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La via Claudia Augusta Altinate

Il tracciato fa parte delle strade consolari romani. La strada fu costruita tra il 46 e il 47 d.C. per volere dell’imperatore Claudio. Il percorso collegava Altino, sulla laguna veneta in prossimità della foce del Sile, con il passo Resia che consentiva il passaggio al

Vindelicum, attuale Baviera, permettendo di raggiungere Asburgo. Questa via era già

stata utilizzata per le campagne militari di Tiberio e Druso a seguito delle quali, esigenze militari e commerciali, avevano reso necessaria la creazione di una via più comoda e agevole. La Claudia Augusta Altinate unì due tracciati già esistenti. Il primo partiva da Quarto d’Altino e, seguendo il corso del Piave, giungeva fino a Santo Stefano di Cadore da dove, seguendo la Val Pusteria, raggiungeva Bressanone per salire al Valico del Brennero. Il secondo tracciato è quello della via Claudia Augusta Padana che, partendo da Verona, seguiva la valle dell’Adige passando Trento e Bolzano,

dirigendosi poi ad occidente verso Merano e da qui, imboccata la Val Venosta, giungeva fino al Passo Resia. Dall’unione dei due nacque un percorso che da Quarto d’Altino, seguendo il corso del Piave, raggiungeva Feltre e da qui, attraverso la Valsugana, giungeva a Trento per seguire la valle dell’Adige.

Il tratto fino a Trento conserva poche tracce del passato medievale. Partendo da Quarto d’Altino la strada doveva dirigersi verso nord raggiungendo il Piave dopo aver attraversato Monastier di Treviso. Da qui l’attraversamento del fiume poteva avvenire a Ponte di Piave da dove, proseguendo a nord ovest costeggiando il Piave si incontra Ormelle. Qui, in località Tempio vi era una fondazione templare risalente al XII secolo389. Risalendo il corso del Piave si giungeva a Feltre390

Lasciata la città di Feltre si imbocca la Valsugana seguendo il corso del Brenta391. La valle, fortemente industrializzata nel secolo scorso, non conserva rilevanti resti del passato medievale. Nell’alta valle indagini archeologiche degli anni Ottanta del secolo scorso hanno riportato alla luce la presenza di edifici di culto situati su sentieri che permettevano la comunicazione tra la via della Valsugana e la Val di Fiemme soprastante. Si tratta delle chiese di Civezzano e di Fornace. A Civezzano392 resti di un edificio di V secolo, ricostruito tra VIII e IX secolo dopo una fase di abbandono. Da allora l’edificio, al quale fu affiancato un cimitero ha continuato ad esistere. La struttura altomedievale è stata ricostruita in epoca moderna dando origine alla chiesa di Santa Maria Assunta, oggi visibile. A Fornace si trova la chiesa di Santo Stefano393 nei pressi della quali indagine archeologiche condotte negli ultimi decenni hanno portato alla luce resti di un edificio con due fasi altomedievali, la seconda collocabile tra VIII e IX secolo. fin dalle origini la chiesa era affiancata da un cimitero. L’edificio si trova sulla via che consentiva il raggiungimento della valle dell’Adige attraverso il passaggio nella Val di Fiemme, evitando l’area di Trento.

Anche a livello toponomastico la Valsugana conserva almeno un’indicazione della presenza di un’ospedale-ospizio per viaggiatori, oggi non più esistente, che ha lasciato il suo ricordo nell’abitato di Ospedaletto, toponimo ricorrente lungo vie di passaggio medievali proprio perché abitati sorti in relazione alla presenza di una struttura di accoglienza.

Percorrendo tutta la Valsugana si incontra la valle dell’Adige, appena sopra Trento. Per l’area dell’Alto Adige, da Bolzano verso i passi alpini del Resia e del Brennero, Hans Nothdurfter ha messo in evidenza la ricchezza di edifici di culto altomedievali esistenti394. Gli edifici risultano essere il frutto dell’iniziativa privata dell’aristocrazia locale. La fondazione di una chiesa, magari in relazione ad una struttura curtense, gioverebbe ai signori locali in quanto strumento di controllo e organizzazione amministrativa del territorio, grazie anche alla possibilità offerta dalle vie di

389 Moro, Mingotto 2000

390 Castagnetti, Varanini 1989, pp. 288-289 391

Strutture ricettive tardo medievali sono elencate in Salvarani 1997, p. 103

392 Ciurletti 2001, pp. 162-163 393 Ciurletti 2001, pp. 163-165

comunicazione presenti nell’area, prima tra tutte la via Claudia Augusta dalla quale si distaccano rami secondari che permettono una facile penetrazione delle valli alpine a nord e est395. Questi edifici nella loro fase iniziale sono caratterizzate da numerose sepolture che supportano la tesi sopra esposta. A partire dalla fine dell’alto medioevo iniziano a registrarsi modifiche strutturali in questi edifici, divenuti piccoli per ospitare i fedeli delle comunità locali qui diretti in pellegrinaggio, come testimoniano le frequenti intitolazioni alla Madonna e a San Giacomo o le ricorrenti immagini di San Cristoforo, continuamente rinnovate nei secoli.

Risalendo lungo il corso del fiume si giunge a Bolzano396 dove si trovava la mansio detta Pons Drusi. Prima di giungere nel centro abitato, sui pendii ad est si trova la chiesa di San Vigilio sul Virgolo397. L’edificio, interessato da scavi archeologici all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, ha portato alla luce reperti e parti di strutture databili al V secolo che indicano la presenza di sepolture, forse di alcuni mausolei. Altre sepolture, risalenti al VI-VII secolo sono collocate al di fuori dell’edificio, mentre è del secolo successivo l’unica sepoltura all’interno della chiesa. Quest’area tra fine VII e VIII secolo è contesa tra Baiuvari e Longobardi che si avvicendano nel controllo di quest’area, sede, probabilmente, del castrumBauzanum, posizionato proprio all’ingresso della conca che accoglie l’abitato di Bolzano. L’edificio di San Vigilio viene ricostruito attorno al secolo X, anche se alcuni resti non escludono che ulteriori modifiche siano intervenute nel corso del XII secolo. Per l’abitato di Bolzano restano ancora da indagare le fasi romana e tardoantica, mentre per il medioevo la testimonianza più rilevante è data dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, oggi visibile nella ricostruzione trecentesca398. La fondazione dell’edificio risalirebbe al V secolo e, dopo una fase di abbandono sarebbe stata ricostruita attorno al IX secolo, decorata con pitture delle quali si sono trovati alcuni frammenti. In questo periodo i dintorni dell’edificio sono occupati dall’abitato e da attività artigianali, quali la lavorazione del vetro. Le indagini hanno anche portato alla luce la ricostruzione romanica dell’edificio, consacrato nel 1160, che venne poi sostituito dalla struttura trecentesca. Nei dintorni del centro vi sono altri due edifici di culto risalenti alla tarda antichità. Si tratta della chiesa di Gries, fondata nel IX secolo dal vescovo di Frisinga e quella di San Giovanni in Villa, attualmente visibile nella ricostruzione quattrocentesca. In città erano presenti anche strutture ricettivo- ospitaliere quali Sant’Agostino di Gries, San Giovanni Evangelista sull’Isarco, retto dai cavalieri Teutonici, e San Floriano, retto dai canonici regolari di San Michele all’Adige399.

Lasciato Bolzano, proseguendo verso Merano, sul versante settentrionale al di sopra di Terlano si trova la chiesa dei Santi Cosma e Damiano400. L’edificio attuale risale

395

Nothdurfter 2001 a, pp. 131-150

396 Per una descrizione più dettagliata sul tratto Trento-Bolzano si rimanda a II.5 La via del Brennero;

mentre per il successivo tratto Bolzano-Passo Resia una descrizione generale si trova in Salvarani 1997, pp. 68-74 397 Nothdurfter 2001, pp. 146-147 398Nothdurfter 2003, pp. 192-194 399 Salvarani 1997, p. 90 400Nothdurfter 2001, pp. 147-149

all’epoca moderna ma al di sotto della struttura indagini archeologiche degli anni Ottanta del secolo scorso hanno messo in luce almeno altre due fasi costruttive. La prima corrisponde con la fase di fondazione della chiesa, datata alla seconda metà del VI secolo, mentre la seconda fase corrisponde al rifacimento romanico dell’edificio di culto. È questo uno dei casi citati da Nothdurfter di edifici di culto altomedievali divenuti meta di pellegrinaggio e ampliati, per necessità di culto, in epoca romanica. In questo caso particolare il culto dei due santi medici è da mettere in relazione con la presenza, ancora oggi attestata, di una fonte le cui acque sono considerate salutari per diverse malattie.

Proseguendo a nord si incontra l’abitato di Lana che conserva la chiesa di Santa Margherita401. L’edificio, pesantemente rimaneggiato nel corso dei secoli, soprattutto del XX, presenta una caratteristica forma architettonica triabsidata, tipica delle chiese dei Grigioni, diffusasi a partire dall’VIII secolo, ma, più probabilmente qui applicato nel IX, momento della fondazione del primitivo edificio di culto. La struttura fu in parte ricostruita all’inizio del XIII secolo, e decorata con affreschi, oggi pesantemente restaurati, che si conservano solamente nella parte absidale. Nei pressi dell’abitato sorgono altri due importanti edifici di culto altomedievali. Il primo è la chiesa di San Giorgio a Foiana402, situato a poca distanza dal passo Palade che consentiva il passaggio dalla Valle dell’Adige alla Val di Non e da qui seguiva antiche vie, in uso sin dall’epoca del ferro, che collegavano quest’area con il lago di Garda e, attraversando il Passo del Tonale, con Milano e Brescia. Quest’area nell’altomedieovo appartiene al ducato Longobardo di Trento. Sotto alla chiesa attuale, databile al IX secolo, anche se rimaneggiata in seguito, si sono trovate le tracce di un edificio altomedievale probabilmente databile al VII secolo, costruito in legno. La tecnica utilizzata è stata, però, attribuita da Nothdurfter non ai Longobardi, che costruivano in pietra, ma ai Carolingi, che avrebbero preso il controllo del territorio dopo il 774 e fondato qui una chiesa, nell’ambito della riorganizzazione territoriale da loro impostata dopo la conquista. La costruzione attuale triabsidata è collocata, invece, nel IX secolo in analogia con questo tipo di costruzioni diffuse nell’area dei Grigioni a partire dall’VIII secolo, e utilizzata anche nella chiesa di Santa Margherita, situata ai piedi della strada che sale a San Giorgio. Sempre nel comune di Lana si trova anche la chiesa di San Martino vecchio403, inglobato nel corso dell’Ottocento all’interno di un complesso di abitazioni. Le indagini archeologiche hanno messo in evidenza resti di un edificio romano che ha costituito la base per la creazione del primo edificio di culto, databile tra VII e VIII secolo ma di difficile comprensione in quanto pesantemente danneggiato dalla ricostruzione romanica dell’edificio. La titolazione a San Martino, santo di strada, è comunque significativa e indicativa probabilmente non solo della posizione dell’edificio, lungo una via frequentata, ma anche di un possibile intervento Carolingio nella intitolazione altomedievale dell’edificio.

401Nothdurfter 2001, p. 132

402Nothdurfter 2001, pp. 132-134; Nothdurfter 2001 a, pp. 141-146 403Nothdurfter 2001, pp.140-141

Risalendo la valle si incontra l’abitato di Merano, sede della mansioMaiensis in epoca romana. Nella cittadina si conserva un unico edificio di culto dai tratti medievali: è la chiesa di Santa Maria del Conforto404. La titolazione, risalente al XVII secolo, è legata al ritrovamento di un’icona a cui furono attribuiti numerosi miracoli che attirarono fedeli e pellegrini nel corso dei secoli seguenti. La chiesa attuale, tra i rifacimenti moderni, conserva ancora tracce della fase romanica di fondazione (inizio XIII secolo), costituiti dalle mura della navata e da parte del campanile. All’interno è possibile osservare alcuni lacerti dello stesso periodo tra gli strati delle pitture tardogotiche stese successivamente A nord dell’abitato di Merano si trova Castel Tirolo405, fondato dai conti di Tirolo nell’XI secolo e rimaneggiato nei secoli successivi. Al di sotto del castello è stata indagata una struttura di culto databile al V-VI secolo dotata di un loculo con reliquiario per conservare le reliquie. La chiesa fu ricostruita una prima volta durante i lavori di costruzione del castello, che conservarono volutamente l’alloggiamento, sigillandolo406. Nonostante la chiesa, come tutto il complesso, costituisca un contesto privato, che accoglieva solamente gli ospiti dei conti, si è ritenuto rilevante citare le tracce graffite del passaggio di questi ospiti nella cappella del castello. La chiesa attuale presenta due livelli. Quello inferiore risale ai rifacimenti del precedente edificio di culto di IX secolo, attuati attorno al 1138, mentre il piano superiore fu aggiunto alla fine del XIII secolo. Gli affreschi attualmente visibili, sui quali si trovano i graffiti, risalgono all’inizio del secolo XIV e sono stati realizzati a seguito di un incendio che ha distrutto le decorazioni preesistenti. Oltre a nomi di visitatori si individuano iscrizioni più complesse, attribuibili a scriventi con buone capacità e conoscenze grafiche. Vi sono anche numerosi disegni di tema religioso (spicca tra gli altri una Madonna in trono con Bambino) e laico (iniziali miniate e stemmi di famiglia). Generalmente, i graffiti non sembrano legati alle raffigurazioni degli affreschi, disponendosi negli intradossi delle finestre e nelle cornici decorative. Diversamente è per il gran numero di graffiti presenti sul retro dell’altare ligneo di fine XIV secolo. La copia attualmente visibile nella cappella riproduce fedelmente tutta la struttura di questo oggetto per il culto, compresi i numerosi graffiti contenenti nomi e stemmi nobiliari tardomedievali e moderni. Questa pratica doveva risultare diffusa in quanto, anche in altri edifici di culto, gli altari lignei conservano graffiti dello stesso tipo sul retro. In questo caso il graffito si colloca direttamente sull’oggetto per la liturgia ed è costituito dal nome o da un simbolo identificativo dell’autore, monogramma o stemma, che pare voglia in questo modo fissare la sua presenza in uno spazio sacro al fine di averne benefici. Il contesto di Castel Tirolo è altresì interessante perché conserva un ricco apparato scultoreo decorativo, con motivi comuni anche alle raffigurazioni a fresco presenti in altri edifici, soprattutto della Val Venosta. La loro presenza e la loro frequenza in edifici di culto faceva sicuramente parte del bagaglio visivo che in alcuni casi può aver stimolato l’autore dei graffiti nella realizzazione di figure fantastiche, animali o personaggi. Nonostante il contesto non presenti i requisiti per entrare nei siti qui indagati, l’edificio è di ambito privato e la cronologia posteriore all’intervallo qui

404

In assenza di bibliografia si sono presentati i dati raccolti durante il sopralluogo

405 Hörmann 2008; Nothdurfter 2003, pp. 211-212. Quest’ultimo parla nello specifico dei resti della

chiesa altomedievale trovata nell’area dell’attuale castello.

considerato, l’esempio di Castel Tirolo offre interessanti spunti di riflessione mostrando la ricchezza di testimonianze graffite conservate nello spazio sacro, l’elevato grado di conoscenza grafica degli autori che ha permesso loro di scegliere diversi modi d’espressione, la loro diversa provenienza e tanti altri indizi che meritano di essere considerati in altra sede. Accanto a Castel Tirolo, sulla strada che scende nella vallata, si incontra la chiesa di San Pietro di Quarazze407. Il primitivo edificio di culto risalirebbe al V-VI secolo, mentre l’edificio attuale presenta fasi di VIII e altre di IX secolo. Gli studiosi sottolineano alcune particolarità dell’edificio, quali la forma esterna dell’abside, poligonale, e circolare all’interno, riconducibile a modelli orientali diffusi soprattutto sulla costa orientale della penisola, e la presenza di un loculo di alloggiamento per le reliquie sotto l’altare di IX secolo, come nel caso di Castel Tirolo. La chiesa presenta, sia all’interno che all’esterno, affreschi romanici tra i quali spicca la figura di San Cristoforo.

Scendendo a valle, dopo aver imboccato la Val Venosta si incontra l’abitato di Naturno. Qui si conserva la chiesa altomedievale di San Procolo408. L’edificio, a navata unica, è stato rimaneggiato nel corso dei secoli ma conserva ancora al suo interno affreschi di VIII secolo, oltre alle pitture gotiche più tarde. Accanto alla chiesa indagine archeologiche condotte negli ultimi decenni hanno portato alla luce i resti di un’abitazione e di alcune sepolture collocabili tra fine VII e inizio VIII secolo. va sottolineato come all’esterno dell’edificio sia presente un affresco raffigurante san Cristoforo, santo molto venerato la cui immagine è molto diffusa in ambito alpino e in prossimità di attraversamenti fluviali. L’abitato di Naturno conservava anche un’altra chiesa medievale, l’attuale parrocchiale, dedicata a San Zeno409. Testimoniano la presenza di un edificio romanico alcuni lacerti di affreschi ora conservati al museo di Bressanone, attribuibili alla seconda metà del XIII secolo. Proseguendo lungo la valle vi è l’abitato di Laces, sorto alla confluenza della Val d’Ultimo e della Val di Non nella Val Venosta. Qui tra XI e XII secolo fu costruita la chiesa dedicata a San Nicolò che conserva le sue forme romaniche, leggermente rimaneggiate in periodo gotico, e che oggi è in stato di abbandono. La chiesa apparteneva ai Cavalieri di Malta ma non si hanno notizie di strutture per l’accoglienza di viandanti o pellegrini legati all’edificio. La chiesa, in stato di abbandono, conserva alcuni lacerti romanici al suo interno, attribuiti all’inizio del XIII secolo410. Laces conserva anche la chiesa dei santi Pietro e Paolo, testimonianza della diffusione del culto dei due apostoli romani, di origine romanica ma pesantemente rimaneggiata in periodo gotico, come è ancora oggi possibile osservare411. Nel centro e nelle sue vicinanze si trovavano anche due strutture per l’accoglienza di pellegrini e viandanti. Un ospedale risalente al XIII secolo era situato in prossimità della chiesa di San Medardo a Tarces, donato nel 1218 da Alberico di Tirolo all’ordine dei Cavalieri di Malta412. A seguito delle soppressioni napoleoniche

407Nothdurfter 2001, pp. 141-144; Nothdurfter 2003, pp. 208-210 408Nothdurfter 2004; Nothdurfter 2001, pp. 136-140 409 Stampfer, Walder 2004, p. 134 410 Stampfer, Walden 2004, p. 124 411 Stampfer, Walder 2004, p. 124 412 Stampfer, Walder 2004, p. 136-138

la chiesa e gli ambienti dell’ospedale passarono di proprietà a privati che utilizzarono gli ambienti come rimesse agricole, mantenendone la struttura ma deteriorandone l’aspetto. Il secondo ospedale si trovava nel centro di Laces, in prossimità della chiesa di Santo Spirito, entrambi gli edifici risalgono al XIV secolo. Dopo Laces il percorso tocca Silandro, piccolo abitato che conserva tracce altomedievali nella piccola chiesa di San Giorgio a Corces, situata al di fuori dell’abitato413. L’edificio si trovava lungo una scorciatoia che dalla Claudia Augusta portava più rapidamente alla Val Senales e da qui alla valle dell’Inn. Attualmente l’edificio conservato in alzato è attribuibile al XII secolo, ma al di sotto di questo indagini archeologiche della fine degli anni novanta del secolo scorso hanno portato alla luce resti di strutture riconducibili ad un edificio di culto con un altare dotato di loculo per le reliquie e alcune sepolture in relazione con questa fase, attribuibile al VII secolo. A nord est dell’attuale edificio, e di questi resti, è stato individuato un secondo edificio di culto, probabilmente più antico. Gli archeologi hanno, inoltre, individuato alcuni resti di piccoli mausolei tardoantichi che occupavano il sito prima della costruzione dell’edificio di culto. Nel centro di Silandro le uniche tracce che testimoniano il passaggio di viandanti e pellegrini, seppur già in epoca moderna, si trovano nelle strutture dell’ospedale che qui sorse nel Cinquecento e che costituì il nucleo, come spesso capita, per le strutture ospedaliere moderne.

Dopo Silandro si incontra Lasa, centro ricco di cave di marmo che hanno fornito i materiali per diverse costruzioni della vallata e per la stessa chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista. L’edificio romanico conserva solamente nella parte absidale tracce di questa fase, probabilmente insistente su strutture più antiche. Il resto dell’edificio è stato rimaneggiato in epoca tardo medievale. A Lasa si trovano anche la chiesa di San Marco, molto semplice e spoglia, a navata unica con abside, risalente probabilmente al XII secolo, mentre fuori dall’abitato si trova la chiesa di San Sisinio, anch’essa romanica, a navata unica, con un campanile ben conservato. Entrambi gli edifici non presentano decorazioni a fresco. Proseguendo lungo la valle si incontra l’abitato di Prato allo Stelvio, appena al di fuori di questo si trova la chiesa di San Giovanni, di origine romanica ma rimaneggiata nei secoli seguenti. Anche qui, come a Naturno e in altri edifici, si può notare all’esterno, sul lato sinistro, un affresco raffigurante San Cristoforo, presumibilmente di epoca basso medievale. L’affresco si trova in posizione alta rispetto al visitatore e al di sotto della raffigurazione, sullo strato