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2.1. Febbraio – ottobre 1922: campagna anticlericale per la confisca dei beni ecclesial

2.3.1 Il cielo è vuoto!

Tradizionalmente il 12 aprile è la giornata mondiale del trasporto aereo e dei cosmonautici. In questo giorno, nel 1961, la navicella Vostok 1 [Oriente 1] compì il suo primo viaggio nello spazio. Il lancio avvenne dall’impianto cosmodromo di Bajkonur, in Kazachstan. Il veicolo spaziale portò in orbita terrestre il pilota sovietico Jurij Gagarin per un’ora e quarantotto minuti. Il primo cosmonauta della storia, appena

239 GIOVANNI CIMBALO, Prime note sulla tutela penale dei culti nei Paesi dell’Est

Europa, in Stato, Chiese e pluralismo confessionale, Rivista telematica,

ventisettenne, fu ribattezzato il “Cristoforo Colombo dei Cieli”. Chruščev gli conferì l’Ordine di Lenin, lo proclamò Eroe dell’Unione Sovietica e il giorno del suo volo fu dichiarato festa nazionale.

Nel 1962 la rivista “Nauka i religija”240 celebrò il “primo piano quinquennale nello spazio”. Infatti, erano passati cinque anni dal lancio del primo Sputnik, il 4 ottobre 1957; poi ci fu l’impresa di Gagarin; nell’agosto dello stesso anno il tedesco German Titov ripeté l’impresa; e due mesi più tardi i cosmonauti Adrian Nikolaev e Pavel Popovič completarono insieme il primo giro intorno alla Terra. L’editoriale sottolineò le conquiste fatte dal paese, in un “campo prima assolutamente inimmaginabile, che esisteva solo nel regno della fantasia241”. In particolare, si esaltò la crescita della nazione, che da una “Russia contadina e zarista” si era trasformata nella grande Unione Sovietica, riuscendo a dare il suo contributo nella lotta per il progresso, in concorrenza con i paesi più sviluppati242. Inoltre, a compiere l’impresa era stato un uomo, figlio di un operaio, proveniente da una famiglia di contadini sovietici e atei, che aveva raggiunto tale risultato non grazie alla potenza dei suoi muscoli, ma con la forza della ragione243.

L’impresa compiuta da Gagarin ebbe un’importanza sensazionale per l’Unione Sovietica. Negli anni della Guerra Fredda e di forti contrapposizioni ideologiche, il primo giro intorno al mondo realizzato dai sovietici sancì la supremazia russa nella corsa allo spazio. I vertici del Partito Comunista utilizzarono l’eroica impresa a loro favore nella lotta per eliminare i “residui” religiosi in favore dell’ateismo di Stato.

240 “Piat’ let šturmu kosmosa” [Cinque anni dall’assalto del cosmo], “Nauka i religija!, n. 10, ottobre 1962, pp. 3-8.

241 Ibidem.

242 Novaja era v istorii [Una nuova era nella storia], "Komsomol’skaja pravda", n. 88, 13 aprile 1961, pp. 2-3.

243 Estafeta pokolenii [Staffetta della generazione], "Nauka i religija", n. 9, settembre 1962, p. 4.

Infatti, al pilota sovietico venne attribuita una celebre frase, utilizzata dai leader sovietici per debellare la religione “Non vedo nessun Dio quassù!”. Le parole pronunciate mentre era in orbita in realtà sarebbero frutto dell’invenzione di Chruščev, che utilizzò la missione spaziale per creare una situazione a lui favorevole244. Come già detto poc’anzi, gli anni chruščeviani segnarono un periodo di forte repressione religiosa. Secondo le fonti storiche, Gagarin non pronunciò mai quella frase che, infatti, non compare nella registrazione ufficiale della comunicazione dallo spazio245.

244 In realtà, non fu Gagarin, bensì Chruščev a pronunciare la celebre frase nel corso della riunione plenaria del Comitato centrale del Partito dedicata al tema della propaganda antireligiosa. Il leader diede alle organizzazioni del Komsomol (abbreviazione di Kommunističeskij Sojuz Molodëži, ovvero Unione comunista della gioventù) l’ordine di impegnarsi in questa propaganda e disse: “Perché si dovrebbe credere in Dio? Gagarin è volato nello spazio, ma non ha visto nessun Dio”. Qualche tempo dopo. La frase ha cominciato a circolare in forma diversa. Il riferimento fu fatto a Gagarin e non a Chruščev, poiché si pensò che la gente avrebbe potuto credere più facilmente a un eroe della patria.

245 È difficile dire con certezza che Jurij Gagarin fosse un credente, ma molte sono le informazioni a disposizione che fanno supporre che lo fosse. Il colonnello Valentin Petrov, coetaneo di Gagarin e professore associato all’accademia aeronautica Gagarin, in un’intervista rilasciata a Interfaks- religija confermò la visita che lui e il primo astronauta della storia avevano compiuto nella Lavra della Trinità di San Sergio, nel 1964, il giorno del trentesimo compleanno del pilota. Ricorda che il padre superiore li invitò nella sua cella e Gagarin, in ricordo, tirò fuori una sua foto e fece una dedica personalizzata al religioso. Su invito del padre, andarono a visitare il Museo Archeologico presso l’Accademia Teologica di Mosca. Lì Gagarin si soffermò a guardare il modello della Chiesa di Cristo Salvatore e ne restò affascinato. Qualche tempo dopo, intervenendo alla sessione plenaria del Comitato Centrale per l’istruzione dei giovani, Gagarin suggerì apertamente il ripristino della Chiesa di Cristo Salvatore come monumento alla gloria militare e un eccellente lavoro dell’ortodossia. Allo stesso tempo, propose di ristrutturare l’Arco di Trionfo, perché il patriottismo non poteva essere promosso senza la conoscenza delle proprie radici. E ancora affermò che Gagarin, come tutti i russi nati in quegli anni, era stato battezzato. (Per leggere l’intervista completa I am proud to be accused of having introduced

Yury Gagarin to Orthodoxy in “Interfax Religion” del 12 aprile 2006 si

rimanda alla pagina http://www.interfax-

religion.com/?act=interview&div=24, ultima consultazione: 05/06/2016). Il cosmonauta Aleksej Leonov ricordò che prima della missione dell’aprile del ’61, Gagarin volle che anche la figlia Elena fosse battezzata e assicura che la famiglia del pilota fosse credente e tenesse in casa icone e oggetti di culto.

Anche prima che Gagarin compisse la sua eroica missione, la rivista “Nauka i religija” pubblicò una lettera inviata al direttore da un lavoratore della Circassia, Ivan Dovgal, che sosteneva che l’invio dei satelliti artificiali nello spazio era già un argomento sufficiente contro la lotta alla fede religiosa. Dovgal sosteneva il suo sgomento nel vedere “le credenze religiose persistenti tra i suoi collaboratori”; non riusciva a capire come potessero continuare a credere in un paradiso dopo la morte, dato che i razzi inviati, che avevano volato intorno al Sole, non avevano scoperto nessun cielo246”. Sulla stessa riga, qualche tempo dopo, anche l’editore della rivista “Izvestija” che riconobbe il merito di Gagarin nell’aver dato “un terribile mal di testa ai credenti! Volando dritto verso i palazzi celesti non ha visto né l’Onnipotente, né l’Arcangelo Gabriele, né gli angeli del cielo. Sembra, quindi, che il cielo sia vuoto247!”

L’artificiosa affermazione attribuita al pilota costituì, dunque, solo un ottimo pretesto per promuovere il materialismo scientifico e inasprire la lotta alla religione, in una delle pagine più terribili nella storia del comunismo sovietico248.

(Si veda il sito interamente dedicato al cosmonauta http://gagarin.ortox.ru/glavnaja, ultima consultazione: 05/06/2016). Un’altra testimonianza fu offerta da Gennadij Durasov, scrittore della biografia della santa Madre Makarija. L’autore raccontò che Gagarin amava molto sua madre e non rifiutò di accontentare la sua richiesta di andare a trovare Madre Makarija nel marzo del 1968 nel villaggio di Temkino. La gente del posto affermò delle ripetute visite che l’astronauta fece alla monaca e dell’aiuto che cercò di darle, data la pensione minima con la quale la madre doveva sostentarsi. Pare che la madre avesse detto espressamente a Gagarin di non volare più in futuro, quasi avesse predetto l’incidente che da lì a poco avrebbe portato via il giovane pilota. Tuttavia, non si ha certezza di quanto riportato, perché non c’è nessuna testimonianza scritta della monaca. 246 1000 Pisem [1000 lettere], "Nauka i religija" , n. 2, febbraio 1960: 8. 247 Survey of Letters: What is God?, "Izvestiia", 23 maggio 1961, 4, in “Current Digest of the Soviet Press”, 13, n. 21, 1961: 28.

248 Nel racconto Gagarin i Malyš [Gagarin e il giovane], l’autore Andrej Efremov riporta un episodio molto singolare. Si racconta che sia stato chiesto all’arcivescovo di Alma-Ata, nell’aprile del 1961, di pronunciare davanti alla sua comunità un sermone sul tema del volo nello spazio del pilota sovietico e di pronunciare la frase “Gagarin è volato nello spazio, ma non ha visto nessun Dio”, minacciandolo che se non lo avesse detto, avrebbero

2.4. Brežnev: affievolimento della propaganda anti-