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Collocazione nello spazio

È già intuibile come a un elemento così importante dell’ortodossia non possa che spettare una collocazione spaziale ben precisa, che determini il campo semantico del visivo. Certamente, la chiesa è lo spazio naturale delle icone. Esse possono essere appese sopra le cappelle laterali o posizionate sopra i leggii di fronte all’altare nei giorni di festa. Tuttavia, è l’iconostasi60 a incarnarne pienamente il significato dell’icona. L’iconostasi è un tramezzo che separa la zona destinata ai fedeli dal presbiterio, luogo riservato alla liturgia: solo i celebranti possono accedervi in determinati momenti della liturgia. Deriva dalla transenna aperta, o templon delle chiese bizantine in cui venivano appese le icone. Attorno alla metà del IX secolo, in seguito al trionfo delle immagini sacre contro l’iconoclastia, l’iconostasi si trasformò in una struttura via via più complessa, formata da numerosi ordini d’icone, collocate su strutture orizzontali.

L’iconostasi rappresenta la successione del tempo divino, partendo dai profeti e dai patriarchi del Vecchio Testamento, e attraverso gli eventi evangelici del Nuovo Testamento, giunge alla Nuova Gerusalemme nel Giorno del giudizio universale. La sua composizione è molto rigida e si possono individuare quattro registri:

I. Registro “locale”

L’ordine inferiore d’icone dell’iconostasi è detto ordine locale e nella parte centrale si trovano le Porte regali, simbolo della buona novella del Vangelo. Le porte regali costituiscono una «barriera», che può essere paragonata al confine tra i due mondi, quello celeste ed eterno di Dio e quello terreno. Sono formate da due battenti e sono, a loro volta, ornate di icone. Generalmente, nella parte superiore si trova l’Annunciazione,

60 Si veda: PAVEL FLORENSKIJ, Lo spazio e il tempo nell’arte [1923-1924], tr.it Milano, Adelphi, 1995; GAETANO PASSARELLI, Iconostasi. La teologia della

con la Madre di Dio sul battente di destra e l’arcangelo Gabriele a sinistra. Più sotto si trovano i quattro evangelisti, due per lato: sotto l’immagine dell’arcangelo san Giovanni il Teologo e san Luca; sotto quella della Vergine gli evangelisti Matteo e Marco61. Ai lati di queste porte trovano posto le icone di Cristo e, alla sua destra, quella della Madre di Dio. Talvolta, l’icona di Cristo è sostituita da quella del santo o della festa a cui la Chiesa è dedicata62. Infatti, le icone di questo registro sono molto varie e la loro scelta dipende dalle esigenze locali. Per questo motivo, quest’ordine ha mantenuto il suo antico nome di «registro della venerazione». Oltre alle Porte Regali, ci sono altre due porte laterali, Porta del Nord e Porta del Sud, che immettono negli ambienti minori del santuario. II. Registro delle Feste

Comprende icone che rappresentano la serie di dodici feste dell’anno liturgico ortodosso, presentate in successione storica, con un intento esegetico e teologico: la Nascita della Madre di Dio, la Presentazione della Madre di Dio al Tempio, l’Annunciazione, la Natività, la Presentazione di Cristo al Tempio, il Battesimo di Cristo, la Trasfigurazione, l’Ingresso a Gerusalemme, la Resurrezione, l’Ascensione, l’Esaltazione della Croce, la Dormizione della Madre di Dio. III. Registro della Deesis Presenta l’icona di Cristo Pantocratore affiancato dalla Madre di Dio e da San Giovanni Battista. IV. Registro dei Profeti e dei Patriarchi 61 Ibidem.

62 LEONID USPENSKIJ, VLADIMIR LOSSKIJ, Il senso delle icone, Milano, Jaca Book, 2007, p. 75.

Presenta le icone dei profeti dell’Antico Testamento e dei progenitori.

V. Registri superiori

Recentemente, nelle iconostasi più complesse, il registro dei profeti è separato da quello dei patriarchi; si aggiungono altre raffigurazioni dedicate alla passione di Cristo.

“In ogni casa russa, in ogni stanza in albergo, nelle sale d'aspetto delle stazioni, ovunque c'è un'icona", ha osservato un visitatore in Russia alla vigilia della Prima Guerra Mondiale63. A questo proposito, la Russia tardo-imperiale era cambiata poco da quando, nel XVI secolo, ogni cristiano dovette mettere sulla parete di una stanza immagini sante e venerabili, dipinte secondo le regole della Chiesa. Che fosse la cappella privata dello zar o una capanna, le icone divennero parte integrante della vita quotidiana.

La zona della casa designata per le icone è conosciuta come

angolo bello. L’aggettivo “bello” viene dall’antico slavo красьнъ,

anche se oggi il termine vuol dire “rosso”. L’angolo bello era il luogo più onorevole della casa; era composto da una mensola in cui venivano appoggiate le icone e da un tavolo. La mensola era identificata con la Chiesa Ortodossa, mentre il tavolo con l’altare. La prima azione che compiva un uomo entrando in casa era farsi il segno della croce davanti alle icone64. Nelle izbe, solitamente, l’angolo rosso era disposto verso est, nello spazio tra la parete frontale e quella laterale, in opposizione al forno. Alcuni studiosi hanno voluto rintracciare in questa disposizione antiche origini pagane. Infatti, prima dell’adozione del Cristianesimo, nelle case pagane il centro sacro dell’abitazione

63 WENDY SALMOND, Russian Icons at Hillwood, Washington, Hillwood Museum & Garden, 1998, p 38.

64 OLEG PLATONOV, Krasnyj ugol. Russkij obraz žizni [L’angolo bello. L’immagine russa della vita], Moskva, Institut russkoj civilizacii, 2007, pp. 364-365

era una stufa. Le icone, poste in opposizione al forno, potrebbero essere considerate un simbolo per scacciare gli spiriti maligni, il buio65. Solitamente, accanto all’angolo c’era anche una finestra, perché quello deve essere il punto di maggiore luminosità della casa e il primo a essere notato entrando in casa. Inoltre, ci doveva essere posta una piccola lampada, lasciata sempre accesa, per illuminarle. Le icone della Madre di Dio e di Cristo erano sempre presenti, e rispecchiavano l’ordine dell’iconostasi. Le altre icone erano scelte dal fedele. Si cercava sempre di rispettare la gerarchia e non mettere le icone dei santi di dimensioni maggiori rispetto a quelle della Vergine o del Salvatore.

Partendo per un viaggio, il cristiano ortodosso portava sempre con sé una piccola iconostasi pieghevole, un trittico o un polittico. In molte occasioni della vita dell’uomo nell’antica Rus’, l’icona è stata una presenza costante: nascita o morte di un uomo, matrimonio o altro avvenimento importante, tutto è sempre stato benedetto dall’icona. Anticamente, quando nasceva un bambino, era tradizione regalare al piccolo un’icona che fosse della sua stessa lunghezza. A un matrimonio era consuetudine presentare la sposa con l'icona della Madre di Dio, mentre lo sposo riceveva in dono un’icona del Cristo Pantocratore. Le madri mandavano i loro figli in guerra benedicendoli con un'icona, e gli spiriti maligni potevano essere scacciati da una casa con il potere delle immagini miracolose. Un evento importante nella vita di ogni persona ortodossa era il giorno dell’onomastico, quando la memoria del santo da cui si era preso il nome veniva commemorata. In Russia i fedeli esprimevano le loro esigenze di intercessione e protezione venerando i santi patronali personali e familiari rappresentati nelle icone della loro casa. Spesso, si usava fare dei trittici pieghevoli con le icone venerate da una famiglia. Il committente

65 MARIA SEMENOVA, My – slavjane! Populjarnaja enciklopedija [Noi siamo slavi Enciclopedia popolare], Sankt-Peterburg, Azbuka-klassika, 2006, p. 560.

poteva richiedere l’aggiunta di una piccola iscrizione con il suo nome o con una frase da dedicare a un familiare deceduto, che veniva incisa sul lato posteriore della tavola. Nei secoli successivi divenne sempre più comune iscrivere il nome del committente sull'icona, specialmente nei casi in cui il proprietario dell'icona l’avrebbe posta in una chiesa per la preghiera collettiva. Solo in tempi molto recenti è diventato accettabile mettere tali iscrizioni sul volto dell'icona. Tali pratiche riflettono l'emergere di un individualismo più evidente nella società russa nel corso dei secoli XVII e XVIII.