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Circuiti teatrali territoriali: finalità ed assetti prevalent

4.2.1 Le imprese italiane e le filiere globali di produzione

4.4 Circuiti teatrali territoriali: finalità ed assetti prevalent

Tra le numerose e varie organizzazioni che compongono il panorama teatrale italiano, i Circuiti Teatrali Territoriali identificano quegli organismi di promozione e formazione del pubblico che si occupano di diffondere e sviluppare la cultura dello spettacolo dal vivo a livello regionale. L’idea di teatro che va affermandosi riflette una concezione del teatro come servizio pubblico, come diritto ed opportunità per tutti, da rendere stabile consolidando il rapporto con il territorio ed i suoi interlocutori in un quadro di solidarietà e concertazione istituzionale. Principali protagonisti di tale processo sono gli enti locali che divengono organizzatori e finanziatori di cultura, a tal fine valorizzando sempre più il ruolo dei Teatri Comunali. In tale contesto i Circuiti Teatrali Territoriali hanno acquisito la missione principale della distribuzione, ovvero la funzione di servizio pubblico finalizzata alla massima circuitazione dello spettacolo stabile e

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Azienda Pubblica, “Teoria ed esperienze di management”, Maggioli, Rivista trimestrale, Luglio-Settembre 2012, n. 3

dal vivo nelle sale teatrali regionali, agevolando e sostenendo il rapporto col mercato. Essi realizzano un circuito pubblico di distribuzione alternativo che consente una più ampia diffusione dello spettacolo dal vivo sul territorio nazionale ed un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni teatrali minori. A tal fine, svolgono precise funzioni che ne giustificano l’esistenza, quali quella:

 informativo-artistica, inerente la formulazione di progetti artistici e la definizione dei cartelloni;

 tecnico-organizzativa, con riguardo alla gestione tecnica degli spettacoli, della biglietteria e dei rapporti con la SIAE, nonché dell’impostazione ed attuazione delle campagne promozionali;

 economica, in relazione alla definizione dell’aspetto economico degli accordi con le campagne teatrali ed alla ricerca dei contributi principalmente statali e regionali.

Tali reti di distribuzione svolgono, inoltre, attività secondarie legate all’edilizia (restauro, messa a norma, costruzione di nuovi teatri) ed alla realizzazione in via esclusiva di progetti culturali promossi dalle Regioni, di cui divengono spesso veri e propri bracci esecutivi. La loro esistenza permette di gestire in via indiretta e più conveniente le aziende teatrali, soprattutto i Teatri Comunali, grazie al meccanismo di esternalizzazione di alcuni servizi collegati all’offerta teatrale (allestimenti, biglietteria, promozione, rapporti con le compagnie, ecc.) ed ai conseguenti vantaggi che ne possono derivare. Per un piccolo comune, senza una struttura e personale specializzato, l’adesione ad una rete di teatri presenta senza dubbio elevati profitti di convenienza. L’esternalizzazione delle attività di programmazione e gestione dei cartelloni e di organizzazione ed attuazione degli spettacoli, consente invero di qualificare ed incrementare, a parità di contributo finanziario, l’offerta teatrale al pubblico, grazie alle economie di scala, di raggio d’azione ed esperienza che essi sono in grado di realizzare distribuendo il proprio prodotto in un circuito strutturato di sale teatrali.

Un censimento realizzato dal MiBAC nel 2007 ha individuato, relativamente al genere di spettacolo distribuito, 49 circuiti multidisciplinari, impegnati quindi in diversi generi dello spettacolo dal vivo, e 75 circuiti mono disciplinari di cui: 49 dedicati in maniera esclusiva al settore della prosa; 12 a quello della danza; 8 al comparto musica e 6 al teatro ragazzi. Dal punto di vista del modello di networking, il MiBAC ha rilevato tre differenti situazioni: network con soggetto istituzionale locale, network a regia regionale e network incentrato sul Teatro Stabile. I network con soggetto istituzionale locale si caratterizzano per la presenza di un soggetto intermedio (nodo focale) di natura privatistica, sostenuto in vario modo da enti locali. Gli assetti istituzionali vedono negli enti locali, ed in particolare nelle amministrazioni regionali, i soci principali, sebbene non manchino situazioni caratterizzate dal coinvolgimento di organismi di spettacolo, quali i teatri stabili di tradizione. In tale modello, inoltre, il soggetto intermedio svolge funzioni diverse, tra le quali: il coordinamento delle attività degli enti di spettacolo presenti nel territorio di competenza; la gestione di festival ed iniziative a carattere regionale; la gestione di progetti di formazione e scambio interculturale; la gestione dell’osservatorio dello spettacolo; la presentazione al MiBAC, in qualità di capofila, delle richieste regionali di finanziamento. Alla rete dei rapporti formali, in alcuni casi, si affiancano sub- network più piccoli, focalizzati su determinate discipline, che cooperano con il nodo focale nell’attuazione di specifiche iniziative. Pertanto, la produzione artistica è realizzata, a seconda dei casi, dal nodo focale, dall’ente di spettacolo o, in maniera congiunta, dagli enti componenti un sottocircuito settoriale.

Nel modello a regia regionale, invece, la distribuzione teatrale è prerogativa dell’ente regionale (che rappresenta il nodo focale del network), il quale opera attraverso il proprio settore cultura e sulla base di programmi settoriali che realizza con le strutture di spettacolo consolidate sul territorio.

I network incentrati sui Teatri Stabili, infine, sono diffusi nelle regioni più piccole dove un ente di spettacolo, solitamente un Teatro Stabile, cura la distribuzione degli spettacoli anche nei comuni di più piccole dimensioni.

Sul piano organizzativo, tali modelli configurano, nella maggior parte dei casi, reti di tipo verticale (o centrate) e burocratico, volte a diffondere in modo capillare lo spettacolo dal vivo, dispiegandone il potenziale educativo e culturale, oltre che ad accrescere l’efficienza ed a soddisfare esigenze di natura processuale (requisiti normativi di accesso a contributi pubblici).

Sul piano della funzionalità, il modello di networking che sembra più adatto a generare risorse utili all’autonomia del circuito fa capo ad un ente a

partecipazione mista pubblico-privata59.

Sulla base di tali premesse di contesto, il presente lavoro focalizza l’attenzione sul circuito teatrale della Regione Calabria, considerata la rilevanza che lo stesso ha assunto negli ultimi anni nell’innalzare i livelli di fruizione dello spettacolo nella regione. Il circuito coinvolge le città capoluogo, i piccoli borghi, i politeama ed i cine-teatri, conta 43 stagioni di prosa, spettacoli di drammaturgia contemporanea, rassegna di Teatro Ragazzi e di danza, laboratori teatrali ed altri progetti speciali, ed una media annua di circa 150.000 spettatori, rappresentando di fatto una delle realtà di distribuzione teatrale più significative del Sud Italia.

4.4.1 La promozione dello spettacolo dal vivo in Calabria: il