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Lo stile severo e la presenza dell’icona

nuovo tempo

4.1. Il motivo religioso nel paesaggio Gli artisti dell’Accademia

4.1.2. Lo stile severo e la presenza dell’icona

Nell’alveo culturale dell’arte ufficiale si sviluppò un particolare genere pittorico che assunse il nome di surovyj stil’, ovvero stile severo. Modificandosi, ma mantenendo allo stesso tempo la tipologia di base, lo stile severo iniziò il suo cammino negli anni ’20 e si prolungò fino alla fine del secolo.

La critica definì questo concezione come “stile severo e drammatico” nel 1960377. Inizialmente lo stile fu caratterizzato da alcuni segni plastici, come il laconismo, grandiosa efficacia espressiva, monumentalità e decorativismo. Lo studioso Jurij Nagibin identificò nel “laconismo, espressività, estrema generalizzazione dell’immagine” i tratti distintivi del suddetto stile378.

377 B. Biritejn, “Iskusstvo”, 1960, №2, p. 8. L'autore utilizzò il termine per riferirsi all'opera di Edgar Iltner.

378 JURIJ NAGIBIN, Čto sovremennoe? [Che cosa è attuale?], “Literaturnaja gazeta”, 1960, 3 dicembre.

Molti elementi del realismo socialista erano contenuti nello stile severo che, resistendo fino alla fine del XX secolo, si ibridò con altre concezioni artistiche. Più che altro, negli anni ’60 gli artisti subirono il fascino di un nuovo atteggiamento generale, una nuova visione del mondo. I pittori tornarono a guardare alla periferia, si interrogarono sulla perdita dei valori comuni; manifestarono interesse, però, anche per l’uomo, inteso come singolo individuo che deve trovare la propria strada. La tematica sociale, il destino dell’uomo e la responsabilità che la società ha nei confronti del singolo individuo sono temi cari ai

šestidesjatniki.

Viktor Ivanov consacrò le sue tele alla rappresentazione di contadini, semplici lavoratori, madri con bambini, testimoniando la vita dei villaggi379. Così caratteristiche sono le donne dal volto scarno e allungato di Moladaja mat’ [Giovane madre] e Portret molodoj ženšiny [Ritratto di giovane donna] (entrambi del 1964), Rjazanskie luga [I prati di Rjazan’] (1962- 1967), Rodilsja čelovek [È nato un bambino] (1969), Rjazanskaja

madonna [La madonna di Rjazan’] (1970) e Na Oke [Sull’Oka]

(1972). Ivanov si nutrì della tipologia nazionale di donna russa, una “madonna proletaria” della società sovietica, la cui tradizione è in continuità con i soggetti di Petrov-Vodkin. Queste donne forti, resistenti, senza pretese sono parte indissolubilmente legata alla natura russa.

Altro personaggio che l’artista analizzò con grande rispetto fu l’anziano, nella versione di uomo che ha duramente lavorato per il benessere della società, ma che adesso è dimenticato ed emarginato. Dietro il sentimento di grande ammirazione per questi uomini, si cela anche una forte critica sociale allo stato per averli dimenticati. Per quel che riguarda il mio progetto, molto importante risulta la tela Nikolaj Arsen’evič Barinov (1977-78) che ritrae un anziano uomo seduto su un letto, in una

379 VLADIMIR LEPJAŠIN, «…Žit’ prjamo iz prirody» […Vivere direttamente dalla natura], in Realizm v russkom iskusstve…, cit. p. 15.

modesta ed essenziale camera da letto. Ciò che sicuramente salta alla vista è la presenza dell’angolo bello, con un’icona della Madre di Dio, alle spalle del vecchio. Questo dettaglio permette di capire come nelle sue tele nulla sia casuale; ogni posa dei personaggi, ogni elemento del dipinto sono tratti dal contesto culturale e sociale in cui sono immersi.

Petr Ossovskij, uno dei più importanti pittori nel panorama artistico russo della seconda metà del XX secolo, riuscì coraggiosamente a distaccarsi dai temi dell’arte ufficiale del tempo, trovando un linguaggio pittorico personale, in sintonia con l’epoca. L’artista si considerò un servitore della patria e creò dipinti originali, in cui venerò la memoria di eventi passati. Il suo attaccamento alla terra è ben visibile nei quadri a tema paesaggistico. Ossovskij creò in pittura panorami solenni e spirituali, fusi con una potente forza emotiva, come Moskovskij

Kreml’ zimoj [Il Cremlino di Mosca in inverno] (1979), Chram na ozere [La chiesa sul lago] (1985), Golubye kupola. Suzdal’ [Le

cupole blu. Suzdal’] (1989), Pskovskij kreml’ [Il Cremlino di Pskov] (1975).

Viktor Čulovič si dedicò a tele paesaggistiche, con una tavolozza dai toni limpidi e ariosi. Avendo preso parte alla Seconda guerra mondiale, tentò di trasmettere nei suoi dipinti la tranquillità e quel senso di pace interiore, che spesso all’uomo non era consentito raggiungere in vita380. Tra i suoi quadri più famosi, si ricordano Vorota Sergievskaja cerkov’ [Il portone della chiesa di San Sergio] (1969) e Isaakievskij sobor [La cattedrale di Sant’Isacco] (1972).

Tat’jana Majkova dipinse paesaggi che tendevano verso l’alto, come se aspirassero al bene. Le sue vecchie case riflessero le anime luminose degli abitanti. Il suo non fu uno sguardo melanconico e nostalgico al passato né un lamento alla povertà. Le sua opere contenettero più una visione folcloristica del

mondo, come è possibile vedere in Russkoe celo [Villaggio russo] (1968), Ottepel’. Zagork [Disgelo. Zagork] (1969), Zagork. Zimnie sumerki [Zagork. Crepuscoli invernali] (1969). 4.1.3. Viktor Popkov e le sue variazioni dello stile severo Già quando era in vita Viktor Popkov entrò nelle pagine di storia dell’arte. Parlando dell’arte di quel periodo, diversi sono gli appellativi che sono stati utilizzati per definire i suoi affiliati: di “destra”, di “sinistra”, “anticonformista” o “conformista”, “allineato” o “underground”. Ogni tentativo di ridurre e di affiliare l’opera del grande maestro a una determinata lista risulta inutile. Popkov ebbe sempre una posizione creativa, indipendente, apartitica, che lo portò a creare una pittura complessa, sfaccettata. Fu uno dei padri fondatori dello stile severo, ma come ogni grande maestro, seppe modificare e personalizzare lo stile.

La sua discendenza artistica può essere rintracciata in Dejneka o in Pimenov, anche se ideologicamente Popkov rappresentò qualcosa di totalmente diverso. Se gli eroi di Dejneka, con i muscoli ben delineati e i tratti che emanano un’eccessiva gioiosità, erano ancora rigorosamente in conformità con le linee del partito, i rappresentanti dello “stile severo” ritrassero personaggi meno sorridenti e benevoli, i cui sforzi muscolari erano richiesti da una profonda motivazione interna. Popkov visse però in un’epoca piuttosto fortunata; la sua generazione poté, infatti, credere in un “socialrealismo dal volto umano”, almeno fino al 1968381.

381 L’invasione della Cecoslovacchia distrusse le speranze di molti intellettuali. Quel paese fortemente occidentalizzato, con una radicata tradizione democratica, era rimasto a lungo sotto la variante staliniana di Antonin Novotný. Quando, nel 1968, fu deposto, la dirigenza del partito di Alexander Dubček optò per una linea di governo più liberale, abolendo la censura. I dirigenti dell’Unione Sovietica, della Germania Orientale, della Polonia e della Bulgaria optarono per un’invasione che potesse riportare l’ordine. Il 20 agosto le truppe sovietiche entrarono in Cecoslovacchia per scongiurare il tentativo di autonomia dello stato “fratello”.