elegante, melancólica, pura-un eslabón de la cual, muy importante, es Antonio Machado […]. El bécquerianismo de Cernuda lo vió ya Pedro Salinas, quien dijo de sus versos que “hay en ellos una elegancia de sonido, una sutileza de dicción poética, de la más pura calidad bécqueriana”»81.

Il legame della poesia cernudiana con Bécquer si basa non solo sugli aspetti formali romantici della poesia del sivigliano, ma consiste anche di tematiche condivise quali l'oblio, aspetto al contempo di triste contemplazione e di languido compiacimento. Tanto che V.Bodini osserva: «tutta la poesia di Cernuda è un grande canzoniere amoroso, tanto più disperato quanto più egli ha votato il proprio cuore alla rigida disciplina dell'assenza. [...] L'eredità bécqueriana nella generazione è divisa legittimamente fra Alberti e Cernuda: toccherà al primo il mistero, il segreto degli oggetti sotto la polvere, delle impossibili note dell'arpa che nessuno suona, al secondo invece la pena dell'abbandono di ciò che non s'è avuto mai o non s'è posseduto abbastanza»82.

79 Ivi: 50.

80 Cano, J.L., 1955: 141. 81 Ivi: 145.

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